di Alessio Guardini e Francesco Fiumalbi
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La Sala “storica” del Municipio di San Miniato è l’ambiente più rappresentativo dell’antico palazzo civico. Costruita sul finire del XIII secolo (1), sopra le volte di quello che sarà l’Oratorio del SS Crocifisso, poi “Loretino”, è lo spazio che veniva utilizzato come Sala delle Udienze (2) all’interno del palatio novo Populi (3). Della nuova costruzione troviamo notizia anche negli Statuti comunali del 1337, quale “domo nova Leonis” (4), con evidente richiamo all’emblema comunale.
Municipio di San Miniato
Foto di Francesco Fiumalbi
Nella sala, che è stata utilizzata fino a pochi anni fa come luogo di riunione del Consiglio Comunale, vi è un suggestivo campionario di stemmi contraddistinti da fogge e dimensioni diverse. Le insegne araldiche risalgono per la maggior parte al ‘400, cioè al primo secolo in cui il libero comune di San Miniato era stato assoggettato alla Repubblica Fiorentina. Conseguentemente all’assedio del 1368-69 (5), la città gigliata aveva posto qui la sede dei propri vicari (6), i quali lasciarono, a ricordo del proprio incarico giurisdizionale, le proprie insegne familiari collocandole nella sala (7). Era uso abbastanza diffuso quello di apporre stemmi o pavesi nelle facciate, nei cortili o nelle sale dei palazzi del governo, e per questo si trovano spesso norme regolamentari anche all’interno di statuti. Ne sono esempi i palazzi di Certaldo, Volterra, Scarperia, Poppi, San Giovanni Valdarno, Cortona e molti altri (8).
Nella penultima campata di sinistra della sala, spicca, per bellezza e complessità, un dipinto raffigurante una Madonna con Bambino durante l’allattamento, cioè del tipo iconografico denominato “Madonna del Latte”. I soggetti centrali sono circondati da sette figure alate, rappresentanti ciascuna una delle sette “Virtu”, e per questo l’intero ambiente è stato ribattezzato Sala delle sette Virtù Cardinali e Teologali (9). L’affresco è completato da una cornice composta da motivi floreali e arricchita da due stemmi del Comune di San Miniato e da tre emblemi della famiglia Guicciardini, costituiti da tre “guicciarde” su sfondo azzurro, ovvero tre corni utilizzati nella caccia, passatempo preferito dalla nobiltà feudale. In basso si trova un sonetto, scritto con caratteri gotici, la cui disamina è proposta più avanti.
Sala delle Sette Virtù, Municipio di San Miniato
Foto di Federico Mandorlini
Aut. Prot. N. 3302 del 9 febbraio 2011
E’ vietata la riproduzione
La pittura è stata parzialmente danneggiata nel XIX secolo con la realizzazione delle due mensole che sostenevano i busti di Don Miniato di Grano Spagliagrani (10) e di Melchiorre di Donato Ruffelli (11), poi trasferiti nel vestibolo della Sala (12).
L’affresco è stato alterato anche da puliture e ripassature successive, come gli interventi operati da Galileo Chini nel 1898 (13) e, probabilmente, anche dal Canonico Francesco Maria Galli Angelini nel 1928 (14) durante i lavori al salone d’ingresso al primo piano, attuale sala di riunione del Consiglio Comunale (15) (in particolare lo sfondo azzurro davvero molto simile in entrambe le pitture).
