venerdì 31 gennaio 2014

SAN MINIATO - DATI METEOROLOGICI IN TEMPO REALE

Attraverso questa pagina è possibile visualizzare i dati meteorologici in tempo reale relativi al territorio sanminiatese e zone limitrofe.
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TERMOMETRIA (temperature °C)
SAN MINIATO [Cimitero]


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Meteo Toscana







Torrente Egola in piena il 21 ottobre 2013
Foto di Marco Mancini

POGGIO A PINO - TERMOMETRIA DATI IN TEMPO REALE

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[Record: +39.4° C - 13 agosto 2021]

SAN MINIATO - CIMITERO - TERMOMETRIA DATI IN TEMPO REALE

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FORNACINO - PLUVIOMETRIA DATI IN TEMPO REALE

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SAN MINIATO - CIMITERO - PLUVIOMETRIA DATI IN TEMPO REALE

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FORNACINO - IDROMETRIA EGOLA IN TEMPO REALE

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Quota massima rilevata (dal 2013): 3.48 m [24 aprile 2016, ore 5.45]

PONTE A ELSA - IDROMETRIA ELSA IN TEMPO REALE

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Quota massima rilevata (dal 2013): 3.72 m [24 aprile 2016, ore 8.45]

CASTELFIORENTINO - IDROMETRIA ELSA IN TEMPO REALE

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Quota massima rilevata (dal 2013): 4.21 m [24 aprile 2016, ore 4.00]

PONTEDERA - IDROMETRIA ARNO IN TEMPO REALE

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Picco massimo raggiunto +6.84m [17 novembre 2019, ore 15.00] 

FUCECCHIO - IDROMETRIA ARNO IN TEMPO REALE

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Picco massimo raggiunto +5.91m [17 novembre 2019, ore 19.00] 

EMPOLI - IDROMETRIA ARNO IN TEMPO REALE

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Picco massimo raggiunto +5.58m [17 novembre 2019, ore 15.00] 

lunedì 27 gennaio 2014

L'ALLEGORIA DELLA CITTA' DI SAN MINIATO ALLA GALLERIA DEGLI UFFIZI

di Francesco Fiumalbi

La Galleria degli Uffizi di Firenze è senza dubbio uno dei musei più importanti del mondo, che non ha certo bisogno di presentazioni. Nello stesso grande edificio che conserva opere di Cimabue, Giotto, Leonardo da Vinci, Michelangelo, Raffaello, Mantegna, Tiziano e Botticelli, possiamo trovare, piccola piccola, anche San Miniato.
Fra i milioni di visitatori che ogni giorno varcano l'ingresso degli Uffizi, nessuno sembra accorgersi della nostra Città, eppure è lì. Anch'io, qualche tempo fa, ci sono passato molto vicino eppure ho tirato dritto. Come è possibile?
Purtroppo, per vederla bisogna guardare verso una direzione insolita, inaspettata: verso il soffitto! E, sono sincero, se non fosse stato per una pubblicazione del 1745, non ne avrei avuto notizia. Infatti non ho trovato alcuna traccia di questa rappresentazione nella, seppur nutrita, storiografia artistica sanminiatese. Ci sta anche che abbia guardato male, non lo escludo.
Possibile che non se ne sia mai accorto nessuno? D'altra parte agli Uffizi si va per ammirare ben altri capolavori e non certo per guardare i soffitti, anche se sono davvero molto belli e suggestivi.
Occorre fare attenzione, perché questa raffigurazione di San Miniato non va confusa con quella Allegoria che si trova in uno dei grandi cassettoni del vicino “Salone dei Cinquecento”. Quella è ben nota e pubblicata in diversi testi.

Galleria degli Uffizi, vista dal Lungarno Torrigiani
Foto di Francesco Fiumalbi

L'Allegoria della Città di San Miniato degli Uffizi è costituita da tre riquadri dipinti, inseriti all'interno del controsoffitto ligneo del cosiddetto “Corridoio Ovest”. Si trova incassato fra due travetti ricalati, binati, e poco distanti fra loro. Per raggiungerlo bisogna andare quasi in fondo al corridoio, a pochi metri dal Laoconte di Baccio Bandinelli, e in prossimità dell'ingresso alla Sala n. 45.
Il “Corridoio Ovest” è quella parte degli Uffizi che fu usato come galleria fin dalla seconda metà del '600 e qui sono collocate numerose statue appartenenti alla collezione di Cosimo III de' Medici. Fra il 1658 e il 1679, per volere del Granduca Ferdinando II de' Medici, i soffitti vennero arricchiti con il raffinato apparato pittorico, realizzato da artisti di primo piano nella Firenze dell'epoca, fra cui Cosimo Ulivelli, Angelo Gori, Jacopo Chiavistelli e altri. Vennero eseguite varie allegorie, a rappresentazione delle Arti e delle Virtù (associate di volta in volta ad illustri personaggi fiorentini), ed anche delle Città del Granducato di Toscana. E qui troviamo la nostra San Miniato, interposta fra la “Poesia” e la “Istoria”, segnalata da apposite iscrizioni collocate ai margini dei lati corti. Lì vicino poi ci sono Colle Val d'Elsa, Pescia, Volterra, Livorno, e così via.

