martedì 24 novembre 2015

“DA GIUDITTA” LOCANDA IN FIRENZUOLA

Parlando di nonno Nuti, con la mia tata Ines, lei, la vera e unica nipote del Nuti, mi raccontava giorni orsono del Nuti come lei se lo ricordava. Per me che l'ho conosciuto alle soglie degli 80 anni, era solo il mio nonno Nuti che mi ha cresciuto. Ines se lo ricorda anche “giovane”: “Di capelli rossi, basso e anche bruttino”. Da questi ricordi, quelli della mia tata Ines, è venuto fuori questo racconto, frutto in parte di fantasia....

DA GIUDITTA” LOCANDA IN FIRENZUOLA

Il Nuti ha sempre fatto il calzolaio, iniziando dalla bottega del babbo, lungo il corso principale di Firenzuola. Qualche scarpone per contadini e montanari, ma anche scarpe fini da donna, quelle da passeggio, da sfoggiare alla messa la domenica o per la festa di San Giovanni patrono, come il giorno di mercato: ogni lunedì. Nuti che si sposa nella primavera del 1900 con Giuditta, conosciuta in uno dei suoi viaggi a Scarperia, la quale apre una locanda proprio all'inizio del corso, incastonata dentro le storiche mura, appena passato Porta Fiorentina. Mentre il Nuti non abbandona il mestiere di calzolaio, anche se cerca di dare una mano in locanda. Diversi in tutto, come li ricorda Ines la nipote: il Nuti piccolo, di capelli rossi e anche brutto; Giuditta alta, bella e bionda come poche allora. È lei la vera conduttrice della locanda.

Quando di sera passi dalla locanda, Giuditta è in cucina o a servire al banco. Il Nuti, anche se qualche volta porta a tavola o mesce quartini di vino, è attratto verso sera dall'amico di turno a farsi una partita a carte, per una partita che dura quasi sempre fino all'orario di chiusura. Giuditta a lavorare e il Nuti alle carte, a fare spesso il “quarto” quando per uno, quando per un altro: tutti amici. Non si tira mai indietro. Addetto più a far gli onori di casa che alla tavola. Passata l'ora di cena, la locanda funziona da mescita e attira irresistibilmente tutta una assortita schiera di amici più o meno dichiarati, i quali con la scusa della partita a carte, vengono a farsi qualche gotto di vino, con quei pochi spiccioli che si ritrovano in tasca a fine giornata. I più, amici contradaioli, o bottegai vicini d'uscio, anche se qualcuno preferisce andarsene a veglia nel Caffè di Piazza, come il farmacista e l'impiegato delle poste.

Troppo chiassosi quegli amici radunati sotto il lume a farsi qualche scozzo a carte e diversi quartini equamente divisi e offerti da chi ne ha di più, di “franchi” in tasca. E il Nuti a mescere e a gradire sopratutto da amici come il lattaio, Tonino il maniscalco, Santino il barrocciaio, Agnolo il barbiere di piazza e sopratutto l'amico di infanzia di Ca' Buraccia, Bastiano il figliolo del Nanni, di mestiere commesso viaggiatore. Non manca mai la sera, lui che fa la spola tra Firenzuola, Scarperia e Firenze. Di regola gioca in coppia col Nuti, mai di soldi. Non ne corrono in quegli anni. Quando è l'ora di spegnere il lume, come sentenzia Giuditta sempre preventiva, il vino ha smesso di scorrere e ha cominciato a fare i suoi effetti. Ognuno raccatta il proprio sigaro, o la pipa col tabacco e se ne esce, a cercare l'uscio di casa, alla tremula luce dei lampioni rimasti accesi nelle cantonate. Il Nuti aiuta Giuditta a mettere le imposte alle finestre e all'uscio di bottega, e mette la stanga spegnendo il lume prima di salire le scale che portano al piano di sopra e a letto.

Altra solfa il lunedì, giorno di mercato. Giorno che comincia quando fuori è ancora buio con l'arrivo dei primi barrocci dalle campagne vicine, da Polventa, da Covigliano e dalle altre frazioni.
- “Ma di cosa ti eri innamorata? È anche brutto.” - domanda una volta Ines a sua nonna Giuditta.
- “Brutto no! Forse piccolo, ma non brutto. È sempre stato un uomo onesto, un bravo calzolaio, ricercato sopratutto per gli scarponi da montagna.” -


Ed è così che se li ricorda la nipote Ines quei lunedì, secondo i racconti di nonna Giuditta, quando Corinna, la mamma, era ancora piccola e non aveva l'età per andare a scuola. Lunedì, giorno di mercato a Firenzuola, ma per tutta la valle del Santerno, che diventa il giorno più importante per la locanda e anche per il Nuti, impegnato, almeno sulla carta e nelle intenzioni, a ricevere ordini, a ritirare scarpe da risuolare, e a consegnare il lavoro, sia di calzolaio che di ciabattino, fatto nel corso della settimana. Clienti, sopratutto quei montanari che non rinunciano a munirsi di scarponi su misura, necessari sopratutto in inverno a percorrere i sentieri scoscesi che portano a Firenzuola.