CENNI DI FRANCESCO DI SER CENNI E IL MAESTRO DELLA MADONNA LAZZARONI
I soggetti centrali, la Madonna con Gesù Bambino al seno, sono state attribuite da Bernard Berenson a Cenni di Francesco di Ser Cenni (16). La tesi sostenuta dal celebre critico statunitense, di origine lituana, non è mai stata messa in discussione (17). Le figure alate, simboleggianti le sette Virtù Cardinali e Teologali, invece, dovrebbero appartenere al pennello del cosiddetto Maestro della Madonna Lazzaroni (18) anche se sono state accostate alla mano dello stesso Cenni di Francesco di Ser Cenni (19). Quest’ultima circostanza, per motivi stilistici, appare poco probabile; è più ragionevole che i due artisti abbiano lavorato alla medesima opera, come avvenuto anche nella Cappella Gianfigliazzi all’interno della Basilica di Santa Trinita a Firenze (20). Per questo motivo è stato ipotizzato che il Maestro della Madonna Lazzaroni fosse un allievo e collaboratore di Cenni di Francesco di Ser Cenni (21).
Cenni di Francesco di Ser Cenni è stato un pittore fiorentino (Firenze 1369-1415 circa) autore di molteplici opere sparse tra Firenze, Pisa, Prato, Empoli, Volterra, San Gimignano, Certaldo, Castelfiorentino, Rignano sull’Arno, San Casciano, Montespertoli e, appunto, San Miniato (22). In questa pittura, si avvertono i modi di altri pittori fiorentini, suoi contemporanei o di poco antecedenti: Taddeo e Agnolo Gaddi, Spinello Aretino e Niccolò Gerini (23). A San Miniato è presente un’altra opera di Cenni di Francesco di Ser Cenni: si tratta del San Girolamo nel suo studio che traduce la Bibbia, conservato presso il Museo Diocesano d’Arte Sacra e proveniente dalla Chiesa dei SS. Jacopo e Lucia, datato quasi certamente 1411 (24).
Vergine che allatta il Bambino circondata dalle Virtù cardinali e teologali
“Sala delle sette Virtù cardinali e teologali”, Municipio di San Miniato
Foto di Federico Mandorlini
Aut. Prot. N. 3302 del 9 febbraio 2011
E’ vietata la riproduzione
Riguardo al Maestro della Madonna Lazzaroni, artista di ambito fiorentino della seconda metà del XIV secolo, si conosce pochissimo: ha un nome “provvisorio”, ovvero non conoscendone l’identità, gli è stata attribuita una denominazione relativa ad un suo lavoro (25). E’ stato identificato come figura autonoma da Richard Offner (26) e a lui sono state attribuite numerose opere (27), alcune delle quali si trovano proprio a San Miniato: le quattro figure affrescate nella seconda crociera dell’Oratorio di Sant’Urbano, l’Annunciazione in un locale adiacente alla sacrestia e nella decorazione della cappella Armaleoni della chiesa dei SS. Jacopo e Lucia, detta di San Domenico (28).
Entrambi sono due pittori appartenenti alla cosiddetta “Scuola Giottesca”. E proprio a Giotto è riferibile il tema delle sette Virtù Cardinali e Teologali che egli aveva dipinto, nell’affresco Allegorie dei Vizi e delle Virtù, all’interno della Cappella degli Scrovegni a Padova, fra il 1302 e il 1305, anche se con modalità molto diverse (29) (tema che in seguito sarà ripreso e aggiornato, fra gli altri, da Perugino e Raffaello). Non è poi da escludere che il Maestro della Madonna Lazzaroni si sia ispirato a due importanti opere senesi della prima metà del ‘300. La prima è la Maestà affrescata da Simone Martini per il Palazzo Pubblico di Siena attorno al 1315: nel medaglione centrale in basso, all’interno delle aureole delle due figure che rappresentano la Legge Antica e la Legge Nuova (cioè Antico e Nuovo Testamento), sono elencate, in latino, le sette Virtù (30). La seconda è sempre all’interno del Palazzo Pubblico di Siena, nella Sala dei Nove, ed è l’affresco di Ambrogio Lorenzetti L’allegoria del Buon Governo dove sono raffigurate le sette virtù, insieme alla Pace e alla Magnanimità, realizzato alla fine degli anni ’30 del XIV secolo (31). Il soggetto centrale di quest’opera è il Comune di Siena, simboleggiato da un monarca in maestà, cioè seduto su un trono.