Il “Corridoio Ovest” con la posizione dell'Allegoria della Città di San Miniato
Disegno di Francesco Fiumalbi

Come detto, la nostra Allegoria è costituita da tre parti. Un riquadro centrale più ampio, affiancato da altri due più piccoli situati alle due estremità.
Nello spazio centrale troviamo un uomo abbastanza corpulento che, seduto su di una roccia, tiene con la mano destra lo stemma o l'arme del Comune di San Miniato, ovvero il leone rampante bianco in campo rosso, con una spada. Con l'altra mano sostiene quella che sembra una grande bandiera interamente bianca. Davanti all'uomo, troviamo un'altra figura maschile, che sembra denunciare un forte stato di decadenza e debolezza. Nei due riquadri minori, molto piccoli, sembrano essere rappresentate due scene di battaglia, difficilmente riconoscibili.
Cosa potrebbero rappresentare queste immagini? E' difficile comprenderne il significato, ma ci proviamo. L'uomo corpulento potrebbe alludere all'antica potenza del Comune di San Miniato, saldamente arroccato sulla cima di un rilievo roccioso. Da una parte lo stemma, che qualifica l'appartenenza dell'uomo, e dall'altra una bandiera bianca che potrebbe alludere ad una resa. Vale a dire, la Città di San Miniato, nonostante fosse così potente e fiera, fu comunque costretta ad arrendersi alla supremazia di Firenze. L'altra figura, infatti, è rappresentata da un uomo che non sembra godere di buona salute, e potrebbe alludere allo stato di decadenza a cui fu costretta San Miniato dalla sottomissione fiorentina.
I due riquadri minori, invece dovrebbero rappresentare la cacciata dei Vicari Imperiali con l'aiuto della Lega Guelfa, identificata con Firenze, e la conquista di San Miniato da parte della città gigliata.

Allegoria della Città di San Miniato, Galleria degli Uffizi
Disegno di Francesco Fiumalbi

Tuttavia questa non è la raffigurazione originale dell'Allegoria della Città di San Miniato. Infatti nel 1762 la parte occidentale degli Uffizi fu interessata da un gravissimo incendio che, oltre a danneggiare molte delle opere esposte, provocò anche il crollo di buona parte del tetto. E dal disastro fu attaccata anche quella zona dove si trovava la nostra Allegoria, che risultò fortemente compromessa. Una volta ricostruita la porzione distrutta, gli affreschi del soffitto, furono ripristinati da Giuseppe del Moro, Giuliano Traballesi e Giuseppe Terreni, nei modi e con le figure che possiamo vedere ancora oggi.
Per fortuna, grazie ad una felice iniziativa editoriale, tutti i soffitti della Galleria degli Uffizi erano stati pubblicati nel seguente testo, dato alle stampe prima dell'incendio: Domenico Maria Manni e Giuseppe Menabuoi, Azioni gloriose degli uomini illustri fiorentini espresse co' loro ritratti nelle volte della Real Galleria di Toscana, Stamperia di G. Orsini, Firenze, 1745.
Al numero VIII delle raffigurazioni troviamo l'Allegoria della Città di San Miniato, con il testo didascalico di Domenico Maria Manni, grande erudito del tempo, e del quale abbiamo proposto il testo descrittivo de Il Sigillo dei Signori Dodici San MiniatoSiamo in un periodo in cui la fotografia era ben lontana dall'essere inventata. E così, la tecnica di rappresentazione dei soffitti della Galleria degli Uffizi fu quella dell'incisione su rame. I disegni furono realizzati da Giuseppe Menabuoi, valente incisore dell'epoca.
Notiamo subito che l'immagine originaria era molto diversa da quella ripristinata post incendio, e che possiamo vedere ancora oggi.

Immagine tratta da: D. M. Manni e G. Menabuoi,
Azioni gloriose degli uomini illustri fiorentini espresse
co' loro ritratti nelle volte della Real Galleria di Toscana,
Firenze, 1745, n. VIII.

