ARCHIVIO DOCUMENTARIO DIGITALE DI SAN MINIATO [ADDSM]
1026,
22 luglio – Tebaldo San Miniato
SPOGLIO «Tebaldo
prete, figlio della fu Rodilinda detta Rozia, offre alla chiesa e monastero di
San Salvatore del Ponte di Bonfiglio presso il fiume Arno, tutti i beni che
possiede in San Miniato e in Batuta».
Foto
di Francesco Fiumalbi
Il
documento originale è conservato presso l'Archivio Arcivescovile di Lucca,
Fondo Diplomatico Antico, AE.22 [A].
Trascrizione del
testo contenuto in:
Carte del secolo XI dal 1018 al 1031,
a cura di G. Ghilarducci, Archivio Arcivescovile di Lucca, Maria Pacini Fazzi
editore, Lucca, 1990, doc. 69, pp. 190-191.
In
nomine domini nostri Iesu Christi Dei eterni. Anno ab incarnationis eius mille
vigesimo sexto, undecimo kalendas agusti, indictione nona. Manifestu sum ego
Tetbaldo presbitero, filio bone memorie Rodilinde, que Rotia vocabatur, quia
per hanc cartula pro anime mee remedium ofero Deo et tubi ecclesia et
monasterio Domini sancti Salvatori, sito loco ubi dicitur Ponte Bonifilii prope
fluvio Arno, idest omnia et onnibus casis et cassinis seo casalinis et rebus
meis illis domnicatis et massariciis, quam habeo in loco et finibus ubi dicitur
Sancto Miniato, tam infra ipso castello et de foris sive in loco et finibus ubi
dicitur Batuta vel per aliis locibus et vocabulis ubicumque abere et possidere
visu sum et mihi per quocumque ordinem leibus est pertinentes; ideo tam casis
quam et cassinis seo casalinis adque rebus domnicatis et massariciis una cum
fundamentis et onnen et deficiis vel universis fabricis suis seo curtis, ortis,
terris, vineis, olivis, silvis, virgareis, pratis, pasculis, cultis rebus vel
incultis, ut dictum est onnia in integrum trasacto nomine una cum onnibus
cartule et moniminas seo iudicatas sive exemplar ver qualibe factiones aut
quacumque scripturas cartarun, licteras, quantas et quales in me et misas aut
datas vel pertinentes sunt, cum inferioribus et superioribus suis seo cum
accessionibus et ingressoras suas, tibi Deo et ipsius ecclesia et monasterio
Domini sancti Salvatori oferere prevideor, tali ordinem, ut ab odierna die in
antea in ispius ecclesia et monasterio sancti Salvatori vel de eiusque
rectoribus, permaneant potestatem et proprietario nomine usque in perpetuum
suprascriptis onnibus casis et cassinis adque rebus illis eas habendi, tenendi,
possidendi, inperandi, laborare facendi, usumfructuamdi et causas exinde
agendi, querimoniam faciendi, responsum redendi, finem ponendi, modis onnibus
ad pars ipsius ecclesie et monasterio Domini et sancti Salvatori defensandi cum
cartula ista qualiter iusta legen melius potueritis pro anime mee remedium
stabilem permaneant semper. Et si aliquando tempore ego qui supra Tetbaldo
presbitero vel meos eredes in aliquot exinde intentionaverimus aut rectolli vel
suptrai quesierimus, nos vel ille omo cui nos eas dedissemus aut dederimus per
quoliber ingenio et eam ad pars suprascripte ecclesie et monasterio sancti
Salvatori defendere non potuerimus et non defensaverumus, spondeo ego qui supra
Tetbaldo presbitero una cum meis eredibus conponere ad pars ipsius ecclesie et
monasterio beati sancti Salvatori vel de siusque rectoribus, in duplum in
ferquidem loco sub estimationem quales tunc fuerint et ec cartula ofersionis
mee pro anime mee remedium, onni tempore in sua permaneant firmitatem et
roboren, quia in tali ordinem hanc cartula ofersionis mee Gherardus notarius
domini imperatoris scribere rogavit. Actum in suprascripto monasterio prope
fluvio Arno.
+ Ego Tetbaldo presbitero in anc cartula oferionis mee
a me facta subscripsi.
(S) Hubertus iudex domini imperatoris subscripsi.
(S) Lottiarii comes filio bone memorie Caduli qui fuit
comes rogatus testis
(signum) + manus Oritii filio bone memorie Teutii
rogatus testis
(signum) + manus Lanfranchi filio bone memorie Raineri
rogatus testis.
(signum + manus) Acti filio bone memorie item Actii
rogatus testis.
(S) Gherardus notarius domini imperatoris post
traditan conplevi et dedi.