L’utilizzo del soggetto della “Madonna che allatta il Bambino” è riferibile iconograficamente ancora ad Ambrogio Lorenzetti con la sua Madonna del Latte, dipinto conservato al Palazzo Arcivescovile di Siena, datato 1324-25 (32). Altre due opere, sempre di ambito senese sono la Madonna del Latte di Lippo Memmi nella chiesa di Sant’Agostino a San Gimignano, della prima metà del ‘300, e la Madonna del Latte attribuita a Paolo di Giovanni Fei, realizzata fra il 1380 e il 1385 e conservata nel Museo dell’Opera Metropolitana del Duomo di Siena (33). Non manca neppure un esempio scultoreo di Nino Pisano, realizzato attorno al 1355, custodito al Museo Nazionale di San Matteo a Pisa (34). Si tratta di una iconografia evidentemente ben nota a Cenni di Francesco di Ser Cenni, in quanto ripropone il tipo della Madonna del Latte anche nella Pieve di San Lazzaro a Lucardo (1385-1390) e poi in un altro affresco conservato presso il Museo d’Arte Sacra di Certaldo (1405-1410) (35). Proprio nell’esempio certaldese, la Madonna che allatta il Bambino, è in piedi, all’interno di un ambiente architettonico costituito da colonne tortili che sorreggono una volta a crociera. Nell’affresco di San Miniato, invece, la Madonna è seduta, anche se il trono originario potrebbe essere stato rimaneggiato dai successivi lavori di restauro.
Nella prossima parte, tratteremo dell’iconografia e dell’iconologia dell’affresco.
Si ringrazia il Comune di San Miniato, in particolare la Segreteria del Sindaco, l’Uff. Stampa e l’Uff. Cultura per la disponibilità, Luca Macchi per i preziosi suggerimenti e Federico Mandorlini per le fotografie.
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NOTE BIBLIOGRAFICHE
(1) Lotti Dilvo, San Miniato. Vita di un’antica città, SAGEP, Genova, 1980, pag. 335.
(2) Vigneri Emanuela e Giglioli Marco, Il Palazzo comunale di San Miniato, 700 anni di storia restauri e progetti, Pacini Editore, San Miniato, 1998, pagg. 15-16.
(3) Giovanni di Lemmo Armaleoni da Comugnori (edizione a cura di Vieri Mazzoni), Diario (1299-1319), Olschki, 2008, c. 17v, pag. 22.
(4) Salvestrini Francesco (a cura di), Statuti del Comune di San Miniato al Tedesco (1337), Edizioni ETS, San Miniato, 1994, Libro IV, rubr. 13, pag. 295.
(5) Piombanti Giuseppe, Guida della Città di San Miniato al Tedesco, Tipografia Massimo Ristori, San Miniato, 1894, rist. anastatica, Bollettino dell’Accademia degli Euteleti, n. 44, 1975, pagg. 29-30.
(6) Salvestrini Francesco, Il nido dell’aquila, San Miniato al Tedesco dai vicari dell’Impero al vicariato fiorentino del Valdarno Inferiore (secc. XI-XIV), in Malvolti Alberto e Pinto Giuliano (a cura di), Il Valdarno Inferiore terra di confine nel Medioevo. Atti del convegno di studi 30 settembre – 2 ottobre 2005, Leo S. Olschki Editore, Firenze, 2008, pag. 264.
(7) Roani Villani Roberta, La decorazione del Palazzo Comunale fra arte, storia e restauro, in Roani e Latini (a cura di), San Miniato, immagini e documenti del patrimonio civico della città, Ecofor, Pacini Editore, San Miniato, 1998, pag. 24.
(8) Castellucci Leonardo, Bargellini Cosimo, I palazzi del potere, storia delle strutture pubblice delle province di Firenze, Lucca, Pistoia e Pisa, I libri del Bargello, Firenze, 1991.
