lunedì 28 agosto 2017

SAN MINIATO E L'IMPERO FASCISTA

a cura di Francesco Fiumalbi

L'IMPERO – Nei giorni immediatamente successivi alla conquista dell'Etiopia, il 9 maggio 1936 alle ore 22,30 della sera, Benito Mussolini si affacciò dal balcone di Palazzo Venezia. Con tono solenne e la massima retorica, annunciò la costituzione dell'“impero”:
«Ufficiali! Sottufficiali! Gregari di tutte le Forze Armate dello Stato, in Africa e in Italia! Camicie nere della rivoluzione! Italiani e italiane in patria e nel mondo! Ascoltate! [...] L’Italia ha finalmente il suo impero. Impero fascista, perché porta i segni indistruttibili della volontà e della potenza del Littorio romano, perché questa è la meta verso la quale durante quattordici anni furono sollecitate le energie prorompenti e disciplinate delle giovani, gagliarde generazioni italiane».

LA CELEBRAZIONE Come era già avvenuto in altre occasioni, tutte le amministrazioni locali si adoperarono per celebrare la costituzione dell'impero che avrebbe dovuto fare da preludio a nuove e più grandi aspirazioni. Un modo per esaltare un tale traguardo fu quello di metter mano ai nomi delle piazze e delle strade, riprendendo una consuetudine più antica e largamente diffusa a partire dell'Unità d'Italia.
Anche a San Miniato il Podestà Giuseppe Pellicini, con delibera del 25 febbraio 1937, si impegnò a celebrare la costituzione dell'impero, rinominando Piazza Gioacchino Taddei (già Piazza San Domenico) in Piazza dell'Impero e via San Francesco in viale 9 Maggio, a ricordo del giorno della proclamazione. Dunque cancellò due indicazioni toponomastiche esistenti (una storica, l'altra un po' meno), sovrapponendo quelle “fasciste”.

Piazza del Popolo a San Miniato, già Piazza dell'Impero
Foto di Francesco Fiumalbi

LA DELIBERA Di seguito il testo contenuto in Archivio Storico del Comune di San Miniato, F200 S022 UF32, Deliberazioni del Podestà 1934-1940, Delibera n. 25 del 25 febbraio 1937:

L'anno Millenovecentotrentasette, addì venticinque del mese di Febbraio, anno XV°, in una sala del civico palazzo di S. Miniato.
IL PODESTA'
per l'Amministrazione di questo Comune, Avv. Giuseppe PELLICINI, assistito ad ogni effetto di legge dal Segretario Capo del Comune Cav. Michele Castiglioni:
Affinché anche questa Città abbia denominazione di vie che commemorano la fondazione dell'Impero Fascista e il Caduto per la Revoluzione, Umberto Pontanari morto il 15 maggio 1921;
DELIBERA
di sostituire la denominazione di Piazza “Gioacchino Taddei” con “Piazza dell'Impero”, la via dei “Ciccioni” con “Viale Umberto Pontanari” e la “Via S. Francesco” con “Viale 9 Maggio”.


Viale Don Minzoni a San Miniato, già viale 9 maggio
Foto di Francesco Fiumalbi

LA DAMNATIO MEMORIAE – Al termine della Seconda Guerra Mondiale, nonostante le morti e le distruzioni provocate dal conflitto e dal ventennio di governo fascista, l'Italia ripartì con nuovi o rinnovati valori: la “Pace”, la “Liberazione”, la “Repubblica”, la “Democrazia”, l'“Antifascismo”, il “Lavoro”, etc. Questi valori andarono a sostituire, se non proprio a cancellare, quelli su cui si era fondata l'epoca precedente. Ciò avvenne in tutti campi della vita socio-culturale e quindi anche nella toponomastica stradale. Si trattò di una vera e propria operazione di “damnatio memoriae” che investì tutti gli elementi e le denominazioni che avessero potuto rimandare al periodo fascista e alla monarchia.

Con comunicazione all'Ufficio di Stato Civile del 2 agosto 1945, il Sindaco Concilio Salvadori informava che la Giunta Municipale aveva provveduto ad alcune modifiche alla toponomastica stradale, con deliberazione n. 18 del 11 ottobre 1944 (cioè a due mesi e mezzo dalla Liberazione di San Miniato, quando l'Italia era ancora divisa in due dalla guerra). Alla “Piazza dell'Impero” veniva sostituita la denominazione di “Piazza del Popolo”, mentre a “viale 9 Maggio” quella di “viale Don Minzoni”.
Dunque fu proprio una sostituzione di valori: dall'Impero al Popolo e da un giorno glorioso per il vecchio regime a Don Giovanni Minzoni, un sacerdote, lo ricordiamo, morto a seguito di un agguato squadrista di cui fu vittima per aver manifestato la propria contrarierà al fascismo. La stessa sorte toccherà a Piazza Arnaldo Mussolini, denominata Piazza Giuseppe Mazzini, e a viale Umberto Pontanari, ribattezzato viale Giacomo Matteotti.

