martedì 26 maggio 2020

TERZIERI E CONTRADE DI SAN MINIATO NEL ‘300

a cura di Francesco Fiumalbi

INTRODUZIONE
In epoca medievale, più o meno tutti i maggiori centri urbani avevano una suddivisione interna. Genova, Milano, Firenze e Venezia erano suddivise in “sestieri” (6 parti),  Pisa e Arezzo in “quartieri” (4 parti), Siena e Lucca in “terzieri” (3 parti). A cosa servivano queste suddivisioni interne? Erano un modo per garantire una certa misura di omogeneità alla partecipazione alla vita politica e militare della città. Da un certo punto di vista funzionavano come i moderni “collegi elettorali”, ovvero i rappresentanti delle maggiori assemblee civiche venivano eletti proporzionalmente fra i vari cittadini di ciascuna contrada. Tuttavia avevano anche altre funzioni, come quella di provvedere alla guardia delle mura: ogni “settore” organizzava il servizio di guardia fra i propri cittadini e doveva provvedere al controllo di uno specifico tratto del sistema difensivo. Oppure doveva provvedere alla manutenzione di alcune opere pubbliche, principalmente le strade, ma anche scoli, fossi e quant’altro.

LA VITA CIVICA A SAN MINIATO NEL XIV SECOLO
San Miniato era suddivisa in 3 terzieri, che a loro volta erano suddivisi in 7 contrade. Interessante notare come le giurisdizioni amministrative coincidessero con quelle ecclesiastiche: le 7 contrade corrispondevano ad altrettante parrocchie. Negli Statuti del 1337 (1336) abbiamo una completa descrizione delle circoscrizioni cittadine e del loro ruolo nella composizione delle principali istituzioni civiche che erano il Consiglio del Popolo e la Società di Giustizia. Il primo, convocato attraverso il suono della campana situata sulla torre della rocca, si riuniva nel nuovo edificio appositamente realizzato, la domus nova leonis (l’odierno Palazzo Comunale), ed aveva il compito di legiferare su qualsiasi materia, fra cui le regole statutarie e le opere pubbliche, oltre sull’assegnazione degli emolumenti destinati agli ufficiali forestieri. Dai membri di tale assemblea venivano eletti i Signori Dodici, in relazione alla popolazione delle varie contrade cittadine (4 per ogni terziere). I Dodici, fra le altre cose, avevano il compito di nominare il Podestà e il Capitano del Popolo, di norma due forestieri, la cui investitura doveva comunque essere confermata dall’assemblea riunita in forma plenaria. La Società di Giustizia, come suggerito dal nome, si occupava dell’amministrazione della giustizia, con giurisdizione sulle liti pubbliche e private, e della somministrazione delle pene. Tale organo era investito anche del potere di polizia, e più in generale del mantenimento dell’ordine costituito, oltre alle mansioni relative alla manutenzione e all’accrescimento delle fortificazioni difensive. Si componeva di 100 membri, in proporzione fra le varie contrade cittadine, fra cui venivano eletti il Priore e il Gonfaloniere. Ogni contrada aveva un luogo di ritrovo, che generalmente coincideva con uno spazio pubblico. [ASCSM, Preunitario, Comune di San Miniato, n. 2247. Edizione a cura di F. Salvestrini, Statuti del Comune di San Miniato al Tedesco (1337), Comune di San Miniato, ETS, Pisa, 1994., Libro IV, rubrica <13>, p. 295; Libro IV, rubrica 84 <88>, p. 376].
Nel caso di San Miniato occorre osservare anche un’altra cosa. Il centro si era sviluppato a partire dal “Castelvecchio”, per poi svilupparsi anche in Poggighisi e in Fuoriporta. Avendo probabilmente mantenuto le antiche porte di Castelvecchio, in caso di invasione nemica, all’occorrenza ciascun terziere poteva essere chiuso, in modo che il nemico non potesse occupare tutto l’abitato. E’ una tecnica largamente diffusa e che oggi possiamo ritrovare nelle compartimentazioni che vengono utilizzate nelle navi o nei sistemi antincendio degli edifici.

Le contrade e i terzieri di San Miniato
Schema di Francesco Fiumalbi

L’estensione dei terzieri di San Miniato nel ‘300
Schema di Francesco Fiumalbi
Base Cartografica: CTR Regione Toscana

L’estensione delle contrade di San Miniato nel ‘300
Schema di Francesco Fiumalbi
Base Cartografica: CTR Regione Toscana

CASTELVECCHIO
Il Terziere di Castelvecchio comprendeva la parte più antica della città, corrispondente al poggio della Rocca e alla zona di Piazza del Duomo, dell’odierna Piazza della Repubblica (Seminario), di via Vittime del Duomo e di via Pietro Rondoni. Il terziere, al suo interno, era ulteriormente suddiviso in due contrade: la contrada della Pieve o di Santa Maria e la contrada di Santo Stefano che corrispondevano alle rispettive circoscrizioni parrocchiali.

