lunedì 5 settembre 2011

IL CONTESTO SANMINIATESE DEL XII SECOLO


di Francesco Fiumalbi
Nel XII secolo, il Medio Valdarno Inferiore era una terra di confine, equidistante da tutti i maggiori centri urbani della Toscana. La pianura, organizzata per la produzione cerealicola, era completamente sgombra da tutti i centri che oggi la contraddistinguono: Santa Croce e Castelfranco di Sotto dovevano ancora essere fondati (1), San Miniato Basso, Ponte a Egola e La Scala non esistevano proprio. Un nucleo abitato, il distrutto borgo di Santa Flora, doveva trovarsi sulla sponda empolese dell’Elsa (2). Fucecchio era un castelletto fondato dai Cadolingi di Pistoia e che ben presto entrò sotto il controllo della Diocesi di Lucca (3) (4). Vi era poi il borgo di Fabbrica ai piedi di Cigoli, raccolto attorno alla Pieve di San Saturnino. Altri villaggi dovevano trovarsi sulle rive dell’Arno come Sant’Andrea in Saturno e San Vito nei pressi dell’odierna Santa Croce, Agutano e Soffiano fra le odierne San Pierino e Ontraino.
La situazione del Medio Valdarno Inferiore era come una torta suddivisa in tante fette: a Nord la Diocesi di Lucca, a Est il contado fiorentino con Empoli che si sottometteva a Firenze nel 1182 (5), a sud la Diocesi di Volterra (6), a ovest la Repubblica Pisana (7). Al centro, il territorio sanminiatese costellato da tante piccole case-forti sparse e controllate dalle famiglie legate alla proprietà terriera, in continuità con i preesistenti pagi (di origine romana, se non etrusca) (8). Non mancavano neppure possedimenti di importanti famiglie marchionali, come i Gherardeschi, i quali nella prima metà dell'XII secolo controllavano i castelli di Vetrugnano (vicino all'odierna Montebicchieri), Pratiglione  e Cumulo (entrambi in val di Chiecina), Collegalli, Barbialla e Scopeto (nei pressi dell'attuale Balconevisi) (9)
Vi erano poi due insediamenti di una certa rilevanza: Vico Wallari e San Miniato.


San Miniato, vista panoramica da Cigoli
Foto di Francesco Fiumalbi

Vico Wallari era un abitato di origine romana, probabilmente costruito attorno ad una villa, o mansio, di epoca tardo repubblicana, verosimilmente sviluppatasi lungo la direttrice viaria Pisa-Firenze, la via Quinctia, inaugurata intorno al 123 a.C. (10).  L’abitato medioevale, sviluppatosi a partire dall’VI secolo sotto la giurisdizione ecclesiastica lucchese (11), raggiunse la massima espansione proprio a cavallo fra l’XII e il XIII secolo, quando oltre a divenire luogo di importanti diete ed incontri diplomatici, ricevette importanti privilegi come quello di Celestino III, datato 24 aprile 1194. Con questa bolla papale veniva riconosciuta una relativa autonomia all’interno del tessuto ecclesiale lucchese nel Valdarno (12), prima della sua definitiva distruzione, da parte dei sanminiatesi, avvenuta nel 1248 (13).

La Cappella di San Genesio
Fu fatta costruire in memoria dell’antico borgo dal
Vescovo di San Miniato Mons. Torello Pierazzi nel 1841
Foto di Francesco Fiumalbi

Il colle di San Miniato era un possedimento della Diocesi di Lucca, controllato attraverso la vicina Pieve di San Genesio. A partire dal X secolo era stato ceduto con contratto di livello a vari cittadini lucchesi facenti parte della clientela episcopale dei Lambardi (14). La svolta avvenne alla metà dell’XI secolo, quando Enrico III, in funzione anticanossiana, volle creare un proprio centro di controllo in posizione strategica ed equidistante dalle maggiori città toscane (15). Bonifacio III di Canossa, padre della celebre Matilde, controllava per conto del Sacro Romano Impero, la Marca della Tuscia. Salito al trono Enrico III gli si oppose, forse persuaso dalla moglie Beatrice di Lotaringia, cugina di Enrico, che rivendicava diritti sulla Lorena (16). Già tra il 1054 e il 1056, sotto Enrico IV, si trovava stabilmente a San Miniato un vicario imperiale (17).
Il castello imperiale di San Miniato accrebbe di importanza durante l’XI e il XII secolo tanto che divenne sede del Tribunale di Suprema Istanza Regia e, Eberhard di Amern, Legato per conto di Federico I Barbarossa, vi stabilì il punto di raccolta dei tributi dovuti all’Imperatore dalla Toscana e, a partire dal 1163, dal Ducato di Spoleto (18). San Miniato, tuttavia, era costituito da due anime: da una parte il nucleo fortificato imperiale, e dall’altra il centro abitato che era andato formandosi negli anni ai margini del castello. I vicari non mantenevano una presenza costante a San Miniato, lasciando spazi di autonomia per una gestione locale che si concretizzeranno più avanti con l’istituzione comunale (19).