Viale Don Minzoni a San Miniato, già viale 9 maggio
Foto di Francesco Fiumalbi

Di seguito il testo del documento, conservato presso l'Archivio Storico Comunale e riprodotto nel volume
San Miniato durante la Seconda Guerra Mondiale (1939-1945). Documenti e cronache, Amministrazione Comunale San Miniato, Biblioteca Comunale San Miniato, Giardini Editori, Pisa, 1986, p. 259:

2 Agosto 1945
Denominazione
delle Vie e Piazze Comunali
All'Ufficio di Stato Civile
SEDE

Comunico a codesto Ufficio che con deliberazione n. 18 in data 11/10/1944, venne provveduto alla modifica delle seguenti denominazioni di alcune Vie e Piazze del Comune:
1 = Via 23 Marzo posta in Parrocchia di San Miniato Basso, prenderà il nome di Via Giuseppe Mazzini
[in realtà a Mazzini sarà intitolata la piazzetta adiacente al Municipio, n.d.r.]
2 = Via 1° Febbraio posta in Parrocchia di Stibbio, prenderà il nome Bruno Buozzi.
3 = Via 9 Maggio posta in Parrocchia di S. Stefano, prenderà il nome di via Don Minzoni.
4 = Via 28 Ottobre posta in Parrocchia di Ponte a Egola, prenderà il nome di via Corrado Pannocchia.
5 = Via Pò posta in Parrocchia di Ponte a Egola, prenderà il nome di via 1° maggio.
6 = Viale U. Pontanari posto in Parrocchia di S. Stefano, prenderà il nome di Viale Giacomo Matteotti.
7 = Piazza dell'Impero posta in Parrocchia di S. Iacopo e Lucia, prenderà il nome di Piazza del Popolo.
8 = Piazza A. Mussolini posta in Parrocchia della Cattedrale, prenderà il nome di Piazza Beccaria
(in realtà verrà intitolata a Giuseppe Mazzini, n.d.r.]
Comunico inoltre che con successiva deliberazione n. 41 in data 7/4/1945 venne provveduto anche alla modifica di Via nuova, posta in Parrocchia di Ponte a Egola, che prenderà il nome di Via Antonio Gramsci.
Le suddette deliberazoni si trovano in corso di Superiore approvazione presso la R. Prefettura di Pisa.
IL SINDACO

Viale Don Minzoni a San Miniato, già viale 9 maggio
Foto di Francesco Fiumalbi


Viale Don Minzoni a San Miniato, già viale 9 maggio
Foto di Francesco Fiumalbi


domenica 13 agosto 2017

LA PRIMA CHIESA DEL PINOCCHIO: L'ORATORIO DI SAN MICHELE ARCANGELO E DI SANT'ANTONIO ABATE

a cura di Francesco Fiumalbi

Indice del post:
01_PREMESSA
02_INTRODUZIONE
03_L'ORATORIO DEI SS. MICHELE ARCANGELO E ANTONIO ABATE
04_BACCIO MORALI E LA COSTRUZIONE DELL'ORATORIO
05_IL PATRONATO MORALI
06_DAI MORALI AI BERTACCHI
07_DAI BERTACCHI AI ROSSI
08_LA VENERAZIONE DI SAN MICHELE ARCANGELO
09_L'ORATORIO E L'OSTERIA “DELLA BILANCIA”
10_LA VENERAZIONE DI SANT'ANTONIO ABATE
11_IL PANE DI SANT'ANTONIO A SAN MINIATO BASSO
12_LA COSTRUZIONE DELLA PIAZZA E LA DEMOLIZIONE DELL'ORATORIO
13_NOTE E RIFERIMENTI

01_PREMESSA
In questo post parleremo della piccola chiesetta che si trovava al centro di San Miniato Basso, in prossimità dell'incrocio fra la via Tosco-Romagnola Est – SS. n. 67 e il viale Guglielmo Marconi, esattamente davanti alla pensilina di Piazza della Pace e a pochi metri dall'antico ponte sul Rio Pidocchio (oggi invisibile sotto l'incrocio).
E' proposta anche la trascrizione di vari documenti d'archivio, rintracciati partendo dai riferimenti delle pubblicazioni fin qui edite ed in particolare nell'articolo del canonico F. M. Galli Angelini, S. Miniato Basso e le sue vicende storiche [in «Bollettino dell'Accademia degli Euteleti della Città di San Miniato», Anno VI, Fascicolo 1-2, San Miniato, 1925], nelle note proposte in M. Parentini, Quando San Miniato Basso si chiamava Il Pinocchio, [FM Edizioni, San Miniato, 2002] e poi nell'articolo di D. Fiordispina e M. Parentini, Quattro chiese scomparse [in «Bollettino dell'Accademia degli Euteleti della Città di San Miniato», n. 76, 2009].
Un particolare e sentito ringraziamento va alla Dott.ssa Francesca Ruta per le preziosa e dettagliata ricerca nei documenti che sono conservati presso l'Archivio Storico della Diocesi di San Miniato. Ulteriori informazioni sono state rintracciate nell'Archivio Storico del Comune di San Miniato.

