martedì 15 novembre 2016

SAN MINIATO DALLA A ALLA Z

a cura di Francesco Fiumalbi

Ecco le 22 lettere dell’alfabeto declinate in chiave sanminiatese. La vivacità culturale, la ricchezza della storia e la complessità del carattere degli abitanti, richiederebbero molte parole per ogni singola voce. Purtroppo poteva starcene una soltanto e questo è quello che è venuto fuori:

A comeA chi ‘un gli garba torni da un’altra parte”
E' uno dei principi che caratterizzano la vita all'ombra della Rocca. Nella sua accezione più ampia, San Miniato o la si ama o non la si sopporta. In quest’ultimo caso non è possibile fare rivoluzioni o proporre cambiamenti per cose che “storicamente” sono così da sempre. Piuttosto, chi proprio non può resistere, vada da un’altra parte! È anche l’espressione usata nei confronti di un forestiero particolarmente lamentoso: solo i sanminiatesi hanno titolo a dir male di San Miniato!

B come “Banca”
Nonostante l'attuale fase delicata, è l’attività economicamente più rilevante di San Miniato. La Cassa di Risparmio fu fondata nel 1830 da un gruppo di sanminiatesi guidati dal Vescovo Torello Pierazzi e oggi dà lavoro a centinaia di persone. La Fondazione sostiene innumerevoli attività culturali, sociali e filantropiche, con importanti ricadute su tutto il territorio.

C come “Città”
Non chiamatela borgo e neppure paese! Ancorché piccola San Miniato è una “città” con tutti i crismi, elevata a tale rango nel 1622 in occasione della costituzione della Diocesi da parte di Papa Gregorio XV.

D come “Dilvo”
Dilvo Lotti è indubbiamente uno degli artisti sanminiatesi più conosciuti e apprezzati di sempre. La sua vastissima produzione, accompagnata da una vitalità senza eguali nel panorama culturale e da un viscerale amore per la propria città, lo pone tra le figure più rappresentative di San Miniato per tutto il XX secolo e i primi anni 2000.

E come “Euteleti”
Sotto questo nome alcuni sanminiatesi dettero vita, nel 1822, ad una Accademia che ancora oggi rappresenta una delle istituzioni culturali più importanti di San Miniato.

F come “Francigena”
L’antica strada percorsa da Sigeric Arcivescovo di Canterbury alla fine del X secolo è oggi un percorso rivolto a pellegrini e turisti di ogni genere, con un appeal di livello internazionale e di cui San Miniato costituisce una delle “tappe” principali.

G come “Genesio”
Genesio da Roma, martire sotto l’imperatore Diocleziano, è il Patrono della Diocesi di San Miniato e co-titolare della chiesa Cattedrale. A San Genesio era dedicata l’antichissima Pieve di Vico Wallari, documentata agli inizi del VIII secolo a.C. ma attiva già in epoca tardoantica. Il luogo della pieve e dell’abitato circostante (distrutto dai sanminiatesi nel 1248) è oggi un’interessante area archeologica.

H come “Historia Scolastica”
È il titolo di un’opera a carattere ecclesiastico scritta nel XII secolo e stampata a Strasburgo nel 1473. Fu compilata dal teologo Pietro “Comestore” Mangiadori, considerato originario proprio di San Miniato e rammentato anche da Dante nel XII canto del Paradiso. Probabilmente è la prima opera a stampa realizzata da un sanminiatese.

I come “Imperatori”
Molte sono state le teste coronate che hanno soggiornato a San Miniato: da Federico I “Barbarossa” che qui pose la sede dei Vicari, fino a Carlo IV di Lussemburgo, passando da Ottone IV di Brunswick e dal celebre Federico II. Fra le ragioni che furono espresse per l’elevazione di San Miniato a città e la conseguente istituzione della sede vescovile, ci fu proprio l’aver ospitato gli Imperatori e il relativo apparato amministrativo.

L come “Luparello”
Il sanminiatese che, stanco dell’assedio dei fiorentini, la notte del 9 gennaio 1370 praticò un varco nelle mura facendo entrare le truppe nemiche. Si concluse così il periodo dell’“autonomia” di San Miniato, da quel momento inclusa nel dominio della città di Firenze.

M come “Miniato”
Al santo fiorentino era intitolata un’antica chiesetta (oggi scomparsa, inglobata nel più grande convento di San Francesco) che, oltre 1200 anni fa, dette il nome ad un piccolo abitato fortificato, organizzato all’apice di una ripida collina che dominava sulla valle dell’Arno: San Miniato.

N come “Napoleone”
Era originario da un ramo della famiglia sanminiatese dei Buonaparte, diventata Bonaparte in Corsica. Fu a San Miniato nel 1796 in visita al canonico Filippo, suo lontano parente e ultimo membro della casata.