Ripercorriamo quindi l'originale composizione, aiutati dalla didascalia scritta dal Manni.
«La figura del mezzo accompagnata da varj genj rappresenta in alto collocata la Città di SAMMINIATO avente sotto di se il fiume d'Arno fautore della sua dovizia da una parte; dall'altra il Leone coronato, bianco in campo rosso, colla spada in una branca, sua presente Divisa».
[D. M. Manni, Azioni gloriose degli uomini illustri fiorentini espresse co' loro ritratti nelle volte della Real Galleria di Toscana, Firenze, 1745, n. VIII].

Immagine tratta da: D. M. Manni e G. Menabuoi,
Azioni gloriose degli uomini illustri fiorentini espresse
co' loro ritratti nelle volte della Real Galleria di Toscana,
Firenze, 1745, n. VIII, particolare centrale.

«Nel tondino sotto di essa vien rappresentato quando l'anno 1311 i Fiorentini unitisi co' Samminiatesi, ed altri popoli messero un presidio di Soldatesca in Samminiato per assicurarlo contra l'Imperatore Enrico VII. E ciò viene bastantemente individuato dalle due Armi della Bandiera, cioè il Giglio de' Fiorentini a man dritta, ed a man sinistra il Leone senza spada, come allora lo faceva Sammminiato». [D. M. Manni, Azioni gloriose degli uomini illustri fiorentini espresse co' loro ritratti nelle volte della Real Galleria di Toscana, Firenze, 1745, n. VIII]. In realtà non ci sono validi elementi per associare questa particolare immagine all'episodio del 1311. Secondo il mio parere, in realtà allude alla cacciata dei Vicari Imperiali del 1288 con l'aiuto e il sostegno della Lega Guelfa, identificata con Firenze, a cui San Miniato aveva ormai stabilmente aderito.

Immagine tratta da: D. M. Manni e G. Menabuoi,
Azioni gloriose degli uomini illustri fiorentini espresse
co' loro ritratti nelle volte della Real Galleria di Toscana,
Firenze, 1745, n. VIII, particolare.

«Nel tondino di sopra si esprime quando l'anno 1369 questa allora Terra, dopo disastroso assedio fu presa da' Fiorentini mediante un'apertura fattavi dal famoso Luperello nelle mura Castellane di essa». [D. M. Manni, Azioni gloriose degli uomini illustri fiorentini espresse co' loro ritratti nelle volte della Real Galleria di Toscana, Firenze, 1745, n. VIII]. Non vi sono particolari dettagli morfologici, se non la torre, collocata alla sommità della collina, che qualifica in maniera inequivocabile, la Città di San Miniato.

Immagine tratta da: D. M. Manni e G. Menabuoi,
Azioni gloriose degli uomini illustri fiorentini espresse
co' loro ritratti nelle volte della Real Galleria di Toscana,
Firenze, 1745, n. VIII, particolare.

Come potete osservare, non si tratta di un'opera grandiosa o di un capolavoro assoluto della pittura italiana, però se vi ricapiterà di andare in visita alla Galleria degli Uffizi, quando vedete da vicino il Laoconte di Baccio Bandinelli, o mentre state per entrare nella Sala n. 45, ricordatevi che lì nei pressi c'è una raffigurazione della nostra Città. E ricordatevi che per cercarla bisogna alzare gli occhi al soffitto.

lunedì 20 gennaio 2014

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domenica 19 gennaio 2014

[VIDEO] SAN MINIATO: LA RICERCA DELL'IMMAGINE MEDIEVALE DELLA CITTA'



VAI ALL'INTERVENTO DELLA PROF. CRISTIANI TESTI
VAI ALL'INTERVENTO DEL PROF. GURRIERI
VAI ALL'INTERVENTO DELL'ARCH. LORENZI
[riprese a cura di Alessio Guardini]

Le associazioni Architettura e Territorio "Lanfranco Benvenuti", Moti Carbonari "Ritrovare la Strada", insieme al gruppo Smartarc - San Miniato Arte e Architettura hanno organizzato una serata dibattito dal titolo "SAN MINIATO: LA SVEVA CITTA' DEL VALDARNO INFERIORE. ANNI '30 DEL '900: LA RICERCA DELL'IMMAGINE MEDIEVALE DELLA CITTA'" che si è tenuto venerdì 17 gennaio 2014, presso la sede dell'Accademia degli Euteleti.

Sono intervenuti la Prof.ssa Maria Laura Cristiani Testi (Università degli Studi di Pisa), il Prof. Francesco Gurrieri (Università degli Studi di Firenze) e l'Arch. Riccardo Lorenzi (Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Artistici, Storici ed Etnoantropologici per le province di Pisa e Livorno). L'incontro è stato patrocinato dal Comune di San Miniato e dalla Fondazione San Miniato Promozione e organizzato in collaborazione con l'Accademia degli Euteleti della Città di San Miniato, a cui va un sentito ringraziamento, per la disponibilità e l'ospitalità .

