Era il 7
aprile 1944, il Venerdì Santo. Quell'anno si prospettava una Pasqua
davvero molto difficile, con l’Italia spaccata in due: al
centro-nord la Repubblica Sociale Italiana e l'occupazione tedesca, a
sud l’Italia liberata. Gli eserciti si stavano fronteggiando a sud
di Roma e le linee di difesa germaniche opponevano una forte
resistenza all'avanzata alleata. E’ in questo contesto che prese
avvio la cosiddetta “Operation
Strangle”, l’operazione
“strangolamento”. La strategia era quella di interrompere o
ridurre il più possibile le linee di approvvigionamento tedesche
attraverso l’uso massiccio dell’aviazione, con operazioni di
interdizione aerea, bombardamenti e incursioni. Nelle intenzioni
degli Alleati ciò avrebbe dovuto costringere la Wehrmacht a
ritirarsi, cosa che in effetti avvenne, ma solo dopo l’Operazione
Diadem, o Quarta Battaglia di Montecassino
nel maggio successivo. Dal luglio 1944 la difesa si spostò sulle
rive dell'Arno e dall'autunno sulla linea Gotica.
Foto di
Francesco Fiumalbi
Dunque, agli
inizi di aprile, le forze aeree alleate erano impegnate a colpire gli
obiettivi strategici, i depositi e le vie di comunicazione
dell’Italia centro-settentrionale per “strangolare” il nemico
tedesco. Inutile dire che i bersagli più importanti erano le linee
ferroviarie ed in particolare i ponti, poiché una volta danneggiati
o distrutti venivano ripristinati con maggiore difficoltà e potevano
passare anche diverse settimane prima che la linea fosse di nuovo
percorribile. Bloccare una ferrovia significava arrecare gravi danni
con uno sforzo relativamente limitato, e costringere l'avversario a
dover adoperare decine e decine di camion per trasportare le truppe,
le munizioni e i generi alimentari che potevano essere caricate su un
unico treno. Nel caso di San Miniato Basso, la stazione era situata
all’intersezione fra la ferrovia e l’unica strada che metteva in
comunicazione San Miniato al ponte di Fucecchio: colpire in quel
punto avrebbe significato interrompere non solo la viabilità
ferroviaria, ma anche quella veicolare.
In realtà non si trattò di un vero e proprio
bombardamento. Con tale appellativo, infatti, vengono indicate le
operazioni pianificate: una squadra di bombardieri, scortata dai
caccia, si alza in volo con un obiettivo specifico, lo colpisce e fa
rientro alla base. Invece nel caso della stazione di San Miniato si
trattò di un’incursione aerea, ovvero di un’operazione
estemporanea: alcuni aerei, passando dalla zona, si resero conto che
quello poteva essere un nodo strategico e quindi non esitarono a
colpirlo. La vera novità dell'operazione Strangle,
infatti, fu l'utilizzo di cacciabombardieri, ovvero aerei in grado di
sostenere il combattimento aereo ma anche di sganciare ordigni e
quindi di colpire bersagli a terra. Erano aerei che non avevano la
capacità distruttiva delle “fortezze
volanti”,
ma erano in grado di svolgere operazioni molto più rapidamente
(erano molto più veloci dei bombardieri) e soprattutto potevano
scendere in picchiata e raggiungere un grado di precisione nettamente
superiore. Proprio a partire dall'aprile del 1944 i cacciabombardieri
statunitensi P47
“Thunderbolt”
– “fulmine”
di nome e di fatto –
cominciarono ad attaccare quotidianamente le vie di comunicazione
toscane, ed in particolare le ferrovie. La base di partenza era la
Corsica liberata: dall'Aeroporto
di Bastia
e dalla base di Alto
(oggi dismessa). Qui erano dislocate le “ali” della Twelfth
Air Force
statunitense ed in particolare del 57th
Fighter Group
che nei primi giorni di aprile 1944 superò le 50 sorties
al
giorno.
Da un punto
di vista tattico, durante le sortite aeree i piloti, oltre a cercare
di colpire obiettivi prestabiliti e pianificati, avevano carta bianca
sui cosiddetti
targets
of opportunity,
i bersagli estemporanei dettati dall'opportunità del momento. E uno
di questi fu proprio la stazione di San Miniato-Fucecchio. Per chi
desiderasse approfondire l'argomento delle operazioni aeree alleate
sui cieli della Toscana durante la Seconda Guerra Mondiale, rimando
all'articolo
di Claudio Biscarini dal titolo Bombs
away!
pubblicato sul sito Della Storia d'Empoli.
Immagine
tratta da Wikipedia
Utilizzo
ai sensi dell'art. 70 c. 1-bis della Legge 22 aprile 1942 n. 633
Nel
drammatico episodio, che scosse la comunità di San Miniato Basso,
persero la vita quattro persone: Pietro Chiavarelli, 47 anni,
originario di San Giovanni Valdarno (FI) e “gestore” per le Ferrovie; la moglie
Matilde Zazzeri, 43 anni insegnante elementare, e la figlia Piera Chiaravelli di 8 anni.