02_INTRODUZIONE
La popolazione di San Miniato Basso indica abitualmente la chiesa dei SS. Martino e Stefano come la “chiesa vecchia”, in virtù della costruzione di quella “nuova” inaugurata il 4 aprile 2009. Tuttavia forse non tutti sanno che prima della “chiesa vecchia”, costruita alla fine del '700, esisteva un edificio religioso più antico e demolito nel 1920. Un'epoca ormai lontana – è passato quasi un secolo – tanto che non ci sono più persone viventi in grado di ricordarlo. Volutamente nel titolo del post si parla della prima chiesa del “Pinocchio”, proprio perché il nome di San Miniato Basso fu dato solamente nel 1924.

L'oratorio dei SS. Michele e Antonio al Pinocchio
Fotoinserimento di Francesco Fiumalbi

03_L'ORATORIO DEI SS. MICHELE ARCANGELO E ANTONIO ABATE
La chiesa fu costruita fra il 1739 e il 1740 ed era una “cappella privata”, o meglio un “oratorio”, anche se per alcuni decenni venne utilizzata dalla popolazione locale. D'altra parte il nucleo del Pinocchio cominciava a contare un buon numero di abitanti e non c'era ancora una chiesa. Infatti la Parrocchia dei SS. Martino e Stefano fu istituita nel 1780 e la chiesa fu inaugurata il 15 agosto 1783, per la Festa dell'Assunta (01).
L'oratorio aveva una duplice dedicazione a San Michele Arcangelo e a Sant'Antonio Abate. Architettonicamente doveva essere molto piccolo, costituito da un'unica piccola aula, con lo spazio appena sufficiente a contenere l'altare e a consentire ad un piccolo gruppo di persone di poter partecipare alle funzioni religiose. Probabilmente era del tutto simile alle tante chiesette che si trovano lungo le strade della Toscana. Per rimanere in zona, si può ricordare l'oratorio di San Genesio fra La Scala e Ponte a Elsa.
Da un punto di vista ecclesiastico, all'epoca della sua erezione, ricadeva nella giurisdizione parrocchiale di San Martino in Faognana (02). Si trattava di una chiesa parrocchiale sorta anticamente a San Miniato (zona dei vecchi macelli, appena fuori dall'antico abitato) che fu soppressa e unita a quelle di Santa Lucia a Scoccolino, di Santa Maria a Soffiano e di Santo Stefano all'Ontraino, per costituire la nuova Parrocchia dei SS. Martino e Stefano “al Pinocchio” nel 1780 (03).

L'oratorio dei SS. Michele e Antonio al Pinocchio
Fotoinserimento di Francesco Fiumalbi

04_BACCIO MORALI E LA COSTRUZIONE DELL'ORATORIO
Il giorno 5 giugno 1739 Baccio Morali presentò ufficialmente la propria supplica a Mons. Giuseppe Suares de la Concha Vescovo di San Miniato, al fine di poter erigere un oratorio all'interno del territorio giurisdizionale della Prepositura di San Martino in Faognana (04):

Illustrissimo e Reverendissimo Monsignor Vescovo
Il Cav. Baccio Morali […] domanda con tutto l'ossequio che rappresenta, come desiderando d'erigere una cappella, o sia oratorio, col titolo di S. Michele Arcangelo e S. Antonio Abbate nel luogo detto al Pidocchio, dentro aj confini della Propositura di S. Martino, supplica la somma bontà di Vostra Signoria Illustrissima, e Reverendissima, a concedergliene l'opportuna licenza...

Nel medesimo giorno, il Vescovo concesse la licenza richiesta, fissando tuttavia alcune condizioni. Baccio Morali doveva stabilire l'entità della dote, dei frutti, degli obblighi e si sarebbe dovuto accollare la manutenzione in perpetuo della fabbrica. L'oratorio, inoltre, doveva essere dotato di tutto il necessario pro ornamento Altari, qua pro celebratione sacrificij. Confermò la dedicazione a San Michele Arcangelo e a Sant'Antonio Abate proposta da Baccio Morali e fissò la condizione che l'oratorio non arrecasse pregiudizio alla Prepositura di San Martino, nel cui territorio giurisdizionale doveva essere costruito. Per questo motivo, il prelato stabilì che la licenza da lui accordata potesse avere effetto a condizione che anche il Preposto della chiesa di San Martino fosse concorde.
Appena tre giorni dopo, il sacerdote Carlo Portigiani, in qualità di rettore della Prepositura di San Martino, manifestò formalmente il proprio assenso. Queste le sue parole:

Adì 8 Jugnio 1739
Io Carlo Portigiani Preposto della Propositura di S. Martino vicino alle mura della città di S. Miniato, spontaneamente acconsente che il Nobilissimo Illustrissimo Cavaliere Baccio Morali della città suddetta, essendo stata la licenza dall'Illustrissimo e Reverendissimo Monsignor Vescovo di Sanminiato di potere fabbricare nella Propositura di Sammartino in luogo detto al Pidocchio, lontano dalla chiesa propositura suddetta, un Oratorio sotto il titolo di S. Michele Arcangiolo e di S. Antonio Abbate...

