domenica 26 febbraio 2012

“MADONNA IN TRONO CON BAMBINO CIRCONDATA DALLE VIRTU’ CARDINALI E TEOLOGALI” (prima parte)


La Sala “storica” del Municipio di San Miniato è l’ambiente più rappresentativo dell’antico palazzo civico. Costruita sul finire del XIII secolo (1), sopra le volte di quello che sarà l’Oratorio del SS Crocifisso, poi “Loretino”, è lo spazio che veniva utilizzato come Sala delle Udienze (2) all’interno del palatio novo Populi (3). Della nuova costruzione troviamo notizia anche negli Statuti comunali del 1337, quale “domo nova Leonis” (4), con evidente richiamo all’emblema comunale.

Municipio di San Miniato
Foto di Francesco Fiumalbi

Nella sala, che è stata utilizzata fino a pochi anni fa come luogo di riunione del Consiglio Comunale, vi è un suggestivo campionario di stemmi contraddistinti da fogge e dimensioni diverse. Le insegne araldiche risalgono per la maggior parte al ‘400, cioè al primo secolo in cui il libero comune di San Miniato era stato assoggettato alla Repubblica Fiorentina. Conseguentemente all’assedio del 1368-69 (5), la città gigliata aveva posto qui la sede dei propri vicari (6), i quali lasciarono, a ricordo del proprio incarico giurisdizionale, le proprie insegne familiari collocandole nella sala (7). Era uso abbastanza diffuso quello di apporre stemmi o pavesi nelle facciate, nei cortili o nelle sale dei palazzi del governo, e per questo si trovano spesso norme regolamentari anche all’interno di statuti. Ne sono esempi i palazzi di Certaldo, Volterra, Scarperia, Poppi, San Giovanni Valdarno, Cortona e molti altri (8).
Nella penultima campata di sinistra della sala, spicca, per bellezza e complessità, un dipinto raffigurante una Madonna con Bambino durante l’allattamento, cioè del tipo iconografico denominato “Madonna del Latte”. I soggetti centrali sono circondati da sette figure alate, rappresentanti ciascuna una delle sette “Virtu”, e per questo l’intero ambiente è stato ribattezzato Sala delle sette Virtù Cardinali e Teologali (9). L’affresco è completato da una cornice composta da motivi floreali e arricchita da due stemmi del Comune di San Miniato e da tre emblemi della famiglia Guicciardini, costituiti da tre “guicciarde” su sfondo azzurro, ovvero tre corni utilizzati nella caccia, passatempo preferito dalla nobiltà feudale. In basso si trova un sonetto, scritto con caratteri gotici, la cui disamina è proposta più avanti.

Sala delle Sette Virtù, Municipio di San Miniato
Foto di Federico Mandorlini
Aut. Prot. N. 3302 del 9 febbraio 2011
E’ vietata la riproduzione

La pittura è stata parzialmente danneggiata nel XIX secolo con la realizzazione delle due mensole che sostenevano i busti di Don Miniato di Grano Spagliagrani (10) e di Melchiorre di Donato Ruffelli (11), poi trasferiti nel vestibolo della Sala (12).
L’affresco è stato alterato anche da puliture e ripassature successive, come gli interventi operati da Galileo Chini nel 1898 (13) e, probabilmente, anche dal Canonico Francesco Maria Galli Angelini nel 1928 (14) durante i lavori al salone d’ingresso al primo piano, attuale sala di riunione del Consiglio Comunale (15) (in particolare lo sfondo azzurro davvero molto simile in entrambe le pitture).


CENNI DI FRANCESCO DI SER CENNI E IL MAESTRO DELLA MADONNA LAZZARONI

I soggetti centrali, la Madonna con Gesù Bambino al seno, sono state attribuite da Bernard Berenson a Cenni di Francesco di Ser Cenni (16). La tesi sostenuta dal celebre critico statunitense, di origine lituana, non è mai stata messa in discussione (17). Le figure alate, simboleggianti le sette Virtù Cardinali e Teologali, invece, dovrebbero appartenere al pennello del cosiddetto Maestro della Madonna Lazzaroni (18) anche se sono state accostate alla mano dello stesso Cenni di Francesco di Ser Cenni (19). Quest’ultima circostanza, per motivi stilistici, appare poco probabile; è più ragionevole che i due artisti abbiano lavorato alla medesima opera, come avvenuto anche nella Cappella Gianfigliazzi all’interno della Basilica di Santa Trinita a Firenze (20). Per questo motivo è stato ipotizzato che il Maestro della Madonna Lazzaroni fosse un allievo e collaboratore di Cenni di Francesco di Ser Cenni (21).
Cenni di Francesco di Ser Cenni è stato un pittore fiorentino (Firenze 1369-1415 circa) autore di molteplici opere sparse tra Firenze, Pisa, Prato, Empoli, Volterra, San Gimignano, Certaldo, Castelfiorentino, Rignano sull’Arno, San Casciano, Montespertoli e, appunto, San Miniato (22). In questa pittura, si avvertono i modi di altri pittori fiorentini, suoi contemporanei o di poco antecedenti: Taddeo e Agnolo Gaddi, Spinello Aretino e Niccolò Gerini (23). A San Miniato è presente un’altra opera di Cenni di Francesco di Ser Cenni: si tratta del San Girolamo nel suo studio che traduce la Bibbia, conservato presso il Museo Diocesano d’Arte Sacra e proveniente dalla Chiesa dei SS. Jacopo e Lucia, datato quasi certamente 1411 (24).