Gli altri due figli, Vilna e Vico, sopravvissero miracolosamente. La
quarta vittima fu Rosa Ulivieri di 67 anni, vedova. Insomma, se
l'Italia viveva la “guerra ai civili” determinata
dall'occupazione tedesca, anche gli Alleati non si fecero scrupolo a
colpire la popolazione civile. Basti pensare che nel territorio
sanminiatese le vittime civili per mano alleata superarono
abbondantemente quelle causate dall'esercito germanico. Per chi
desiderasse approfondire la storia della famiglia Chiavarelli e di
Rosa Ulivieri può consultare la pubblicazione curata da Don Luciano
Niccolai, Una lapide per non dimenticare. Le
vittime dell'ultima guerra a San Miniato Basso,
Parrocchia
dei Santi Martino e Stefano – San Miniato Basso, 2013, pp. 41-44.
La
zona della stazione prima della guerra in una foto d'epoca: a sx
l'edificio dove attualmente c'è il bar e l'edicola; a dx la casa del
gestore Chiaravelli distrutta durante l'incursione
La
foto è stata pubblicata nel gruppo FB
Utilizzo
ai sensi dell'art. 70 c. 1-bis della Legge 22 aprile 1942 n. 633
Dell'incursione
aerea sulla stazione di San Miniato rimane memoria nel Diario
di Enzo Giani. Di seguito è proposto un estratto di Una
ferrovia sulla linea del fronte. 1942-1944 Diario di Enzo Giani,
a cura di C. Giani, F. Mandorlini, L. Niccolai, A. Zizzi, F.M.
Edizioni, San Miniato, 2003, pp. 105-106:
S.
Miniato Basso – Venerdì Santo – 7 Aprile 1944
Dalle
ore 14 circa e fino alle ore 16,30 sono passate tre o quattro volte
le formazioni di bombardieri inglesi scortati da caccia. Alle ore
17,15 circa io stavo studiando e facendo il riassunto delle lezioni
di movimento, quando ho sentito nominare il mio nome da Feliciana; mi
sono affacciato alla finestra credendo che ci fossero il Marianelli e
il Battini con i quali avevo fissato qui per poi andare alla
stazione. Mi sono affacciato alla finestra ed ho sentito gli
apparecchi. Mi sono gettato fuori di casa e siamo scappati sopra al
rifugio. Erano apparecchi da caccia che giravano sopra alla stazione,
si incrociavano, tornavano indietro, poi uno di questi si è lanciato
in picchiata mentre noi siamo riusciti ad entrare nel rifugio.
Abbiamo udito un'esplosione seguita da altre due o tre, e
accompagnate dall'ululare dei motori in picchiata. La paura ci ha
invaso in quei momenti terribili, tutti rannicchiati lì dentro fissi
in un solo pensiero che si confonde fra la vita e la morte. Quando
sono uscito ho veduto tutto il fumo dalla parte della stazione, e
infatti è stato quello l'obiettivo di quei sedici cacciabombardieri.
Poco dopo è tornata mamma che era andata a fare l'erba nei campi
limitrofi alla ferrovia. Gli impianti colpiti sono la casa del
gestire e di Matteucci, la ferrovia da ambedue le parti del
fabbricato viaggiatori e lo scalo merci. Altre bombe sono cadute
negli orti dei capi stazione. Il Brotini è rimasto ferito ad una
spalla; la signorina Rossi ferina nel dorso ed il figlio del titolare
ferito alla testa. Altri feriti: il Matteucci e sua moglie e
contusioni le hanno riportate il capo stazione Rossi. Il Chiaravelli,
sua moglie e sua figlia (la piccola), non li hanno ancora trovati
perché sepolti dalle macerie. Speriamo che siano ancora vivi! E'
cosa indegna e vergognosa per una umanità che si vanta civile il far
guerra alle popolazioni inermi. […]
S.
Miniato Basso – Sabato – 8 Aprile 1944
[…]
Sono
stato a far visita a Livia che era a casa, la quale se l'è cavata
con qualche ammaccatura. Poi sono andato dal Brotini il quale è
all'ospedale con una spalla rotta e poi da Gino alla Badia che è
ferito alla testa ma sta abbastanza bene anche lui. Alla Badia vi era
anche il capo stazione. Ieri sera il Capo non era neppure nelle
facoltà mentali. Stasera sono andato alla stazione a vedere per bene
dove è stata bombardata. Ho veduto anche i morti ma erano
irriconoscibili perché tutti a pezzi. Solo la testa della bambina si
riconosceva un poco. Tutti i brandelli dei cadaveri erano mischiati
in una sola cassetta. Il Gestore non era stato ancora trovato.
S.
Miniato Basso – Domenica di Pasqua – 9 aprile 1944
[…]
Alle
ore 18 sono state benedette le salme del Chiaravelli, della sua
Signora, della Bimba e dell'altra Signora vittime dell'incursione
aerea di Venerdì Santo. Il Proposto [Don
Nello Micheletti, n.d.r.] ha
fatto un breve discorso che ha commosso tutti. Erano presenti anche
Vico e sua sorella [Vico
e Vilna erano gli altri due figli del gestore Chiavavelli,
sopravvissuti, n.d.r.] Dopo
che il sacerdote ha dato la benedizione alle salme si è composto il
corteo di accompagnamento che ha seguito i carri funebri fino al
cimitero. Era presente moltissima gente.
La scalinata realizzata dove un tempo era la casa del gestore
presso la stazione ferroviaria di San Miniato-Fucecchio
presso la stazione ferroviaria di San Miniato-Fucecchio
Foto di Francesco Fiumalbi
Erano i miei nonni e la mia piccola zia.....
RispondiEliminaOra io ho nipoti e spero che nessuna guerra li porti inutilmente via......