Estratto dal Catasto Generale della Toscana (1834)
con l'indicazione dell'Oratorio dei SS. Michele e Antonio Abate
Progetto CASTORE, Geoscopio – Regione Toscana

05_IL PATRONATO MORALI
A seguito della licenza accordata, Baccio Niccolò Morali costruì l'oratorio al Pidocchio/Pinocchio, dove possedeva un consistente numero di terreni. Baccio Niccolò Morali [San Miniato, 31 agosto 1680 – Pisa, 25 settembre 1749] si sposò con la nobildonna pisana Barbara Vittoria Ceuli-Gaetani, dalla quale ebbe Ranieri Maria [Pisa, 16 giugno 1721 – 31 gennaio 1800] (05). Alla morte del padre, i beni, comprensivi anche della cappella, passarono al figlio che ne detenne il “patronato”, così come risulta dalla Visita Pastorale del 6 ottobre 1777 (06):

Oratorio di San Michele al Pidocchio
Visitò l'Oratorio di S. Michele e di S. Antonio Abate al Pidocchio di padronato dell'Ill.mo Sig.re Ranieri Morali, che trovò ben tenuto e ben corredato l'unico Altare che vi esiste, non vi sono obblighi, ma per devozione vi si fa la Festa ogn'anno di detti Santi; come pure trovò esser provvisto di tutto il bisognevole per celebrarvi la S. Messa, e rimessosi in viaggio, arrivò al Palazzo Vescovile all'Ave Maria della Sera.

Stesse identiche parole anche per la visita del 27 giugno 1782 (07):

Oratorio di S. Michele Arcangelo al Pidocchio
Mons.re Ill.mo e R.mo visitò l'Oratorio di S. Michele e S. Antonio Ab.e al Pidocchio di Padronato del Nobile Sig. Ranieri Morali, il quale trovò ben tenuto, e corredato l'unico altare che vi esiste, come provvisto di tutto il bisognevole per celebrare la S. Messa; non vi sono obblighi, ma si fa la festa ogn'anno di detti Santi per devozione del Sudd.to...

Ranieri Maria Morali si era sposato nel 1754 con Maria Caterina di Benedetto Lanfranchi Lanfreducci, dalla quale ebbe diversi figli, fra cui Giuseppe [San Miniato, 29 giugno 1764 – 4 giugno 1835] al quale pervenne l'eredità paterna, fra cui la cappella (08). Infatti, negli atti della Visita Pastorale del 1814, la chiesa risultava di patronato proprio di Giuseppe Morali (09).
Nel 1822 l'oratorio fu visitato un'altra volta dal Vescovo Pietro Fazzi. Di seguito la descrizione e le disposizioni impartite in quell'occasione (10):

[Adì 15 Ottobre 1822]
«Oratorio dei Sigg.ri Morali
Dopo di ciò visitò l'Oratorio di San Michele di patronato del Sig. Giuseppe Morali, poco distante dalla sud.a chiesa [la chiesa del Pinocchio, n.d.r.] e fu ordinato che fossero rinnovati i fogli delle Cantaglorie, ridorata la patena e il gambo dell'ostensorio, anzi del calice, che fossero apposti i segnaletti al Canone del Messale, da crin., fatta la croce ad alcuni corporali, palle, e quinficatoj, e che fosse provveduta una berretta.
Quindi si andò tutti in Canonica del Pinocchio e vi si desinò.»

Estratto dal Catasto Generale della Toscana (1834)
con l'indicazione delle proprietà Morali nella zona del Pinocchio
Progetto CASTORE, Geoscopio – Regione Toscana
Schema di Francesco Fiumalbi

06_DAI MORALI AI BERTACCHI
L'oratorio passò poi alla famiglia dei Bertacchi in seguito al matrimonio fra Leopoldo di Giuseppe Bertacchi [Pisa, 1802 – San Miniato, 5 aprile 1883] con Caterina figlia di Giuseppe Morali, che fu celebrato il 24 dicembre 1834. A seguito di queste nozze, nel 1838 i Bertacchi furono ammessi alla nobiltà di San Miniato (11).
Ed infatti, la mutata proprietà fu registrata negli atti della Visita Pastorale del Vescovo Francesco Maria Alli Maccarani, che il 5 maggio 1855 visitò la Parrocchia del Pinocchio e il vicino oratorio (12):

[Adì 5 Maggio 1855]
«Fu visitato l'Oratorio di S. Michele Arcangelo di proprietà della famiglia Bertacchi da S. Signoria Ill.ma e Rev.ma unita al R.mo Can.co Dori, e tutto fu trovato decentemente tenuto.»

