Morto Federico I
Barbarossa, Enrico VI
assunse il potere che era stato del padre. Tornato in Germania dalla Terza Crociata, sempre
nel 1191 scese in Italia
per ricevere la corona d'Italia a Pavia e poi quella di Imperatore a Roma da Papa Celestino III.
In virtù del suo matrimonio con Costanza d'Altavilla, rivendicò il trono del
Regno di Sicilia che, alla morte di Guglielmo II nel
1189, era passato al Conte Tancredi di Lecce.
La conquista dell’Italia Meridionale fu caratterizzata da episodi di estrema
ferocia e continui colpi di mano, grazie anche agli accordi con Pisa e Genova
che però non si videro mantenute le promesse fatte dall’Imperatore.
Nel
frattempo in Germania aumentarono contrasti interni e per questo Enrico VI fu
costretto a rientrare. Per non provocare una guerra interna, fu costretto a
sistemare le questioni sulla sovrana dignità e quindi sulla discendenza. Attraverso una dieta convocata a Worms, il figlio Federico di
appena un anno (il futuro Federico II di Svevia) veniva proclamato Re dei
Romani.
Tornato in Italia nel 1195, conferì i beni che erano stati di Matilde di Canossa
al fratello minore Filippo
di Svevia che elesse alcuni maniscalchi a lui fedeli. In questo modo, il potere temporale della
Chiesa si ridusse alla sola città di Roma. A Messina, l 28 settembre 1197, morì l’Imperatore Enrico VI, lasciando come erede il figlio Federico (il futuro Federico II di Svevia) di appena 3
anni.
Panorama di
San Miniato da Marzana
Foto di
Walter Scarselli
Scoppiò una vera e
propria guerra di successione. Da una parte Filippo di Svevia, fratello del
defunto Imperatore e appoggiato dal partito Ghibellino; dall’altra il partito
Guelfo che aveva eletto Ottone di Brunswick
Re di Germania e dei Romani (era figlio del cugino di Federico I Barbarossa)
grazie all’appoggio del Papa Innocenzo III che
rivendicava a sé gli antichi possedimenti matildici.
Si aprirono le
ostilità e mentre il Re di Francia Filippo II si
schierò a favore di Filippo di Svevia, la monarchia inglese appoggiò Ottone di
Brunswick, con il quale aveva legami di parentela. La bilancia pendeva dalla
parte di Filippo di Svevia e si prospettava una situazione in continuità con
quella tumultuosa lasciata da fratello Enrico VI.
A questo punto, alla
fine del 1197, si ricostituì la Lega Lombarda volta a creare un clima di opposizione al nuovo sovrano e in modo da mantenere la forte autonomia
conquistata con la vittoria di Legnano su Federico I Barbarossa e sancita definitivamente
dalla pace di Costanza nel 1183.
In Toscana, per la
prima volta, accadde qualcosa di simile. Così scrive il Davidsohn (1):
“1197, primi di novembre. Nel borgo di San Genesio, alla
presenza del Card. Pandolfo e di Bernardo, Cardinale Prete di San Pietro in
Vincoli, si scambiano i loro giuramenti i Consoli di Lucca, Firenze, Siena, San
Miniato e il rappresentante del Vescovo di Volterra, dando vita a quella Lega
antimperiale toscana, che si dirà appunto di San Genesio”.
Per l’incontro fu
scelta San Genesio proprio per la sua posizione equidistante e anche per dare
un segnale forte ai legati imperiali che qui avevano tenuto le principali diete negli anni precedenti. La riunione avvenne nella chiesa di San
Cristoforo, all’interno del borgo (2).
La costituzione della Lega di San Genesio, o
Prima Lega Guelfa Toscana, o Lega di Tuscia, fu un avvenimento di un importanza
davvero molto forte. Le città, in pratica, si suddivisero il territorio delle Toscana
in modo del tutto indipendente dalle antiche divisioni amministrative di stampo
imperiale, equiparando le istituzioni comunali a quelle feudali. L'obbiettivo
principale era la resistenza contro una restaurazione della signoria tedesca
che sembrava inevitabile, visto il prevalere del partito ghibellino in favore
di Filippo di Svevia. I partecipanti si giurano reciproca alleanza di difesa,
impegnandosi a non riconoscere Imperatore o Re senza specifico ordine da parte della
Chiesa, alla quale sarebbero dovuti ritornare gli antichi possedimenti di
Matilde di Canossa (3). Per questo la Lega ottenne l’appoggio del Papa Innocenzo III (eletto
l’8 gennaio 1198), anche se in un primo tempo si era dimostrato riluttante. A seguito
di una seconda riunione, tenutasi a Castelfiorentino il 4 dicembre 1197, fu
eletto a capo della coalizione il vescovo di Volterra (4).
