venerdì 1 marzo 2013

IL VESCOVO MICHELE CARLO CORTIGIANI VISDOMINI

di Francesco Fiumalbi

Michele Carlo Visdomini Cortigiani è stato l’ottavo Vescovo della Diocesi di San Miniato; il suo ministero durò ben 19 anni, dal 1683 al 1702, quando fu trasferito alla Cattedra di Pistoia e Prato. Durante il periodo sanminiatese si impegnò nel portare avanti con determinazione la Riforma Tridentina, e creò i presupposti che consentirono al suo successore, Mons. Francesco Maria Poggi, di dare avvio ad una importante stagione di crescita per la giovane Diocesi (eretta nel 1622), e per la Città di San Miniato.

Michele Carlo Visdomini Cortigiani
Incisione di Giovanni Domenico Ferretti, tratta dal libro: Danti Andrea, Vita di Monsignore Michel Carlo Visdomini Cortigiani, Patrizio Fiorentino, Vescovo di Samminiato, poi di Pistoja e di Prato, Stamperia Bernardo Paperini, Firenze, 1736

LA GIOVINEZZA
Michele Carlo Visdomini Cortigiani nacque a Firenze il 4 novembre del 1648, primogenito di quattro fratelli: Antonino Andrea (sacerdote, consacrato dal fratello Carlo Michele), Lucrezia e Cassandra (entrambe religiose nel Monastero benedettino di San Pier Maggiore a Firenze). La sua era un'antica famiglia fiorentina, i Visdomini, distintasi nei secoli per amministrare la sede vescovile della città gigliata durante i periodi di vacanza, da cui si ebbero varie ramificazioni, fra cui i Tosinghi, gli Aliotti e, appunto, i Cortigiani. Il padre, Roberto di Michele, fu cavaliere al seguito di Mattias de’ Medici, mentre la madre, Ortenzia di Battista Goti, fu donna pia e devota.
Sembra che il nome di Michele Carlo sia dovuto da una parte al desiderio di coltivare la memoria del nonno, Michele Cortigiani, e dall’altra a sancire la vicinanza con San Carlo Borromeo, celebrato proprio il 4 novembre (morì il 3 novembre dopo il tramonto, e secondo l’usanza del tempo, veniva considerato il giorno successivo) (1).
Fin da giovane Michele Carlo Cortigiani si distinse per la sensibilità alle tematiche religiose, frequentando anche l’Oratorio di San Tommaso d’Aquino, situato a Firenze in via della Pergola. Una volta terminati gli studi presso il Collegio di San Giovannino, retto dalla Compagnia di Gesù (a cui poi subentrarono i Padri Scolopi nel 1775), proseguì la formazione frequentando il Collegio Romano dove si dedicò agli studi di Rettorica, Logica, Filosofia e più in generale alle Scienze Umane. Scelse come suo confessore Padre Mariano Soccini.
Nonostante l’opposizione del padre, che avrebbe preferito per lui un futuro, ad amministrare e ad arricchire i beni della famiglia (che in quel momento si trovava in una situazione di moderata decadenza), espresse il desiderio di condurre una vita religiosa. Roberto Cortigiani chiese al figlio di manifestargli direttamente il proprio sentire, cosa che avvenne nella villa di famiglia al Borro (Arezzo). Il padre si riconciliò con Michele Carlo, appena in tempo, prima della sua morte dovuta all’età avanzata e al cagionevole stato di salute (2).

