ADDSM – 1278, 27 APRILE. MALPIGLIO PODESTA’ DI AREZZO
SPOGLIO: Il Comune di Firenze richiede al
Comune di Arezzo il prestito di dodicimila lire fattogli da molto tempo.
Arezzo, 27 aprile 1278 [in margine: Instrumentum
requisitionis facte Comuni Aretii per Comune Florentie debiti librarum XIIm].
Il documento originale
è conservato in triplice copia presso l’Archivio di Stato di Firenze, Fondo Capitoli, Registri, n. XXVI, c. 238; n. XXIX, c. 289; n. XXXIII, c. 183.
COMMENTO di Francesco
Fiumalbi
Il documento proposto
in questa pagina è datato all’anno 1278, in un periodo in cui il Comune di
Arezzo poteva ancora vantare una completa autonomia politica, sebbene
oscillante fra la sfera guelfa e quella ghibellina. Siamo nel decennio che
precede la battaglia di Campaldino (1289), quando la città aretina divenne il
centro del ghibellinismo toscano. Tuttavia l’anno 1278 si inserisce in un
periodo di grande stabilità per la città, tanto che il Vescovo Guglielmo degli
Ubertini dette avvio ai lavori per la costruzione della nuova chiesa cattedrale, dedicata ai
SS. Pietro e Donato.
Tornando all’atto
proposto, questo presenta un particolare motivo di interesse per San Miniato.
Infatti, dalle informazioni collaterali all’oggetto specifico del documento –
la restituzione di un prestito di 12 mila lire al Comune di Firenze – troviamo
un tale Malpiglio da San Miniato a ricoprire la carica di podestà del Comune di
Arezzo. Inoltre è indicato anche un secondo sanminiatese, un tale Miniato
Iacobi (forse da leggere come Miniato di Iacopo) che svolgeva la professione di
notaio per conto di Malpiglio. Infatti quando venivano eletti i podestà, questi
si portavano dietro la propria “squadra”, ovvero i collaboratori più stretti e
fidati. D’altra parte, il podestà doveva avere competenze politiche notevoli ed
aveva bisogno di “tecnici”, esperti di diritto pubblico, amministrativo e
consuetudinario, affinché l’azione politica fosse incisiva e funzionale.
Malpiglio faceva parte
della consorteria sanminiatese dei Malpigli-Ciccioni, potente famiglia del
Terziere di Castelvecchio. Nato intorno al 1240, era figlio di Arrigo di
Malpiglio di Ranieri. Nel 1268 si impegnò per scambiare il padre Arrigo,
imprigionato a Pisa, con il Conte Pigello da Ganfalandi detenuto a Volterra. Fu
Podestà ad Arezzo (1276 e 1278), di Prato (1279 e 1290), di San Gimignano (1279
e 1284). Nel 1297 risultò ormai defunto. Tuttavia Malpiglio non era solo un
politico, bensì anche un miles, un uomo d’armi, come dimostra la sua
presenza sul campo di battaglia a Campaldino (1289), in cui si distinse a guida
di un contingente armato costituito da 25 sanminiatesi. Curioso il fatto che
fosse impegnato in prima persona, proprio lui che era stato Podestà di Arezzo
nel 1276 e nel 1278 e che, dunque, poteva vantare legami significativi con l’ambiente
aretino.
In qualche modo
Malpiglio raccolse l’eredità del nonno Malpiglio, che fu Podestà a Treviso,
Padova e Siena negli anni ’20 del XIII secolo, mentre non abbiamo attestazioni
significative dell’attività del padre, Arrigo, se non che era stato Vicario
Imperiale a Poggibonsi nel 1242. Aveva un fratello di nome Piglio e due figli, Bertoldo
e Filippo. Il primo rinverdirà i fasti del bisnonno Malpiglio, divenendo Podestà
a Padova (1298), Orvieto (1300), San Gimignano (1307), Bologna (1307, 1308) e Capitato
del Popolo a Perugia (1310-1311) e Prato (1313), per poi essere catturato dai
Pisani durante la Battaglia di Montecatini (1315). Il secondo fu Podestà a San
Gimignano (1294) e Capitano del Popolo a Orvieto (1306).
