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Il labirinto del Duomo - Nuove fonti di ricerca - 2° parte
Il Duomo di San Miniato ha un labirinto. Sebbene il chiaro materiale lapideo contrasti col rosato paramento in laterizio della facciata, il labirinto passa quasi inosservato. Eppure è lì che fa bella mostra di sé! Solo l’occhio attento ed educato riesce a coglierne la presenza, inserito nella muratura poco al di sopra della porta laterale sinistra.
Duomo di San Miniato, Foto tratta da wikipedia.org
Non è molto grande, ed ha un’inconsueta forma rettangolare. Non ce lo aspettiamo affatto, lì sulla facciata del Duomo, ma quelle tre figure rettangolari concentriche rappresentano proprio un labirinto. Qual è il suo significato? Chi ce lo ha collocato?
Il labirinto, Foto di Francesco Fiumalbi
Gesù passava per città e villaggi, insegnando, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: “Signore, sono pochi quelli che si salvano?”. Rispose: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno”. (Luca 13,22-24)
Secondo il Cristianesimo, Dio conferisce a tutti la possibilità della Salvezza e sta all’uomo scegliere se accoglierla e renderla efficace. Il suo raggiungimento comporta un percorso di fede, un mettersi in viaggio verso Dio, ma la strada da seguire per il credente non è facile, è disseminata di pericoli. In questo senso, il cammino ascetico per giungere alla vita eterna trova nella metafora del labirinto un suo simbolo efficace.
Il labirinto ha da sempre rappresentato un simbolo controverso e ricco di fascino, fin dagli albori dell’umanità. Un esempio è rappresentato, nella letteratura greca, dal mito di Teseo, eroe ateniese che grazie al “filo” di Arianna riesce ad uscire dal labirinto costruito dall’architetto Dedalo. Molte opere letterarie, relative al mito cretese, dovevano essere conosciute anche in epoca antica e tramandate fino all’Alto Medioevo(1). Il mito fu semplicemente reinterpretato alla luce della visione cristiana del mondo e della storia: in quanto groviglio di strade, intreccio di vie che si dipanano all’interno di uno spazio delimitato, il labirinto divenne l’emblema del mondo, pericoloso, pieno di insidie e di inganni, dominato dal male e dal peccato, una «selva» intricata dalla quale era difficile uscire indenni (2). Il labirinto ha assunto vari significati, nelle epoche successive, ma quella che qui ci interessa è la prospettiva medioevale, secondo la quale tale simbolo ci appartiene soltanto in quanto vi siamo dentro. Vuole indicare, come in certi pannelli turistici, “Voi siete qui”, ma senza la freccia, che ciascuno deve poter mettere a sua coscienza; siete qui, in itinere, ed è implicito che ognuno può e deve capire quanto gli manca a raggiungere il centro e da qui l’uscita dal labirinto(3).
Le varie tipologie del labirinto medievale hanno la caratteristica comune di essere “unicursali”, sono costruite cioè sulla base di un percorso obbligato, una sola via che collega l'ingresso al centro della struttura seguendo un andamento assai tortuoso, ma privo di bivi o vicoli ciechi(4), richiamando quindi la tradizione cristiana, secondo la quale Dio ammette sì infinite strade per raggiungerlo, ma non permette trappole o digressioni, non vuole farsi beffa dell’uomo. In un labirinto unicursale è impossibile perdersi, è consentito solo andare avanti, oppure tornare indietro, ma solo dopo una scelta consapevole.