Giornata intensa per la Locanda, a fare da mescita nel corso di tutta la mattinata, quando il corso principale è tutto un fermento, tra i banchi allineati al centro della strada e le botteghe che si aprono sotto i loggiati che fanno da cornice al corso, iniziando proprio da Porta Fiorentina e dalla locanda di Giuditta. Giuditta che, tra una mescita e l'altra, prepara zuppa di pane, minestra di verdura, stufato e polenta per i clienti che arriveranno tra mezzogiorno e l'una, mentre accudisce anche alla piccola Corinna che di regola gioca in un cantone con una bambola di pezza, la quale all'ora di pranzo, va a rifinire con la sua bambola, dentro una bigoncia di legno, lontano dai pericoli e dagli avventori. Intanto il Nuti tra un cliente e l'altro, mentre consegna le riparazioni della settimana, mentre prende le misure per qualche scarpone nuovo in vista dell'inverno e incassa alcune decine di 'franchi' a saldo o in acconto del lavoro da fare, non disdegna, mai, un gotto di vino offerto in cambio di uno sconto sul lavoro appena incassato. Agli amici soliti, i quali, ad inizio e a fine mattinata, si affacciano per salutare Giuditta e il Nuti, ma sopratutto per farsi un bicchiere d'avvio e uno da aperitivo, invocando la compagnia del Nuti... come può il Nuti tirasi indietro? Non ci riesce neppure quando poi, anche se non in ordine di tempo, arrivano i soliti commessi viaggiatori, i procaccia a consegnare lesine, filati e chiodi ma anche l'amico Bastiano.

- “Quanti amici ha il tuo nonno Nuti! Passano tutti il lunedì a chiamarlo... “Nuti andiamo a bere”... e lui non è buono a dire di no a nessuno. Lo conoscono tutti dalle parti di Firenzuola. Grandi amicizie quelle del Nuti” -
Amicizie che mai è riuscito a rifarsi dopo guerra a San Miniato.
- “E poi? come va a finire? Che fa dopo?” -
La domanda della piccola Ines a nonna Giuditta.

- “Non lo cercate il Nuti il lunedì sera, non ci arriva mai. Lo vedo quando è fatto e non potrebbe aiutarmi nella locanda. 'Vai a letto' gli dico. E lui non se lo fa dire due volte e non lo rivedi fino alla mattina dopo, anche se non ha cenato. Anche i suoi amici lo sanno e la sera del lunedì a Firenzuola nessuno cerca il Nuti, a carte si gioca 'con il morto'.” -


Adolfo Nuti

Collezione di Giancarlo Pertici

domenica 22 novembre 2015

DONNA PERCHE' PIANGI - PRESENTAZIONE DEL DIPINTO DI LUCA MACCHI A MARZANA

a cura di Francesco Fiumalbi

Domenica 15 novembre 2015, presso la chiesa parrocchiale dei SS. Ippolito e Cassiano di Marzana, si è svolta la presentazione dell’opera di Luca Macchi dal titolo “Donna perché piangi”, che propone l’immagine dell’incontro fra Maria di Magdala e Cristo Risorto fuori dal sepolcro. La pittura, realizzata con tempera vinilica su tavola, ha dimensioni davvero notevoli, ben 202x262 cm, e fa il paio con un'altra pittura (opera di Gianfranco Giannoni) sulla parte opposta della controfacciata. L'opera di Luca Macchi è collocata sul lato destro, entrando in chiesa.

Al termine della celebrazione eucaristica sono intervenuti la Prof. Anna Padoa Rizzo (Università degli Studi di Firenze), l'autore Luca Macchi e Don Antonio Sergianni. Successivamente l'opera è stata benedetta.

Di seguito il video con gli interventi:

"Donna perché piangi" - Presentazione del dipinto di Luca Macchi
Video di Francesco Fiumalbi

Luca Macchi e Don Antonio Sergianni di fronte all'opera
Foto di Francesco Fiumalbi

lunedì 16 novembre 2015

[VIDEO] PIAN DELLE FORNACI - PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI GIANCARLO PERTICI

a cura di Francesco Fiumalbi

Sabato 14 novembre 2015 si è tenuta, presso l’Aula Pacis di San Miniato, la presentazione del libro di Giancarlo Pertici dal titolo “Pian delle Fornaci”. Grande partecipazione di pubblico, salutata da numerosi interventi (Anna Braschi, Luigi Latini, Daniela Bianconi) coordinati dal Andrea Mancini (La Conchiglia di Santiago). Un libro, quello di Giancarlo Pertici, che raccoglie in antologia i racconti che ha scritto nell’ultimo anno e condiviso sulle pagine di Facebook e disponibili anche su Smartarc. Una serie di testi che riescono, con semplice lucidità, a restituire un affresco della vita sanminiatese (ed in particolare della zona dello Sciòa) fra gli anni ’50 e ’60 del ‘900. Si tratta, quindi, di un’opera narrativa dal grande valore per la memoria storica.

Di seguito il video della presentazione:

Presentazione del libro di Giancarlo Pertici “Pian delle Fornaci”
Video di Francesco Fiumalbi

Di seguito alcune immagini della serata.

Un momento della presentazione
Foto di Francesco Fiumalbi

Un momento della presentazione
Foto di Francesco Fiumalbi

Un momento della presentazione
Foto di Francesco Fiumalbi

mercoledì 11 novembre 2015

“DONNA PERCHE’ PIANGI” – PRESENTAZIONE DEL DIPINTO DI LUCA MACCHI – DOM 15 NOVEMBRE 2015

Domenica 15 novembre 2015, presso la chiesa parrocchiale dei SS. Ippolito e Cassiano di Marzana, si terrà la presentazione dell’opera di Luca Macchi dal titolo “Donna perché piangi”, che propone l’immagine dell’incontro fra Maria di Magdala e Cristo Risorto fuori dal sepolcro.

La pittura, realizzata con tempera vinilica su tavola, ha dimensioni 202x262 e sarà presentata dall’autore e dalla Prof. Anna Padoa Rizzo (Università degli Studi di Firenze) alle ore 11.00, al termine della celebrazione eucaristica.