O come “Odalberto”
Figlio di Benedetta, fu il primo “padrone” del castello di San Miniato, come risulta da un documento dell’anno 804. È considerato il capostipite dei cosiddetti “Signori di San Miniato” che controllarono l’abitato dal IX al XII secolo e dettero vita alle famiglie discendenti dei Mangiadori e dei Malpigli-Ciccioni.

P come “Polemica”
Irrinunciabile per ogni sanminiatese che si rispetti, la polemica accompagna il quotidiano della vita cittadina. Ad esempio ci sarà qualcuno che avrà da obiettare sui nomi scelti in questo elenco: alla lettera D, anziché Dilvo Lotti si poteva mettere il Duomo, la Diocesi o il Dramma Popolare; Dilvo Lotti doveva stare alla lettera L e così si levava Luparello che è un personaggio poco felice; alla lettera R, invece della Rocca, si poteva mettere le Rime o le Risorse del Carducci; alla T invece del Tartufo era meglio il Teatro. Insomma, si potrebbe andare avanti fino a domani mattina. Sta di fatto che la scelta poteva essere una sola per ogni lettera. È andata così, a chi non sta bene faccia un elenco per conto suo! Oppure vada a rileggersi la lettera “A”.

Q come “Quarantaquattro”
Il ’44 è l’annus horribilis per San Miniato. È l’anno del passaggio del fronte della Seconda Guerra Mondiale, che portò morte e devastazione: la strage dei 55 civili in Duomo la mattina del 22 luglio e poi la distruzione della Rocca il giorno seguente, senza dimenticare che gran parte del patrimonio edilizio fu distrutto o gravemente danneggiato dall’esercito tedesco in ritirata e dai cannoneggiamenti alleati.

R come “Rocca”
Per sineddoche la “Torre di Federico II”, fatta costruire dall’imperatore svevo fra il 1220 e il 1223. Distrutta dall’esercito tedesco nel 1944, fu ricostruita nel 1958. Da otto secoli domina il paesaggio del Medio Valdarno Inferiore ed è visibile da buona parte della Toscana. È il simbolo di San Miniato, ne caratterizza il profilo cittadino ed è motivo d’orgoglio per chi è nato e cresciuto alla sua ombra.

S come “Seminario”
Una delle istituzioni legate alla Diocesi di San Miniato, il cui palazzo venne edificato dal Vescovo Francesco Poggi nella prima metà del ‘700. La sua estensione segue il perimetro delle antiche mura castellane e la sua edificazione ha prodotto un interno urbano sorprendente. Non è per partigianeria, ma si può affermare che quella del Seminario è una delle piazze più belle d’Italia.

T come “Tartufo”
Il bianco di San Miniato, richiestissimo nelle tavole più raffinate di tutto il mondo, è indubbiamente il prodotto più pregiato del territorio. Come tutte le cose di San Miniato, non ci sono mezze misure: tanti lo adorano, alcuni non lo sopportano.

U come “Urbano”
La cappella dedicata a Sant’Urbano è uno dei luoghi più affascinanti di San Miniato. Situata sotto alla chiesa di San Domenico è un ambiente completamente buio, privo di finestre e può essere illuminato solo artificialmente. La tradizione vuole che i condannati a morte trascorressero le ultime giornate proprio in questo luogo dove, in attesa dell’esecuzione, potevano invocare la misericordia divina per i peccati commessi.

V come “Vescovo”
A San Miniato è un’istituzione, nonché motivo di vanto rispetto ai centri urbani circonvicini. Storicamente il peso dei vescovi è stato molto grande: si pensi alla costituzione della banca, alla realizzazione di importanti interventi di rigenerazione urbana come il Santuario del SS. Crocifisso e la Piazza del Seminario. Senza dimenticare l’impegno culturale con la costituzione dell’Accademia, l’organizzazione del primo teatro di San Miniato (era nei fondi dell’Episcopio) e, nel XX secolo, con la fondazione dell’Istituto del Dramma Popolare e il Museo Diocesano.

Z come “ZTL”
Croce e delizia degli abitanti di ogni centro storico, a San Miniato la zona a traffico limitato è da sempre motivo di vivace polemica: chi vorrebbe chiudere sempre al traffico, tutti i giorni 24 ore su 24, e chi vorrebbe le auto sempre in circolazione. Nel mezzo una serie infinita di sfumature e di soluzioni intermedie. Ogni sanminiatese che si rispetti ha la sua personale ricetta da proporre, assieme a quella per risolvere la questione dei parcheggi.

Vista panoramica di San Miniato da Est
Foto di Francesco Fiumalbi


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