domenica 3 gennaio 2016

ADDSM - 1436, 27 NOVEMBRE - FRANCESCO SFORZA CAPITANO GENERALE DELLA LEGA DEI VENEZIANI E DEI FIORENTINI


ARCHIVIO DOCUMENTARIO DIGITALE DI SAN MINIATO [ADDSM]
1436, 27 novembre, Francesco Sforza Capitano Generale della Lega dei Veneziani e dei Fiorentini

COMMENTO [a cura di Francesco Fiumalbi] Nella vita di Francesco Sforza, oltre alla tradizione circa la sua nascita nei pressi di San Miniato il giorno 23 luglio 1401, c'è anche un secondo episodio significativo legato al nostro territorio. Dopo una serie di vicissitudini, su cui non staremo ad indugiare, nel 1436 Francesco Sforza si dichiarò libero dagli obblighi di fedeltà rispetto a Francesco Maria Visconti Signore di Milano. Passato così ai nemici dei Visconti, fu chiamato dalla Lega dei Fiorentini e dei Veneziani, creata nel maggio 1436, appositamente per contrastare il Signore di Milano. 
Il 27 novembre 1436, presso Santa Gonda (nei pressi dell'Abbazia di Santa Gioconda, fra San Miniato Basso e La Catena), Firenze e Venezia rinnovarono la condotta di Francesco Sforza, a cui fu attribuito il titolo di Capitano Generale. Da quel momento, forte del mandato ricevuto, Francesco Sforza si contrappose con forza e decisione alle truppe milanesi di Francesco Maria Visconti, guidate da Niccolò Piccinino. Lo scontro armato più significativo avvenne in Garfagnana, presso Barga, l'8 febbraio 1437 e segnò la vittoria di Francesco Sforza. Tuttavia la situazione era destinata a rimanere assai mutevole: da una parte i dissidi interni alla Lega fra le priorità dei Veneziani e quelle dei Fiorentini, dall'altra i continui riavvicinamenti di Francesco Sforza verso Francesco Maria Visconti.

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Il documento originale è conservato presso l'Archivio di Stato di Venezia, Commemoriali, Lib. XII, n. 21, c. 26 t°.

Trascrizione del testo tratta da R. Predelli, I Libri Commemoriali della Repubblica di Venezia, vol. IV, libr. XII, Venezia, 1896, pp. 211-212.

1436, ind. XV, Novembre 27.
Essendo per terminare la ferma di Francesco Sforza Visconti conte di Cotignola e di Ariano ecc. riferita nel n. 225 del libro XII, Zaccaria Bembo oratore e procuratore della Signoria veneta, e Neri di Gino Capponi, Nicolò di Bartolomeo Valori e Lorenzo di Giovanni de’ Medici, procuratori del comune di Firenze, rinnovano la condotta di esso conte ai servigi della lega dei due comuni alle seguenti condizioni (che sono estese in volgare) : Lo Sforza servirà la lega per 5 anni, dal 1 Dicembre venturo, con 1000 lande e 1000 fanti, più un anno di rispetto ad arbitrio della lega e quest’ultimo con preavviso di 4 mesi. Per la sua provvigione personale, di 1000 fiorini il mese, e per le paghe delle milizie, la lega sborserà al conte complessivamente 14,000 fiorini d’ oro di camera il mese ; convenendosi che stando esso al di quà del Po, Firenze pagherà per 600 fanti e 600 lancie, e Venezia pel rimanente, e stando di là dal detto fiume le 600 lancie e i 600 fanti saran pagati da Venezia. I pagamenti avran luogo esattamente e senza eccezioni o diminuzioni. Saranno contati allo Sforza entro il venturo Gennaio 10,000 fiorini a titolo di prestanza pel primo anno, da scontarsi nel corso del medesimo in rate mensili; per gli anni successivi la prestanza sarà di 30,000 fiorini l'uno. II conte potrà assumere il titolo di Captiamo generale de la liga cioè de signori vinitiani et fiorentini, e gli si conferiscono i massimi onori e dignità militari; comanderà ad ogni altro capitano, avendo facoltà di castigare chiunque, di nominare ufficiali, dar solo salvo condotti, salvo se si trovasse al di là del Po col marchese di Mantova col quale, che ha grado eguale, si tratteranno da pari a pari. Riguardo alle milizie della sua condotta, il conte non avrà obbligo nè di scrivere nè di bollare nè di farne la mostra. La lega guarentisce al conte il suo stato nella Marca, nel Ducato, nel Patrimonio e in Todi e distretto, come gode al presente; in caso che tali suoi beni fossero attaccati, potrà accorrere alla loro difesa colle genti della sua compagnia; di più la lega si adopererà presso il papa per ottenere allo Sforza la bolla di guarentigia dei detti suoi stati. Lo Sforza passerà il Po ad ogni richiesta di Venezia e della lega. Non essendovi guerra, nè necessità di dimora in alcun luogo, il conte potrà recarsi ad abitare nel suo stato, nella Marca o nel Patrimonio, e stanziarvi le sue genti. Niun altro potrà punire le sue milizie per falli o reati. I singoli militi della compagnia dello Sforza avranno pieno salvocondotto per debiti e per condanne vecchie, salvo se fossero ribelli. Saranno date al conte le stanze necessarie, e lo strame e le legne a saccomanno. Egli non dovrà dividere le sue genti contro sua volontà. Non avrà a rispondere dei debiti fatti dai suoi dipendenti senza suo consenso.. Partito dai servigi della lega, il conte promette di non offenderne per 6 mesi i componenti e i loro collegati. Egli promette di servire la lega lealmente e guerreggiare contro chi gli sarà ingiunto.
Fatto in S. Gioconda, volgarmente S. Gonda, territorio di Samminiato. — Testimoni: il capitano Taliano del fu Antonio Furiano, Trailo di Ruggero de Muro, da Rossano in Calabria, Tomaso del fu Petruccio da Nicastro di Barletta, Guglielmo di Pietro Adimari da Firenze, Angelo Simonetta da Policastro segretario dello Sforza, Contuccio de’ Mattei da Cannara del ducato di Spoleto, Bocacino Alamanni di Firenze. — Atti Agostino di Bartolomeo de' Rodolfìni da Narni not. imp., e reale pel regno di Sicilia, Jacopo Michele not. imp. e segretario ducale di Venezia, Antonio di ser Pagino di Melchiore not. imp. e cancelliere dei commissari fiorentini. Tratta dagli atti di questi notai da Cicco (Simonetta) cancelliere predetto e da esso munita del sigillo dello Sforza.
R. Predelli, I Libri Commemoriali della Repubblica di Venezia,
vol. IV, Venezia, 1896, frontespizio

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