Di seguito la locandina:


sabato 7 novembre 2015

LA DISASTROSA ALLUVIONE DEL 4 NOVEMBRE 1333

a cura di Francesco Fiumalbi

Quando si sente pronunciare la data del 4 novembre, la mente corre immediatamente alla grande alluvione che colpì la Toscana, ed in particolare la città di Firenze, nell’anno 1966. Anche la zona del Valdarno Inferiore fu inondata: l’area empolese, Fucecchio, Santa Croce. Probabilmente il territorio di San Miniato fu interessato solo in modo marginale.
La cosa davvero curiosa è che 633 anni prima, nello stesso identico giorno, la Toscana e la città di Firenze, vennero colpite da una inondazione altrettanto devastante. Anche il territorio sanminiatese venne colpito dalla calamità e non mancarono danni e disagi per la popolazione del tempo. Di questo episodio rimane la straordinaria testimonianza offertaci dalla cronaca del fiorentino Giovanni Villani che riproponiamo di seguito [Croniche di Giovanni, Matteo e Filippo Villani secondo le migliori stampe e corredate di note filologiche e storiche, Vol. I, Trieste, 1857, pp. 374-375].

LA GRANDE PIOGGIA – Il Villani fa iniziare il racconto dell’alluvione con la grandissima pioggia che, incessantemente, cadde per quattro giorni e quattro notti. Una perturbazione molto violenta, caratterizzata anche dalla caduta di molti fulmini. Oggi, forse, si parlerebbe di “bomba d’acqua” o di “piccolo ciclone”.
«Nelli anni di Cristo MCCCXXXIII, il dì di calen di novembre [il primo novembre, n.d.r.], essendo la città di Firenze in grande potenzia, e in felice e buono stato, più che fosse stata dalli anni MCCC in qua, piacque a Dio, come disse per la bocca di Cristo nel suo Evangelio: «Vigilate, che nnon sapete il dìe né l’ora del iudicio Dio», il quale volle mandare sopra la nostra città; onde quello dì de la Tusanti cominciòe a piovere diversamente in Firenze ed intorno al paese e ne l’alpi e montagne, e così seguì al continuo IIII dì e IIII notti, crescendo la piova isformatamente e oltre a modo usato, che pareano aperte le cataratte del cielo, e con la detta pioggia continuando grandi e spessi e spaventevoli tuoni e baleni, e caggendo folgori assai; onde tutta gente vivea in grande paura, sonando al continuo per la città tutte le campane delle chiese, infino che non alzòe l’acqua; e in ciascuna casa bacini o paiuoli, con grandi strida gridandosi a Dio: «Misericordia, misericordia!» per le genti ch’erano in pericolo, fuggendo le genti di casa in casa e di tetto in tetto, faccendo ponti da casa a casa, ond’era sì grande il romore e ’l tumulto, ch’apena si potea udire il suono del tuono

LA ROTTURA DEGLI ARGINI – All’ora nona (le 15 del pomeriggio) del 4 novembre 1333, il livello dell’Arno a Firenze aveva ormai quasi raggiunto il suo massimo. Dopo aver sommerso ampie zone a monte della città, si prospettava il disastro, come in effetti avvenne. Nelle prime ore notturne, verosimilmente intorno alle 20 di quella sera, il fiume ruppe gli argini nella zona di Santa Croce e devastò tutti i quartieri prossimi al corso d’acqua.
«Per la […] quale cosa giuovedì a nona a dì IIII di novembre l’Arno giunse sì grosso a la città di Firenze, ch’elli coperse tutto il piano di San Salvi e di Bisarno fuori di suo corso, in altezza in più parti sopra i campi ove braccia VI e dove VIII e dove più di X braccia; e fue sì grande l’empito de l’acqua, non potendola lo spazio ove corre l’Arno per la città ricevere, e […] nel primo sonno di quella notte ruppe il muro del Comune di sopra al Corso de’ Tintori incontro a la fronte del dormentorio de’ frati minori per ispazio di braccia CXXX; per la quale rottura venne l’Arno più a pieno ne la città, e addusse tanta abondanza d’acqua, che prima ruppe e guastò il luogo de’ frati minori, e poi tutta la città di qua da l’Arno; generalmente le rughe coperse molto, e allagò ove più e ove meno […].»

FIRENZE COMPLETAMENTE SOMMERSA – Per dare prova delle proporzioni raggiunte dall’inondazione, il cronista si prodiga nel descrivere la situazione dalle acque misurando il livello in rapporto alle chiese e ai luoghi pubblici, quali punti di riferimento. La sua unità di misura è il braccio fiorentino, corrispondente a circa 58 cm. A Palazzo Vecchio, ad esempio, il livello raggiunse 6 braccia, ovvero più di 3 metri.
«Nella chiesa e Duomo di San Giovanni salì l’acqua infino al piano di sopra de l’altare, più alto che mezze le colonne del profferito dinanzi a la porta. E in Santa Liperata infino a l’arcora de le volte vecchie di sotto al coro; e abbatté in terra la colonna co la croce del segno di san Zanobi ch’era ne la piazza. E al palagio del popolo ove stanno i priori salì il primo grado della scala ove s’entra, incontro a la via di Vacchereccia, ch’è quasi il più alto luogo di Firenze. E al palagio del Comune ove sta la podestà salì nella corte di sotto dove si tiene la ragione braccia VI. Alla Badia di Firenze, infino a piè de l’altare maggiore, e simile salì a Santa Croce al luogo de’ frati minori infino a piè de l’altare maggiore; e in Orto San Michele e in Mercato Nuovo salì braccia II; e in Mercato Vecchio braccia II, per tutta la terra. E Oltrarno salìo ne le rughe lungo l’Arno in grande altezza, spezialmente da San Niccolò, e in borgo Pidiglioso, e in borgo San Friano, e da Camaldoli, con grande disertamento delle povere e minute genti ch’abitavano in terreni. In piazza infino a la via traversa, e in via Maggio infino presso a San Felice. E il detto giuovidì ne l’ora del vespro la forza e empito de l’acqua del corso d’Arno ruppe la pescaia d’Ognesanti e gran parte del muro del Comune, ch’è a lo ’ncontro e dietro al borgo a San Friano, in due parti, per ispazio di braccia più di Vc. E la torre de la guardia, ch’era in capo del detto muro, per due folgori fu quasi tutta abattuta.»

