lunedì 12 novembre 2012

SAN MINIATO NE "LE CRONICHE" DI SERCAMBI 25/41

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CCCCLXXV. Come lo conte Alberigo capitano per lo duca di Milano cavalcò il tereno di Fiorenza ardendo, rubbando e piglando molti ciptadini e contadini pregioni. [anno 1397]

Angelo Ardinghi, disegno tratto dall'originale
del Sercambi, conservato all'Archivio di Stato di Lucca
Edito in Salvatore Bongi (a cura di), Le Croniche di
Giovanni Sercambi, Vol. 2, Tip. Giusti, Lucca, 1892, p. 9.
Pubblicazione ai sensi L. 22 aprile 1941, n. 633, art. 70.

Lo conte Alberigo capitario del dugha di Milano e gran conestabile, a di .XV. luglio, cavalcò con le suoi genti presso a Firenza a uno miglio, e di quine trasse moltitudine di bestiame, e molti ciptadini e contadini di Firenza prese. E oltra questo presero più di .V.C homini d' arme soldati di Firenza; e con tucti pregioni, bestiame, arnesi e cavalli si ridusse in Valdipesa. Et essendo quine conducto, diliberò le genti di Firenza quine trovarlo, et con tutto lo sforso della legna da cavallo e da pie, zi missero per quelli trovare. Di che il dicto conte, come maestro di guerra, vedendosi in istrecto luogho e male acto a difesa, fecie una sciolta di circha .CCL. sachardi con tristi cavalli, e quelli, in forma che tucto 'l campo si movesse, si mostròno prendendo certa via. Le brigate buone, pregioni e cavalli presi rimasero col dicto conte. E come le genti fiorentine viddero quelli .CCL. mossi, pensando fussero tucto il campo, trassero loro dirietro, quelli ricoglendosi e dilungandosi dal conte, e quelli di Firenza perseguendoli. E m questo lo conte, con tucto chareaggio, pregioni et cavalli, per altra via si ritornòrono in sui terreno di Siena, e le brigate fiorentine sopragiungendo li dicti .CCL. cavalli e saccardi, molti di tali saccardi furono presi. E a questo modo mostrò il conte Alberigo i suoi subiti collisigli e ripari.
Vedendo messer Iacopo d' Appiano quanto ogni di era danegiato il terreno di Pisa da tucte parti e, come è stato dicto, lui avea diliberato scrivere al dugha di Milano e di soldare brigate. E prima diliberò d' avere lancie .CCC. di quelle del Piamonte. E che il conte Alberigo si riducesse verso la terra di Saminiato per potere dannegiare Fiorenza e Luccha et se difendere. E acciò fu dato im parte effecto, che il dugha fecie comandamento che il dicto conte Alberigo e gran conestabile si  riducesse in ne' luoghi quine u' piacesse al dicto messer Iacopo. E simile che messer Nicolecto Diversi facesse apparechiamento di farina e di pane quando il dicto campo fosse in ne' dicti luoghi, e così sera per lo dicto messer Nicolecto messo in effecto.
Ma avendo il comune di Firenza con alquanti di Siena tractato in Siena con pensieri e ordine che tucte le brigate di Fiorenza, excepto 400 lancie, cavalcassero in sul terreno di Pisa, acciò che il gran conestabile venisse a Pisa e partissesi di quello di Siena per soccorere Pisa, e allora le dicte 400 lancie doveano cavalcare a Siena e quine doveano avere quelli che a tal brigata davano l'entrata. La qual cosa saputa per messer Iacopo, che alcuno suo amicho fiorentino nel fecie avizato, subito n'avizò messer Piero da Posteria capitano in Siena per lo dugha, e ad altri suoi amici di Siena ne scrisse, e fecie avizato il grande conestabile che non si partisse per alcuna chagione. E cosi non si potèo allora seguire che il dicto conte Alberigo venisse a Saminiato né l'ordine di Firenza dato di Siena. Or così sta Toschana in dubii, ongni dì vivendo in sospecto e gelozia.
E vo' dire contra di qualunqua pensa mectere genti d'arme in sua terra. E maximamente ora a voi, Senesi: chome eravate sciocchi che pensavate che se quelle genti fussero in Siena entrati, che fussero stati contenti a Usarvi im pacie? Certo no, ansi arènno facto di quella terra bordello di tucte le vostre donne, rubarla di tucti vostri beni, uccisione di chi avesse voluto contastare alla loro voluntà. Ultimamente v'arènno lassati servi e schiavi, e presi denari. E però ciascuna terra di Toschana dovere avere innanti a se l'exemplo della ciptà d' Arezzo, quando per animosità vi fu messo dentro la compagna, chome la lassò concia e ultimamente ne divenne serva.
E tu Luccha, per simile modo quanto tempo ne stesti soctomessa socto tirannicha signoria, essendo più volte stata rubata, e li huomini morti et dispersi per lo mondo miseramente andando?
Perdìo, siate savi et vivete uniti e acorti a' vostri pericoli. E questo sia piacere di Dio.

Salvatore Bongi (a cura di), Le Croniche di Giovanni Sercambi, Vol. 2, Tip. Giusti, Lucca, 1892, pp. 9-11.

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