Grazie all'attestazione di immagini fotografiche dei primi anni del XX secolo e di documenti finora inediti, è possibile tracciare un quadro degli interventi di restauro architettonico operati a San Miniato negli anni '30 del '900. Il dibattito proposto vuole essere un momento di confronto su questo periodo, sulle tematiche del restauro e fornire nuovi spunti di riflessione sull'immagine della Città di San Miniato e di alcuni dei suoi edifici caratteristici.

venerdì 17 gennaio 2014

LA SECONDA RIVOLTA DI BENEDETTO MANGIADORI NEL 1397

di Francesco Fiumalbi

[Prima revisione 8 maggio 2016]

Grazie alle “Croniche” di Giovanni Sercambi conosciamo numerosi episodi di vita sanminiatese nel corso del '300, ed in particolar modo dell'ultima parte del secolo. Fra queste ci sono anche le rivolte che videro protagonista Benedetto Mangiadori, uno degli ultimi membri della potente consorteria che aveva fatto il bello e il cattivo tempo a San Miniato per almeno due secoli.
San Miniato, dal gennaio del 1370 era entrata a far parte dello stato territoriale fiorentino, dopo lunghi mesi di assedio. Non erano mancati tentativi di sollevazione, come quello di Taddeo di Francesco nel 1379 e quello di Arrigo da Mellicciano nel 1381. Ci pensò Benedetto Mangiadori a riaccendere i focolai di rivolta, con due occasioni, entrambe nel 1397.
Il primo tentativo di rivolta del Mangiadori è quello più famoso e conosciuto, quello che vide l'uccisione del Vicario Fiorentino Davanzato Davanzati e l'intervento del Capitano Cantini a ristabilire il controllo dell'esercito fiorentino su San Miniato. E' molto conosciuto, oltre per la gravità degli episodi, anche perché ne trasse ispirazione Ippolito Neri per il suo celebre poema eroicomico La presa di Samminiato.

Angelo Ardinghi, disegno tratto dall'originale
del Sercambi, conservato all'Archivio di Stato di Lucca
Edito in Salvatore Bongi (a cura di), Le Croniche di
Giovanni Sercambi, Vol. 1, Tip. Giusti, Lucca, 1892, p. 364.
Pubblicazione ai sensi L. 22 aprile 1941, n. 633, art. 70.

Meno noto, ma non meno curioso, è questo secondo tentativo di rivolta operato da Benedetto Mangiadori, nello stesso anno 1397, a brevissima distanza di tempo e che sarebbe dovuto andare in porto il 10 novembre. Ancora una volta l'idea era abbastanza semplice. Una manipolo di uomini sarebbe dovuto penetrare all'interno di San Miniato e avrebbe posto il controllo su una porta, nell'attesa di un intervento esterno condotto dall'esercito pisano di Jacopo d'Appiano e guidato da Benedetto Mangiadori.
La prima rivolta, nonostante l'uccisione del Vicario Davanzati, era stata soffocata dalle truppe fiorentine accorse in gran numero, che avevano costretto il Mangiadori ad una fuga rocambolesca. Per questo nuovo tentativo, l'idea che venne ai cospiratori fu quella di far ribellare un castello del contado sanminiatese, in modo da far uscire i militari fiorentini e avere così via libera per le strade di San Miniato. L'idea sembrava non fare una piega.
Il castello designato per questo tentativo di rivolta era quello di Gello in Valdegola. Oggi, come allora, il colle denominato Gello è raggiungibile dai crinali di Corniano e Collebrunacchi, oppure salendo dalla strada che comincia dalla Pieve di Corazzano. Il presidio militare di stanza a Gello, si trovava nel punto più alto del territorio sanminiatese, quindi era facilmente visibile da un ampio raggio. Inoltre era ben distante da San Miniato, almeno 6-7 km. I militari fiorentini per raggiunge Gello, sedare la rivolta e tornare a San Miniato avrebbero impiegato un bel po' di tempo. Quel tempo che, evidentemente, Benedetto Mangiadori riteneva necessario per far ribellare San Miniato, far entrare i militari pisani e fare una bella sorpresa ai fiorentini.