Vergine che allatta il Bambino circondata dalle Virtù cardinali e teologali
“Sala delle sette Virtù cardinali e teologali”, Municipio di San Miniato
Foto di Federico Mandorlini
Aut. Prot. N. 3302 del 9 febbraio 2011
E’ vietata la riproduzione

Riguardo al Maestro della Madonna Lazzaroni, artista di ambito fiorentino della seconda metà del XIV secolo, si conosce pochissimo: ha un nome “provvisorio”, ovvero non conoscendone l’identità, gli è stata attribuita una denominazione relativa ad un suo lavoro (25). E’ stato identificato come figura autonoma da Richard Offner (26) e a lui sono state attribuite numerose opere (27), alcune delle quali si trovano proprio a San Miniato: le quattro figure affrescate nella seconda crociera dell’Oratorio di Sant’Urbano, l’Annunciazione in un locale adiacente alla sacrestia e nella decorazione della cappella Armaleoni della chiesa dei SS. Jacopo e Lucia, detta di San Domenico (28).
Entrambi sono due pittori appartenenti alla cosiddetta “Scuola Giottesca”. E proprio a Giotto è riferibile il tema delle sette Virtù Cardinali e Teologali che egli aveva dipinto, nell’affresco Allegorie dei Vizi e delle Virtù, all’interno della Cappella degli Scrovegni a Padova, fra il 1302 e il 1305, anche se con modalità molto diverse (29) (tema che in seguito sarà ripreso e aggiornato, fra gli altri, da Perugino e Raffaello). Non è poi da escludere che il Maestro della Madonna Lazzaroni si sia ispirato a due importanti opere senesi della prima metà del ‘300. La prima è la Maestà affrescata da Simone Martini per il Palazzo Pubblico di Siena attorno al 1315: nel medaglione centrale in basso, all’interno delle aureole delle due figure che rappresentano la Legge Antica e la Legge Nuova (cioè Antico e Nuovo Testamento), sono elencate, in latino, le sette Virtù (30). La seconda è sempre all’interno del Palazzo Pubblico di Siena, nella Sala dei Nove, ed è l’affresco di Ambrogio Lorenzetti L’allegoria del Buon Governo dove sono raffigurate le sette virtù, insieme alla Pace e alla Magnanimità, realizzato alla fine degli anni ’30 del XIV secolo (31). Il soggetto centrale di quest’opera è il Comune di Siena, simboleggiato da un monarca in maestà, cioè seduto su un trono.
L’utilizzo del soggetto della “Madonna che allatta il Bambino” è riferibile iconograficamente ancora ad Ambrogio Lorenzetti con la sua Madonna del Latte, dipinto conservato al Palazzo Arcivescovile di Siena, datato 1324-25 (32). Altre due opere, sempre di ambito senese sono la Madonna del Latte di Lippo Memmi nella chiesa di Sant’Agostino a San Gimignano, della prima metà del ‘300, e la Madonna del Latte attribuita a Paolo di Giovanni Fei, realizzata fra il 1380 e il 1385 e conservata nel Museo dell’Opera Metropolitana del Duomo di Siena (33). Non manca neppure un esempio scultoreo di Nino Pisano, realizzato attorno al 1355, custodito al Museo Nazionale di San Matteo a Pisa (34). Si tratta di una iconografia evidentemente ben nota a Cenni di Francesco di Ser Cenni, in quanto ripropone il tipo della Madonna del Latte anche nella Pieve di San Lazzaro a Lucardo (1385-1390) e poi in un altro affresco conservato presso il Museo d’Arte Sacra di Certaldo (1405-1410) (35). Proprio nell’esempio certaldese, la Madonna che allatta il Bambino, è in piedi, all’interno di un ambiente architettonico costituito da colonne tortili che sorreggono una volta a crociera. Nell’affresco di San Miniato, invece, la Madonna è seduta, anche se il trono originario potrebbe essere stato rimaneggiato dai successivi lavori di restauro.

Nella prossima parte, tratteremo dell’iconografia e dell’iconologia dell’affresco.

Si ringrazia il Comune di San Miniato, in particolare la Segreteria del Sindaco, l’Uff. Stampa e l’Uff. Cultura per la disponibilità, Luca Macchi per i preziosi suggerimenti e Federico Mandorlini per le fotografie.

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NOTE BIBLIOGRAFICHE
(1) Lotti Dilvo, San Miniato. Vita di un’antica città, SAGEP, Genova, 1980, pag. 335.
(2) Vigneri Emanuela e Giglioli Marco, Il Palazzo comunale di San Miniato, 700 anni di storia restauri e progetti, Pacini Editore, San Miniato, 1998, pagg. 15-16.
(3) Giovanni di Lemmo Armaleoni da Comugnori (edizione a cura di Vieri Mazzoni), Diario (1299-1319), Olschki, 2008, c. 17v, pag. 22.
(4) Salvestrini Francesco (a cura di), Statuti del Comune di San Miniato al Tedesco (1337), Edizioni ETS, San Miniato, 1994, Libro IV, rubr. 13, pag. 295.
(5) Piombanti Giuseppe, Guida della Città di San Miniato al Tedesco, Tipografia Massimo Ristori, San Miniato, 1894, rist. anastatica, Bollettino dell’Accademia degli Euteleti, n. 44, 1975, pagg. 29-30.
(6) Salvestrini Francesco, Il nido dell’aquila, San Miniato al Tedesco dai vicari dell’Impero al vicariato fiorentino del Valdarno Inferiore (secc. XI-XIV), in Malvolti Alberto e Pinto Giuliano (a cura di), Il Valdarno Inferiore terra di confine nel Medioevo. Atti del convegno di studi 30 settembre – 2 ottobre 2005, Leo S. Olschki Editore, Firenze, 2008, pag. 264.
(7) Roani Villani Roberta, La decorazione del Palazzo Comunale fra arte, storia e restauro, in Roani e Latini (a cura di), San Miniato, immagini e documenti del patrimonio civico della città, Ecofor, Pacini Editore, San Miniato, 1998, pag. 24.
(8) Castellucci Leonardo, Bargellini Cosimo, I palazzi del potere, storia delle strutture pubblice delle province di Firenze, Lucca, Pistoia e Pisa, I libri del Bargello, Firenze, 1991.
(9) Cerri Roberto (a cura di), Palazzo Comunale, Sistema Museale San Miniato, Nova Stampa Arti Grafiche, Signa, 2009, pag. 11.
(10) Boldrini Roberto (a cura di), Dizionario Biografico dei Sanminiatesi (secoli X-XX), Comune di San Miniato, Pacini Editore, Pisa, 2001, pag. 265.
(11) Boldrini, Op. Cit., pag. 252.
(12) Matteoli Anna, Cenni di Francesco di Ser Cenni, in Tesori d’arte antica a San Miniato, CRSM, SAGEP, Genova, 1979, pag. 34.
(13) Roani, Op. Cit., pagg. 34-35.
(14) Ipotesi formulata da Luca Macchi durante l’evento “Conversazione sull’affresco: Madonna in trono con Bambino circondata dalle Virtù cardinali e teologali” presso il Municipio di San Miniato, organizzato dal gruppo Smartarc in collaborazione con il Comune di San Miniato – Assessorato alla Cultura, il 14 luglio 2011.
(15) ASCSM, Registro delle Deliberazioni di Giunta, 49, 1 agosto 1928, in Roani, Op. Cit., pag. 56.
(16) Cerri, Op. Cit., pag. 11
(17) Boskovits Miklòs, Ein Vorläufer der spätgotischen Malerei in Florenz: Cenni di Francesco di ser Cenni, in Zeitschrift für Kunstgeschichte, 31 Bd., H. 4 (1968), pp. 273-292.
(18) Bellosi Luciano, Come un prato fiorito. Studi sull’arte tardogotica, Jaca Book, Milano, 2000, pag. 175.
(19) Matteoli, Op. Cit., pag. 34.
(20) Strehlke Carl Brandon, Cenni di Francesco, the Gianfigliazzi, and the Church of Santa Trinita in Florence, The J. Paul Getty Museum Journal, Vol. 20 (1992), pp. 11-40.
(21) Boskovits Miklòs, Pittura fiorentina alla vigilia del Rinascimento, 1370-1400, Firenze, Edam, 1975, pag. 293.
(22) Boskovits, Pittura…, pagg. 286-293
(23) Matteoli, Op. Cit., pag. 34.
(24) Matteoli, Op. Cit., pagg. 36-39.
(25) Padovani Serena, Maestro della Madonna Lazzaroni, in A.A.V.V., Tesori d’arte antica a San Miniato, Cassa di Risparmio di San Miniato, SAGEP, Genova, 1979, pag. 30.
(26) Padovani, Op. Cit., pag. 30.
(27) Per le altre opere attribuite al Maestro della Madonna Lazzaroni, si veda anche la scheda nel catalogo on-line realizzato dalla Fondazione Federico Zeri: http://fe.fondazionezeri.unibo.it/
(28) Padovani, Op. Cit., pagg. 30-33.
(29) Pisani Giuliano, Il programma della Cappella degli Scrovegni, in Tomei Alessandro, Giotto e il Trecento. “Il più sovrano Maestro stato in dipintura”, Skira, Milano, 2009, pagg. 113-127.
(30) Carli Enzo, Simone Martini, La Maestà, Electa, Milano, 1996, pag. 12.
(31) Donato Maria Monica, Il Buon Governo, in Castelnuovo Enrico, Ambrogio Lorenzetti. Il Buon Governo, Electa, Milano, 1995, pag. 46.
(32) Berruti Paolo, La sacralità umanizzata, in Berruti Paolo (a cura di), Madonna del Latte, la sacralità umanizzata, Edizioni Polistampa, Firenze, 2006, pag. 36.
(33) Berruti, Op. Cit., pag. 167.
(34) Berruti, Op. Cit., pag. 28.
(35) Proto Pisani Rosanna Caterina, Museo