Empoli, Collegiata di Sant'Andrea
Foto di Francesco Fiumalbi

IL SACERDOZIO E LA PROPOSITURA EMPOLESE
Dopo la scomparsa del padre si recò nuovamente a Roma dove ben presto divenne Segretario delle Ambasciate presso il Cardinale Niccolò Accajuoli, col quale rimase per due anni. Successivamente fece ritorno a Firenze, dove elesse come suo confessore Mons. Gherardo Gherardi, al tempo canonico della Cattedrale di Firenze e in futuro suo predecessore nella carica di vescovo di Pistoia e di Prato (3). Terminati gli studi di Teologia presso l’ateneo fiorentino, nel 1677, all’età di 29 anni fu consacrato sacerdote dall’Arcivescovo di Firenze, Card. Francesco Nerli. Celebrò la sua prima Messa nella chiesa di San Pier Maggiore, adiacente al collegio dove aveva iniziato la propria formazione scolastica (4).
Nel 1680 fu nominato Proposto della Collegiata di Empoli, della quale prese possesso il 26 febbraio, alla vigilia del Mercoledì delle Ceneri. Ad Empoli si distinse per la dedizione e l'impegno encomiabili e per la formazione di una piccola congregazione di chierici che si riuniva presso il Battistero di San Giovanni. In occasione di festività laiche, per non “corrompere” la purezza di quei fanciulli, era solito accompagnarli fuori, in campagna, presso il podere detto “il cuculio” (si trova sopra Corniola, fra Monteboro e Montepaldi; il terreno era di proprietà della Collegiata di Sant'Andrea e, alla fine del '700, risulta ceduto a livello a Tommaso Salvagnoli (5)) e spesso concedeva ai ragazzi di giocare con le “pallottole” nel cortile dietro la chiesa per non farli stare per strada. Era solito aiutare economicamente le giovani ragazze povere con piccoli sussidi, evidentemente per evitare che fossero avviate ad attività poco dignitose, come la prostituzione (6).

Palazzo Vescovile di San Miniato
Foto di Francesco Fiumalbi

L'INGRESSO A SAN MINIATO
Nel 1683 Mons. Jacopo Antonio Morigia, Vescovo di San Miniato, fu chiamato alla Cattedra fiorentina. Il Granduca Cosimo III de’ Medici suggerì al Pontefice, come usava a quel tempo, un nominativo a lui gradito per la sede sanminiatese rimasta vacante. La scelta cadde su Michele Carlo Visdomini Cortigiani che, nonostante gli indugi iniziali, accettò l'elezione che avvenne nel giorno 24 marzo 1683; nell’aprile successivo si recò a Roma dove fu consacrato dal Card. Francesco Nerli (lo stesso che lo aveva consacrato al sacerdozio) il 30 maggio, all'età di 35 anni (7).
Dopo una breve sosta a Firenze, Mons. Cortigiani fece il suo ingresso a San Miniato alla prima ora della notte del 14 agosto 1683. La scelta di giungere a quell’ora, nella sede per cui era stato designato, sembra che fosse dovuta al suo umile carattere, per evitare effimere acclamazioni. Tuttavia il suo disegno non fu esaudito. Ad un miglio da San Miniato, ai piedi della collina, fu accolto da Mons. Giovanni Lorenzo Tilli, Vicario Generale della Diocesi, che lo accompagnò fino all’episcopio. Qui trovò adunato tutto il Capitolo dei Canonici, i rappresentanti delle istituzioni laiche e una moltitudine di gente, che bramava di accogliere il nuovo Vescovo (8).

