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Nell’articolo relativo al piccolo “labirinto” posto in facciata della chiesa Cattedrale di San Miniato, si indaga sui molteplici valori simbolici che esso potrebbe racchiudere. In particolare, è stato sottolineato l’aspetto legato alla posizione territoriale. La matrice potrebbe risiedere nell’intersezione fra la via Francigena e la via Quinctia, in corrispondenza del borgo di Vico Wallari e della sua pieve dedicata al santo Genesio, da cui si è ipotizzata la provenienza del piccolo manufatto, all’interno di un sistema consolidato più ampio.
Il precedente articolo non aveva l’ambizione di porsi come opera “definitiva”, bensì intendeva tracciare una direzione da seguire, lasciando peraltro molteplici questioni insolute.
Proseguendo le ricerche, si è reso necessario questo nuovo intervento. Purtroppo siamo ancora lontani dalla definizione esatta delle risposte ai vari interrogativi: in primis il significato e la provenienza. Tuttavia risulta doveroso esporre alcuni nuovi filoni di indagine che non intendono necessariamente contraddire quanto già detto in precedenza, ma possono precisare, forse inquadrare meglio alcuni aspetti e aprirne di nuovi. Detta questa doverosa premessa, passiamo ai contenuti veri e propri.
1- LA TRIPLICE CINTA
Il “Labirinto” del Duomo di San Miniato, foto by Francesco Fiumalbi
La definizione di “labirinto” è stata adottata partendo da quanto detto da Maria Laura Cristiani Testi (1) e ripreso da Dilvo Lotti (2) e Francesco Onnis (3). Tuttavia non è forse l’enunciazione esatta. La specifica forma del manufatto marmoreo, rispetto agli altri esempi di labirinto, risulta alquanto singolare. Si tratta, come già affermato, di tre rettangoli concentrici. Questi non formano alcun motivo che richiama in qualche misura l’immagine tradizionale del labirinto. Pare, invece, più appropriato il riconoscere nel bassorilievo il simbolo della cosiddetta “Triplice Cinta”.
Spesso associata al gioco del “filetto”, oppure in alternativa al “tris” (4), questa figura racchiude al suo interno una molteplicità di significati. La forma più comune della Triplice Cinta è rappresentata da tre quadrati concentrici intersecati da due linee, una orizzontale ed una verticale, che incontrandosi ad angolo retto, formano una croce, esattamente come una comune scacchiera del gioco del “filetto”.
Triplice Cinta – Filetto, schema by Francesco Fiumalbi
Le varianti che possiamo riconoscere sono molteplici a seconda della lunghezza dei bracci della croce, di ulteriori linee e suddivisioni, di un punto centrale marcato: quella nello schema prende la definizione di Triplice Cinta con croce piena (5). Si tralascia la descrizione delle varie tipologie.
Non è chiara l’origine di questo simbolo né sono stati delimitati con certezza gli ambiti di definizione e i vari significati che ha assunto nelle varie epoche. E’ sicuramente un disegno antichissimo, conosciuto in varie parti del mondo, e i suoi attributi simbolici sono molto diversi a seconda dei luoghi, delle culture e del tempo. Tuttavia, i due più probabili filoni interpretativi tendono a ridurre il campo di definizione agli aspetti religioso e ludico, con prevalenza del primo sul secondo senza che l’uno escluda l’altro, a seconda anche della collocazione (6).
La forma rettangolare, e non quadrata, del bassorilievo posto nella facciata del Duomo di San Miniato non deve trarre in inganno. In epoca tardoantica e medievale non veniva fatta molta distinzione fra le due figure geometriche, così come, a seconda del simbolo in questione, non vi era differenza fra un poligono ed un cerchio. Il “nostro” manufatto scolpito nel marmo bianco manca dei due segmenti che vanno a formare la croce. Si potrebbe trattare quindi di una forma di Triplice Cinta “semplice”, ovvero costituita soltanto dalle tre figure concentriche. Ricercando il significato del suddetto simbolo, molta importanza ha rivestito per gli studiosi, l’eventuale presenza di un punto centrale, sia esso l’incontro di due segmenti o un vero e proprio foro isolato. L’esempio sanminiatese, non avendo alcun punto focale baricentrico potrebbe assumere un significato meno complesso, ma non per questo meno affascinante.
Triplice Cinta “semplice”, schema by Francesco Fiumalbi
Innanzitutto per l’esempio sulla facciata del Duomo di San Miniato è plausibile escludere qualsiasi aspetto ludico, sia per il disegno vero e proprio, sia per la sua collocazione verticale e decisamente inaccessibile, se non con una lunga scala. Concentriamo quindi l’attenzione sugli aspetti legati alla religione.
Essenzialmente la “Triplice Cinta” così rappresentata starebbe ad indicare un luogo chiuso. Se la figura fosse circolare, forse saremo davanti ad un riferimento celeste, ma essendo rettangolare probabilmente si tratta di un simbolo “terreno”. Nella trattazione che seguirà, distingueremo gli aspetti religiosi di stampo “pagano” da quelli di natura “cristiana”.
Cosa potrebbe rappresentare il simbolo della "Triplice Cinta" nel contesto Sanminiatese?
(…continua…)
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NOTE BIBLIOGRAFICHE
(1)Cristiani Testi Maria Laura, San Miniato al Tedesco, Firenze, 1967, pag. 203.
(2)Lotti Dilvo (a cura di), San Miniato nel tempo, Pacini Editore, Pisa, 1981, pag. 84.
(3)Onnis Francesco, Biografia di una architettura, in AAVV, La Cattedrale di San Miniato, CRSM, Pacini Editore, 2004, pag. 58.
(4)Uberi Marisa e Coluzzi Giulio, I luoghi delle Triplici Cinte in Italia, Eremon Edizioni, Aprilia, 2008.
(5)Ibidem.
(6)Ibidem.