domenica 19 febbraio 2012

L'ORATORIO DI COLLEBRUNACCHI

di Francesco Fiumalbi

Immersa nello splendido scenario delle colline toscane, la villa-fattoria di Collebrunacchi è senza dubbio uno dei luoghi più suggestivi del panorama sanminiatese. Comunemente chiamato “Colle”, fu un antico borgo, ricordato nell’anno 983 tra le ville del piviere di Beate S. Marie et S. Johannes Baptiste sita loco et finibus Quaratiana, l’odierna Pieve di San Giovanni Battista di Corazzano (1). All’interno del bellissimo parco di proprietà della Fattoria Collebrunacchi si trova la piccola, quanto graziosa, cappella dedicata alla Madonna del Buon Consiglio.

Oratorio della Madonna del Buon Consiglio
Foto di Francesco Fiumalbi

Il piccolo edificio sacro fu costruito per volere dell’Avv. Filippo Formichini (1812-1883), procuratore regio del Tribunale di San Miniato, che acquistò la villa di Collebrunacchi dalla famiglia Mannelli alla metà dell’Ottocento (2).
Il Formichini, il 16 giugno del 1853, ottenne dal Ministero per gli Affari Ecclesiastici l’autorizzazione per poter edificare un oratorio pubblico presso la sua proprietà (3). I lavori terminarono ben presto, e il Vicario Generale Capitolare, Can. Francesco Alli Maccarani, stabilì la consacrazione dell’oratorio il 17 settembre 1853, “accordando al Sacerdote Giovanni Gherardi, Economo spirituale della Chiesa parrocchiale di Cusignano ogni opportuna facoltà e licenza, perché, previa la visita di detto Oratorio, proceda alla benedizione del medesimo, secondo il rito della santa Chiesa Cattolica per poi potervi celebrare i Divini Misteri” (4).

La villa-fattoria di Collebrunacchi, vista da Collicino
Foto di Francesco Fiumalbi

La celebrazione inaugurale avvenne il 1 ottobre 1853 e per richiamare i fedeli fu installata una campana sulla terrazza della villa (5). Nel 1855 l’Oratorio fu arricchito con la Via Crucis e nel 1867 fu concesso di “celebrare la Messa nel pubblico Oratorio di Collebrunacchi anche nei giorni solenni ori, ed eccettuati nel Sinodo Diocesano, sempre che però vi acceda il consenso del parroco e siano presi gli opportuni concerti”. A partire dal 21 giugno 1931, con autorizzazione da parte della Sacra Congregazione dei Sacramenti, col benestare del Vescovo Mons. Ugo Giubbi, fu possibile conservare il SS. Sacramento all’interno dell’Oratorio, allorquando i proprietari fossero residenti nella villa e di potervi celebrare la Santa Messa tutte le domeniche della stagione estiva. Fino agli anni ’60, ogni domenica un contadino andava a San Miniato per portare un sacerdote a celebrare la Messa a Collebrunacchi (6).

Oratorio della Madonna del Buon Consiglio
Foto di Francesco Fiumalbi

L’edificio presenta una facciata elegante e austera. Il paramento è ornato da una composizione bicroma, con rifiniture in color rosa-arancio. Due pilastri inquadrano il prospetto, sostengono un’ideale trabeazione costituita da una fascia bianca quale architrave, da una tettoia quale fregio e da cornice il primo livello dell’attico. Quest’ultimo è costituito da una cuspide ad edicola ornata con due guglie minori ai lati. La porta presenta un timpano arcuato, all’interno la cui lunetta doveva contenere in passato una pittura o una formella. Il portale, a due ante, presenta delle semplici riquadrature. La composizione appare raffinata e ben proporzionata.