Il simbolo del labirinto, in epoca medioevale, ha conosciuto una diffusione non solo letteraria, ma anche illustrativa in bassorilievi, dipinti e intarsi, in particolare nell’ambito di edifici religiosi. Gli esempi più conosciuti sono:
1) Cattedrale di Reims, ricostruzione del labirinto, distrutto nel secolo XVIII
(Immagine tratta da http://areeweb.polito.it)
2) Cattedrale di Amiens, pavimento intarsiato
(Immagine tratta da www.liutprand.it)
3) Cattedrale di Chartres, pavimento intarsiato
(Immagine tratta da www.gothicnetwork.org)
4) Cattedrale di Rennes-Le-Chateau, lastra lapidea, pavimento della Cappella di Sant’Agata
(Immagine tratta da www.renneslechateau.it)
5) Cattedrale di Notre Dame di Guingamp
(Immagine tratta da www.wikipedia.org)
6) Basilica di San Michele Maggiore a Pavia, pavimento intarsiato
(Immagine tratte da www.duepassinelmistero.com e )
7) Pontremoli (Ms), labirinto
(Immagine tratta da www.confraternitadisanjacopo.it)
8) Lucca, Portico della Cattedrale
(Immagine tratta da www.duepassinelmistero.com)
9) Abbazia di San Galgano (Si), pittura murale
(Immagine tratta da http://corsovaiano.files.wordpress.com)
10) Convento di San Francesco di Alatri (Fr), affresco
(Immagine tratta da www.luoghimisteriori.it)
Altri esempi, oggi perduti erano presenti nella Chiesa di San Savino a Piacenza, nella chiesa di San Caprasio ad Aulla e nel Duomo di Siena.
Che cosa hanno in comune fra loro tutte queste località? Apparentemente niente. E invece una sottile linea, oggi scomparsa, le lega tutte: la via Francigena. Questo importante percorso, è bene ricordarlo, dalla Francia (alcuni, facendo riferimento a Sigerico, arcivescovo di Canterbury, sostengono che abbia inizio in Inghilterra) conduceva a Roma e da qui verso i porti di imbarco per la Terra Santa. Il peregrinare, in epoca medioevale, nasce per offrire i rischi e i sacrifici materialmente patiti in cambio di una salvezza o di un perdono metafisici(5), in alternativa ad un percorso mistico. I pellegrinaggi erano vere e proprie imprese, e non tutti avevano la possibilità fisica, ma soprattutto economica, di intraprendere viaggi del genere, che per l’epoca duravano anni. Abbiamo visto che la Chiesa riscopre la potente forza trasformatrice dell’arcaico disegno del labirinto sulla psiche umana e lo propone come strumento meditativo, come simbolo di vita, percorso che dalla morte conduce alla rinascita in Cristo(6). Allo scopo di percorrerlo fisicamente, senza la necessità di compiere grandi viaggi, nascono i grandi labirinti nei pavimenti delle cattedrali francesi.
Ma questi non sono che alcuni esempi di un sistema più ampio. Per quanto riguarda i labirinti italiani, Vanni(7) nota che se la strada di riferimento fosse la via Francigena, saremmo tenuti a ricercare tracce di altri labirinti a monte e a valle di quelle cento e poco più miglia che separano Piacenza da Lucca, ma non ne abbiamo, se non a Siena (ma non e più medievale) e a Roma. Consideriamo invece i percorsi italiani diretti a Santiago de Compostela: in questa luce, le quattro città dotate di labirinto hanno una precisa funzione catalizzante, sono altrettanti snodi viari in cui si raccolgono pellegrini afferenti da diverse ramificazioni stradali (Pavia è il collettore della viabilità che dai passi alpini occidentali e dal Piemonte porta verso sud. Piacenza raccoglie quella che dalla Rezia centrale porta a Milano e Lodi. A Pontremoli invece confluiscono non soltanto gli antichi percorsi montani che da Bobbio valicavano l’Appennino, nati per dribblare tra i capisaldi bizantini e longobardi arroccati a difesa del rispettivo limes, e forse ormai superati ai tempi del culto compostellano, ma anche tutti quei viandanti che, dall’est e dalla via Emilia, giungono a Parma e scelgono di imbarcarsi in un porto tirrenico, piuttosto che affrontare le Alpi, oppure si dirigono via terra verso Lucca. Per Lucca invece dobbiamo tener presente non solo chi giunge da sud lungo la via Francigena, ma anche chi proviene da Firenze e Pistoia per imbarcarsi nei porti di Motrone e di Pisa).
Labirinto, Lucca, Cattedrale di San Martino
Foto di Francesco Fiumalbi
E il labirinto del Duomo di San Miniato?