IL CROLLO DEI PONTI – Gravi danni alle abitazioni, agli edifici pubblici, ma anche alle infrastrutture stradali. Ed in particolare ai ponti. Solamente Ponte Vecchio rimase percorribile. I ponti alla Carraia e di Santa Trinita furono spazzati via. Quello di Rubaconte rimase danneggiato alle sponde ed occorsero, probabilmente, consistenti interventi di ripristino. Per dare un’idea dell’importanza dei ponti in quell’epoca, a valle dei quattro attraversamenti fiorentini c’era solamente quello che collegava le due sponde presso Fucecchio (anche se spesso crollava o era impraticabile) e poi c’erano solo barcarole o “navi” fino a Pisa. Quindi il crollo di un ponte era paragonabile alla distruzione di un odierno viadotto autostradale.
«E rotta la detta pescaia d’Ognesanti, incontanente rovinò e cadde il ponte alla Carraia, salvo due archi dal lato di qua. E incontanente apresso per simile modo cadde il ponte da Santa Trinita, salvo una pila e un arco verso la detta chiesa, e poi il ponte Vecchio è stipato per la preda de l’Arno di molto legname, sì che per istrettezza del corso l’Arno che v’è salì e valicò l’arcora del ponte, e per le case e botteghe che v’erano suso, e per soperchio dell’acqua l’abatté e rovinò tutto, che non vi rimase che due pile di mezzo. E al ponte Rubaconte l’Arno valicò l’arcora dal lato, e ruppe le sponde in parte, e intamolò in più luogora; e ruppe e mise in terra il palagio del castello Altafronte, e gran parte de le case del Comune sopr’Arno dal detto castello al ponte Vecchio. E cadde in Arno la statua di Mars, ch’era in sul pilastro a piè del detto ponte Vecchio di qua. E nota di Mars che li antichi diceano e lasciarono in iscritta che quando la statua di Mars cadesse o fosse mossa, la città di Firenze avrebbe gran pericolo o mutazione. E non sanza cagione fu detto, che per isperienza s’è provato, come in questa cronica farà menzione. E caduto Mars, e quante case avea dal ponte Vecchio a quello da la Carraia, e infino alla gora lungo l’Arno rovinato, e in borgo Sa Iacopo, eziandio tutte le vie lung’Arno di qua e di là rovinaro, che a riguardare le dette rovine parea quasi uno caos; e simile rovinaro molte case male fondate per la città in più parti

L’ALLUVIONE A VALLE DI FIRENZE. ALLAGATO ANCHE IL PIANO DI SAN MINIATO – Proseguendo con la descrizione dell’inondazione, il Villani cita tutte quelle località e quei territori che furono interessati dal sopraggiungere delle acque. Attraverso la sua testimonianza apprendiamo che Empoli, Pontorme, Santa Croce e Castelfranco finirono sommerse e, addirittura, gran parte delle mura che cingevano questi centri abitati crollarono. Meglio andò a quei nuclei urbani collocati in posizione di collina, come San Miniato, Fucecchio e Montopoli. Le acque coprirono i campi e le infrastrutture stradali, ma gli abitati rimasero praticamente intatti (al netto di frane e smottamenti).
«E seguendo il detto diluvio apresso la città verso ponente, tutto il piano di Legnaia, e d’Ertignano, e di Settimo, d’Ormannoro, Campi, Brozzi, Sammoro, Peretola, e Micciole infino a Signa, e del contado di Prato, coperse l’Arno diversamente in grande altezza, guastando i campi, vigne, menandone masserizie, e le case e molina e molte genti e quasi tutte le bestie; e poi passato Montelupo e Capraia, e per la giunta di più fiumi che di sotto a Firenze mettono in Arno, i quali ciascuno venne rabbiosamente rovinando tutti i loro ponti. Per simile modo e maggiormente coperse l’Arno e guastò il Valdarno di sotto, e Pontormo e Empoli e Santa Croce e Castelfranco, e gran parte de le mura di quelle terre rovinaro, e tutto il piano di San Miniato e di Fucecchio e Montetopoli e di Marti al Ponte ad Era. E giugnendo a Pisa sarebbe tutta sommersa, se non che l’Arno sboccò dal fosso Arnonico e dal borgo a le Capanne nello stagno; il quale stagno poi fece un grande e profondo canale infino in mare, che prima non v’era; e da l’altro lato di Pisa isgorgò ne li Osori e mise nel fiume del Serchio; ma con tutto ciò molto allagò di Pisa, e fecevi gran danno, e guastò tutto ’l piano di Valdiserchio e intorno a Pisa, ma poi vi lasciò tanto terreno, che alzò in più parti due braccia con grande utile del paese.»

LA MEMORIA DELL’ALLUVIONE TRA FONTI SCRITTE E DATI ARCHEOLOGICI – Esattamente come l’alluvione del 1966, anche quella del 1333 ha lasciato tracce di una certa rilevanza. Concentrandosi solamente nel territorio sanminiatese e comprendendo anche la porzione fucecchiese sulla sponda sinistra dell’Arno (San Pierino e Ventignano), abbiamo a disposizione due tipi di testimonianze. Una è documentaria e l’altra è archeologica. Partiamo da quest’ultima.