La contrada della Pieve o di Santa Maria

La Contrada della Pieve aveva come simbolo un giglio d’oro, circondato da fiori e su campo azzurro (lilium giallo cum florettis in campo açurro). In alcuni disegni compare un albero (Vensi), ma si tratta di un'interpretazione priva di attendibilità. Nella trascrizione degli Statuti del 1337 curata da Francesco Salvestrini, l'autore trascrive librum anziché lilium, mentre negli Statuti del 1359 è perfettamente leggibile ed è stata correttamente riportata da Giuseppe Rondoni. Giurisdizionalmente comprendeva la porzione dell’abitato fra la Portam Fundi e la Portam Gargoççii, ovvero inglobava l’interno poggio della Rocca e le odierne piazza del Duomo e piazza della Repubblica (Seminario), oltre al primo tratto dell’antica via di Castelvecchio, oggi via Vittime del Duomo, fino allo sdrucciolo di Gargozzi. Gli abitanti dovevano radunarsi in platea Sancte Marie et iuxta palatium capitanei, ovvero in Piazza del Duomo o presso il Palazzo del Capitano del Popolo, corrispondente alla porzione occidentale dell’odierno episcopio [Statuti, Libro IV, rubrica 22 <24>, 24 <26>, pp. 315-317; Statuti 1359, Libro IV, rubrica XLII].

Emblema della Contrada della Pieve
Ipotetica ricostruzione di Francesco Fiumalbi

L’Estensione della Contrada della Pieve
Schema di Francesco Fiumalbi
Base Cartografica: CTR Regione Toscana

Contrada di Santo Stefano
Alla contrada di Santo Stefano, negli Statuti del 1337, non risulta attribuito alcun blasone. Tuttavia negli Statuti del 1359 viene specificato cruce rubea in campo albo, come riportato anche da Giuseppe Rondoni. La contrada si estendeva dall’odierna Piazza Buonaparte fino alla Portam Gargoççii, sovrapponendosi al territorio curato dell’omonima chiesa. Gli uomini di Santo Stefano dovevano radunarsi presso il palatium potestatis, ovvero presso il Palazzo del Podestà che occupava il corpo orientale del fabbricato che attualmente ospita la Scuola Secondaria di Grado Inferiore dove, nell’atrio, sono ancora visibili tracce di decorazione pittorica.

Emblema della Contrada di Santo Stefano (sconosciuto)
Ipotetica ricostruzione di Francesco Fiumalbi

L’Estensione della Contrada di Santo Stefano
Schema di Francesco Fiumalbi
Base Cartografica: CTR Regione Toscana


FUORIPORTA
Il terziere di Fuoriporta comprendeva la porzione occidentale della città, sviluppatasi lungo tutto il XIII secolo. Comprendeva l’abitato che si affacciava sulle odierne via Augusto Conti, via Ser Ridolfo, via IV novembre, piazza del Popolo, via Cesare Battisti, via Francesco Guicciardini, vicolo dell’Inferno, costa dei SS. Cosma e Damiano. Il terziere, al suo interno, era ulteriormente suddiviso in due contrade: la contrada di Fuoriporta e la contrada di Faognana, corrispondenti rispettivamente alle giurisdizioni parrocchiali della chiesa dei SS. Jacopo e Lucia e della chiesa di San Martino.

Contrada di Fuoriporta
Lo stemma della contrada di Fuoriporta era un leone rampante, sbarrato con una fascia rossa (leonem balçanum cum sbarra rubea). La contrada coincideva con il perimetro parrocchiale della chiesa dei SS. Jacopo e Lucia, ed andava dalla Portam Fundi fino alla Portam Ser Rodulfi in direzione de Le Colline, ovvero dall’arco all’ingresso di Piazza del Seminario fino alla discesa della Nunziatina dove si trovava la Porta di Ser Ridolfo. Il luogo di raccolta della popolazione era la platea iuxta ecclesiam Sancti Iacobi, la piazza davanti alla chiesa di San Jacopo, ovvero l’odierna Piazza del Popolo.