In ogni caso, questo
documento rappresenta una dimostrazione di come il Comune di San Miniato avesse
un ruolo politico importante nello scacchiere politico della Toscana del tempo
e di come la propria classe dirigente avesse maturato un rango elevato, tanto
che i suoi esponenti venivano chiamati a ricoprire incarichi politici al
vertice delle principali città della regione. Questa situazione durerà ancora
per qualche decennio fino alla prima metà del ‘300, quando, con l’allargamento
dell’egemonia di Firenze sulla Toscana, le cariche politiche e le strategie
cittadine saranno sempre più fiorentino-centriche.
Fonti e
bibliografia: Cronica
delle cose occorrenti ne’ tempi suoi di Dino Compagni, a cura di G.
Luzzatto, Giulio Einaudi Editore, Torino, 1968, Libro VII, Cap. CXXXI, p. 161; V.
Mazzoni, Le famiglie del ceto dirigente sanminiatese (secc. XIII-XIV). Prima
parte, in «Miscellanea Storica della Valdelsa», Anno
CXVI, n. 1-3 (315-317), Edizioni Polistampa, Firenze, 2011, pp. 180, 217-218;
V. Mazzoni, San Miniato al Tedesco. Una terra toscana nell’età dei comuni
(secoli XIII-XIV), Società Storica della Valdelsa, Pacini Editore, Pisa,
2017, pp. 125, 180-181].
TRASCRIZIONE
Il documento originale
è conservato presso l’Archivio di Stato di Firenze, Fondo Capitoli, Registri, n.
XXVI, c. 238; n. XXIX, c. 289; n. XXXIII, c. 183.
Di seguito è proposta
la trascrizione, tratta da Documenti per
la storia della Città di Arezzo nel Medio Evo, a cura di U. Pasqui, Vol. 2,
R. Deputazione di Storia Patria, Firenze, 1916, pp. 444-445.
In Dei nomine amen. Anno incarnationis eius Millesimo
ducentesimo septuagesimo octavo, indictione sexta, due vigesimo septimo mensis
aprelis. Actum Aretii, presentibus testibus domino Aldobrandino de Piscia et
domino Benedicto de Silva iudice et Miniato Iacobi de sancto Miniate notario
domini Malpillii de sancto Miniate potestatis Aretii feliciter. Clareat omnibus
evidenter quod Nexius filius Ugolini Iunte sindicus et procurator Comuni
Florentie et masse partis Guelforum de Florentia a domino Guidone de Corigia
capitaneo dicte masse et XII bonis viris positis super bono statu et custodia
civitatis et Consilio generali etiam credentie dicte masse ad hec specialiter
constitutis, ut in carta dicti dindicatus facta manu Amatoris domini Grassi
parmensis notarii dicti domini capitanei sub predictis anno et indictione,
silicet die sabati nono aprelis, plenarie continetur, tamquam sindicus et
procurator dicti Comunis et masse, procuratorio nomine et sindicatus nomine pro
ipsis Comuni Florentie et massa, coram Berardo notario qui predicta rogavit et
inbreviavit, et testibus suprascriptis, petiis et requisivit dictum dominum
Malpillium potestatem Arreti et dominum Egidium de Viterbio iudicem et vicarium
domini Corradi de Alvianis capitanei populi Aretini et XXIIII, nec non et
Consilium generale CCC dicti Comunis Aretii, ut reddant et restituant cum
effectu sibi predictis Comuni Florentie et masse libras duodecim milia a dicto
Comuni Florentie dicto Comuni Aretii mutuatas, vel a dicto Comuni Aretii sive
ab eius sindico dicto Comuni Florentie ex mutuo promissas, cum ipse sit paratus
eas recipere, et inde finem facere et quietationem secundum iuris ordinem,
rogans me Berardum notarium de predictis facere publicum istrumentum.
Ego Giunta condam Splillian Burnecti imperiali autoritate
iudex et notarius predicta omina rogata et imbreviata a Berardo Renaldi Accorsi
imperiali auctoritate iudice ordinario et notario ex commissione michi ab eo
facta, predicta omina hic scripsi et in publicam formam redegi, ideoque
subscripsi et meum signum apposui.
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