Una nuova visita si tenne a distanza di quattro anni esatti, il 5 maggio 1859 (13):

«Oratorio di S. Michele Arcangelo in Cura del Pinocchio
Fu visitato l'Oratorio di S. Michele Arcang. dal Sacerd. Luigi Biagioni e dal sottoscritto per ordine dell'Ill.mo e R.mo Monsignor Vescovo, e nulla fu ritrovato degno di censura»

Tuttavia, negli atti della visita del 21 novembre 1867, compiuta dal Vescovo Annibale Barabesi, si legge solamente che l'oratorio era di patronato dei Morali (14). Probabilmente si tratta della “memoria” del suo patronato originario per cui la piccola chiesetta, nel lessico comune, poteva essere indicata come l'“Oratorio dei Morali”:

«Nel dopo pranzo di sabato 21 9mbre, circa le ore 3, il Prelato accompagnò con l'ombrellino il SS. Viatico ad una inferma della cura del Pinocchio, e al ritorno visitò l'Oratorio di S. Michele dei Sigg. Morali. Quindi tornato alla Can.ca....»

Immagine aerea dell'attuale abitato di San Miniato Basso
con l'indicazione delle proprietà Morali (dal CGT, 1834)
Geoscopio – Fototeca, Regione Toscana
Schema di Francesco Fiumalbi

07_DAI BERTACCHI AI ROSSI
Successivamente, come si apprende dalla visita del 1914, l'oratorio cambiò nuovamente proprietà, passando alla famiglia Rossi di Ponte a Egola (15):

«Oratorio pub.o di S. Michele presso il ponte del Pinocchio di proprietà del Sig. Rossi del Ponte a Egola, nel quale vengono celebrate una o due messe all'anno quasi costantemente. Esso oratorio è sprovvisto di quasi tutto il necessario ed è in stato mediocre.»

Nel conclusivo elenco degli oratori pubblici, viene specificata meglio la proprietà, ovvero la chiesetta risultava appartenere alla Signora Amalia Rossi (16):

«Oratorio Bertacchi – oggi della Sig.ra Amalia Rossi del Ponte a Egola. Trovato in mediocre stato. Si ordina di provvedere l'inceratino per la Pietra Sacra e per le Carteglorie.»

Infine, l'ultima memoria negli atti delle visite pastorali, risale al 1931 quando venne ricordata la presenza della chiesa, demolita per far spazio al nuovo piazzale (17):

«L'Oratorio Bertacchi sulla strada provinciale fu distrutto a tempo del Parroco Sestini per la costruzione del Piazzale.»

08_LA VENERAZIONE DI SAN MICHELE ARCANGELO
«Or in quel tempo sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo» [Daniele, 12,1]. San Michele Arcangelo, in generale, è considerato protettore del “popolo cristiano”: non a caso è raffigurato con la spada, intento a sconfiggere il maligno rappresentato con le sembianze di un drago. Spesso in mano ha una bilancia (che utilizzerebbe per “pesare le anime”, anche se questo particolare non trova fondamento nelle scritture cristiane). E' considerato il “protettore” di varie categorie, ed in particolare delle forze di polizia. Tuttavia sembra che venisse invocato anche dai pellegrini medievali, e più in generale dai viandanti, che chiedevano protezione contro le malattie, contro lo scoraggiamento dovuto all'azione del maligno, nonché contro le imboscate dei banditi. Non è un caso che l'oratorio sorgesse lungo una delle strade più antiche e importanti della Toscana: la via Tosco-Romagnola Est era la vecchia Strada Regia, che in epoca medievale veniva chiamata Strata Pisana, erede della romana via Quinctia (anche se probabilmente i tracciati non coincidono).

09_L'ORATORIO E L'OSTERIA “DELLA BILANCIA”
La chiesetta si trovava nell'attuale Piazza della Pace, con la facciata rivolta in direzione sud, ovvero verso la via Tosco Romagnola Est. Dall'altro lato della strada, di fianco alla Piazzetta XXV Aprile, proprio nel caseggiato che oggi ospita alcune attività commerciali, era presente l'antica “Osteria del Pidocchio” o “del Pinocchio”. Praticamente la chiesetta e l'osteria si trovavano una di fronte all'altra, a pochi metri dal ponte del Rio Pidocchio.
Non è certamente un caso che l'osteria venisse chiamata anche “Osteria della Bilancia”. Come riporta il Canonico Galli Angelini, aveva «per insegna San Michele con la bilancia nella mano sinistra e la spada in quella destra» (18).
L'osteria è documentata già nelle Piante di Popoli e Strade redatte dai Capitani di Parte Guelfa fra il 1580 e il 1595 (19), mentre l'oratorio è del 1740. E' possibile che i proprietari della locanda avessero tratto l'insegna dal titolo del vicino oratorio, dedicato a San Michele Arcangelo e a Sant'Antonio Abate? Oppure, proprio nel luogo dove venne costruita la chiesetta esisteva un più antico tabernacolo con l'immagine dell'Arcangelo? Pur non essendo disponibili documenti che lo attestano, vicino alle infrastrutture stradali come i ponti, generalmente era presente un'immagine sacra a titolo di protezione. E gli episodi che vedono la costruzione di un oratorio a partire da un'immagine sacra preesistente sono innumerevoli. Non va poi dimenticato che l'osteria si rivolgeva prevalentemente ai viandanti e dunque il richiamo a San Michele sarebbe stato ugualmente coerente.