Nel corso degli ultimi due-tre decenni, per varie ragioni, sono state effettuate alcune campagne archeologiche, nel territorio del Comune di Fucecchio, sulla strada che mette in comunicazione gli attuali centri abitati di San Miniato Basso e San Pierino. Si tratta del percorso, realizzato a metà tra Fucecchiesi e Sanminiatesi, in un periodo compreso fra il 1288 e il 1294 per collegare le due comunità. Degli ultimi scavi, effettuati 2011, ce ne siamo occupati anche in questo post ABUSO DI FRANCIGENA?
Le indagini archeologiche hanno permesso di studiare le varie stratigrafie, giungendo fino alla pavimentazione stradale primigenia. Uno degli aspetti interessanti evidenziati dagli scavi è proprio l’aver individuato uno strato, dello spessore di circa 30 cm, immediatamente sopra il selciato tardo duecentesco. Si tratta di un consistente deposito alluvionale, dovuto evidentemente ad un’inondazione davvero considerevole, che dovette interessare tutto il piano più prossimo all’Arno, da Isola fino a San Donato. Forse proprio a quell’alluvione del 1333. Una bella fetta di territorio sommersa sotto uno strato limaccioso alto alcuni decimetri. Campi e fosse da ritracciare, strade da rifare o da rendere nuovamente percorribili. Insomma, un vero e proprio disastro.
Per chi desidera approfondire questo aspetto si segnalano le seguenti pubblicazioni:
A. Vanni Desideri, Saggi archeologici ed osservazioni storiche su manufatti stradali presso Fucecchio (Fi), in «Archeologia Medievale», n. XXI, 1994, pp. 469-486.
L. Alderighi, A. Vanni Desideri, V. Cabiale, M. Filippi, S. Leporatti, Fucecchio (Fi). Strade d’età medievale e moderna nel Valdarno Inferiore. Le indagini archeologiche del 2011, in «Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana», n. 7, All’Insegna del Giglio, 2011, pp. 21-35.

La fonte documentaria è rappresentata dagli Statuti trecenteschi del Comune di San Miniato, datati 1337 (1336) [Statuti del Comune di San Miniato al Tedesco (1337), a cura di F. Salvestrini, Comune di San Miniato, Edizioni ETS, Pisa, 1994]. Nel libro IV, alla rubrica 80 <83> [p. 372 della pubblicazione], si parla del ponte de Marcignana, […] super flumine Else, che doveva essere rifatto, ricostruito.
Secondo Paolo Morelli, un tale richiamo statutario al ponte fra Isola e Marcignana, può significare un riferimento ad una tradizione remota, mantenuta viva, però, da rovine ancora ben visibili nel letto del fiume [P. Morelli, Borgo San Genesio, la Strata Pisana e la Via Francigena, in Vico Wallari – San Genesio. Ricerca storica e indagini archeologiche su una comunità del Medio Valdarno Inferiore fra Alto e Pieno Medioevo, a cura di F. Cantini e F. Salvestrini, Centro Studi sulla Civiltà del Tardo Medioevo San Miniato, Firenze University Press, Firenze, 2010, p. 134]
Tuttavia, alla luce di quanto già detto, come non associare il grave danneggiamento, forse addirittura la distruzione del ponte, all’alluvione del 1333?
Si tratta davvero del riferimento ad una memoria remota o, rispetto alla stesura degli Statuti, di una circostanza più recente?
Di fatto il ponte non fu mai ricostruito. Il collegamento fra Isola e Marcignana fu garantito solamente attraverso una barcarola, fino agli anni ’50 del ‘900. Ma di questo abbiamo già parlato nel post  L’ULTIMO TRAGHETTO A ISOLA.

La storia ci insegna che con i corsi d’acqua c’è poco da scherzare. Che si pensi all’alluvione del 1966 o a quella del 1333, anche il territorio sanminiatese è stato interessato da inondazioni di una certa rilevanza. Senza dimenticare le più recenti esondazioni dell’Egola (l’ultima nel 1993).
Non tutto il territorio pianeggiante è a rischio, ma lo è buona parte di esso. Efficiente regimazione delle acque e politiche urbanistiche intelligenti sono le uniche strategie possibili, quanto meno per ridurre l’impatto (in termini economici e di vite umane) che possono arrecare eventi naturali come questi. Calamità che ci sono state in passato e che ci saranno anche in futuro.

L’Arno in piena alcuni anni fa, nei pressi di Santa Croce sull’Arno
Foto di Francesco Fiumalbi

PIAN DELLE FORNACI - PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI GIANCARLO PERTICI - SAB 14 NOVEMBRE 2015 ORE 15.30

a cura di Andrea Mancini – La Conchiglia di Santiago

Sabato 14 novembre, alle ore 15,30 presso l’Aula Pacis, nei Loggiati di San Domenico a San Miniato avrà luogo la presentazione del nuovo libro di Giancarlo Pertici, “Pian delle Fornaci”, con una ricca collezione di fotografie realizzate da Francesco Gallerini per le strade di San Miniato, fra la fine degli anni 40 e gli inizi dei 50.

Luca Macchi e Andrea Mancini, con La Conchiglia di Santiago, annunciano l’esordio di una nuova stagione culturale per la città di San Miniato, saranno presentati numerosi libri, ma si faranno anche mostre su grandi pittori e artisti, tra la fine dell’800 e l’oggi, spettacoli teatrali, proiezioni di film e ancora incontri, dibattiti e molto altro ancora.
In attesa del programma, che verrà annunciato nelle prossime settimane, ecco il primo incontro, sabato 14 alle ore 15,30 presso l’Aula Pacis, nei Loggiati di San Domenico, con la presentazione del nuovo libro di Giancarlo Pertici, “Pian delle Fornaci”, arrichito da una collezione di fotografie realizzate da Francesco Gallerini per le strade di San Miniato, fra la fine degli anni 40 e gli inizi dei 50.

È il secondo libro di questo che ormai non si può non chiamare scrittore,  dedicato alla memoria di un’epoca appena passata, anche se apparentemente molto lontana dall’oggi. Parliamo degli anni Cinquanta e Sessanta, qualcosa prima, qualcosa dopo. Una ricostruzione di vite, di eventi, di storie e situazioni che non vuole essere nostalgica, cercando invece di aiutare una contemporaneità sempre più incerta.

È dal Pian delle Fornaci, che negli anni '50 era il luogo privilegiato di giochi e scorribande dei bambini dello Scioa, che comincia questo nuovo libro, con all'inizio il ritorno dalla prigionia dell'ultimo soldato. Poi tante storie a seguire, a far rivivere usanze, personaggi, lavori perduti.