Oratorio della Madonna del Buon Consiglio, particolare
Foto di Francesco Fiumalbi

L’interno dell’oratorio è finemente decorato, apprezzabile in tutto il suo splendore dopo i restauri compiuti dalla Fam. Starnotti, proprietaria della villa-fattoria. L’aula liturgica è caratterizzata da una pianta rettangolare delle dimensioni di circa 5x8 metri. Il presbiterio è distinto dall’assemblea attraverso un piccolo scalino sormontato da arco avente una decorazione a conci bicromi, che riprendono i colori dell’esterno. Dietro il presbiterio si apre un piccolo coro che funge da sacrestia, al quale si accede da due porte sistemate ai lati dell’altare. Il coro è collegato al presbiterio anche per mezzo di due grate laterali. Gli ambienti dell’aula e del presbiterio sono coperti rispettivamente da una volta a crociera e da una volta a vela.

Oratorio della Madonna del Buon Consiglio, interno
Foto di Francesco Fiumalbi

Le pareti, austere, sono ornate con le stazioni della Via Crucis, tuttavia la decorazione più elaborata e raffinata si trova all’altare e sulle volte. 
L’altare, costituito dal piano della mensa, è sormontato da predella lignea, di gusto fiorentino, contenente la custodia eucaristica. Al di sopra vi è un piccolo crocifisso ligneo e un piccolo dipinto, inserito all’interno di un’apposita nicchia, raffigurante una Madonna con Bambino del tipo iconografico denominato “Madonna del Buon Consiglio”. Si tratta di una variante della Madonna della Tenerezza, dove il Bambino tiene le mani una dietro al collo della Vergine e l’altra poggiata sulla parte superiore del petto, come nell’atto di esprimere un consiglio nell’orecchio della Madre. L’iconografia è coerente con l’originale conservato a Genazzano (Rm).

Oratorio della Madonna del Buon Consiglio, altare
Foto di Francesco Fiumalbi

Secondo la tradizione, nel 1467, a Genazzano durante le festività dedicate a San Marco, il popolo udì improvvisamente una musica. Una nube misteriosa discese e ricoprì un muro incompleto della chiesa; successivamente la nuvola di dissolse e si rivelò un bellissimo affresco della Beata Vergine Maria e Gesù Bambino, di spessore sottilissimo. Sembra che in presenza del dipinto siano avvenuti diversi miracoli, ed sembra anche che sia stato miracolosamente trasportato in una chiesa inAlbania. Il culto dell'immagine sacra si diffuse notevolmente, tanto che papa Urbano VIII nel 1630 vi compì un pellegrinaggio e così fece Pio IX nel 1864. Nel 1682 papa Innocenzo XI incoronò solennemente l'immagine. Nel 1753 papa Benedetto XIV costituì la Pia Unione della Madonna del Buon Consiglio e anche Leone XIII, anch'egli membro dell'Unione, ne fu profondamente devoto (7).

Oratorio della Madonna del Buon Consiglio, altare
Foto di Francesco Fiumalbi

Particolare cura è stata riservata all’edicola dipinta attorno alla nicchia contenente l’immagine della Madonna del Buon Consiglio. Due colonne tortili sostengono un timpano, al cui interno due putti leggono un libro (presumibilmente le Sacre Scritture). Il tutto è decorato con motivi floreali e vi sono anche delle piccole sfere congiunte tra loro da una trama ad onde.
Anche le volte sono affrescate. La copertura a vela del presbiterio contiene una suggestiva composizione di angeli con al centro la sigla AM, ovvero Ave Maria. Il tutto è contornato da un cielo blu intenso, arricchito con stelle dorate in gran quantità, alla stessa maniera della decorazione della volta a crociera che sormonta il vano dell’assemblea.
Anche se non vi sono notizie in merito, l’autore di queste decorazioni potrebbe essere il pittore e decoratore Gaetano Ciampolini, allievo del più celebre Galileo Chini. L’ornamento pittorico risalirebbe ai primi anni ’10 del ‘900 e possiamo attribuirla alla mano del Ciampolini confrontando quest’opera con la Madonna Assunta dipinta nella volta absidale nella chiesa dei SS. Martino e Stefano di San Miniato Basso (iniazialmente attribuita al Can. Galli-Angelini), di cui è rimasta memoria in una ricevuta di pagamento e in un articolo di giornale (8). In particolare, il riferimento evidente è alle figure degli angeli, talmente simili da far presupporre l’utilizzo dei medesimi cartoni preparatori. Anche la superficie di riempimento centrale, con la particolare trama a simulare il mosaico, e la decorazione al contorno, con elementi di forma ellissoidale allungata, sono pressoché identiche all'esempio di San Miniato Basso. Lo stesso Ciampolini aveva precedentemente lavorato presso la Cappella dell'Assunta in Cattedrale attorno al 1906 (9)

Oratorio della Madonna del Buon Consiglio, volta del presbiterio
Foto di Francesco Fiumalbi


Una notizia interessante relativa all'oratorio di Collebrunacchi, riguarda l'incontro fra Augusto Conti, professore e filosofo sanminiatese, e Mons. Pio Alberto del Corona Vescovo di San Miniato, tenutosi il 6 ottobre 1893. Era un lunedì e il Vescovo si trovava in visita alla vicina parrocchia di Cusignano. Fu mandato a prendere dall'Avv. Formichini, sollecitato dal Conti suo ospite nella villa, con un carro trainato da due buoi agghindati a festa.
Mons. Pio Alberto Del Corona, giunto alla villa scortato da decine di persone festanti, fu accolto dal Conti che, nel vedere la scena, si commosse. I due avevano avuto in precedenza una lunga e calorosa corrispondenza, ma era la prima volta che si incontravano di persona.
Il Vescovo visitò la villa e il suo oratorio, che definì "splendente come un gioiello" e, dopo un breve sermone, nel giardino antistante la chiesa, si intrattenne con i bambini.
Al termine, Augusto Conti e Mons. Del Corona conversarono a lungo: "ci riscaldammo insieme a quel tema sublime di Terra Santa; e dalle scene soavi che offrono i popoli nostri ci sollevammo in alto, fino alla partenza". (10)

Oratorio della Madonna del Buon Consiglio, volta dell’assemblea
Foto di Francesco Fiumalbi

Si ringrazia la Famiglia Starnotti, in particolare il Sig. Paolo, per aver permesso la realizzazione di questo post, contribuendo a far conoscere questo edificio che fa parte del patrimonio storico-artistico del territorio sanminiatese.