La posizione di Gello in Valdegola
Foto di Francesco Fiumalbi

Gli uomini del Mangiadori sarebbero dovuti entrare attraverso il convento degli Agostiniani, che si trovava adiacente alla chiesa di Santa Caterina, la chiesa che si affaccia su Piazza XX settembre o Piazza dell'Ospedale. Era una zona marginale, lontana dagli occhi dei Fiorentini e dalla loro “cittadella” militare, che comprendeva l'area del Duomo e dell'attuale Piazza del Seminario. Inoltre la vicina valle di Sasso, chiusa a occidente e ad oriente, garantiva un ottimo nascondiglio per l'esercito dei cavalieri pisani.
L'accordo con i frati, infatti, prevedeva che circa 80 fanti sarebbero dovuti entrare all'interno del convento e restare chiusi dentro la chiesa di Santa Caterina, in attesa che partisse la rivolta a Gello. Una volta che i militari fiorentini si fossero allontanati per soffocare la sommossa, gli uomini sarebbero usciti dalla chiesa e avrebbero posto il controllo su una delle porte di San Miniato, verosimilmente la vicina Porta di Poggighisi o di San Benedetto. La porta sarebbe dovuta essere mantenuta aperta, per far entrare l'esercito pisano guidato dal Mangiadori e costituito addirittura da 1000 cavalieri pisani, guidati dall'Appiano e coadiuvati da altre truppe mercenarie fatte venire appositamente da Sarzana.

La chiesa di Santa Caterina a San Miniato
Foto di Francesco Fiumalbi

Il Mangiadori le aveva pensate davvero tutte, ma una cosa gli sfuggì. Per compiere il disegno aveva dovuto trovare un accordo con il convento Agostiniano di Santa Caterina. Uno dei frati, informato di quello che stava per accadere, senza pensarci due volte andò a riferire tutto al Vicario Fiorentino Lapo di Giovanni Niccolini. Nel frattempo il castello di Gello si era già ribellato, ma il Vicario, udendo ciò che raccontava il frate, non fece partire nessuno verso castello in rivolta. Anzi probabilmente diresse i suoi uomini verso la chiesa di Santa Caterina per verificare se quanto riferito dal frate corrispondeva a verità.
Gli uomini del Mangiadori, venuti a conoscenza del fatto che erano stati scoperti fuggirono a gambe levate e i cavalieri pisani che erano pronti ad intervenire tornarono indietro.
Una volta che la minaccia fu allontanata, i Fiorentini si diressero in forze al castello di Gello e, dopo averlo occupato, lo rasero al suolo. I capi del castello, che avevano appoggiato il disegno orchestrato da Benedetto Mangiadori furono catturati e puniti. Giovanni Sercambi non lo dice, ma molto probabilmente vennero giustiziati. D'altra parte questa era la condanna riservata ai ribelli e ai traditori.

La ex-chiesa di Santa Maria a Gello in Valdegola 
Per molto tempo abbandonata, è stata recuperata come abitazione
Foto di Francesco Fiumalbi

Ed ecco le parole utilizzate da Giovanni Sercambi per narrare l'episodio:

DXXV. Chome Benedecto Mangiadori ordinava tollere Saminiato a' Fiorentini.[anno 1397]

E mentre che tali cose s'ordinònno, Benedecto Mangiadori da Saminiato, lo quale altra volta volse tollere Saminiato a' Fiorentini, ordinò di nuovo uno tractato di prendere il dicto Saminiato. E acciò che non passi questo punto che tucto si sappia, dico che a dì .X. novembre dovea il dicto Benedecto entrare dentro, e l'ordine era che in nella chieza de' frati di santo Agustino di Saminiato si doveano ripuonere circha .LXXX. fanti armati, et quelli doveano intrare dentro in modo di contadini, e come fussero dentro, facea lo dicto Benedecto ribellare uno chastello della corte di Saminiato nomato Gello; e questo facea acciò che tucte le brigate di Fiorenza eh' erano in Saminiato cavalcassero al dicto Gello. E il dicto Benedecto, colle genti del dugha di Milano ch'erano in Pisa e in quelle circustanzie, deveano traere a pie di Saminiato, e allora quelli fanti che erano entrati dentro, doveano prendere una delle porti di Saminiato e quella tenere aperta, e le diete brigate entrare dentro. E acciò che meglio, si potessero difendere da' Fiorentini, era venuto a Serezana messer Nicolecto Diversi et Paulo Savelli con chavalli .M., li quali doveano chavalcare di tracta là, oltre l'altre cose che aveano a fare. E avendo il dicto Benedecto tal pratica appalezato a uno suo amico frate in nel dicto ordine, il dicto frate tal cosa narrò a uno suo compagno frate, e il predicto andò e narrò tucto al vicario di Saminiato, essendo già ribellato il dicto Gello. Di che, sentendo il dicto Benedecto tal facto essere schoperto e non potere seguire l'ordine, si tornò in dirietro.
[Salvatore Bongi (a cura di), Le Croniche di Giovanni Sercambi, Vol. 2, Tip. Giusti, Lucca, 1892, pp. 61-62]

