lunedì 29 ottobre 2018

IL 30 OTTOBRE 1922 A SAN MINIATO: QUANDO MUSSOLINI ANDO’ AL GOVERNO

a cura di Francesco Fiumalbi

Il 30 ottobre 1922, dopo la cosiddetta “marcia su Roma”, il Re Vittorio Emanuele III incaricò Benito Mussolini di formare il nuovo Esecutivo. Come nel resto d’Italia, anche a San Miniato fu organizzata la “mobilitazione” e la popolazione seguì le concitate vicende di quei giorni.
Di tutto questo abbiamo una straordinaria testimonianza, ovvero il resoconto proposto da Giulio Giani, che ricopriva la carica di segretario politico del fascio di San Miniato, pubblicato sul periodico sanminiatese «La Voce Fascista», Anno I, n. 21 del 4 novembre 1922.

Giulio Giani all’epoca aveva appena 22 anni. Aveva partecipato alla Prima Guerra Mondiale fra i Bersaglieri e una volta rientrato a San Miniato aderì al fascio di combattimento, divenendone il segretario politico. In seguito, abbandonò la carica di segretario politico anche se rimase una figura di primo piano nel panorama sanminiatese. Partecipò alla Seconda Guerra Mondiale come Capitano Medico e combatté con il V Reggimento Bersaglieri in Albania e poi in Tunisia, dove morì nel campo di aviazione di Aounina il 22 gennaio 1943. In proposito DBDSM – GIANI GIULIO

Benito Mussolini a conclusione della marcia su Roma, circondato dai quadriumviri

Il testo di Giulio Giani rappresenta prima di tutto una testimonianza diretta di quanto avvenne in quei giorni, ed in particolare a San Miniato. Sebbene si tratti di un brano celebrativo, carico della retorica del tempo, è estremamente circostanziato e ricco di dettagli. Dopo la Grande Guerra e i difficili momenti che seguirono la fine del conflitto, cominciava per l’Italia e per San Miniato un periodo nuovo, carico di grandi aspettative, ma che si concluse con la tragedia di una nuova guerra. Negli attimi concitati di quei giorni, con il Municipio commissariato (dopo che il sindaco e la giunta socialisti erano stati costretti alle dimissioni da un’azione squadrista operata nel giorno del “Natale di Roma” il 21 aprile 1921 e in conseguenza de i “fatti di Empoli” del 1 marzo 1921), l’unica autorità che tentò di tenere la situazione sotto controllo furono i Carabinieri che tentarono di difendere strenuamente l’ufficio del telegrafo. Tuttavia, l’evolversi della situazione a favore dei fascisti, con l’ufficio del telefono occupato, la sottoprefettura presa a seguito di accordi con il sottoprefetto e il Commissario Prefettizio isolato in Municipio, determinò il precipitare degli eventi. Il 30 ottobre San Miniato festeggiò il nuovo governo formato da Benito Mussolini: un imponente corteo sfilò per le strade cittadine, con migliaia di persone inneggianti al fascismo. Che ci piaccia o no, anche quel giorno fa parte della storia di San Miniato.

Di seguito il resoconto
(il testo, la punteggiatura e il grassetto sono quelli originali)

L’irresistibile vittoriosa riscossa Fascista
GLI AVVENIMENTI DURANTE LA MOBILITAZIONE A SAN MINIATO

Prodromi
Mercoledì scorso (24 ottobre 1922, n.d.r.) lo scrivente riceveva una visita gradita.
Era a trovarlo l’Avv. Lami della Federazione Provinciale, fascista fiorentina. Niente di strano in quella visita. Erano ancora sul tappeto delle questioni Sindacali, e già il locale Direttorio aveva chiesto l’aiuto della Federazione medesima. Evidentemente doveva trattarsi di quello.
Ma la visita assunse un carattere strano allorquando l’Avvocato Lami licenziando il Ten. Rag. Vannini pure membro del Direttorio che l’accompagnava, disse voler solo parlare al Segretario Politico.
Ecco il dialogo:
Quanti uomini conta il Fascio di S. Miniato?
Seicento circa.
Quanti squadristi?
Centoottanta circa.
Chi comanda le squadre?
Il Maggiore Amalfitano Arnaldo.
Sono fieri e disciplinati gli uomini?
L’affermo.
Avete armi?
No.
Vincerete coi canti e colle anime tese. Il 4 Novembre si deve festeggiare la vittoria, nell'Italia fascista. La consegna è di tacere e di tenersi pronti. Addio.
Tremavo: avevo compreso la grandiosità del momento. Avvisato la sera stessa il Comando delle Squadre, nella baldoria della vita normale sentimmo il sangue pulsare più forte: coi capi-squadra al corrente ci guardammo di faccia: ci stringemmo la mano, pregustammo l’ebbrezza della vittoria o della morte.