NOTE BIBLIOGRAFICHE:
(1) AAVV, Memorie e Documenti per servire alla Istoria del Ducato di Lucca, Francesco Bertini Tipografo Ducale, Lucca, 1841, tomo V, parte III, documento: MLXVIII (Arch. Arciv. Luc. ++ C.68)
(2) Boldrini Roberto (a cura di), Dizionario Biografico dei Sanminiatesi (secoli X-XX), Pacini Editore, Pisa, 2001, p. 117.
(3) Tognetti Livio, Non voglio salir sulle vette. Frammenti, cronache, poesie, a cura di Hafiza Malik e Delio Fiordispina, San Miniato, FM Edizioni, 1996, p. 40.
(4) Ibidem.
(5) Ibidem.
(6) Ibidem.
(7) http://it.wikipedia.org/wiki/Madonna_del_Buon_Consiglio
(8) "(la chiesa di San Miniato Basso, n.d.r.) ...totalmente riquadrata e decorata nelle pareti interne ed esterne per opera del valente pittore Gaetano Ciampalini." tratto dal Bollettino Diocesano, anno 1912, pag. 42, in Mandorlini Fabrizio (a cura di), San Miniato Basso. Un secolo in bianco e nero, FM Edizioni, San Miniato Basso, 2005, p. 11.
(9) Renzoni Stefano, La ristrutturazione della Cattedrale tra Ottocenti e Novecento, in AA.VV., La Cattedrale di San Miniato, CRSM, Pacini Editore, Pisa, pp. 223-224.
(10) Ferretti Lodovico, Vita di Monsignor Pio Alberto del Corona Arcivescovo di Sardica, Industria Tipografica Romana dell'Opera Card. Ferrari, Roma, 1927, pp. 423-424.

sabato 11 febbraio 2012

IL VESCOVO FRANCESCO POGGI

di Francesco Fiumalbi

Il Vescovo Francesco Poggi (Firenze, 26 maggio 1661 – San Miniato, 15 aprile 1719) è considerato la figura che dette avvio ad una considerevole stagione di crescita per la Città di San Miniato nel Settecento.
Episcopo sanminiatese dal 1703 al 1719 (1), fu un uomo dotato di grande personalità: fervido ed umile assieme, attento alle tradizioni sanminiatesi, con lo sguardo decisamente volto al futuro.
Impressionante è il suo programma, dato che riuscì ad occuparsi della giovane Diocesi di San Miniato, eretta appena nel 1622 (2), da molti punti di vista.
E’ considerato un “vescovo costruttore”, attento sì agli sviluppi urbanistici e architettonici della sede diocesana, come trasposizione nella pietra del proprio programma pastorale.
E’ pur vero che i traguardi raggiunti non sarebbero stati possibili senza quei presupposti creati dai suoi predecessori, Mons. Pichi e Mons. Michele Carlo Cortigiani, di cui il Poggi si fece elemento propulsore straordinario (3).

Stemma episcopale di Giovanni Francesco Maria Poggi
Rielaborazione dello stemma stampato nella copertina del libro del Sinodo, 1707
Disegno di Francesco Fiumalbi

Il complesso rapporto fra istituzioni civili da una parte, ed ecclesiastiche dall’altra, che andò delineandosi fra il ‘600 e il ‘700, fu contraddistinto da spinte riformistiche volte a rafforzare il potere giurisdizionale granducale. I fermenti antiromani serpeggiavano ovunque in Toscana, e si fondavano in special modo sulla dottrina teologica Giansenista. In questo contesto, il programma del Poggi fu chiaramente improntato verso un sistematico recupero dei principi morali (4). Questo “manifesto” si tradusse, in buona parte, in un imponente programma architettonico: dignità della Cattedrale che fu significativamente restaurata; attenzione alla formazione del nuovo clero e quindi l’ampliamento del Seminario; coinvolgimento della popolazione alla vita cristiana e alle sue “opere” laicali, che si tradusse nella costruzione del Santuario del SS. Crocifisso di Castelvecchio, nella fondazione dell’Ospedale di San Nicola di Bari e nella costituzione della Confraternita di Misericordia; richiamo al diritto canonico e alle costituzioni apostoliche con la convocazione del sinodo diocesano (5). In questo suo difficilissimo programma, fu senz’altro determinante la sua grande preparazione teologica e filosofica come risulterà chiaro dalla bibliografia, che proponiamo più avanti.

Palazzo Vescovile, Diocesi di San Miniato
Foto di Francesco Fiumalbi

Possiamo così sintetizzare la sua attività di riorganizzazione pastorale, e architettonica, nel periodo della sua carica episcopale:
1703, Giovanni Francesco Maria Poggi viene consacrato Vescovo di San Miniato (6). Eletto il 15 febbraio, consacrato a Roma il 24 febbraio 1703.
1704, inizio dei lavori per il Seminario (7).
1705, inizio della costruzione del Santuario del SS. Crocifisso di Castelvecchio (8).
1706, realizzazione il soffitto ligneo della navata centrale della Cattedrale (9); si adopera presso il Papa Clemente XI per confermare la regola domenicana presso il monastero della SS. Annunziata a San Miniato (10).
1707, viene indetto il Sinodo Diocesano (11) e vengono dipinti il coro e la volta e rialzato il “finestrone” all’interno della Cattedrale (12).
1708, vengono intagliati i soffitti delle navate laterali della Cattedrale (13)
1709, viene ridecorata la cappella concessa alla Congregazione del Suffragio nella Cattedrale (14) e dedicata a Santa Maria Maddalena dei Pazzi, i cui lavoro avranno termine l’anno seguente (15).
1710, promuove istruzioni e disposizioni per i monasteri femminili della Diocesi (16) e viene costruita la cappella di San Filippo Benizi nella Cattedrale (17)
1711, promosse la ristrutturazione della chiesa e l’ampliamento del monastero di Santa Maria Novella e San Michele Arcangelo a Santa Croce sull’Arno, detto Monastero di Santa Cristiana (18).
1713 si concludono i lavori al Seminario (19)
1714, viene fondato l’Ospedale di San Nicola di Bari presso la chiesa dei SS. Jacopo e Filippo di Pancole (20) e viene costruita la cappella di San Francesco di Paola nella Cattedrale (21).
1716, viene fondata la Confraternita Misericordia di San Miniato (22)
1718, si concludono i lavori di muratura al Santuario del SS. Crocifisso di Castelvecchio (23)
1719, il Vescovo Poggi muore dopo 16 anni alla guida della Diocesi di San Miniato (24)

Le pubblicazioni conosciute, curate direttamente dal Vescovo Poggi furono:
- Synodus Dioecesana Miniatensis Celebrata in Ecclesia Cathedrali [...] XII. et XI. Kal. Julii MDCCVII. , Lucca, Venturini, 1708.
- Documento contenente disposizioni per i monasteri femminili (?), Lucca, 1710
- Memorie della vita del servo di Dio P. Giulio Arrighetti, Lucca, Venturini, 1713.