Tra i partecipanti
alla Lega vi erano anche le maggiori
famiglie feudali toscane come i Guidi, gli Aldobrandeschi e gli Alberti, che
sentendosi ormai alle strette, accettarono le decisioni dei convenuti. Vennero
riconosciuti i diritti esercitati da queste famiglie a condizione però che
fossero di concessione regia ma, di fatto, da quel momento in poi persero, o dovettero profondamente ridimensionare, il controllo che avevano sul territorio.
In un secondo momento
aderirono anche Prato, Arezzo e Perugia ed anche i vescovi di Firenze e Fiesole.
Pistoia non aderì e lo stesso fece Pisa, che rimase in favore della continuità
con Filippo di Svevia, in quanto i suoi possedimenti erano stati legittimati da
Federico I Barbarossa e attendeva ancora i risarcimenti promessi da Enrico VI
per la conquista del Regno di Sicilia.
La “Rocca”
di San Miniato
Foto di
Francesco Fiumalbi
Le conseguenze della
costituzione della Lega di San Genesio furono immediate. Firenze, fra il 1198 e
il 1202 conquistò i castelli degli Alberti (Montegrossoli, Certaldo, Barberino
d’Elsa, Vico d’Elsa e, infine, il castello di Semifonte, che fu raso al suolo).
Siena assaltò Montalcino nel 1200 che si arrese dopo ben 16 mesi d’assedio. Nel
1204 i fiorentini costruirono il castello presso Montelupo quale piazzaforte
per controllare la vicina Capraia, possedimento degli Alberti, che cedette poco dopo.
Anche San Miniato si
dette molto da fare. Nei primi mesi del 1198 distrusse il borgo di San Genesio (5)
anche se fu prontamente ricostruito dai Lucchesi. I Sanminiatesi strinsero poi
accordi con i Gherardeschi e si assicurarono il controllo del castello di
Montebicchieri (6).
Firenze assunse il
ruolo primario all’interno della Lega, arrivando, nel 1207 a imporre il proprio
candidato alla testa della coalizione. Tuttavia i difficili rapporti con Siena
fecero si che quest’ultima tornasse fedele a Filippo di Svevia e per questo
scoppiò una violenta battaglia fra le due città, con i Fiorentini che
penetrarono in territorio senese. Solo la morte di Filippo di Svevia e l’ascesa
al potere di Ottone IV
riuscirono a porre fine a questo periodo turbolento. Grazie ad una intensa
attività diplomatica fu ripristinata l’autorità imperiale nel 1209 e San
Miniato tornò ad essere la sede dell’amministrazione imperiale per la Toscana (7).
NOTE BIBLIOGRAFICHE:
(1) Davidsohn R., Storia di Firenze. Tomo I, pagg. 913-915,
in Coturri, San Miniato nella “Storia di
Firenze” di Robert Davidsohn, in Bollettino dell’Accademia degli Euteleti,
n. 45, 1976, pag. 13.
(2) Salvestrini
Francesco, San Genesio. La comunità e la
pieve fra il VI e il XIII secolo, in Cantini e Salvestrini, Vico Wallari – San Genesio. Ricerca storica
e indagini archeologiche su una comunità del Medio Valdarno Inferiore fra alto
e pieno Medioevo, Firenze University Press, Firenze, 2010, pag. 67.
(3) Davidsohn R., Storia di Firenze. Tomo I, pagg. 912 e
segg, 930 e segg.
(4) Salvestrini, Op. Cit., pag. 68.
(5) Davidsohn R., Storia di Firenze. Tomo I, pgg. 928, in
Coturri, San Miniato nella “Storia di
Firenze” di Robert Davidsohn, in Bollettino dell’Accademia degli Euteleti,
n. 45, 1976, pag. 13.
(6) Davidsohn R., Storia di Firenze. Tomo I, pag. 929, in
Coturri, San Miniato nella “Storia di
Firenze” di Robert Davidsohn, in Bollettino dell’Accademia degli Euteleti,
n. 45, 1976, pag. 14.
(7) Davidsohn R., Storia di Firenze. Tomo II, pag. 15, in
Coturri, San Miniato nella “Storia di
Firenze” di Robert Davidsohn, in Bollettino dell’Accademia degli Euteleti,
n. 45, 1976, pag. 14.
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