L’ordine di mobilitazione
Giovedì 25 Ott. un’altra visita gradita. Il bravo squadrista Quirini Vanni; dialogo più breve, recava i manifesti di mobilitazione. «Alea jacta erat». Ecco il testo del proclama:

Fascisti italiani!
L’ora della battaglia decisiva è suonata. Quattro anni fa, l'esercito nazionale scatenò di questi giorni la suprema offensiva che lo condusse alla vittoria: oggi, l'esercito delle camicie nere riafferma la vittoria mutilata e puntando disperatamente su Roma la riconduce alla gloria del Campidoglio. Da oggi principe e triari sono mobilitati. La legge marziale del Fascismo entra in pieno vigore. Dietro ordine del Duce i poteri militari, politici e amministrativi della direzione del partito vengono riassunti da un quadrumvirato segreto d'azione, con mandato dittatoriale.
L'esercito, riserva e salvaguardia suprema della nazione, non deve partecipare alla lotta. Il Fascismo rinnova la sua altissima ammirazione all'esercito di Vittorio Veneto.  Né contro gli agenti della forza pubblica marcia il Fascismo, ma contro una classe politica di imbelli e di deficienti che da quattro anni non ha saputo dare un governo alla Nazione. Le classi che compongono la borghesia produttrice
sappiano che il fascismo vuole imporre una disciplina sola alla Nazione e aiutare tutte le forze che ne aumentino l'espansione economica ed il benessere. Le genti del lavoro, quelle dei campi e delle officine, quelle dei trasporti e dell'impiego, nulla hanno da temere dal potere Fascista. Saremo generosi con gli avversari inermi; saremo inesorabili con gli altri.
Il Fascismo snuda la sua spada lucente per tagliare i troppi nodi di Gordio che irretiscono e intristiscono la vita italiana. Chiamiamo Iddio sommo e lo spirito dei nostri cinquecentomila morti a testimoni che un solo impulso ci spinge, una sola volontà ci accoglie, una passione sola c'infiamma: contribuire alla salvezza ed alla grandezza della Patria.
Fascisti di tutta Italia!
Tendete romanamente gli spiriti e le forze. Bisogna vincere. Vinceremo!
Viva l'Italia! Viva il fascismo!
IL QUADRIUMVIRATO

Mobilitati a mezzanotte, al mattino di venerdì (26 ottobre 1922) entrava nella sede primo fra tutti il gagliardo 1 manipolo agli ordini del tenente Bongi. Poche parole; le coronarono gli applausi e gli alalà dei fascisti.
Alle 11, in ordine perfetto agli ordini del tenente Altini giungeva alla sede il 2 manipolo, ed alle 14 circa giungeva dopo due ore di marcia il 3 manipolo, magnifico per disciplina e spirito di sacrificio, agli ordini del Sergente Sig. Banti Gino.
L’intera Centuria era alla sede. Di nuovo poche parole: di nuovo alalà ed entusiasmo. Eravamo pronti a scattare.
Arrivavano continuamente i triari che abbandonavano famiglia ed interessi con uno spirito di abnegazione che ci faceva pensare: tanta fede, tanto entusiasmo non possono che essere ricompensati da Dio e dagli uomini.

Episodi
Alla vetreria Rigatti di Casenuove (a San Miniato Basso, zona Fontevivo, tra via del Piano e via De Sanctis) lavoravano parecchi nostri squadristi. Per non paralizzare quel servizio e quell'industria era stato convenuto che solo i disponibili si sarebbero presentati alla mobilitazione; ma gli squadristi non vivevano; nella loro inerzia, fascisti, ardevano di febbre.
Ma 4 triari, vecchi e stanchi giunsero al Comando. = Abbiamo or ora finito il nostro turno di lavoro, ma là ci sono i giovani. Essi devono esser qui dove ogni giovane ha posto: noi li rimpiazzeremo nel turno = e ritornarono al lavoro.