“Abbiamo bisogno di libri come questo – si legge nella quarta di copertina -, che possono assomigliare a quelli di un premio Nobel, come Jean Patrick Modiano o di uno scrittore straordinario come Luigi Meneghello, ricerche nella propria memoria, o subito fuori, che diventano pagine memorabili. Il  libro nato sulla scia del primo (“I racconti dell’Orto”, uscito l’anno scorso), ad esso è strettamente legato, sia nella forma che nel tema. Un percorso che attraversando tutti gli anni 50, va a soffermarsi almeno alla fine dei 60, quando il miracolo economico sembrava rendere possibile qualsiasi sogno”.

Presenteranno il libro l’architetto Anna Braschi di Moti Carbonari. Ritrovare la strada, Daniela Bianconi del Premio internazionale La Rocca, che ha di recente attribuito un prestigioso riconoscimento proprio a Giancarlo Pertici e il prof. Luigi Latini, un sanminiatese che insegna Architettura del paesaggio all’Università di Venezia, e che ha dedicato i suoi studi più recenti propria alle mutazioni della città di San Miniato. L’organizzazione è della Conchiglia di Santiago e della Pro Loco, presente con la sua presidente Nicoletta Corsi, il patrocinio del Comune di San Miniato, con Chiara Rossi, vicesindaco e assessore alla cultura.


martedì 3 novembre 2015

GIORNO PER GIORNO A SAN MINIATO - 31 DICEMBRE

31 DICEMBRE


In questa pagina sono elencate le notizie sanminiatesi avvenute nel giorno 31 dicembre.

1908
Il 31 dicembre 1908, a seguito del terremoto che colpì Messina e Reggio Calabria il 28 dicembre, si riunirono i rappresentanti della Federazione delle Confraternite di Misericordia della Toscana, presso la sede fiorentina, e deliberarono di offrire il proprio aiuto. Tra i firmatari della lettera inviata al Prefetto figurava anche il Prof. Rossi per la Misericordia di San Miniato.
RIFERIMENTI:
RIF. SMARTARC:

1979
Nelle prime ore della mattina del 31 dicembre 1979, un fulmine colpì la torre campanaria della chiesa di San Giovanni Battista a Cigoli. Gravissimi danni all'edificio, al suo apparato decorativo e anche all'immagine mariana della Madre dei Bimbi.
RIFERIMENTI:
Cigoli e la Madonna Madre dei Bimbi, a cura di Fabrizio Mandorlini, FM Edizioni, San Miniato, 2002, pp. 53-54.
RIF. SMARTARC:

2016
Il 31 dicembre 2016, fin dalle prime ore del mattino, prese avvio un cosiddetto "rave party" in un edificio all'interno dell'Interporto di San Donato. Apprensione da parte della popolazione per la presenza di migliaia di giovani arrivati da ogni parte d'Italia. Alcuni, che hanno viaggiato in treno, hanno raggiunto l'area dell'interporto a piedi dalla stazione di San Miniato, camminando sulla S.G.C. Fi-Pi-Li.
RIFERIMENTI:
RIF. SMARTARC:


GIORNO PER GIORNO A SAN MINIATO - 30 DICEMBRE

30 DICEMBRE


In questa pagina sono elencate le notizie sanminiatesi avvenute nel giorno 30 dicembre.

1369
Il 30 dicembre 1369 i Pisani uniti a uomini di Bernabò Visconti Signore di Milano, con grande sforzo, riuscirono a rifornire di granaglie i Sanminiatesi che erano stretti dall'assedio dei Fiorentini ormai dal precedente mese di agosto.
RIFERIMENTI:
La Cronaca Domestica di Messer Donato Velluti, scritta fra il 1367 e il 1370 con le addizioni di Paolo Velluti, scritte fra il 1555 e il 1560, a cura di Isidoro del Lungo e Guglielmo Volpi, G. C. Sansoni Editore, Firenze, 1914, pp. 278-290.
RIF. SMARTARC:

1631
Il 30 dicembre 1631 morì Mons. Francesco Nori, primo Vescovo della Diocesi di San Miniato, dopo 7 anni dal suo ingresso a San Miniato.
RIFERIMENTI:
RIF. SMARTARC:

1680
Il 30 dicembre 1680 morì Mons. Mauro Corsi, sesto Vescovo della Diocesi di San Miniato, che guidò per 28 anni.
RIFERIMENTI:
RIF. SMARTARC:

1822
Il 30 dicembre 1822 venne istituita l'Accademia degli Euteleti, presieduta dal canonico Pietro Bagnoli. Tra i fondatori, il futuro Vescovo di San Miniato, Mons. Torello Pierazzi.
RIFERIMENTI:
Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da San Pietro ai nostri giorni, etc, compilato da Gaetano Moroni Romano primo aiutante di camera di Sua Santità, Venezia, Tipografia Emiliana, 103 voll. 1840-1879, vol. XLV, anno 1862, pp. 155-167.
RIF. SMARTARC:

1942
Il 30 dicembre 1942, venne conferita la Medaglia d'oro al Valor Militare al sanminiatese Giorgio Rodocanacchi, morto il 13 dicembre 1941 durante una battaglia navale nel Mediterraneo Centrale, mentre si trovava al comando del l'incrociatore Alberico da Barbiano in qualità di Capitano di Vascello della Marina Militare. La nave venne affondata e il riconoscimento fu tributato al gesto di aver ceduto il proprio salvagente ad un marinaio che ne era privo.
RIFERIMENTI:
RIF. SMARTARC:

1996
Nell'ambito dell'indagine sulla Strage del Duomo di San Miniato, Duilio Arzilli in qualità di testimone, rese alcune dichiarazioni presso il Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia dei Carabinieri di Pontedera.