COMMENTO (a
cura di Francesco Fiumalbi)
Tecnicamente
si tratta di una cartula offersionis,
ovvero di un atto di donazione: da una parte l’offerente Tetbaldo, sacerdote, figlio di una donna, la fu Rodilinda detta Rotia; dall’altra il beneficiario, il monastero di San Salvatore
situato presso il ponte di Bonfiglio, vicino al fiume Arno, a Fucecchio. Il
dettaglio relativo all’indicazione della madre, omettendo il nome del padre,
lascia intendere che Tetbaldo fosse
figlio di un alto prelato, probabilmente nella cerchia dei sacerdoti appartenenti
al Capitolo della Cattedrale, o comunque fra i più vicini al Vescovo di Lucca,
che all’epoca era Giovanni II. Purtroppo non conosciamo praticamente niente di Tetbaldo se non il fatto, acclarato dai
documenti superstiti, che avesse interessi patrimoniali nel territorio
sanminiatese.
L’oggetto
della donazione, infatti, è rappresentata da tutti i suoi beni immobiliari (casis et cassinis seo casalinis, ma
anche adque rebus domnicatis et
massariciis comprendenti universis fabricis suis seo curtis, ortis,
terris, vineis, olivis, silvis, virgareis, pratis, pasculis, cultis rebus vel
incultis, ut dictum est onnia in integrum trasacto). Queste erano situate
sia all’interno del castello di San Miniato che fuori (in loco et finibus ubi dicitur Sancto Miniato, tam infra ispo castello
et de foris), come ad esempio in località Batuta, situata nella valle del rio Ensi, a sud di San Miniato.
Difficile, solo attraverso questa descrizione, farsi un’idea della consistenza
dei beni di Tetbaldo.
Questo
atto deve essere messo in relazione con altri due documenti riguardanti il
medesimo Tetbaldo:
-
la cartula venditionis dell’8 settembre
999, con cui Tetbaldo acquista un quarto di un pezzo di terra in località Batuta, vedi il post: ADDSM
– 999, 8 settembre – Tetbaldo, San Miniato ↗
-
la cartula libelli del 23 luglio
1026, con cui Tetbaldo riottiene almeno parte dei suoi beni dal Monastero di
San Salvatore situato presso il Ponte di Bonfiglio a Fucecchio, vedi il post:
ADDSM – 1026, 23 luglio – Tetbaldo livello ↗
Proprio
questo secondo documento fa luce sulla vera natura dell’atto proposto in questa
pagina: la donazione era finalizzata al ri-ottenimento dei beni sotto forma di
livello.
A partire
dal X secolo, le pergamene pervenuteci registrano innumerevoli atti di questo
tipo, attraverso i quali, personaggi privati, prevalentemente laici,
effettuarono fondazioni o copiose donazioni di beni. Beneficiari di questi,
chiese e oratori privati, ma anche istituzioni monastiche o curie episcopali.
Negli ultimi anni, gli studiosi si sono molto soffermati a cercare di
comprendere questo fenomeno, così ampio ed esteso. Senza entrare troppo nei
dettagli della questione, l'interpretazione più diffusa riconosce tali
donazioni, apparentemente dettate solo da esigenze di tipo spirituale, anche
come l'espediente giuridico per gestire sotto altra forma i grandi patrimoni
delle maggiori casate comitali e marchionali della Toscana. La stessa cosa,
infatti, fu fatta dai Cadolingi proprio con il Monastero di San Salvatore di
Fucecchio, ed in particolare da Lotario figlio di Cadolo, il quale compare come
testimone proprio in questo documento.
Non ci
dobbiamo scordare, infatti, che i monasteri e le strutture ricettive come gli
ospedali, erano quasi sempre esenti dai pagamenti tributari. Di contro, i
membri delle famiglie esercitavano una grande influenza su quelle stesse
istituzioni religiose destinatarie delle donazioni, anche riguardo la gestione
degli stessi patrimoni, divenendone quindi i “patroni”, cioè esercitando i
diritti di “patronato”. Significativo, da un punto di vista linguistico, il
fatto che fra le parole “patroni” e “padroni” ci sia una sola consonante di differenza,
lasciando intuire una sfumatura che nei fatti non fu sempre così netta e
precisa. Per descrivere il fenomeno, gli storici, ed in particolare Wilhelm
Kurze, hanno creato la definizione di “monasteri privati”, associandola a
quelle comunità religiose che avevano beneficiato di ingenti donazioni da parte
di ricche famiglie; da un punto di vista storiografico forse non è propriamente
corretta, come definizione, ma senz'altro indicativa [in proposito W. Kurze, Monasteri e nobilità nella
Tuscia Altomedievale, in W. Kurze, Monasteri e nobiltà nel Senese
e nella Toscana Medievale, Accademia Senese degli Intronati, Siena, 1989, pp. 295-316].