DXXVI. Come lo comune di Firenza disfecie lo castello di Gello della corte di Saminiato. [anno 1397]
Avendo questo i Fiorentini sentito, subito preso il dicto castello di Gello e quello disfacto ad exemplo che neuno ardiscila ribellarsi, e alcuni capi di Gello presi et puniti segondo il fallo commesso; & per questo modo campò Saminiato.
[Salvatore Bongi (a cura di), Le Croniche di Giovanni Sercambi, Vol. 2, Tip. Giusti, Lucca, 1892, p. 62]

Oltre alla cronaca del Sercambi siamo in grado anche di conoscere quelle che furono le iniziative intraprese dal Vicario e dalla popolazione delle comunità vicine, come quella di Montaione. Di questo ci offre una interessante testimonianza il Libro delle Deliberazioni del Comune di Montaione [conservato presso l'Archivio Figlinesi, confluito nel Fondo Pergamente Salvagnoli, oggi all'Archivio Storico di Empoli] da cui trasse gran parte delle informazioni Antonio Angelelli nel volume Memorie Storiche di Montaione in Valdelsa, Tip. Bencini, Firenze, 1875. Qui, alle pagine LXXIV-LXXV troviamo conferma della narrazione del Sercambi ed alcuni particolari in più.
Il 9 novembre 1397 giunsero a Montaione due messi del Vicario di San Miniato provenienti da Santo Stefano, i quali portarono la notizia dell'avvenuta ribellione del castello di Gello. Arrivò dunque la lettera del Podestà di Barbialla e Montaione che, forte delle direttive del Vicario, chiedeva di mettere a disposizione tutti i legnaioli e gli scalpellini presenti in quella comunità e quante più persone potessero svolgere compiti simili. Il giorno 16 novembre si sarebbero dovuti recare a Gello, ad arrecare il "guasto" a quel castello [Lib. Delib., c. 172 e 175]. Ovvero, lo dovevano radere al suolo.


Il 17 novembre successivo il Vicario di San Miniato Niccolini inviò una lettera indirizzata a tutti i Podestà e a tutti gli ufficiali dei Comuni del territorio del vicariato. Attraverso la missiva comunicava che i Dieci di Balìa del Comune di Firenze, il 15 novembre precedente, avevano messo al bando Benedetto di Bartolomeo Mangiadori e i suoi figli. Di seguito il testo:

Ieri, che furono dì XV novembre del presente, ricevemmo lectera da' signori  Dieci della Balìa della città di Firenze, nella quale si contiene, come dicono ànno fatto uno ordinamento sopra i fatti di Benedetto di messer Bartolomeo de' Mangiadori e figlioli da Saminiato Fiorentino. Il quale àanno fatto copiare, et la copia d'esso ordinamento àanno mandato a noi, perché ci scrivono vogliono noi lo facciamo bandire in Saminiato et per lo Vicariato, et che la faciamo apicare a una porta di Saminiato. Et pertanto mandiamo a voi et ciaschuno di voi, Podestà et Ufficiali a chui le presenti avverà, colla presente lectera la copia predetta scriviate, acciò che facciate i detti ordinamenti, come nella detta scripta si contiene, bandire in ogni luogho della vostra iuridictione; et fate in ogni luogho publico apichare una copia della detta scripta, sichè possa a ciaschuno essere manifesto quanto ànno fatto. Ancora per la presente avisiamo ciaschuno di voi, come di questi dì in Pisa àanno fatto la mostra di loro gente d'arme, d'Antonio et di gianni Colonna et poi di Paolo Savello e di Lucha da Chanale et di Nanni da Fighine; i quali sono con assai gente, et pensiamo senza fallo voglino cavalcare il nostro terreno; e dubitiamo non abbino qualche inditio per lo paese. Et pertanto fate d'attendere a buona et sollicita guardia di dì et di nocte, sì che non potesse per nostro difetto advenire alcuno inconveniente.
[Libr. Delib., c. 172 in A. Angelelli, Memorie Storiche di Montaione in Valdelsa, Tip. Bencini, Firenze, 1875pp. LXXIV-LXXV.

[Prima revisione 8 maggio 2016]

sabato 11 gennaio 2014

NOTIZIE DI SAN MINIATO NEGLI “ANNALI PISANI” DI BERNARDO MARAGONE

a cura di Francesco Fiumalbi

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Bernardi Maragonis, Vetus Chronicon Pisanum, in F. Bonaini (a cura di), Delle Istorie Pisane libri XVI«Archivio Storico Italiano», Serie I, Vol. VI, parte II-A, frontespizio.