LE VISITE PASTORALI E I SINODI DIOCESANI
Concluse le formalità iniziali, Mons. Cortigiani si occupò, fin da subito, della cura della Diocesi. Per rendersi conto della situazione, appena un mese più tardi, il 26 settembre 1683 avviò la prima di sette Visite Pastorali, iniziando dalla Cattedrale (9). Subito dopo partì alla volta dell'area più lontana da San Miniato, ovvero la zona delle colline pisane. Fu accompagnato in questo viaggio dal Vicario Generale Mons. Giovanni Lorenzo Tilli, dal Proposto Andrea Buonaparte, dal Canonico Benedetto Gucci e dal Cancelliere Filippo Franchini. Durante i soggiorni nelle varie parrocchie, pose particolare attenzione alla formazione e al comportamento dei parroci, ai quali distribuì consigli e disposizioni, attenendosi scrupolosamente all'applicazione delle direttive del Concilio Tridentino. Fu la prima, vera, capillare, Visita Pastorale che un Vescovo di San Miniato compiva nella Diocesi (10). L'operazione si protrasse per tutto il 1684, coinvolgendo ben 96 chiese parrocchiali, cioè con “cura d'anime”, oltre ai vari oratori, monasteri, cimiteri, ospedali, confraternite (11).
Oltre alla continua vicinanza alla popolazione, ai sacerdoti, ai religiosi degli ordini monastici, Mons. Michele Carlo Cortigiani promosse momenti di confronto all'interno di ben tre assemblee sinodali. In tali sedi veniva discussa la questione della preparazione del clero e, quindi, sull'avvio in ambito locale del riordino della vita ecclesiastica, così come sancito dal Concilio di Trento ormai un secolo prima (12). Le tre assemblee si svolsero negli anni 1685, 1690 e 1699 (13).

La parte più antica del Seminario Vescovile di San Miniato
Foto di Francesco Fiumalbi

LA NASCITA DEL SEMINARIO
Durante l'esperienza della prima Visita Pastorale era emersa la necessità, ormai non più rinviabile, di predisporre l'istituzione di un Seminario, per un'efficace formazione dei nuovi sacerdoti, così come decretatoattraverso gli atti del Concilio di Trento.
Mons. Angelo Pichi, Vescovo di San Miniato dal 1648 al 1653, aveva acquistato un'abitazione, situata nella piazza che si apriva nella parte bassa dell'antica cittadella fortificata (poi Piazza del Seminario), ed aveva costituito una scuola a cui potevano accedere dodici chierici. Tale operazione era stata possibile attraverso l'imposizione di una tassazione sui benefici ecclesiastici, tuttavia la piccola scuola non poteva certamente soddisfare a pieno quelle che erano le reali necessità.
Mons. Michele Carlo Cortigiani acquistò altre due abitazioni contermini, che collegò al giardino adiacente la Cattedrale, attraverso un sovrappasso. L'inaugurazione del così rinnovato istituto seminariale avvenne il 25 novembre del 1685, nel giorno dedicato a Santa Caterina d'Alessandria, a cui fu intitolato il collegio. Tuttavia i costi per il mantenimento della scuola non potevano essere coperti interamente dall'episcopio, e i chierici che fecero richiesta di ammissione (una dozzina in principio) furono costretti a sostenere il pagamento di una retta. I giovani, prima di essere consacrati, dovevano trascorrere un periodo di formazione della durata di almeno tre anni, cimentandosi negli studi di Umanità, Rettorica, Canto Gregoriano, Grammatica, Logica e Teologia Morale. Al termine di ogni anno, venivano svolti gli esercizi spirituali, così come disciplinati da Sant'Ignazio di Loyola. Il confessore stabile dei chierici fu individuato nella figura del Can. Bernardo Franchini, già Cancelliere della Diocesi. Lo stesso Vescovo si dimostrò sempre molto attento e vicino alle attività del collegio e alla cura dei chierici (14). Il successore, Mons. Francesco Maria Poggi, riconobbe la bontà del lavoro di Michele Carlo Cortigiani, dedicando al Seminario Vescovile uno straordinario, e rinnovato, impulso.

San Miniato, Cattedrale dei SS. Maria Assunta e Genesio
Foto di Francesco Fiumalbi

