05/06
SAN MINIATO NELLA CRONICA DI DINO COMPAGNI
Conseguenze
della cacciata di Giano della Bella (1295)
[…]
Scacciato Giano della Bella a dì 5 di
marzo 1294 (da leggere in stile ab incarnatione, ovvero 1295, n.d.r.] e
rubata la casa e meza disfatta, il popolo minuto perdé ogni rigoglio e vigore,
per non avere capo; né a niente si mossono. I cittadini chiamarono per Podestà
uno che era Capitano. […] i cittadini rimasono in gran discordia; chi il
lodava, e chi il biasimava. Messer Giovanni di Celona, venuto a petizione de’
Grandi, volendo fornire ciò che promesso aveva, e aquistare ciò che gli era
stato promesso, domandava la paga sua di cavalli 500 che seco avea menati.
Fugli dinegata, essendogli detto non avea atteso quello avea promesso. Il
cavaliere era di grande animo: andossene ad Arezo agli adversari de’ Fiorentini
a’ quali disse: «Signori, io sono venuto in Toscana a petizione de’ Guelfi da
Firenze: ecco le carte: i patti mi niegano; ond’io e’ miei compagni saremo con
voi a dar loro morte come a nimici». Onde gli Aretini, i Cortonesi, e gli
Ubertini, li feron onore. I Fiorentini, sentendo questo, mandorono a papa
Bonifazio, pregandolo che si inframmettesse in fare tra loro accordo. E così
fece: che giudicò i Fiorentini li dessono fiorini 20.000; i quali gliel
dierono; e rifatti suoi amici, vedendo che gli Aretini si fidavano di lui,
ordinorono con lui che, tornando ad Arezo, si mostrasse nostro nimico, e che li
conducesse a tòrci Saminiato, che
dicea appartenersi a lui per vigore d’Inperio, per lo quale era venuto e aveane
mandato. Ma uno, il quale sapea il segreto, il palesò per leggiereza d’animo, e
per mostrare sapea le cose segrete; e colui a cui lo disse, lo fece assapere a
messern Ceffo de’ Lanberti: onde gli Aretini lo sentirono, e al cavaliere
dierono licenzia con tutta la sua gente. […]
D. Compagni, Cronica delle cose occorrenti ne’ tempi suoi, G. Barbera Editore,
Firenze, Libro I, pp. 39-41.
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