REGESTO
Di seguito è proposto il regesto completo delle notizie riportate da Bernardo Maragone e riguardanti San Miniato e il suo territorio:

L'AUTORE
A partire dal XIX secolo, la storiografia ha assegnato a Bernardo Maragone la paternità della cronaca denominata “Annales Pisani”. Lo stesso autore è documentato a Pisa fra il 1142 e il 1186, in cui ricoprì diverse cariche pubbliche, e specialmente fu eletto diverse volte come giudice, occupandosi di diritto comune e commerciale.

L'OPERA
Bernarno Maragone fu testimone diretto degli avvenimenti del suo tempo, che trascrisse nella sua cronaca. Gli Annales iniziano dalla Creazione di Adamo e vanno fino al 1184, anche se in modo articolato e dettagliato solo a partire dal 1158. Dai contenuti non si può fare a meno di notare come l'autore, descrivendone le vicende, parteggi apertamente per la città di Pisa, segnalando anche l'apertura di importanti cantieri come la fondazione del Battistero e della Torre Campanaria, ma anche opere idrauliche e costruzioni militari.

L'ORIGINALE
La copia più antica del manoscritto, in lingua latina, è conservata a Parigi, presso la Bibliothéque de l'Arsenal, Historique, 1110, cc. 14r-88v, che però termina la narrazione nel 1174. Simile appare una copia cinquecentesca conservata presso l'Archivio di Stato di Pisa, Archivio Roncioni, mss. 344 e 352; Archivio Capitolare di Pisa, codice C.105.

IL TERRITORIO SANMINIATESE
All'interno degli Annales Pisani sono contenute interessanti notizie che riguardano il territorio sanminiatese, e che vanno a completare ed integrare le notizie deducibili da alcuni documenti del XII secolo, andando ad inquadrare e a descrivere il contesto in cui vennero prodotti, ovvero nel periodo di Federico I “Barbarossa”.
Bernardo Maragone riporta la notizia della dieta convocata nel 1160 a San Genesio da Guelfo VI (zio di Federico I “Barbarossa”, già duca di Toscana e infeudato dei beni di Matilde di Canossa) per discutere della doppia elezione dei papi Alessandro III e Vittore IV, ma in realtà un sottaciuto tentativo di riappacificare le varie città toscane, ovvero Pisa, Pistoia, Siena, Lucca, Firenze ed altri delle Marche [01/07].
Quattro anni più tardi, nel 1164, il legato imperiale Rainaldo di Dassel convocò una nuova dieta presso San Genesio che vide la partecipazione di tutti i rappresentanti delle città toscane [02/07], anche se l'assemblea venne interrotta dalla sopraggiunta notizia della morte, avvenuta a Lucca, dell'antipapa Vittore IV, protetto dall'Imperatore Federico I “Barbarossa”. Maragone afferma che fu proprio Rainaldo, arrivato da San Genesio a Lucca, a far eleggere il nuovo antipapa Pasquale III [03/07].
Nello stesso anno Rainaldo di Dassel fu sostituito nella carica di legato per la Tuscia da Cristiano di Buch, Arcivescovo di Magonza, e meglio noto come Cristiano di Magonza. Il nuovo legato si trovò ad operare in un contesto assai complicato, in cui gli interessi delle singole città si muovevano entro un quadro molto fluido. Bernardo Maragone riporta la notizia di un nuova assemblea convocata nel gennaio del 1172 da Cristiano di Magonza presso San Genesio, nel tentativo di riavvicinare Lucca e Genova da una parte e Pisa e Firenze dall'altra. L'incontro si concluse con la messa al banno di Pisa. A seguito di questo grave episodio i Sanminiatesi, giurarono la propria alleanza con Pisa e Firenze, anche perché l'indebolimento della posizione delle due città, avrebbe danneggiato anche San Miniato per gli importanti rapporti di natura commerciale [04/07]. Del giuramento rimane anche l'atto: VEDI ADDSM 1172, 05 maggio - ASFi - San Miniato, TRASCRIZIONE e COMMENTO.
Nel successivo mese di luglio 1172, Cristiano di Magonza convocò una nuova assemblea presso San Genesio, con l'apparente motivo di tentare una nuova riconciliazione. In realtà fu l'espediente per catturare ed imprigionare i consoli di Pisa e Firenze, che furono incatenati e incarcerati [05/07].
Scoppiò un vero e proprio conflitto bellico, e come riporta Bernardo Maragone, vide tra le altre cose la distruzione del castello di Ventrignano, tenuto dai Della Gherardesca, e che si trovava nei pressi di Montebicchieri [06/07].
Tuttavia lo scontro armato coinvolse anche il centro abitato e il castello di San Miniato, che solamente nel 1174 fu restituito a seguito della pacificazione delle città toscane imposta da Federico Barbarossa, a cui contribuì l'accordo fra Cristiano di Magonza e il conte Macario [07/07].

