di Francesco Fiumalbi
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Come abbiamo ricordato anche nel post TOPONOMASTICA… PINOCCHINA la toponomastica è l’insieme dei nomi attribuiti alle entità geografiche ed il loro studio socio-linguistico (1).
Possiamo affermare che la toponomastica è un qualcosa di caratterizzante, un qualcosa che riesce a dare un significato oltre al valore strettamente fisico. I nomi dei luoghi sono una sorta di “indicatori” geografici, ovvero ci forniscono una serie di indicazioni che non sarebbero ricavabili altrimenti, anche perché, spesso, fanno riferimento a situazioni o a circostanze appartenenti a contesti storico-culturali del passato, che noi non abbiamo conosciuto.
Proponiamo questa interpretazione. Il territorio è costituito da tre parti: struttura, identità e significato. Tutte queste cose sono dipendenti reciprocamente. I toponimi associano significati alla struttura, andando a costituire l'identità propria di un territorio.
Lungo i rilievi collinari occidentali, da Stibbio fino a “Cima di Costa” troviamo alcuni fitonimi. Abbiamo già incontrato il Podere “La Quercia”, situato all’intersezione fra via Stibbio e via Poggio ai Frati, nei pressi del serbatoio dell’acquedotto.
Nelle vicinanze troviamo anche l’oratorio dedicato alla Madonna dei Boschi, di cui abbiamo notizia nel 1808, costruito dalla famiglia Benedetti (1). Tuttavia, nella carta IGM dei primi del ‘900, troviamo il toponimo di “Madonna delle Grazie” (2) che nel “Catasto Leopoldino” era precedentemente segnato soltanto come “La Madonna”. Effettivamente, sul fregio dell’edicola che sovrasta l’altare dell’oratorio c’è scritto proprio MATER DIVINE GRATIE, quindi il riferimento alla Madonna delle Grazie sembrerebbe più corretto. Non conosciamo tuttavia l’origine di questo toponimo anche se una tradizione popolare parla di una apparizione della Vergine.
Vicino alla Madonna dei Boschi, troviamo il toponimo “Le Fornaci”, ed era effettivamente un’area attrezzata per la produzione dei laterizi, appartenente alla famiglia Marianelli (3), situata in un luogo caratterizzato da un terreno argilloso e in prossimità di riserve di legname da utilizzare per la combustione.
Spostandoci più a sud, ai piedi di Stibbio, troviamo il fitonimo di Farneto. La farnia è il tipo di quercia più diffuso in Europa (4) la cui presenza doveva essere piuttosto consistente in quella zona. L’area denominata Farneto si trova in un contesto morfologico di falso piano e, per questo motivo, qui è stata ipotizzata la localizzazione della chiesa di San Salvatore in Plagia (5), rammentata già nel 1260 nell’elenco delle suffraganee della Pieve di Fabbrica (6). In particolare con il termine “Plagia” o “piaggia” si deve intendere uno “spazio piano che scende dolcemente” (7), quindi perfettamente aderente alla situazione del posto. Inoltre il vicino Ossario di Sant’Espedito e il toponimo “La Canonica” lascia pensare ad una struttura ricettiva gestita da sacerdoti (8), situata lungo l’importante direttrice costituita dalla via Maremmana.
Piano sotto Farneto con l'Ossario di Sant’Espedito
Foto di Francesco Fiumalbi
Proprio nei pressi de La Canonica doveva trovarsi il guado sull’Egola, più o meno dove oggi c’è la pescaia, e che era anticamente controllato dal vicino castello di Leporaja che si trovava su un vicino rilievo collinare (9) e di cui ne parleremo approfonditamente in un apposito intervento. Più a Sud troviamo il curioso toponimo di “Calpetardo”, di cui si ignora il significato.
Attraversato il Torrente Egola, troviamo il mulino dei Ridolfi (che darà vita al nome di Molino d’Egola), dove alla fine del ‘700 lavorava la famiglia Matteucci che ne diventerà proprietaria (10).
Il mulino sorgeva nei pressi del fiume, lungo il percorso della strada di fondovalle che corre lungo la parte orientale della Valdegola. Spostandoci verso nord, presso l’attuale Molino d’Egola, nelle mappe del Catasto Generale Toscano, incontriamo il toponimo “Tignamica” che ricorda la presenza di una graminacea, la timiana, che riesce a nascere in luoghi molto sfavorevoli e contraddistinta da fiori di colore giallo e da un forte odore (11).
Molino d’Egola
Sulla dx il mulino dei Ridolfi, al centro “Calpetardo”, a sx la zona detta “Tignamica”
Foto di Francesco Fiumalbi
Nel piano vicino, sempre nel Catasto Generale della Toscana troviamo “Podere La Mota”, con evidente richiamo ad una particolare conformazione idrogeologica del terreno, e il toponimo di “Pieve Vecchia”. Qui, infatti, si trovava l’antichissima Pieve di San Saturnino in Fabbrica (12), che viene ricordata anche in via San Saturnino, la strada che corre al centro dell’abitato di Molino d’Egola. Lo stesso nome di “Fabbrica” è un toponimo abbastanza comune. Indica un luogo dove si svolgevano delle lavorazioni e per questo sembra essere connesso con l’antico villaggio altomedioevale che probabilmente tra origine da un più antico insediamento romano. Se qui doveva essere presente un villaggio, doveva esserci anche dell’acqua. Infatti, nel raggio di duecento metri troviamo la “Fonte del Lotti”, recentemente restaurata, la “Fonte del Greco” e il “Podere La Fonte” che conserva ancora oggi un grande pozzo lungo via Vecchia del Molino.
Fonte del Lotti, Molino d’Egola
Foto di Francesco Fiumalbi
Fonte del Greco, Molino d’Egola
Foto di Francesco Fiumalbi
Via Vecchia del Mulino, sulla sinistra
il pozzo-cisterna del Podere La Fonte
Foto di Francesco Fiumalbi
Precisiamo quanto abbiamo detto in “TOPONOMASTICA PONTAEGOLESE (prima parte)” relativamente alle “colmate” di Giuncheto. Si tratta di interventi che furono realizzati nella prima metà dell’800 (13).
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NOTE BIBLIOGRAFICHE
(1) Vallini Valerio, Storia di Ponte a Egola, Edizioni Ponte Blu, Santa Croce sull’Arno, 1990, pag. 39.
(2) Vallini, Op. Cit., pag. 51.
(3) Vallini, Op. Cit., pag. 39.
(5) Morelli Paolo, Pievi, castelli e comunità fra Medioevo ed età moderna nei dintorni di San Miniato, in Le Colline di San Miniato (Pisa), Suppl. n. 1 al Quaderno del Museo di Storia Naturale di Livorno n. 14, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Prov. Pisa, 1995, pag. 86.
(6) P. Guidi, Tuscia Rationes decimarum Italiae, Roma, 1932; BPL, Ms. 135.
(7) Pianigiani Ottorni, Vocabolario Etimologico della lingua italiana, Roma, 1907.
(8) Stopani Renato, Guida ai percorsi della via Francigena in Toscana, Le Lettere, Firenze, 1995, pagg. 15-17.
(9) Vallini Valerio, Agostino Dani, Leporaja in Valdegola, Edizioni dell’Erba, Fucecchio, 1998.
(10) Vallini, Op. Cit., pag. 36.
(11) Pianigiani Ottorni, Op. Cit.
(12) Pianigiani Ottorni, Op. Cit.
(13) Regoli Ivo, Nanni Giancarlo e Pierulivo Monica (a cura di), L’Arno disegnato, Comune di San Miniato, 1996, pagg. 54-55.
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