10_LA VENERAZIONE DI SANT'ANTONIO ABATE
Sant'Antonio Abate è considerato il protettore dei contadini e degli allevatori, ma anche soprattutto degli animali domestici, e per questo nell'iconografia lo ritroviamo spesso affiancato da un maiale. E' invocato anche per il soccorso dalle malattie (fra tutte il cosiddetto “Fuoco” di Sant'Antonio). Il legame fra Sant'Antonio Abate e gli animali è una tradizione antichissima, che si perde nei secoli del medioevo, forse legata ai doni – sotto forma di animali – che venivano portati agli ospedali gestiti dall'ordine ospedaliero e monastico militare dei Canonici Regolari di Sant'Antonio di Vienne. Tali istituti si ispiravano ai carismi dell'Abate e furono fondati nella cittadina francese di Vienne. Erano chiamati anche “Cavalieri del Tau”, dal simbolo che portavano sulla veste (da non confondere con i Cavalieri del Tau di Altopascio!). L'ordine fu poi inglobato in quello dei Cavalieri di Malta nella seconda metà del '700. Uno di questi ospedali si trovava anche a San Miniato, presso la chiesa dei SS. Stefano e Michele, eretto nel 1352 (20). A San Miniato è ancora presente la tradizione della benedizione degli animali in occasione della festività di Sant'Antonio Abate.

11_IL PANE DI SANT'ANTONIO A SAN MINIATO BASSO
Ancora oggi, nel giorno della memoria liturgica di Sant'Antonio Abate, il 17 gennaio, nella Parrocchia di San Miniato Basso viene distribuito il cosiddetto “Pane di Sant'Antonio”. E' una tradizione che l'attuale parroco Don Luciano Niccolai ha raccolto dal predecessore Don Vinicio Vivaldi, che a sua volta aveva preso da Don Nello Micheletti e, ancora prima, da Don Pio Sestini. Probabilmente si potrebbe andare ancora più indietro.
A San Miniato Basso la tradizione del “Pane di Sant'Antonio” è legata, verosimilmente, proprio alle celebrazioni che venivano officiate in onore del co-titolare dell'oratorio fatto costruire dai Morali nel 1740. Abbiamo visto, infatti, che la chiesetta fu il punto di riferimento degli abitanti della zona per alcuni decenni, prima che venisse costruita la chiesa parrocchiale. La venerazione di Sant'Antonio Abate era diffusissima in tutte le campagne. Intorno ad ogni casa di contadino c'era infatti una moltitudine di animali, utili per il sostentamento domestico, ma anche come valido supporto alle attività agricole. Non dobbiamo dimenticare che fino a pochi decenni fa la popolazione di San Miniato Basso era costituita prevalentemente da contadini e la devozione per l'Abate probabilmente era molto sentita.

12_LA COSTRUZIONE DELLA PIAZZA E LA DEMOLIZIONE DELL'ORATORIO
Nel 1919 la Giunta Municipale di San Miniato deliberò di costruire i due “piazzali” a La Scala e al Pinocchio, ovvero le attuali Piazza Trieste e Piazza della Pace. Certamente i due centri urbani, di recente espansione, avevano maturato la necessità di poter disporre di uno spazio pubblico come la piazza: un luogo di ritrovo, di socializzazione, ma adatto anche per lo svolgersi di mercati, senza contare che le due piazza si trovavano lungo l'attuale Strada Statale n. 67 “Tosco-Romagnola Est”, una delle strade più importanti della Toscana. E poi mancavano, al di fuori del capoluogo, gli spazi per le adunanze, le commemorazioni e tutto ciò che atteneva alle ritualità civili, nonché per i comizi elettorali che rappresentavano lo strumento più efficace della comunicazione politica, in un epoca in cui i mezzi di comunicazione di massa erano solo una lontana utopia. Per dare un'idea, la prima emittente radio italiana nacque nel 1924.
E poi la costruzione dei due piazzali avrebbe dato lavoro e dunque sollievo ad una popolazione alle prese con la difficile congiuntura economica del primo dopoguerra.

Di seguito la trascrizione della Delibera di Giunta n. 398 del 15 settembre 1919: si tratta del primo atto formale che il Comune di San Miniato predispone per la costruzione dei nuovi piazzali, anche se i costi preventivati fanno sì che la proposta sia lasciata in sospeso (21).

Proposte per costruzione di Piazzali al Pinocchio e Scala
Viste le informative dell'Ing. Comunale relative alle proposte di costruzione di un Piazzale Pubblico al Pinocchio ed alla Scala, il I° per la spesa di £ 24,200 e il II° per la spesa di £32,500

LA GIUNTA

ne prende atto e stante la rilevante spesa passa all'ordine del Giorno le dette proposte.