San Miniato, vista panoramica da Scacciapuce
Foto di Francesco Fiumalbi


NOTE BIBLIOGRAFICHE
(1) Onori Alberto Maria, La Vicarìa Lucchese della Valdarno, in Malvolti e Pinto (a cura di), Il Valdarno inferiore terra di confine nel Medioevo (Secoli XI – XV), Olschki Editore, Firenze, 2008, pagg. 204 e segg.
(2) G. Lastraioli, Un paese scomparso: il Borgo di Santa Fiora, Bullettino Storico Empolese, 1958/1
(3) Malvolti Alberto e Vanni Desideri Andrea, La Strada Romea e la viabilità fucecchiese nel Medioevo, Comune di Fucecchio, Ed. dell’Erba, Fucecchio, 1995, pagg. 5-8.
(4) Morelli Paolo, Signorie ecclesiastiche e laiche nel Valdarno Lucchese fra X e XIII secolo, in Malvolti e Pinto (a cura di), Il Valdarno inferiore terra di confine nel Medioevo (Secoli XI – XV), Olschki Editore, Firenze, 2008, pagg. 289 e 290.
(5) http://cronologia.leonardo.it/cronofi4.htm
(6) Mori Silvano, L’incastellamento di Castelnuovo: alle origini di un centro minore della Valdelsa volterrana, tra appunti di storia e suggestioni agiografiche, in Miscellanea Storica della Valdelsa, anno CX, Castelfiorentino, 2004, pag. 8.
(7) Ceccarelli Lemut Maria Luisa, Giurisdizioni signorili ecclesiastiche e inquadramenti territoriali, in Malvolti e Pinto (a cura di), Il Valdarno inferiore terra di confine nel Medioevo (Secoli XI – XV), Olschki Editore, Firenze, 2008, pagg. 23-41.
(8) Mori, Op. Cit.
(9) Salvestrini Francesco, Castelli e inquadramento politico del territorio in bassa Valdelsa durante i secoli XI-XIII. L'area fra Montaione e San Miniato al Tedesco, in Miscellanea Storica della Valdelsa, anno CIV, fasc. 1, n. 279, Castelfiorentino, 1998, p. 63. Si veda anche Ceccarelli Lemut, I conti Gherardeschi, in AA.VV., I ceti dirigenti in Toscana nell'età precomunale, Atti del Convegno di Studi, Firenze 2 dicembre 1978, Pacini Editore, Pisa, 1981, pp. 180-182 ed anche p. 189 e la carta conclusiva.
(10) Salvestrini Francesco, San Genesio. La comunità e la pieve fra il VI e il XIII secolo, in Cantini e Salvestrini, Vico Wallari – San Genesio. Ricerca storica e indagini archeologiche su una comunità del Medio Valdarno Inferiore fra alto e pieno Medioevo, Firenze University Press, Firenze, 2010, pagg. 29-30.
(11) Cantini Federico, La chiesa e il borgo di San Genesio: primi risultati dello scavo di una grande pieve della Toscana altomedioevale (campagne 2001-2007), in Campana, Felici, Francovich, Gabbrielli, Chiese e insediamenti nei secoli di formazione dei paesaggi medievali della Toscana (V-X secolo), Atti del Seminario, San Giovanni d’Asso, Firenze, 2008, pp. 65-94.
(12) Salvestrini Francesco, San Genesio. La comunità e la pieve fra il VI e il XIII secolo, in Cantini e Salvestrini, Vico Wallari – San Genesio. Ricerca storica e indagini archeologiche su una comunità del Medio Valdarno Inferiore fra alto e pieno Medioevo, Firenze University Press, Firenze, 2010, pagg. 54-56.
(13) Davidsohn Robert, Storia di Firenze, Sansoni, Firenze, Tomo II, pagg. 474-475, in Coturri Enrico, San Miniato nella “Storia di Firenze” di Robert Davidsohn, in Bollettino dell’Accademia degli Euteleti, n. 45, 1976, pag. 10.
(14) Salvestrini Francesco, Castelli e inquadramento..., pag. 60.
(15) Salvestrini, Castelli e inquadramento..., pag. 71.
(17) Bonincontrii Laurentrii, Historia Sicula, in Lami Giovanni, Deliciae eruditorium seu veterum anekdoton opusculorum collectanea, IV, Firenze, 1739, pag. 25.
(18) Davidsohn R., Op. Cit. Tomo I, pagg. 720-721 e 903, in Coturri, San Miniato nella “Storia di Firenze” di Robert Davidsohn, in Bollettino dell’Accademia degli Euteleti, n. 45, 1976, pag. 10.
(19) Salvestrini Francesco, Castelli e inquadramento..., pag. 73.

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