IL RINNOVAMENTO DELLA CATTEDRALE E IL NUOVO SANTUARIO
Il giorno 13 maggio 1685, terza domenica di Pasqua, Mons. Cortigiani aveva provveduto a riconsacrare solennemente la Cattedrale (15). Non dobbiamo stupirci di celebrazioni di questo tipo, che spesso erano dettate dall'assenza dei documenti comprovanti la consacrazione, oppure dal rinnovamento liturgico, con particolare attenzione all'altare. Di lì a pochi anni, l'Opera del SS. Crocifisso, certamente incoraggiata dal Vescovo Michele Carlo Cortigiani, proseguì l'intento di edificare una chiesa ove collocare la miracolosa immagine lignea, dopo il voto del 1631 (16). Nel 1690 l'Opera deliberò la prosecuzione delle trattative per il terreno e il 15 novembre del 1692 furono stanziati 100 scudi per la realizzazione delle fondamenta. Nella stessa occasione furono nominati Francesco Orlandini, Antonio Buonaparte e Filippo Maria Ansaldi, ad assistere e a verificare l'esecuzione dei lavori, che tuttavia non furono iniziati (17). Solo con il Vescovo Francesco Poggi, la nuova costruzione poté essere avviata e completata (18).
La solerzia dell'Opera del SS. Crocifisso, tuttavia, trovò applicazione in alcuni lavori all'interno del Duomo, che doveva conservare un aspetto non dissimile da quello originario, seppure vi fossero stati restauri e adeguamenti, conseguenti la riapertura al culto della chiesa nel 1488 e l'elevazione della Collegiata a Cattedrale nel 1622. Nel 1695 il Proposto Antonio Buonaparte riferì ai congregati dell'Opera del SS. Crocifisso, la volontà espressa dal Capitolo dei Canonici di adornare la Cattedrale con vari interventi, fra cui quello di rifare l'Altare Maggiore in marmo, più ampio e decoroso rispetto a quello presente. Subito presero avvio i lavori al presbiterio e l'innalzamento del nuovo altare fu iniziato nel 1698 su progetto dei fiorentini Vittorio Bambi e Tommaso Baldi, anche se poté dirsi concluso solamente nel 1708 (19).

I MONASTERI E LE CHIESE SANMINIATESI
Mons. Michele Carlo Cortigiani prestò grande attenzione ai monasteri della Diocesi, con particolare riguardo a quelli femminili, a cui dedicava almeno due visite all'anno, nei mesi di maggio e di settembre. In queste occasioni dispensava consigli e indicazioni, manifestando una forte vicinanza alle persone consacrate alla vita monastica. Particolare meticolosità dedicò al vagliare le vocazioni, cercando in ogni modo di combattere le costrizioni dovute ad esigenze di convenienza familiare. Dotò della regola Agostiniana il monastero di San Matteo di Castelfranco di Sotto, fondato nel 1632 (20). Anche i monasteri sanminiatesi di Santa Chiara (la cui chiesa riconsacrò il 10 novembre 1687 al termine di alcuni lavori di rinnovamento (21)) e di San Paolo furono oggetto di particolari attenzioni. La chiesa dei SS. Jacopo e Lucia, retta dai Padri Domenicani, fu nuovamente riconsacrata da Mons. Cortigiani il 25 luglio del 1695 (22).
Fra il 1685 e il 1694 consacrò l'ormai conclusa chiesa di SS. Trinità, nel monastero delle Eremitane di Sant'Agostino e dotò il Palazzo dei Vicari di un oratorio a servizio dei carcerati (23). Nello stesso periodo fu sconsacrata e venduta la chiesa di Sant'Andrea, che si trovava sotto San Francesco, e da tempo unita con quella di San Lorenzo a Nocicchio. Le campane furono reimpiegate per il nuovo campanile della chiesa della SS. Annunziata, detta Nunziatina, che in quel tempo veniva praticamente ricostruita e che poi fu consacrata da Mons. Poggi nel primo decennio del '700 (24).
Nel 1698 riconsacrò la chiesa della SS. Annunziata (comunemente ed erroneamente chiamata di San Martino), ricostruita dalle monache domenicane nel 1613 e che dimoravano nell'adiacente monastero, come dimostra un'iscrizione presente (25).