Come nota Francesco Onnis (8) il labirinto, ed altri elementi in marmo bianco collocati nella facciata del Duomo, potrebbero essere materiale di reimpiego proveniente da una decorazione precedente o da una chiesa più antica. La chiesa di Santa Maria in San Miniato è ricordata per la prima volta nella Bolla di Celestino III del 1195 (9). L’edificio assunse sempre maggiore importanza fino a ricevere il fonte battesimale dalla chiesa di San Genesio, constatato lo spopolamento del borgo, nel 1234 (10). In seguito avverrà la completa distruzione della chiesa di San Genesio e del villaggio di Vico Wallari, nel 1248 (11). A seguito di questo evento la chiesa di Santa Maria in castrum sancti miniati viene rinominata in chiesa dei Santi Maria e Genesio. Ed è in questo momento, che dalle rovine dell’edificio situato esattamente allo snodo fra la via Francigena e la via quinctia (l'attuale Tosco-Romagnola Est), che da Firenze conduceva al mare, potrebbe essere stato prelevato il pezzo lapideo sul quale è scolpito il nostro labirinto. La tesi di Vanni non sarebbe contraddetta, bensì confermata, e i resti lapidei ritrovati durante le campagne di scavo presso Vico Wallari (12) sono compatibili con il manufatto incastonato nella facciata del Duomo.
http://www.paesaggimedievali.it/luoghi/genesio/pag2.htm
Il fatto che anche a Lucca vi sia un labirinto, non fa che avvalorare la possibilità che il nostro bassorilievo sia stato prodotto in loco, essendo i borghi di San Genesio e San Miniato afferenti alla Diocesi lucchese fino al 1622, quando la “città della rocca” divenne sede vescovile.
Studi più approfonditi, in particolare analisi sui materiali lapidei rinvenuti, potrebbero confermare questa ipotesi.
Secondo questa chiave di lettura, il labirinto del Duomo di San Miniato, oltre alla simbologia già enunciata, acquista anche il significato, materiale, della conquista del potere da parte del castrum sancti miniati sulla pianura e del controllo esercitato sui percorsi della Toscana medioevale, di cui si fa importante nodo centrale.
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NOTE BIBLIOGRAFICHE
(1) Il mito di Dedalo e di Icaro e presente nell’alto medioevo nella letteratura cristiana, anche se le fonti primarie possono essere l’VIII libro delle Metamorfosi di Ovidio, Solino e Varrone. Il richiamo a tale mito, come metafora esegetica, è comunque costante, dai padri tardoantichi, ad esempio da Lattanzio (Divinarum institutionum Liber) ad Ambrogio (De virginitate, e altrove) ad Agostino (De civitate Dei, Liber XVIII c. XIII) fino al sec. XI, da cui si può citare il poema di Dudo Viromanensis De moribus et actis primorum Normanniae ducum (Lib. II, Rollo) in PL (Patrologia Latina del Migne) Vol. 141, nonché il Chronicon Universale di Ekkehardus Uraugiensis, ibidem, Vol. 154.
(2) Novembri Valeria, Labirinti: tortuosa via che porta alla salvezza, in riv. Toscana Oggi, 06 marzo 2008.
(3) Vanni Fabrizio Il labirinto di Pontremoli, Quaderno n.5 del 2002, curato dal Centro Studi Romei.
(4) Mannello Alessandro, Labirinti medioevali, in sito internet:
http://www.comune.bologna.it/iperbole/llgalv/iperte/labirinto/labirinto/pietra/passeggiata_labirinti.htm
http://www.comune.bologna.it/iperbole/llgalv/iperte/labirinto/labirinto/pietra/passeggiata_labirinti.htm
(5) http://it.wikipedia.org/wiki/Pellegrinaggio
(6) Borrillo Ilaria, Il labirinto come simbolo del viaggio entro e oltre il limite, marzo 2010, http://www.riflessioni.it/lettereonline/labirinto-simbolo.htm
(7) Vanni Fabrizio, opera cit.
(8) Onnis Francesco, Biografia di una architettura, in AAVV La Cattedrale di San Miniato, Pisa, 2004
(9) Cristiani Testi Maria Laura, San Miniato al Tedesco, Firenze, 1967
(10) Onnis francesco, opera cit.
(11) Coturri, Il Borgo di S. Genesio, in «Bollettino dell’Accademia degli Euteleti», XIX (1955-56), p. 23
(12) http://www.paesaggimedievali.it/luoghi/genesio/index.htm
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