L’organizzazione
Frattanto al Comando non si dormiva. Cinquecento e più uomini convenuti in S. Miniato dovevano essere alloggiati, provvisti di vettovagliamento.
Fu chiesto ed ottenuto il Teatro, indi ottenuto l’Asilo, provveduto al rancio dei singoli fascisti.
S. Miniato prese l’aspetto di una città di retrovia. Gli squilli di tromba si udivano a brevi intervalli ed i fascisti rispondevano con puntualità degna di un esercito ben organizzato e disciplinato.
Lo spirito dei fascisti era magnifico; non un lamento, non una parola di sdegno contro il tempo piovigginoso. Ravvolti nelle loro mantelline accorrevano degli accantonamenti alla Sede per prendere ordini e nelle ore di libertà si riunivano in piccoli gruppetti cantando allegramente le canzoni fasciste, inneggiando alla marcia per Roma, al Fascismo e ripetendo incessantemente il seguente ritornello:
E se ci manca un uomo fiero
Sarà Benito il condottier.
E così sempre per tutta la mobilitazione.

Gli ordini
Frattanto giungono ordini precisi:
«Partenza per Roma di una squadra, occupazione di pubblici uffici». E’ notte, la squadra è pronta per la partenza, i fascisti salutano entusiasticamente i partenti gridando «Arrivederci a Roma!» poiché tutti volevano partire per il grande cimento ed in tutti era il desiderio di porre piede nell'Eterna città per consacrarla all'Italia con un Governo Fascista.
Dopo la partenza della squadra è la volta dell’occupazione degli uffici pubblici. Il primo è l’ufficio telegrafico presidiato da 4 Carabinieri. La prima quadra del 1 manipolo si getta contro la porta: avviene una colluttazione coi Carabinieri, il Comandante del manipolo in testa entra nell'Ufficio, ma vi resta solo, gli altri sono respinti. Il momento diviene tragico. I Carabinieri non cedono ed il Comandante del manipolo era isolato dai suoi uomini. Un nuovo attacco era necessario. Si sferra l’attacco con estrema veemenza e l’ufficio viene occupato.
La mattina spunta piovigginosa come le altre. Nuove squadre della campagna si presentano al Comando Militare Fascista che già aveva disposto per l’occupazione del Telefono, Municipio e Sottoprefettura. Il 3 manipolo occupa senza trovare resistenza il telefono. Sono le 2 e si deve agire per l’occupazione della Sottoprefettura. Giungono in questo momento due automobili recanti il Comandante di Coorte Sig. Dal Canto ed il Membro della Federazione Avv. Lami Torquato che unitamente al Comando Fascista Samminiatese si recano alla Sottoprefettura mentre di corsa il 1 e il 2 manipolo ne occupano i locali. Si prendono accordi col Sottoprefetto e resta negli Uffici un buon nerbo di fascisti di guardia. La consegna data alle varie guardie era unica: isolare le autorità. Infatti al telegrafo si requisivano i telegrammi dell’autorità in arrivo ed in partenza, al telefono non si davano comunicazioni che di carattere amministrativo togliendo la spina in caso diverso.
Già tutti gli uffici Samminiatesi erano occupati quando sotto un acquolina penetrante arrivarono 7 camions di Fascisti. Sono gli squadristi dei Fasci vincitori. E’ la Coorte al completo che prende posto sotto il porticato di S. Domenico e che riparte in perfetto ordine dopo un quarto d’ora non senza aver inneggiato all'Italia, al Re, all'Esercito, a Mussolini.

Sotto il regime fascista
S. Miniato è in mano dei Fascisti. Anche il Municipio viene occupato da una squadra del 1 manipolo e viene posto a fianco del Commissario un fiduciario dei Fasci nella persona del Prof. Antonio Braschi con l’incarico di collaborare e controllare l’operato del Commissario e di far pressioni per la sollecita convocazione dei comizi elettorali amministrativi. Tutto procede in massimo ordine e disciplina. Dovunque si lavora i cittadini non si accorgono neanche che la rivoluzione Fascista è in atto.
Le guardie Fasciste continuano il loro servizio con ammirabile zelo. Degno di nota e di pubblico encomio è il manipolo di Corazzano e Balconevisi che al comando del Sig. Gino Banti disimpegna il servizio affidato con scrupolosa disciplina ed esattezza stando per ben 2 notti senza riposare. La cittadinanza entusiasta per la disciplina che regna fa a gara per aiutare l’organizzazione ed il vettovagliamento. Si invia paglia per gli accantonamenti, vino ed altri generi di conforto. Si compone poi un comitato di Signorine che offre all'ufficio di vettovagliamento, salame, prosciutto, uova, tabacco in abbondante quantità. I Fascisti che si vedono aiutati e sorretti raddoppiano il loro zelo. Sempre e dovunque l’entusiasmo regna superbo.
Siamo alla mattina del 30 ottobre. La data è degna del ricordo. Quattro hanni fa il nostro Esercito sfondava le linee del Piave e sconfiggeva l’Esercito austriaco, oggi è l’Esercito Fascista che sconfigge i rammolliti uomini di governo ed instaura un nuovo governo, con nuove direttive, con nuovi e più degni uomini.
Giunge la notizia che il Governo è composto da Mussolini con la maggioranza Fascista e giunge la notizia che le Legioni Fasciste sono entrate in Roma vittoriose e l’entusiasmo è al colmo. I Fascisti cantano, la popolazione gioisce, le case si adornano di tricolori ed il sole spunta a tratti dalle nubi che prima formavano un tetro velo nel cielo.
Il Comando Militare Fascista alle ore 12 dispone che gli squadristi mandati su 3 camions, debbano portare la lieta novella alle popolazioni di campagna e fa affiggere un manifesto invitando per le ore 16 tutta la popolazione e le Associazioni ad un corteo per glorificare l’avvento del potere Fascista, per festeggiare la vittoria Fascista.