La questione venne nuovamente affrontata dalla Giunta quasi un anno dopo, nel luglio del 1920. In quest'occasione venne deliberata la sottoscrizione di un mutuo presso la Cassa di Risparmio di San Miniato per poter finanziare i lavori di costruzione dei due piazzali, di cui uno al Pinocchio e uno a La Scala. Di seguito il testo (22):

Mutuo di £ 62,000# con la locale Cassa di Risparmio per la costruzione di Piazzali al Pinocchio e alla Scala
Visto come i lavori approvati con deliberazione d'urgenza della Giunta Comunale, in data 1 marzo 1920 ratificata dal Consiglio Comunale in prima e seconda lettura nelle sedute del 28.4 e 26.5 stesso anno per l'importo di £ 240,000 previste anche in Bilancio e da conseguirsi mediante Mutuo per provvedere ai lavori di varia natura, sì anzi per quelli per la costruzione di due pubblici piazzali di cui uno nella frazione del Pinocchio e l'altro in quella della Scala.
Visto come in attesa delle ulteriori pratiche da espletarsi per il conseguimento del mutuo per la suddetta somma con la locale Cassa di Risparmio in ordine a Deliberazione d'urgenza della Giunta Comunale del 31 maggio p.p. Approvata dalla G.P.A. Con decisione 30 giugno u.s. Ne 1920 urga metter mano alla costruzione dei piazzali anzidetti per i quali secondo il rapporto dell'Ing. Comunale in data 1° maggio detto occorre la spesa di £ 62,000 considerato come tale somma possa conseguirsi dalla Cassa di Risparmio suddetta come anticipo del maggior mutuo da contrarsi con la medesima in ordina alle sopra citate deliberazioni della Giunta e del Consiglio,

LA GIUNTA

Assunti i poteri del consiglio delibera 1° di contrarre con la locale Cassa di Risparmio un mutuo cambiario per l'anzidetta somma di £ 62,000 per provvedere alla spesa soprindicata del maggior mutuo di £ 240,000 come sopra autorizzato all'epoca del suo conseguimento.

A questo punto, fatto il progetto e trovati i soldi, i lavori poterono iniziare. Tuttavia c'era un ultimo ostacolo da superare: il luogo dove costruire la piazza del Pinocchio non era completamente libera. Proprio sul lato della Strada Statale c'era la vecchia cappella dei Morali, ormai passata attraverso varie proprietà. La chiesetta andava abbattuta e presso l'Archivio Storico della Diocesi di San Miniato è conservato il carteggio inerente la richiesta di demolizione dell'oratorio avanzata dal Comune di San Miniato alla Curia Vescovile nel settembre 1920 (23).

Lettera datata 6 settembre 1920 dell'Assessore Alfredo Conti per conto del Sindaco, indirizzata a Mons. Carlo Falcini Vescovo di San Miniato a richiesta del consenso per la demolizione dell'oratorio:

COMUNE DI S. MINIATO
6 Settembre 1920

OGGETTO: Costruzione di piazzale al Pinocchio

A nome di questa Amministrazione Comunale rivolgo vive preghiere all’E.V. onde voglia compiacersi disporre perché sia concesso l’opportuno consenso per la demolizione della Cappella posta al Pinocchio lungo la via della Stazione, significandole che la Sacra verrebbe passata alla Chiesa del Pinocchio e l’ossario al vecchio Cimitero della stessa frazione.
Con distinto ossequio ringrazio
IL SINDACO (per il sindaco) Alfredo Conti

Memoria datata 11 settembre 1920 redatta da Mons. Giovacchino Rosati per Mons. Carlo Falcini Vescovo di San Miniato a motivo della richiesta di demolizione dell'oratorio:

VICARIATO VESCOVILE DI SAN MINIATO
11 settembre 1920


La cappella situata al quadrivio nel paese del Pinocchio era di proprietà dei Rossi figlii di Leopoldo. Vi ufficiava il Can. Morandi nel Novembre di ogni anno, celebrandovi 3 o 4 volte fino agli ultimi anni della sua vita. Era forse un obbligo esistente al Canonicato? Ora tale cappella è stata acquistata dal Comune che chiede il consenso per demolirla. Il defunto Can. Morandi celebrava ogni anno sulla d.a cappella alcune Messe per incarico della Sig. Amelia V.a Rossi, la quale sembra ne avesse l’obbligo.

Risposta del 16 settembre 1920 redatta da Mons. Giovacchino Rosati per conto di Mons. Carlo Falcini Vescovo di San Miniato indirizzata al Sindaco del Comune di San Miniato, in cui è espresso il consenso alla demolizione dell'oratorio:

CURIA VESCOVILE DI S. MINIATO
16 settembre 1920

[all'] Ill.mo Sig. Cav. Sindaco del Comune di S. Miniato


Oggetto: Consenso di demolizione della Cappella del Pinocchio lungo via della Stazione

Sua Ecc. Rev.ma Mons. Vescovo concorde a cotesta rispettabile Amministrazione Comunale il richiesto consenso per la demolizione della Cappella posta al Pinocchio lungo la via della Stazione, approvando che la Pietra Sacra venga passata alla Chiesa del Pinocchio e l’ossario venga trasferito nel vecchio Cimitero della stessa frazione. Significa pure alla prelod. Amministrazione di avere deputato il M.R. Parroco del Pinocchio per assistere a detto trasferimento, ricevere la Pietra Sacra, e per quante altre cose possa occorrere. Dichiara infine che con tale consenso non sieno pregiudicati diritti dell’Ordinario che possano a lui spettare circa legati ed obblighi spirituali annessi a detta cappella. 