Francesco Poggi nell’arte:
- Anonimo, Ritratto di Giovanni Francesco Maria Poggi, olio su tela, San Miniato, Palazzo Vescovile.
- Masi Tommaso, Monumento funebre di Giovanni Francesco Maria Poggi, marmo bianco, San Miniato, Cattedrale.
- Amalia e Giovanni Duprè (?), Mezzobusto per il monumento funebre di Giovanni Francesco Maria Poggi, marmo bianco, San Miniato Cattedrale.
- Anonimo, Ritratto di Giovanni Francesco Maria Poggi, affresco, Firenze, convento della SS. Annunziata, chiostro.
Seminario Vescovile di San Miniato
Foto di Francesco Fiumalbi

Di seguito sono proposti due brani, pubblicati rispettivamente nel 1719 e nel 1722, che forniscono una serie di dati biografici del Vescovo Poggi finora poco conosciuti (nelle pubblicazioni recenti non se ne fa menzione).

Giornale de’ Letterati d’Italia, Tomo XXXII, anno 1719, Gio. Gabriello Hertz, Venezia, 1719, pagg. 513-514.

ARTICOLO XV
VI

Di Monsig. GIOVANFRANCESCOMARIA POGGI, Vescovo di San Miniato, morto quest’anno, il dì 15 aprile, poco più noi ora diremo, di quel che leggesi nell’aggiunte fatte dal Sig. Dottore Niccolò Coletti all’Italia Sacra dell’Ughelli, tomo III, dell’ultima edizione, col. 282. Fu egli cittadino Fiorentino, nato l’anno 1647. 26. Maggio; l’anno 1661. 26. Maggio vestì l’abito dell’ordine de’ Servi di Maria Vergine. Lesse filosofia e teologia più anni in sua religione, e v’ebbe il titolo di Maestro. Il credito sella sua bontà, senno, e dottrina gli fecero avere la carica di Consultore del Santo ufficio in Firenze, e la lettura di teologia nell’Università di Pisa. Governò più conventi della sua religione; fu segretario del Provinciale di Toscana; e finalmente Commessario Generale per lo spazio di dodici anni, allorchè l’anno 1703. Il dì 24. Di febbraio fu consacrato in Roma Vescovo di San Miniato, la qual dignità egli tenne finchè visse. Morì nella sua residenza, essendo nell’anno settantesimo secondo, e nella sua cattedrale ebbe decente sepoltura, lasciando ottima fama del suo sapere nell’opere da se scritte; della sua vigilanza e del suo zelo nelle sante ordinazioni da se date alla sua diocesi; e un ottimo odore dell’integrità de’ suoi costumi. Il Padre Maestro Fr. Costantitomaria Baccioni, Fiorentino, religioso del Convento della Nunciata, ne ha tenuto esatta memoria delle cose appartenenti alla vita di questo degnissimo Prelato e delle stesse promette a noi una persona assai erudita di raccoglierne più distinte notizie, per poi tessere un elogio convenevole, da inserirsi in uno dei seguenti Giornali.
A.R.

Ospedale San Nicola di Bari
oggi Casa di cura per anziani “Del Campana Guazzesi”
Foto di Francesco Fiumalbi


Giornale de’ Letterati d’Italia, Tomo XXXIII, parte II, anni 1719-1720, Gio. Gabriello Hertz, Venezia, 1722, pagg. 262-272

ARTICOLO XI

Elogio di Monsig. GIOVAN-FRANCESCO-MARIA POGGI, Vescovo di San Miniato al Tedesco, descritto dal Sig. SALVINO SALVINI, Canonico della metropolitana di Firenze

L’Insigne religione de’ Servi di Maria Vergine, nata in Firenze l’anno 1233. da sette nobili Beati Fiorentini, che ne furono i felici fondatori, produsse in ogni tempo uomini famosissimi non meno nella santità della vita, che nell’eccellenza della dottrina, e nelle cariche e dignità di primo lustro nella Chiesa di Dio. Già nel tomo XXXII del Giornale de’ letterati d’Italia (a) s’è fatta menzione di Monsignor GIOVAN-FRANCESCO-MARIA POGGI, illustre figliuolo di quella religione, e morto Vescovo vigilantissimo di San Miniato, e in tale occasione si promesse di darne più distinto ragguaglio. Per servire dunque all’impegno, si aggiungerà qui poco più di quello, che in detto Giornale è disteso, oltre a quel che di lui si parla dal Sig. Dottore Niccolò Coleti nel III. Tomo dell’Italia Sacra dell’Ughelli.
Giovanmaria d’Antonio Poggi, e Santa di Cosimo Tofani, onorati cittadini Fiorentini, furono i genitori di Lucantonio, che tale ebbe nome al sacro fonte di nostro Prelato.
Rinacque poi a nuova vita nella religione nel giorno anniversario della sua nascita, che cadde allora nella solennità dell’Ascensione del Signore, e dell’età sua l’anno quattordicesimo, prendendo il nome di Fra Giovan-francesco-maria, nel celebratissimo convento della Nunziata di Firenze. E appunto dagli anni suoi teneri prendendo l’aria e l’educazione della religione, quivi diede ottimi saggi di sua pietà e di sua dottrina; mentre, essendo salito per tutti i gradi al meritato posto di Generale del suo ordine, fu stimato poi degno del carattere di Vescovo. Di anni ventisette ricevé in patria la laurea dottorale di teologia nell’università de’ teologi Fiorentini. Quindi assunto alla cattedra di tal facultà nello studio pubblico di Pisa, ebbe campo di far conoscere il suo profondo sapere in quella celebre università; onde poté meritar l’onore di Teologo del Principe Cardinale Francesco-maria di Toscana, e in Roma la carica di Consultore della disciplina regolare, oltre a tutte le altre onoranze mentovate nell’antecedente Giornale. Per anni dodici sostenne con molta sua gloria il generalato di sua religione, nel qual tempo egli promosse le sontuose fabbriche e restaurazioni della chiesa e del convento suddetto della Nunziata, ereggendovi il bel vaso d’una grande eruditissima libreria.