Emblema della Contrada di Fuoriporta
Ipotetica ricostruzione di Francesco Fiumalbi

 
L’Estensione della Contrada di Fuoriporta
Schema di Francesco Fiumalbi
Base Cartografica: CTR Regione Toscana


Contrada di Faognana
La contrada di Faognana, che comprendeva il territorio parrocchiale della chiesa di San Martino e si estendeva dall’omonima porta fino all’odierna Piazza del Popolo. Gli abitanti, che si riconoscevano sotto l’insegna del dragone coronato di rosso su sfondo bianco (draconem choronatum rubeum in campo albo). Si raccoglievano in loco dicto a La Crociata, località oggi non individuabile, ma comunque all’interno del perimetro urbano. Probabilmente si trattava dell’incrocio fra l’attuale via Cesare Battisti e la Costa dei SS. Cosma e Damiano.

Emblema della Contrada di Faognana
Ipotetica ricostruzione di Francesco Fiumalbi

 
L’Estensione di Faognana
Schema di Francesco Fiumalbi
Base Cartografica: CTR Regione Toscana


POGGIGHISI
Il terziere di Poggighisi corrispondeva alla porzione orientale dell’abitato, sviluppatasi nel XIII secolo. Comprendeva parte dell’attuale Piazza Buonaparte e andava da una parte fino alla Porta San Benedetto, che si trovava in via Francesco Ferrucci, estendendosi in via Paolo Maioli e via Pietro Bagnoli. Dall’altra arrivava fino alla Porta di Sant’Andrea che si trovava proprio sotto San Francesco, comprendendo viale Giacomo Matteotti, via San Francesco e via Angiolo Del Bravo. Il terziere, al suo interno, era ulteriormente suddiviso in tre contrade: la contrada di Sant’Andrea, la contrada di Pancole e la contrada di Poggighisi, corrispondenti rispettivamente alle giurisdizioni parrocchiali delle chiese di Sant’Andrea, dei SS. Jacopo e Filippo di Pancole e di Santa Caterina.

Contrada di Poggighisi
Seguendo i limiti giurisdizionali della parrocchia di Santa Caterina, la contrada di Poggighisi si estendeva dal limite orientale del centro abitato fino alla portam Pancoli, situata alla metà presso l’odierna Piazzetta di Pancole, alla confluenza fra via Pietro Bagnoli e via Paolo Maioli. In caso di necessità, gli abitati della contrada dovevano riunirsi nella piazza vicino alla Turrim Manardorum, cioè presso l’odierno monumento ai Caduti di Piazza XX Settembre. L’arme di Poggighisi era una lonza, cioè un felino di grandi dimensioni, colorata d’oro e punteggiata di nero (quindi molto simile ad un leopardo), su sfondo azzurro (lonçam ad aurum puntatam de nigro in campo açurro).

Emblema della Contrada i Poggighisi
Ipotetica ricostruzione di Francesco Fiumalbi

L’Estensione della Contrada di Poggighisi
Schema di Francesco Fiumalbi
Base Cartografica: CTR Regione Toscana


Contrada di Pancole
La Contrada di Pancole comprendeva la porzione dell’abitato posto lungo la via di Poggighisi fra la Porta di Pancole e l’odierna Piazza Buonaparte corrispondente all’attuale via Paolo Maioli. Coincideva con i limiti parrocchiali della chiesa dei SS. Jacopo e Filippo di Pancole che si trovava esattamente dove adesso c’è la Casa di Riposo “Del Campana-Guazzesi”. Gli uomini di questa contrada dovevano radunarsi presso la chiesa suddetta, e come blasone avevano un grifone dorato (creatura leggendaria con il corpo di leone, la testa e le ali d’aquila) su sfondo azzurro (grifonem aureum in campo açurro).

Emblema della Contrada di Pancole
Ipotetica ricostruzione di Francesco Fiumalbi

 
L’Estensione della Contrada di Pancole
Schema di Francesco Fiumalbi
Base Cartografica: CTR Regione Toscana


Contrada di Sant’Andrea
La Contrada di Sant’Andrea comprendeva i limiti della cura d’anime dell’omonima chiesa, situata al di fuori del centro abitato in Loc. Il Riposo, e cioè dall’odierna Piazza Buonaparte fino alla Porta di Sant’Andrea che si trovava in asse con l’asse tergale della chiesa francescana. Gli abitanti della contrada dovevano raccogliersi presso la cruciatam, un incrocio di strade (attuale incrocio fra via Pietro Rondoni e via Angiolo del Bravo?) o, in alternativa presso la casa di Ser Bindi Baroncini. L’arme si presentava con una vipera azzurra su sfondo giallo (viperam aççurram in campo giallo).

Emblema della Contrada di Sant’Andrea
Ipotetica ricostruzione di Francesco Fiumalbi

L’Estensione della Contrada di Sant’Andrea
Schema di Francesco Fiumalbi
Base Cartografica: CTR Regione Toscana

2 commenti:

  1. Letto con piacere. Mi ricordo la mi bisnonna dire: si i tale stava in Santandrea, mentre la su moglie era di Pancole ecc.ecc.

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