L’Imponente corteo
Alle ore 16 già S. Miniato rigurgita di persone venute dalle più lontane frazioni appena avuto sentore della meravigliosa vittoria fascista. Nei volti dei convenuti si legge l’ansia di apprendere ufficialmente la notizia strabiliante e la gioia intima, la grande soddisfazione di sapere l’Italia libera finalmente dalle pastoie dei vecchi uomini di governo. Benché il cielo sia sempre grigio ed il tempo minacci di piovere purtuttavia la gente accorre ancora in Piazza G. Taddei (l’attuale Piazza del Popolo, già Piazza San Domenico) ove la 1 Centuria del Fascio sta ordinandosi per il corteo unitamente a tutti i Triari. La musica cittadina e quella della Scala rallegrano gli animi facendo vibrare nell’aria le note fatidiche dell’Inno di Mameli e di “Giovinezza”. D’un tratto si ode squillare altre trombe. E’ la fanfara di Cigoli che entra in Città seguita da circa 300 donne di Balconevisi e Vald’Egola che sfilando per tre, alla Fascista, seguono colle loro voci argentine le note delle trombe. L’animazione si fa più intensa. Sono le 16.30 e tutto è pronto per lo sfilamento. Tre squilli di tromba annunziano l’arrivo dei Gagliardetti e delle fiamme scortate da due squadre di fascisti. Il Silenzio è massimo; i fascisti irrigiditi nella posizione d’attenti salutano romanamente.
Ormai è tempo di sfilare, il sole verso l’orizzonte manda i suoi raggi rossastri sulla Città in festa, il cielo è diventato come d’incanto di un bel colore azzurro e l’imponente corteo al suono della Marcia Reale incomincia a snodarsi per le vie di S. Miniato. Si calcola che circa 7000 persone formino l’imponente corteo. Apre il corteo il Gagliardetto nero del Fascio circondato dai membri del Direttorio e Segretario Politico, indi vengono le 9 squadre della 1 centuria, poi i Triari, il Fascio Femminile e l’Avanguardia Fascista. Sfilano inoltre i Mutilati, i Combattenti, il Gonfalone del Municipio con il Commissario Cav. Masiani ed Impiegati e quindi le Associazioni cittadine cui fa seguito la popolazione tutta ordinata per tre come se fosse sottoposte alla rigida disciplina Fascista.
In Piazza XX Settembre al Monumento dei caduti il Fascio, i Mutilati ed i Combattenti salutano romanamente.
Gli inni della Patria, alternandosi a quelli fascisti, vengono suonati dalle tre musiche del Corteo, mentre in perfetta disciplina 7000 persone festanti innanzano potenti alalà all'Italia, al Re, all’Esercito, a Mussolini.
In Piazza G. Taddei il corteo forma tre cerchi concentrici. Al centro stanno le musiche.

Parla il Segret. Politico del Fascio
Squilla un attenti si fa un silenzio di tomba. Il Segretario Politico del Fascio Sig. Giani Giulio da un balcone prende la parola e con breve ma vibrato discorso annunzia ufficialmente alla cittadinanza acclamante freneticamente che l’Italia finalmente è fascista dalle Alpi alla Sicilia, ed invia al Re, all'Esercito, a Mussolini un potente Alalà cui fa coro la massa dei convenuti.
L’oratore, terminato il breve discorso d’occasione, con nobili parole inaugura il Gagliardetto del Fascio Femminile e lo consegna alla Signorina Enrica Rigatti che l’agita vivamente nell'aria. Al suono degl’inni fascisti il Corteo si scioglie e mentre la popolazione si sbanda per ritornare a casa, i fascisti sempre mobilitati, dopo aver scortato fino alla Sede i Gagliardetti e le Fiamme, inquadrati si recano a consumare il rancio per poi attendere ai servizi di guardia agli Uffici e di ronda per la Città.