Santuario del SS. Crocifisso di Castelvecchio
Foto di Francesco Fiumalbi

Gli fu offerto nel 1697. il vescovado di Civita Castellana, che egli accettare non volle. Ma il nostro degnissimo Generale ricusar non poté il vescovado di San Miniato al Tedesco, vacato per la traslazione di Monsig. Michel-carlo Visdomini Cortigiani alla chiesa di Pistoia e di Prato, dalla vigilante pietà del Granduca Cosimo III. ben volentieri nominato nominato alla Santità di Clemente XI che bene il conosceva. Fu perciò in Roma consacrato Vescovo il dì 24 di febbraio del 1703 nella chiesa di San Marcello per mano del Cardinale Sebastiano Antonio Tanara.
Gito alla sua diocesi, non si può mai a bastanza spiegare, con quanta assiduità e diligenza egli impiegasse il suo talento nelle visite, nella disciplina del clero, nelle predicazioni, che bene spesso egli medesimo faceva con grande zelo, e in tutte le sue pastorali incombenze. Adunò pubblicamente il sinodo diocesano l’anno 1707 e in un grosso volume stampandolo in Lucca, il pubblicò a utilità del clero; e avendovi fatte poi non poche aggiunte, il ristampò l’anno 1710. E l’anno dopo avendo disteso ancora un sinodo utilissimo per le monache, similmente con le stampe di Lucca lo diede in luce.
Né contento d’essersi adoperato indefessamente nella riforma de’ costumi, e nel ripulimento della anime della sua cura commesse, pose anche ogni studio in adornare di sacre fabbriche la sua città, per maggiore decoro del culto di Dio, e per insinuare vie maggiormente la devozione ne’ popoli. Principiò a tal effetto nel 1706 la fabbrica in aggiunta al seminario, adornandolo e faccendolo molto più comodo; in servigio del quale il Sig. Domenico Stecchi, sacerdote Fiorentino, e rettore e maestro del medesimo, stampò due utili opuscoli, dedicandoli al nostro zelantissimo Vescovo; il primo intitolato: “La poesia universale”, ec. il secondo: “Fundamenta latine sciendi”, ec.
Abbellì similmente la sua chiesa cattedrale, ove alzò due cappelle, dedicate, l’una a San Filippo Benizzi, e l’altra a San Francesco di Paola. Ma l’opera maggiore, ov’egli impiegò ogni sua premurosa sollecitudine, fu la magnifica chiesa, da lui fondata di nuovo, per collocarvi la miracolosa immagine del Crocifisso, che in quella città è con grandissima devozione venerata.
Gettò egli la prima pietra fondamentale per questo sacro edificio il dì 3 di maggio del 1706 e con l’altrui generoso sussidio, e con le proprie entrate, lo vedde condotto alla fine, com’egli è al presente, adornato di varj marmi e stucchi, con ispesa che passò la somma di quattordicimila scudi; e l’anno 1718 del mese di luglio vi collocò solennemente la detta santa immagine; e nell’oratorio da cui la trasse, vi adattò l’immagine di Maria Vergine di Loreto. Nella medesima città ridusse all’uso moderno la chiesa di Pancoli, abbellendola, e consacrandola nel 1715. Accanto ad essa l’anno avanti diede principio allo spedale de’ poveri infermi, ereggendovi un altare a San Noccolò di Mira, oltre all’entrate che vi lasciò per lo sostentamento dell’altri menditicità: il che tutto, per una città piccola, com’è San Miniato, riesce di non poca utilità, bellezza, e decoro.

Stemma dell’Arciconfraternita di Misericordia, San Miniato
Foto di Francesco Fiumalbi

Da tutti questi pensieri egli non disgiunse mai l’applicazione a’sacri studi, dandone segnalati saggi nella compilazione de’suddetti Sinodi, e della Vita del buon Servo di Dio, Padre Giulio Arrighetti, Fiorentino, Generale dell’ordine suo, vivuto e morto in concetto di straordinaria bontà; dedicata dall’autore a’suoi Padri e confratelli Serviti, a’quali afferma, d’avergli date grande impulso a fare tal Vita, l’esser stato scolare nell’età sua giovanile, confidente nell’età più adulta. E segretario nel lungo tempo del generalato di quel degnissimo religioso; onde poté stenderla, quanto con affetto, con altrettanta verità, come testimonio, il più delle volte, di veduta; non lasciando di spargersvi per entro, con bella proprietà di toscana eloquenza, riflessioni sode ad ogni tanto, e massime principali di cristiana filosofia, corredati con molti passi della Sacra Scrittura e de’santi Padri. De quella Vita, che fu stampata in Lucca, nel 1713 se n’è fatta menzione nel tomo XV del Giornale pagina 440 con lode del nostro insigne Prelato.
Finalmente pieno d’anni e di meriti, dopo aver sofferta una penosissima infermità d’asma e idropisia, rendé l’anima al suo fattore il dì 15 d’aprile a ore 17 del 1719 nelle braccia del Padre Maestro Luigi-maria Garbi, continuatore degli Annali de’Servi, di cui pure s’è fatta menzione nel XXXII Giornale, che da lui, come suo confidente, chiamato fu da Pisa ad assisterlo in quel punto estremo.
Dopo la celebrazione delle solenni esequie, fattegli dal suo dilettissimo gregge, afflittissmo per la sua morte, ebbe sepoltura, conforme al suo desiderio, nella chiesa cattedrale, avanti la cappella da lui dedicata, come s’è detto a San Filippo, propagatore de’Servi di Maria Vergine, e con questa semplice devota iscrizione, da lui medesimo molto tempo fa preparatasi, e fatta intagliare in marmo, per iscolpir nel suo cuore il salutevole pensiero della morte.

OSSA
MISERRIMI PECCATORIS
F. IO FRANC. M. POGGI. FLORENT
ORD. SERVOR DEI PARAEALUMNI
ET EPISCOPI MINIATENSIS
HIC REQUIESC IN P.
(in realtà l’epigrafe è costituita solo dalle parole OSSA MISERRIMI PECCATORIS HIC REQUISCUNT, n.d.r.)