La chiesa di Santa Caterina, al fianco della quale sorgeva l'Ospedale dei
Gettatelli, gestito dall'Opera di Santa Maria della Scala di Siena.
Foto di Francesco Fiumalbi

I POVERI, GLI INFERMI E GLI ULTIMI
Mons. Michele Carlo Cortigiani pose davvero grande attenzione verso i poveri e gli ultimi. Si stima che le somme di denaro che egli destinò annualmente per il sovvenimento dei più bisognosi siano state nell'ordine di circa 400 scudi annui, una cifra pingue per l'epoca. Grazie a numerosi contributi diretti da parte del Granduca e alla sobrietà della vita episcopale poté raccogliere quella disponibilità economica impiegata per il soccorso degli indigenti. Non mancò di contrarre prestiti a titolo personale, di cui era solito corrispondere l'annuo interesse, ma di cui non si curò di saldare il debito iniziale, trovando che i prestatori avrebbero potuto vivere bene anche senza quel denaro. Alla sua morte, i beni familiari di cui era rimasto proprietario, furono alienati e i debiti estinti.
Istituì anche dei piccoli premi per i giovani poveri che si distinguevano nell'apprendimento del Catechismo. In alcuni casi, contribuì a formare la dote per giovani fanciulle, garantendo loro un futuro molto più dignitoso di quanto la loro condizione potesse farle sperare.
Nel 1692 la popolazione sanminiatese fu colpita da una febbre epidemica e per questo il medico Giovanni Antonio Terenzoni, già professore presso l'ateneo pisano, fu chiamato dalla Comunità ad occuparsi della situazione di emergenza. Gran parte delle persone giacevano malate, prive della necessaria alimentazione e in condizioni igieniche poco raccomandabili. Terenzoni chiese aiuto a quanti potevano dispensare la popolazione di cibo e di materiali, come lenzuola, bendaggi e legna da ardere. Alla causa parteciparono anche i conventi sanminiatesi di San Domenico, San Francesco, Sant'Agostino e l'ospedale di Santa Maria della Scala, con sussidi e vettovaglie. Mons. Carlo Michele Cortigiani dette il proprio determinante contributo, provvedendo la popolazione di cibo e materiali, con encomiabile generosità (26). Anche la memoria di questa difficile circostanza, probabilmente, spinse il Vescovo Cortigiani nel 1696, coadiuvato dal sacerdote Agostino Pecorini, ad intervenire sull'antico Ospedale dei Gettatelli. Gestito fin dal '300 dall'Opera di Santa Maria della Scala di Siena, a lato della chiesa di Santa Caterina, fu dotato di nuovi letti in modo che potesse accogliere anche persone adulte (27). In più, fondò l'Ospedale degli Infermi in una abitazione prossima al Convento di San Paolo, a cui spesso si recava per dimostrare la propria vicinanza a quanti vi si trovavano costretti (28). Anche in questo caso, le iniziative promosse da Mons. Cortigiani furono riprese e sostenute con rinnovato vigore da Mons. Francesco Poggi, suo successore, che nel 1714 fondò l'Ospedale di San Nicola da Bari (29).

Duomo di Prato
Foto di Francesco Fiumalbi

A PISTOIA E PRATO. GLI ULTIMI ANNI
Nell'ottobre del 1702 Mons. Michele Carlo Cortigiani fu trasferito alle Diocesi di Pistoia e Prato (unite fino alla metà del XX secolo), dove fece il suo ingresso il 31 marzo 1703. Qui continuò la sua opera di pastore, al servizio dei fedeli, con particolare cura dei poveri e degli infermi. Morì il 14 ottobre 1713, all'età di 65 anni, in concetto di santità. Fu sepolto nella Cattedrale di San Zeno a Pistoia (30). L'epigrafe commemorativa, rimossa in occasione di restauri ottocenteschi, così recitava:

DA LACRIMAS PATRI OPTIMO VIATOR MORTUO
QUI VIVENTI RISUM PERSOLVEBAS, ET GAUDIUM:
MICHAEL CAROLUS
FLORENTIAE FLOS PULCHERRIMUS VICEDOMINORUM STIRPIS,
IN SOLE NOBILISSIMAE FAMILIAE
A ROMANORUM CONSULUM PURPURA RUBESCENTIS
ENATUS,
UMBRONIS IN RIPA
UMBRA MORTIS EMARCUIT.
ADOLESCENTIS INGENIUM,
UT OMNI SCIENTIARUM GENERE DIVES EFFULSIT,
ITA ADULTI MERITUM OMNI AMPLITUDINE DECORATUM,
NICOLAUS CARDINALIS ACCIAJOLIS
SUO AERE PERENNIUS MONUMENTUS SIBI EXEGISSE CONFIDIT,
TANTO VIRO PROPE SE ACCITO;
QUEM GHERARDUS SANCTITATE, QUAM EPISCOPATU ILLUSTRIOR,
EMPORIENSIS PRAEFECTUM ECCLESIAE,
IN TENUIS ARENAE TYROCINIO
FUTURIS CERTAMINIBUS, AC TRIUMPHIS IDONEUM FECIT:
BREVI DEINDE NON SUB MODIO,
SED SUPER ECCLESIAE MINIATENSIS CANDELABRUM
QUASI LUCERNA ACCESA CIRCUMFULGENS,
VERAM VIRTUTIS LUCEM INDUXIT:
SEMINARIUM EXAEDIFICATUM,
LARGO AERE GREGES INOPUM SUSTENTATI,
SEPTIES VISITATA, ATQUE A PLURIMIS VITIIS
VINDICATA DIOCESIS,
AD PIETATIS, AC SANCTIMONIAE LEGES INSTITUTAE
SACRAE VIRGINES
PLEBI SIBI CREDITAE PASCENDAE RESIDENTIA
ALLIGATI PASTORES,
TANTA IN POPULO, CLEROQUE MURUM INSTAURATIO
MAGNAM CAROLI RELIGIONEM,
ET MICHAELIS FORTITUDINEM ADHUC CONCLAMANT:
SED GEMINATA NON TAM NOMINE, QUAM RE,
TANTI PRAESULIS VIRTUS
NON UNI DEBEBATUR ECCLESIAE;
DUPLICATA PISTORIENSIS, AC PRATENSIS
ECCLESIARUM SOLICITUDO
HEROI TANTARUM VIRIUM INCUBUIT;
QUAS IPSA ETIAM MORS REVERITA EST,
DUM LONGO TEMPORE CUM AEGROTANTE COLLUCTATA,
DISTULIT ULTRA DUOS ANNOS FATALE VULNUS,
ILLUM TAMEN INDISCRETA FALCE APPETITUM
NON OMNINO NOBIS EXTINXIT,
QUI PRECEPTORUM EJUS ADHUC MEMORES,
ET DOCEMUR, ET PROFICIMUS.


[1° aggiornamento il 24 novembre 2013]
[2° aggiornamento il 17 febbraio 2016]