[Segue la descrizione della smobilitazione]

[VIDEO] LA CITTADINANZA ONORARIA DI VITTORIO VENETO AI 565 CADUTI SANMINIATESI

a cura di Francesco Fiumalbi

Nell’ottobre 2017, il Consiglio Comunale di Vittorio Veneto ha deliberato di conferire la cittadinanza onoraria ai quasi 6 milioni di soldati italiani che parteciparono alla Prima Guerra Mondiale. Il riconoscimento è stato rivolto sia ai caduti nel conflitto, sia agli ex militari deceduti prima del 1968, quando, in occasione del 50° anniversario della fine della Grande Guerra, fu deliberato di conferire la cittadinanza agli ex combattenti ancora viventi. Nella medesima circostanza il Governo decise di istituire l’Ordine dei Cavalieri di Vittorio Veneto.

La corona deposta dal Comune di San Miniato
 al Monumento ai Caduti situato 
in Piazza del Popolo a Vittorio Veneto
Foto di Francesco Fiumalbi

Il 20 ottobre 2018 il Sindaco Vittorio Gabbanini ha ricevuto la cittadinanza onoraria conferita alla memoria dei 565 Caduti sanminiatesi. La giornata ha avuto inizio in Piazza del Popolo, dove è stata deposta una corona d’alloro al Monumento ai Caduti di Vittorio Veneto. La delegazione sanminiatese, a cui ha preso parte il Consigliere Michele Fiaschi, è stata poi accolta in Municipio dal Sindaco di Vittorio Veneto e dalla Giunta. Qui, presso la Sala Brandolino Brandolini d’Adda, si è svolta la cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria, officiata dal Sindaco Roberto Tonon affiancato da Barbara De Nardi, Assessore con delega al Centenario della Grande Guerra. Il lungo elenco dei Caduti sanminiatesi - riportato in un'unica pergamena lunga più di un metro e suddivisa in tre colonne - ha destato una grandissima impressione nei presenti, a testimonianza della dimensione della tragedia provocata dalla Grande Guerra anche in una comunità relativamente piccola, come quella di San Miniato, che all'epoca contava 21mila abitanti.

Di seguito i video e alcune immagini della cerimonia:

 
Il momento della deposizione della corona al Monumento ai Caduti
Video di Francesco Fiumalbi

Il momento del conferimento della cittadinanza onoraria ai Caduti sanminiatesi
Video di Francesco Fiumalbi


 Il momento del conferimento della cittadinanza onoraria
con il Sindaco di Vittorio Veneto e la delegazione sanminiatese
Foto di Luca Fiumalbi 

 Il Sindaco di San Miniato Vittorio Gabbanini 
assieme al Sindaco di Vittorio Veneto Roberto Tonon
A destra Francesco Fiumalbi autore della ricerca storica
Foto di Fabrizio Mandorlini

Nella medesima occasione Michele Fiaschi ha presentato il libro dedicato a Brandolino Brandolini d'Adda, dal titolo Impavidum ferient, scritto dallo stesso Michele Fiaschi e Rosaria De Biasio, pubblicato dal Notiziario Araldico per il Comune di Vittorio Veneto.

Un momento della presentazione del libro su Brandolino Brandolini d'Adda
Foto di Francesco Fiumalbi

 
La presentazione del libro su Brandolino Brandolini d'Adda
 Video di Francesco Fiumalbi


venerdì 12 ottobre 2018

DBDSM - MEOLI ANGELO


DBDSM – MEOLI ANGELO
Angelo Meoli, figlio di Giovanni e Girolama Borgioli [San Miniato, 1916 – 18 settembre 1944], abitante a Corazzano. Morì all'età di 28 anni il 18 settembre 1944, a causa dello scoppio di una mina (verosimilmente tedesca). Il suo nome non compare negli elenchi stilati dal Comune di San Miniato e neppure su epigrafi o iscrizioni. L'informazione è desunta dai registri parrocchiali.

FONTI E RIFERIMENTIArchivio Diocesi di San Miniato, Archivi ParrocchialiDuplicati dei Registri dei Morti (varie parrocchie), n. 598, Corazzano, anno 1944.


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