REGESTO
Di seguito è proposto il regesto completo delle notizie riportate da Bernardo Maragone e riguardanti San Miniato e il suo territorio:

BIBLIOGRAFIA
Per chi desidera approfondire:
M. L. Ceccarelli Lemut, Bernardo Maragone “provisor” e cronista di Pisa nel XII secolo, in M. L. Ceccarelli Lemut, Medioevo Pisano. Chiesa, famiglie, territorio, Pacini Editore, Pisa, 2005, pp. 121-146.
F. Salvestrini, Il Nido dell’Aquila. San Miniato al Tedesco dai Vicari dell’Impero al Vicariato Fiorentino del Valdarno Inferiore (secc. XI-XIV), in A. Malvolti e G. Pinto (a cura di), Il Valdarno Inferiore terra di confine nel medioevo (secoli XI-XV), Leo S. Olschki Editore, Firenze, 2008, pp. 239-243.
F. Sanvestrini, San Genesio. La comunità e la pieve fra il VI e il XIII secolo, in F. Salvestrini e F. Cantini, Vico Wallari – San Genesio. Ricerca storica e indagini archeologiche su una comunità del Medio Valdarno Inferiore fra alto e pieno medioevo, Firenze University Press, 2010, pp. 60-66.

SAN MINIATO NEGLI “ANNALI” DI BERNARDO MARAGONE 07/07


07/07 [anno 1175] – Pacificazione fra le due fazioni, a cui partecipa San Miniato


[anno 1175] «A. D. MCLXXV, indictione VII. In consulatu Cerini iudicis, et Amithi Vicecomitis et sociorum, facta est pax et securitas cum comite Machario et filiis eius, et cum illis de Sancto Miniato; et Pisani et Fiorentini homines Sancti Miniati, qui erant dispersi, castrum Sancti Miniati honoritice restituerunt. Unde Lucenses magnam habuerunt tristitiam. Eodem anno, Tepertus de Glacia, magna progenie ortus et Pisanus civis, instigatu diaboli, pridie kal. Aprilis, laqueo se suspendit».

Bernardi Maragonis, Vetus Chronicon Pisanum, in F. Bonaini (a cura di), Delle Istorie Pisane libri XVI, «Archivio Storico Italiano», Serie I, Vol. VI, parte II-A, Firenze, 1845, p. 69.

ALTRE EDIZIONI
M. L. Gentile, Gli Annales Pisani di Bernardo Maragone, «Rerum Italicarum Scriptores», Zanichelli, Bologna, 1930, p. 60.

SAN MINIATO NEGLI “ANNALI” DI BERNARDO MARAGONE 06/07


06/07 [anno 1172] – Scoppia la guerra. Distruzione di Ventrignano.


[anno 1172] «[1173. L'anno 1173 indictio 5 e' Pisani, havendo inteso et sapendo tanta sceleratessa et peccato contro di lor commesso per il detto Christiano, a gran dolore et ira commossi grande exercito di Cavalieri fantaria et sagittari per recuperare e dicti sua cittadini feceno et per defensione del loro contado, et di là dal Pontadera piantonno le trabacche et e' padiglioni. Imperochè Christiano ancora lui haveva congregato grande exercito di cavalieri, fanti et sagittari de Luchesi, Pistoresi.]
Senensium et comitis Guidi pro devastanda Pisanorum terra preparaverat, et Fiorentini cum exercitu suo similiter usque ad castellum dictum Florentinum venerunt, ibique castra metati sunt. Interea dictus Cristianus ad castrum Vetrignanum, quod Comitis Gerardi erat, equitavit et XVII kal. Septembris illud fortiter pugnando superavit et cepit, denique illud igne combussit, et contra Florentinos illieo equitare et bellum cum eis facere minabatur. Pisani, hec audientes CCXXV milites in auxilium Florentinorum, cum duobus consulibus, scilicet Benecto et Albitthello, miserunt, unde magnam letitiam Fiorentini habuerunt; auxilia enim que expectabant et se habere dicebant, minime habere potuerunt».

Bernardi Maragonis, Vetus Chronicon Pisanum, in F. Bonaini (a cura di), Delle Istorie Pisane libri XVI, «Archivio Storico Italiano», Serie I, Vol. VI, parte II-A, Firenze, 1845, p. 64-65.

ALTRE EDIZIONI
M. L. Gentile, Gli Annales Pisani di Bernardo Maragone, «Rerum Italicarum Scriptores», Zanichelli, Bologna, 1930, p. 55.