domenica 30 gennaio 2011

IL LABIRINTO DEL DUOMO DI SAN MINIATO - NUOVI FILONI DI RICERCA (quarta parte)

di Francesco Fiumalbi

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Un’altra ipotesi, che potrebbe legarsi a quella precedentemente enunciata, ma non necessariamente, è quella che vede nella “Triplice Cinta” un simbolo strettamente teologico. Come detto, la figura del quadrato (nel nostro caso un rettangolo) potrebbe rappresentare la Terra. Tre figure quadrate (o rettangolari) concentriche potrebbe significare, nella simbologia medievale, l’insieme dei tre Mondi: Terrestre, Firmamentale e Celeste (o Divino) che insieme formano il Macrocosmo (1). Questa interpretazione, unita a quella che vede nella Triplice Cinta sanminiatese lo schema della città di Gerusalemme quale simbolo per i pellegrini diretti a Roma e in Terra Santa è forse quella più plausibile.
Senza dimenticare che la stessa San Miniato, in epoca imperiale, era dotata appunto di 3 cerchie murarie (2): quella più esterna, coincidente approssimativamente col “Terziere” di Castelvecchio, la seconda dal “prato” del Duomo i cui cardini erano appunto la Torre delle Cornacchie (distrutta nel XIX sec.) e la Torre di Matilde (oggi torre campanaria) e, infine, la rocca vera e propria (da non confondere per sineddoche con la torre federiciana).  La chiesa di Santa Maria (poi chiesa Cattedrale) si trovava fra la seconda e la terza cerchia. Che sia solo un caso?

La “Triplice Cinta” del Duomo di San Miniato
Foto di Francesco Fiumalbi

Le riflessioni proposte lasciano indubbiamente più interrogativi di quelli a cui volevano rispondere. Appare ancora prematuro stabilire con certezza la natura e il significato del bassorilievo marmoreo posto nella facciata del Duomo. Le ricerche proseguono, muovendosi in direzioni talvolta parallele, talvolta incidenti.
E’ probabile che questo manufatto abbia origini antichissime e che sia stato utilizzato, nel corso dei secoli, in contesti e con scopi anche molto diversi fra loro. Quello che è certo è che il bassorilievo è stato “incastonato” successivamente alla costruzione nel paramento della facciata del Duomo. Abbiamo ipotizzato che il suo posizionamento abbia avuto a che vedere con lo spostamento del “Titolo” della Pieve di San Genesio alla chiesa di Santa Maria in castrum Sancti Miniati. Forse si tratta di un qualcosa che ha origine nell’insediamento romano che piano piano sta emergendo dagli scavi condotti dal Prof. Federico Cantini (3), quindi di origine pagana, e poi riutilizzato nella pieve. I riferimenti in giro per l’Europa parlano chiaro: il labirinto-“triplice cinta” è un simbolo che si trova sempre in prossimità di importanti percorsi internazionali, molto battuti anche da pellegrini e religiosi, proprio come la via Francigena.
Non vi sono certezze. Abbiamo proposto tutte le interpretazioni possibili ad oggi, anche quelle più fantasiose e improbabili al fine di poter suggerire spunti a qualcuno ben più informato di noi. Rimane il fascino per un manufatto appartenente alla storia e alla cultura dei secoli passati, che ci appartiene ancora oggi e che, con le conoscenze odierne, non siamo in grado di decifrare, almeno non compiutamente.

Chiunque abbia notizie, conoscenze, deduzioni e voglia contribuire alla ricerca del significato di questo simbolo scolpito nel marmo, è invitato a farlo.


(…continua?)

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NOTE BIBLIOGRAFICHE
(1) Uberi Marisa e Coluzzi Giulio, I luoghi delle Triplici Cinte in Italia, Eremon Edizioni, Aprilia, 2008.
(2) Cristiani Testi, San Miniato al Tedesco, Firenze, 1967, pagg. 58-59.
(3) Cantini-Salvestrini (a cura di), “Vico Wallari – San Genesio. Ricerca storica e indagini archeologiche su una comunità del medio Valdarno Inferiore fra Alto e Pieno Medioevo”, Firenze University Press, Firenze, 2010

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