GIORNO PER GIORNO A SAN MINIATO - 29 DICEMBRE

29 DICEMBRE


In questa pagina sono elencate le notizie sanminiatesi avvenute nel giorno 29 dicembre.

Il 29 dicembre la Chiesa Cattolica ricorda San Tommaso Becket o di Canterbury.
Clicca qui per le informazioni sulla venerazione di San Tommaso di Becket nel territorio sanminiatese.

1895
Il 29 dicembre 1895 nacque Roberto Badalassi (San Miniato, 1895 - 1915), morto durante la Prima Guerra Mondiale, a cui partecipò come soldato inquadrato nell'65° Reggimento Fanteria.
RIFERIMENTI:
RIF. SMARTARC:
DBDSM - BADALASSI ROBERTO


GIORNO PER GIORNO A SAN MINIATO - 28 DICEMBRE

28 DICEMBRE


In questa pagina sono elencate le notizie sanminiatesi avvenute nel giorno 28 dicembre.

1799
Il 28 dicembre 1799 venne posto alla pubblica gogna Michele Vannini, per l'aver aderito alla sommossa filogiacobina di quell'anno.
RIFERIMENTI:
G. Rondoni, Un cronista popolano dei tempi della dominazione francese in Toscana, in «Archivio Storico Italiano», Serie Quinta, Tomo X, Anno 1892, G. P. Viesseux, coi tipi di M. Cellini e C., Firenze, 1892, p. 81.
RIF. SMARTARC:
RIFERIMENTI:

RIF. SMARTARC:


GIORNO PER GIORNO A SAN MINIATO - 27 DICEMBRE

27 DICEMBRE


In questa pagina sono elencate le notizie sanminiatesi avvenute nel giorno 27 dicembre.

1984
Il 27 dicembre 1984 morì Don Luigi Paoli (1920-1984), parroco di San Pietro alle Fonti a La Scala per 35 anni, dal 1949 al giorno della morte.
RIFERIMENTI:
RIF. SMARTARC:

1993
Il 27 dicembre 1993 venne conferita l'onoreficenza di Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana ai sanminiatesi Emilio Cavallini e Urano Ugolini.
RIFERIMENTI:
RIF. SMARTARC:

2001
Il 27 dicembre 2001 venne conferita l'onoreficenza di Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana al sanminiatese Carlo Baccellini.
RIFERIMENTI:
RIF. SMARTARC:

2002
Il 27 dicembre 2004 venne conferita l'onoreficenza di Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana al sanminiatese Marianello Marianelli.
RIFERIMENTI:
RIF. SMARTARC:

2004
Il 27 dicembre 2004 venne conferita l'onoreficenza di Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana ai sanminiatesi Piero Falaschi e Piero Lotti.
RIFERIMENTI:
RIF. SMARTARC:

2005
Il 27 dicembre 2005 venne conferita l'onoreficenza di Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana al sanminiatese Livio Sordi.
RIFERIMENTI:
RIF. SMARTARC:

2006
Il 27 dicembre 2006 venne conferita l'onoreficenza di Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana al pontaegolese Alfredo Ghizzani.
RIFERIMENTI:


RIF. SMARTARC:

2014
Sabato 27 dicembre 2014, a margine della commemorazione nel 70° anno dal passaggio del fronte, “San Miniato 1944-2014”, il Sindaco Vittorio Gabbanini annunciò la prossima rimozione delle lapidi riferite alla Strage del Duomo, avvenuta poi nell'aprile 2015.
RIFERIMENTI:
RIF. SMARTARC:

2014
Nel pomeriggio di sabato 27 dicembre 2014, presso la Sala Consiliare del Comune di San Miniato, si tenne la manifestazione celebrativa a 70 anni dalla Liberazione dal Nazi-Fascismo, organizzata dal Comune di San Miniato in collaborazione con l'Associazione Moti Carbonari “Ritrovare la Strada”.
RIFERIMENTI:
RIF. SMARTARC:

[VIDEO] SAN MINIATO 1944-2014 – MANIFESTAZIONE CELEBRATIVA A 70 ANNI DALLA LIBERAZIONE



GIORNO PER GIORNO A SAN MINIATO - 26 DICEMBRE

26 DICEMBRE


In questa pagina sono elencate le notizie sanminiatesi avvenute nel giorno 26 dicembre.

1861
Il 26 dicembre 1861 venne solennemente riaperta dal Vescovo Francesco Maria Alli Maccarani la Cattedrale dei SS. Maria e Genesio di San Miniato, al termine di tre anni di lavori (1858-1861), condotti sotto la direzione dell'Arch. Pietro Bernardini e su impulso del Proposto Giuseppe Conti.
RIFERIMENTI:

G. Piombanti, Guida della Città di San Miniato al Tedesco. Con notizie storiche antiche e moderne, Tipografia M. Ristori, San Miniato, 1894, p. 49.
RIF. SMARTARC:
G. PIOMBANTI - GUIDA DI S. MINIATO - SUNTO STORICO DELLA CITTA' DI S. MINIATO


GIORNO PER GIORNO A SAN MINIATO - 25 DICEMBRE

25 DICEMBRE


In questa pagina sono elencate le notizie sanminiatesi avvenute nel giorno 25 dicembre.