Con perfetto ossequio Can. Giovacchino Rosati V.C.le


13_NOTE E RIFERIMENTI
(01) M. Parentini, Quando San Miniato Basso si chiamava Il Pinocchio, FM Edizioni, San Miniato, 2002, p. 28.
(02) F. M. Galli Angelini, S. Miniato Basso e le sue vicende storiche, in «Bollettino dell'Accademia degli Euteleti della Città di San Miniato», Anno VI, Fascicolo 1-2, San Miniato, 1925, p. 19.
(03) D. Fiordispina e M. Parentini, Quattro chiese scomparse, in «Bollettino dell'Accademia degli Euteleti della Città di San Miniato», n. 76, 2009, pp. 258-267.
(04) Archivio Storico Diocesi di San Miniato, Atti beneficiali, n. 327; cfr. F. M. Galli Angelini, S. Miniato Basso e le sue vicende storiche, in «Bollettino dell'Accademia degli Euteleti della Città di San Miniato», Anno VI, Fascicolo 1-2, San Miniato, 1925, p. 19; cfr. M. Parentini, Quando San Miniato Basso si chiamava Il Pinocchio, FM Edizioni, San Miniato, 2002, pp. 28; 32.
(05) F. Catta, La commenda Morali, in San Miniato e l'Ordine di Santo Stefano, a cura di D. Marrara, Atti del Convegno, San Miniato 14 maggio 2004, Edizioni ETS, Pisa, 2004, pp. 137-140; 143.
(06) Archivio Storico Diocesi di San Miniato, Visite Pastorali, n. 66.
(07) Archivio Storico Diocesi di San Miniato, Visite Pastorali, n. 67 (1780-1783); cfr. M. Parentini, Quando San Miniato Basso si chiamava Il Pinocchio, FM Edizioni, San Miniato, 2002, p. 32.
(08) F. Catta, La commenda Morali, in San Miniato e l'Ordine di Santo Stefano, a cura di D. Marrara, Atti del Convegno, San Miniato 14 maggio 2004, Edizioni ETS, Pisa, 2004, pp. 143-146.
(09) Archivio Storico Diocesi di San Miniato, Visite Pastorali, n. 69 (1814); cfr. M. Parentini, Quando San Miniato Basso si chiamava Il Pinocchio, FM Edizioni, San Miniato, 2002, p. 32.
(10) Archivio Storico Diocesi di San Miniato, Visite Pastorali, n. 70 (1822).
(11) R. Boldrini, Dizionario Biografico dei Sanminiatesi (secoli X-XX), Comune di San Miniato, Pacini Editore, Pisa, 2001, p. 38.
(12) Archivio Storico Diocesi di San Miniato, Visite Pastorali, n. 74 (1855)
(13) Archivio Storico Diocesi di San Miniato, Visite Pastorali, n. 75 (1855-1862); cfr. M. Parentini, Quando San Miniato Basso si chiamava Il Pinocchio, FM Edizioni, San Miniato, 2002, p. 32.
(14) Archivio Storico Diocesi di San Miniato, Visite Pastorali, n. 76 (1867).
(15) Archivio Storico Diocesi di San Miniato, Visite Pastorali, n. 79 (1914).
(16) Ibidem.
(17) Archivio Storico Diocesi di San Miniato, Visite Pastorali, n. 81 (1931).
(18) F. M. Galli Angelini, S. Miniato Basso e le sue vicende storiche, in «Bollettino dell'Accademia degli Euteleti della Città di San Miniato», Anno VI, Fascicolo 1-2, San Miniato, 1925, p. 19.
(19) Piante di Popoli e Strade. Capitani di Parte guelfa (1580-1595). Archivio di Stato di Firenze, a cura di G. Pansini, Olschki Editore, Firenze, 1989, vol. II, c. 651.
(20) G. Piombanti, Guida della Città di San Miniato al Tedesco. Con notizie storiche antiche e moderne, Tipografia M. Ristori, San Miniato, 1894, p. 119.
(21) Archivio Storico del Comune di San Miniato, Archivio Postunitario, F200 S020 UF02, Deliberazioni della Giunta Municipale, p. 237, delibera n. 398 del 15 settembre 1919.
(22) Archivio Storico del Comune di San Miniato, Archivio Postunitario, F200 S020 UF025, Deliberazioni della Giunta Municipale, p. 61, delibera n. 321 del 17 luglio 1920.
(23) Archivio Storico Diocesi di San Miniato, Atti Beneficiali, n. 440 (1920), fasc. 55.