NOTE BIBLIOGRAFICHE
(1) Danti Andrea, Vita di Monsignore Michel Carlo Visdomini Cortigiani, Patrizio Fiorentino, Vescovo di Samminiato, poi di Pistoja e di Prato, Stamperia Bernardo Paperini, Firenze, 1736, pp. 1-7.
(2) Danti, Vita di Monsignore… cit., pp. 7-11.
(3) Danti, Vita di Monsignore… cit., pp. 11-15.
(4) Danti, Vita di Monsignore… cit., pp. 15-20.
(5) Guarducci Anna e Rombai Leonardo, I cabrei della propositura e del capitolo di Sant'Andrea d'Empoli, in AA.VV., Sant'Andrea a Empoli. La chiesa del pievano Rolando: arte, storia e vita spirituale, ATPE, Cassa di Risparmio di Firenze, Empoli, 1994, pp. 146-147.
(6) Danti, Vita di Monsignore… cit., pp. 20-24.
(7) Danti, Vita di Monsignore… cit., pp. 24-29.
(8) Danti, Vita di Monsignore… cit., pp. 29-34.
(9) Simoncini Vasco (a cura di), San Miniato e la sua Diocesi. I Vescovi, le Istituzioni, la gente, Cassa di Risparmio di San Miniato, Pacini Editore, Pisa, 1989, p. 43.
(10) Danti, Vita di Monsignore… cit., pp. 37-48.
(11) Simoncini, San Miniato... cit., pp. 45-63.
(12) Gagliardi Isabella, Vescovi e curia a San Miniato nel periodo granducale, in in AA.VV., La Cattedrale di San Miniato, CRSM, Pacini Editore, Pisa, 2004, pp. 40-42.
(13) Simoncini, San Miniato... cit., p. 43.
(14) Danti, Vita di Monsignore… cit., pp. 49-58.
(15) Simoncini, San Miniato... cit., p. 43.
(16) Conti Giuseppe, Storia della venerabile immagine e dell'oratorio del SS. Crocifisso detto di Castelvecchio nella Città di Sanminiato, Firenze, Cellini, 1863, p. 48.
(17) Archivio dell'Accademia degli Euteleti, Le Memorie del SS. Crocifisso di Castelvecchio dall'anno 1399 all'anno 1755 ricavate dai pubblici libri fedelmente dall'Ill.mo Signor Bernardo Morali, c. 102; cfr. Matteoli Anna, Arte e storia del Santuario del Santissimo Crocifisso a San Miniato, in Bollettino dell'Accademia degli Euteleti di San Miniato, n. 45, San Miniato, 1976, p. 32.
(18) Giusti Maria Adriana e Matteoni Dario, La chiesa del SS. Crocifisso a San Miniato. Restauro e storia, CRSM, Allemandi, Torino, 1989. In particolare si vedano i saggi di Matteoni, Giusti e Richetti.
(19) Archivio del Capitolo della Cattedrale di San Miniato, Opera del SS. Crocifisso, n. 268, cc. 118r, 133r-v, 219n-220r; cfr. Onnis Francesco, Biografia di una architettura, in AA.VV., La Cattedrale di San Miniato, CRSM, Pacini Editore, Pisa, 2004, pp. 69-70.
(20) Danti, Vita di Monsignore… cit., pp. 111-120.
(21) Archivio Storico Monastero di Santa Chiara, Libro dove si segnano le fanciulle per monacarsi nel Monastero di S. Chiara, 1587-1785, in Rocchi Giannoni Graziana, Arte e devozione nell'antico monastero di S. Chiara, Pacini Editore, Pisa, 1999, p. 38.
(22) Casini Claudio, La scultura: rinnovamento dell'arredo liturgico dalla fine del Trecento al primo Settecento, in D'Aniello Antonia (a cura di), Pittura e scultura nella chiesa di San Domenico a San Miniato. Studi e restauri, CRSM, Pacini Editore, Pisa, 1998, p. 22.
(23) Simoncini, San Miniato... cit., p. 43.
(24) Piombanti Giuseppe, Guida della Città di San Miniato al Tedesco, Tip. Ristori, San Miniato, 1894, p. 71.
(25) Piombanti, Op. Cit., pp. 62-63.
(26) Danti, Vita di Monsignore… cit., pp. 127-139.
(27) Piombanti, Guida della Città... cit., p. 121.
(28) Danti, Vita di Monsignore… cit., pp. 139-143.
(29) Archivio del Capitolo della Cattedrale di San Miniato, Inventari e prospetto di beni, n. 35; cfr. Parentini Manuela, Chiesa di San Jacopo e Filippo di Pancole, in http://www.delcampana.it/NotizieStoriche.htm
(30) Danti, Vita di Monsignore… cit., pp. 34-36.

1 commento:

  1. E' semplicemente un capolavoro per le tante, molteplici notizie che hai raccolto e illustate. Questi furono i Vescovi che rappresentarono l'unico elemento di vitalità e di civilizzazione della città in epoca moderna.

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