1307
Il 25 dicembre 1307, da Santa Croce sull'Arno venne nel territorio sanminiatese una compagnia ad ludendum et iocandum che si esibì presso l'abbazia di Santa Gonda (nei pressi dell'odierna frazione di La Catena).
RIFERIMENTI:
Ser Giovanni di Lemmo Armaleoni da Comugnori, Diario (1299-1319), edizione a cura di Vieri Mazzoni, Deputazione di Storia Patria per la Toscana, Documenti di Storia Italiana, Serie II, Volume XIV, Leo S. Olschki Editore, Firenze, 2008, cc. 13v-14r, p. 17.
RIF. SMARTARC:

1769
Il 25 dicembre 1769 venne riaperta al culto la Cattedrale dei SS. Maria e Genesio di San Miniato, al termine di circa tre anni di lavori di ristrutturazione e rifacimento stilistico.
RIFERIMENTI:
Gazzetta Toscana, Tomo n. IV, fasc. n. 50, 1769, p. 171.
RIF. SMARTARC:
1769 – LA RIAPERTURA DEL DUOMO DI SAN MINIATO

1842
Il 25 dicembre 1842 vennero inaugurate le nuove campane della Cattedrale dei SS. Maria e Genesio di San Miniato, rifuse completamente da Giovanni Battista Stefani di Fontanaluccia (Modena).
RIFERIMENTI:
Gazzetta di Firenze, n. 5 del 12 gennaio 1843, pp. 3-4.


GIORNO PER GIORNO A SAN MINIATO - 24 DICEMBRE

24 DICEMBRE


In questa pagina sono elencate le notizie sanminiatesi avvenute nel giorno 24 dicembre.

1799
Il 24 dicembre 1799 morì a San Miniato il canonico Filippo Buonaparte, ultimo della linea maschile dei Buonaparte, che fu visitato da Napoleone nel 1796. Sepolto nella chiesa di Calenzano, lasciò la sua eredità a beneficio dei poveri delle parrocchie dei SS. Michele e Stefano di San Miniato e di Santa Lucia a Calenzano, dove venne tumulato presso l'altare di San Pietro in Vincoli.
RIFERIMENTI:
G. Rondoni, Un cronista popolano dei tempi della dominazione francese in Toscana, in «Archivio Storico Italiano», Serie Quinta, Tomo X, Anno 1892, G. P. Viesseux, coi tipi di M. Cellini e C., Firenze, 1892, p. 67n; A. Lensi, Napoleone a Firenze, Firenze, 1936, pp. 7-8; D. Lotti, San Miniato. Vita di un'antica città, SAGEP, Genova, 1980, pp. 181 e 324; A. M. Fortuna,Napoleone dalla Scuola Militare alla Rivoluzione. I manoscritti Ashburnham 1873 della Biblioteca Mediceo-Laurenziana con una nota su San Miniato e le origini dei Bonaparte, «Scriptorium Florentinum», II, Corradino Mori, Firenze, 1983, p. XVIII; Atto di morte del Canonico Filippo Buonaparte in San Miniato giacobina e napoleonica (1796-1799), a cura di V. Bartoloni, catalogo della mostra 11 luglio – 31 agosto 1997), Comune di San Miniato, Bandecchi & Vivaldi, Pontedera, 1997 n. IV, 14, p. 73; R. Boldrini, Dizionario Biografico dei Sanminiatesi, Pacini Editore, Pisa, 2001, p. 56; B. Bitossi, Chiesa di Santa Lucia, in Visibile Pregare, Vol. III, a cura di R. P. Ciardi, CRSM, Pacini Editore, Pisa, 2013, pp. 207-208.
RIF. SMARTARC:

2022
Il 24 dicembre 2022 viene diffusa la notizia della nomina da parte di Papa Francesco del nuovo Vescovo di San Miniato nella persona di Mons. Giovanni Paccosi. Si tratta del 26° Vescovo della Diocesi di San Miniato. Sarà ordinato in Cattedrale a Firenze il 5 febbraio 2023 e farà il suo ingresso nella Diocesi di San Miniato il 26 febbraio successivo. Questo il testo del comunicato:
Nomina del Vescovo di San Miniato (Italia)
Il Santo Padre ha nominato Vescovo di San Miniato (Italia) il Rev.do Mons. Giovanni Paccosi, del clero dell’Arcidiocesi Metropolitana di Firenze, Responsabile per l’America Latina della Fraternità di Comunione e Liberazione.
Curriculum vitae
S.E. Mons. Giovanni Paccosi è nato il 2 giugno 1960, a Firenze. Dopo essere entrato nel movimento Comunione e Liberazione, ha frequentato nel Seminario Arcivescovile di Firenze. È stato ordinato sacerdote il 4 aprile 1985 per l’Arcidiocesi di Firenze. 
Ha svolto i seguenti incarichi: Vicario parrocchiale in S. Maria a Scandicci (1985-1988) e in S. Maria a Novoli in Firenze (1988 al 1989); Parroco di San Martino a Strada in Bagno a Ripoli (1989-1996) e di S. Maria a Coverciano (1996-2001).
Nel 2001 inviato come sacerdote fidei donum nella Diocesi di Carabayllo nel distretto di Lima in Perù, dove è stato Parroco di Santa María de la Reconciliacíon, Responsabile della pastorale universitaria nella Universidad Católica “Sedes Sapientiae” di Carabayllo, Docente e Coordinatore dell’Àrea de Antropologia y Teologia e Responsabile della formazione del clero giovane della Diocesi di Carabayllo; ha poi conseguito la Licenza in Sacra Teologia presso la Facultad de Teología Pontificia y Civil de Lima (2005), la Licenza in Educación Secondaria con specializzazione in Filosofía y Religión presso la Universitad Católica “Sedes Sapientiae” (2006) e il Dottorato in Sacra Teologia presso la Facoltà Teologica dell’Italia Centrale (2015).
Dal 2016, rientrato in Italia, è stato Parroco di Gesù Buon Pastore a Casellina a Scandicci. 
Negli ultimi anni, è stato altresì Direttore dell’Ufficio Diocesano per i Beni Culturali Ecclesiastici e l’Edilizia di Culto, Canonico onorario della Cattedrale di Santa Maria del Fiore, Vicario Episcopale per la Pastorale e Membro del Collegio dei Consultori.
Dal 2022, è Responsabile per l’America Latina della Fraternità di Comunione e Liberazione.
RIFERIMENTI: Bollettino della Sala Stampa Vaticana del 24 dicembre 2022, sezione Rinunce e Nomine. Vai alla pagina >>