Adesione
dei sanminiatesi alla guerra contro Arezzo (1289)
[…]
Sentitasi pe’ Fiorentini la loro
diliberazione, i capitani e governatori della guerra tennono consiglio nella
chiesa di San Giovanni, per qual via fusse il megliore andare, sì che fornire
si potesse il campo di quel bisognasse. Alcuni lodavano l’andata per Valdarno,
acciò che, andando per altra via, gli Aretini non cavalcassono quivi, e non
ardessono i casamenti del contado; alcuni lodavano la via del Casentino,
dicendo che quella era migliore via, assegnandone molte ragioni. Uno savio
vecchio, chiamato Orlando da Chiusi, e Sasso da Murlo, gran castellani, temendo
di loro deboli castella, dierono per consiglio si pigliasse quella via,
dubitando che, se altra via si pigliasse, non fussono dagli Aretini disfatte,
ché erano di loro contado; e messer Rinaldo de’ Bostoli, che era degli usciti
d’Arezo, con loro s’accordò. Dicitori vi furono assai; le pallottole segrete si
dierono: vinsesi d’andare per Casentino. Ma con tutto fusse più dubbiosa e
pericolosa via, il meglio ne seguì. Fatta tal diliberazione, i Fiorentini
accolsono l’amistà; che furono: i Bolognesi con CC cavalli, Lucchesi con 200,
Pistolesi con 200; de’ quali fu capitano messer Corso Donati cavaliere
fiorentino: Mainardo da Susinana con 20 cavalli e 300 fanti a pié, messer Malpiglio Ciccioni con 25, e messer
Barone Mangiadori da San Miniato, li Squarcialupi, i Colligiani, e altre
castella di Valdelsa: sì che fu il numero, cavalli 1300 e assai pedoni. […]
D. Compagni, Cronica delle cose occorrenti ne’ tempi suoi, G. Barbera Editore,
Firenze, Libro I, pp. 19-20.
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