Chiesa del Monastero di Santa Maria Novella e San Michele Arcangelo
Santa Croce sull’Arno
Foto di Francesco Fiumalbi

Ma una tanta umiltà non volle restar punto addietro la grata riconoscenza de’Canonici della sua chiesa. Onde avendo determinato di fabbricare un nobil sepolcro al lor diletto Pastore presso alla suddetta memora, ne fecer distendere l’inscrizione al Sig. Abate Antonmaria Salvini, per collocarvela in questo tenore.

D.O.M.
Is qui peccatorem se vocatiustus floret ut palma. Summis in Servorum B. M. V. ordine perfunctus honoribus, mox hujus sacrae sedis Antistes, seminarium perficiendo, nosocomium exaedificando,  sacram J. Chr. Crucifixi aedem a fundamentis erigendo, aliaque pietatis munia sollicite obeundo: vir summa integritate, religione, doctrina, con stantia, omnes episcopi, idest terrestris Angeli, partes implevit.
Obiit ann. Aetatitis suae LXXII
Patri benemerenti Canonici Miniatenses, ejus memoriae devoti, posuere A.S. MDCCXVIIII

Fu egli di statura giusta e di forte complessione, grande di spirito, elevato d’ingegno, nemico dell’ozio, amator delle lettere e d’ogni virtu, frugale nella mensa, e in ogni sua azione attento e sollecito. Non solo nel convento de’Servi di Pisa, ma in quello tanto celebre di Firenze, erede de’suoi libri e d’altro, come che egli di quello era figliuolo, gli furono celebrate solenni esequie, lasciando la consolazione al suddetto Padre Garbi di farne quella memoria, che la lunga pratica avuta con effetto lui somministrerà alla sua dotta penna nella continuazione degli Annali del suo ordine generabilissimo.


NOTE BIBLIOGRAFICHE
(1) Simoncini Vasco (a cura di), San Miniato e la sua Diocesi, CRSM, Edizioni del Cerro, Pisa, 1989, pagg. 76-81.
(2) Simoncini, Op. Cit., pag. 31.
(3) Richetti Paola, Il vescovo Poggi a San Miniato: arte e devozione nel primo Settecento, in Maria Adriana Giusti e Matteoni Dario (a cura di), La chiesa del SS. Crocifisso a San Miniato, restauro e storia, Umberto Allemandi & C, Torino, 1991, pag. 39.
(4) Moreschini Benedetta, Un binomio affiatato: il Vescovo Poggi e il Bamberini “pittor fiorentino”, in AAVV, La Cattedrale di San Miniato, CRSM, Pacini Editore, Pisa, 2004, pag. 126.
(5) Gagliardi Elisabetta, Vescovi sanminiatesi del Settecento, in Morelli Paolo (a cura di), San Miniato nel Settecento. Economia, Società, Arte., CRSM, Pacini Editore, Pisa, 2003, pagg. 160-161.
(6) Giornale de’ Letterati d’Italia, Tomo XXXIII, parte II, anni 1719-1720, Gio. Gabriello Hertz, Venezia, 1722, pagg. 265.
(7) Richetti, Op. Cit., pag. 39
(8) Matteoli Anna, Arte e storia del Santuario del Santissimo Crocifisso a San Miniato, in Bollettino dell’Accademia degli Euteleti, n. 45, 1976, pag. 36.
(9) Archivio di Stato di Firenze, Corp. Rel. Sopp. 119, f. 56, c. 690 in Moreschini, Op. Cit., pag. 125.
(10) Piombanti Giuseppe, Guida della Città di San Miniato al Tedesco, Tipografia Ristori, San Miniato, 1894, , in Matteoli Anna (a cura di), Guida storico-artistica di San Miniato, Bollettino dell'Accademia degli Euteleti, n. 44, 1975, pp. 60-61.
(11) Synodus Dioecesana Miniatensis Celebrata in Ecclesia Cathedrali [...] XII. et XI. Kal. Julii MDCCVII. , Lucca, Venturini, 1708.
(12) Archivio di Stato di Firenze, Compagnie Religiose Soppresse 119, f. 56, c. 690 in Moreschini Benedetta, Un binomio affiatato: il Vescovo Poggi e il Bamberini “pittor fiorentino”, in AAVV, La Cattedrale di San Miniato, CRSM, Pacini Editore, Pisa, 2004, pag. 125.
(13) Ibidem
(14) Archivio di Stato di Firenze, Compagnie Religiose Soppresse 2869 (Compagnia del Suffragio di San Miniato), CCCXXV, c. 10, in Moreschini Benedetta, Op. Cit., pag. 143.
(15) Piombanti, Op. Cit., p. 89.
(16) Giornale de’ Letterati d’Italia, Tomo XXXIII, parte II, anni 1719-1720, Gio. Gabriello Hertz, Venezia, 1722, pag. 266;
(17) Archivio di Stato di Firenze, Compagnie Religiose Soppresse 119, f. 56, c. 691, in Moreschini, Op. Cit., pag. 129.
(18) Marchetti Elisabetta (a cura di), Settecento anni di vita del Monastero di Santa Maria Novella e San Michele Arcangelo in Santa Croce sull’Arno comunemente detto di Santa Cristiana, CRSM, Pacini Editore, Pisa, 1994.
(19) Piombanti, Op. Cit., pag. 76.
(20) Archivio del Capitolo della Cattedrale di San Miniato, Inventari e prospetto di beni, n. 35, in Parentini Manuela, Chiesa di San Jacopo e Filippo di Pancole, in http://www.delcampana.it/NotizieStoriche.htm
(21) Archivio di Stato di Firenze, Compagnie Religiose Soppresse 119, f. 56, c. 691, in Moreschini, Op. Cit., pag. 129.
(22) Archivio della Curia Vescovile di San Miniato, Acta beneficialia, anni 1716-1718, A a/2, n. 1 in Richetti, Op. Cit. pag. 42; Rondoni Giuseppe, Memorie storiche di San Miniato al Tedesco, Tipografia Massimo Ristori, San Miniato, 1876, pag. 196.
(23) Matteoli Anna, Arte e storia del Santuario del Santissimo Crocifisso a San Miniato, in Bollettino dell’Accademia degli Euteleti, n. 45, 1976, pag. 44.
(24) Giornale de’ Letterati d’Italia, Tomo XXXII, anno 1719, Gio. Gabriello Hertz, Venezia, 1719, pagg. 513-514.
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