(9) Cerri Roberto (a cura di), Palazzo Comunale, Sistema Museale San Miniato, Nova Stampa Arti Grafiche, Signa, 2009, pag. 11.
(10) Boldrini Roberto (a cura di), Dizionario Biografico dei Sanminiatesi (secoli X-XX), Comune di San Miniato, Pacini Editore, Pisa, 2001, pag. 265.
(11) Boldrini, Op. Cit., pag. 252.
(12) Matteoli Anna, Cenni di Francesco di Ser Cenni, in Tesori d’arte antica a San Miniato, CRSM, SAGEP, Genova, 1979, pag. 34.
(13) Roani, Op. Cit., pagg. 34-35.
(14) Ipotesi formulata da Luca Macchi durante l’evento “Conversazione sull’affresco: Madonna in trono con Bambino circondata dalle Virtù cardinali e teologali” presso il Municipio di San Miniato, organizzato dal gruppo Smartarc in collaborazione con il Comune di San Miniato – Assessorato alla Cultura, il 14 luglio 2011.
(15) ASCSM, Registro delle Deliberazioni di Giunta, 49, 1 agosto 1928, in Roani, Op. Cit., pag. 56.
(16) Cerri, Op. Cit., pag. 11
(17) Boskovits Miklòs, Ein Vorläufer der spätgotischen Malerei in Florenz: Cenni di Francesco di ser Cenni, in Zeitschrift für Kunstgeschichte, 31 Bd., H. 4 (1968), pp. 273-292.
(18) Bellosi Luciano, Come un prato fiorito. Studi sull’arte tardogotica, Jaca Book, Milano, 2000, pag. 175.
(19) Matteoli, Op. Cit., pag. 34.
(20) Strehlke Carl Brandon, Cenni di Francesco, the Gianfigliazzi, and the Church of Santa Trinita in Florence, The J. Paul Getty Museum Journal, Vol. 20 (1992), pp. 11-40.
(21) Boskovits Miklòs, Pittura fiorentina alla vigilia del Rinascimento, 1370-1400, Firenze, Edam, 1975, pag. 293.
(22) Boskovits, Pittura…, pagg. 286-293
(23) Matteoli, Op. Cit., pag. 34.
(24) Matteoli, Op. Cit., pagg. 36-39.
(25) Padovani Serena, Maestro della Madonna Lazzaroni, in A.A.V.V., Tesori d’arte antica a San Miniato, Cassa di Risparmio di San Miniato, SAGEP, Genova, 1979, pag. 30.
(26) Padovani, Op. Cit., pag. 30.
(27) Per le altre opere attribuite al Maestro della Madonna Lazzaroni, si veda anche la scheda nel catalogo on-line realizzato dalla Fondazione Federico Zeri: http://fe.fondazionezeri.unibo.it/
(28) Padovani, Op. Cit., pagg. 30-33.
(29) Pisani Giuliano, Il programma della Cappella degli Scrovegni, in Tomei Alessandro, Giotto e il Trecento. “Il più sovrano Maestro stato in dipintura”, Skira, Milano, 2009, pagg. 113-127.
(30) Carli Enzo, Simone Martini, La Maestà, Electa, Milano, 1996, pag. 12.
(31) Donato Maria Monica, Il Buon Governo, in Castelnuovo Enrico, Ambrogio Lorenzetti. Il Buon Governo, Electa, Milano, 1995, pag. 46.
(32) Berruti Paolo, La sacralità umanizzata, in Berruti Paolo (a cura di), Madonna del Latte, la sacralità umanizzata, Edizioni Polistampa, Firenze, 2006, pag. 36.
(33) Berruti, Op. Cit., pag. 167.
(34) Berruti, Op. Cit., pag. 28.
(35) Proto Pisani Rosanna Caterina, Museo