giovedì 10 aprile 2014

IN PILLOLE [026] - LE TRE TESTE DEL DUOMO DI SAN MINIATO

di Francesco Fiumalbi


La facciata della Cattedrale dei SS. Maria Assunta e Genesio Martire di San Miniato, è ricca di spunti e di dettagli. Dopo aver diffusamente parlato del cosiddetto “labirinto” (anche se in realtà si tratta di una“triplice cinta”) e aver osservato le teorie sul significato della composizione dei bacini ceramici, in questo post parleremo delle tre figure in marmo che si stagliano nel paramento in laterizio della chiesa.
Si tratta di tre facce maschili, realizzate in rilievo su altrettanti elementi di marmo bianco. La prima si trova in posizione centrale, fra l'archivolto e il lembo superiore dell'oculo centrale più basso, entrambi tamponati [n-01]. Il secondo elemento è posizionato alla sinistra del medesimo archivolto centrale, quasi a concludere idealmente l'orchestrazione del gruppo di sinistra dei bacini ceramici inferiori [n-02]. Il terzo si trova prossimo al limite sinistro della facciata, sotto alla mensola che sostiene una protome leonina di dubbia fattura [n-03].

Le tre faccine sulla facciata del Duomo di San Miniato
Particolari, foto di Marco Mancini
Facciata, foto di Francesco Fiumalbi

Francesco Onnis ha osservato che molto probabilmente siamo di fronte ad elementi di reimpiego (da una chiesa precedente? dalla Pieve di San Genesio distrutta nel 1248?). In ogni caso, tale circostanza è evidenziata anche dalla posizione, tutto sommato casuale, di questi elementi rispetto alla complessiva orchestrazione compositiva della facciata. Onnis propone di riconoscere questi elementi come appartenuti alla decorazione di altrettante colonnine inserite a delineare l'apertura di finestre a bifora, ma la dimensione estremamente modesta da una parte, e l'assoluta mancanza di esempi similari nella zona dall'altra, lasciano ampio margine di incertezza (1). Non precisabile nemmeno la datazione, che secondo Maria Laura Cristiani Testi deve essere assegnata al XII secolo (2). In effetti, stilisticamente le testine sembrano essere molto distanti sia dagli esempi altomedievali riscontrabili fra Pisa e Lucca (3), ma al tempo stesso arcaici, rispetto ai modi decisamente più plastici ed espressivi, proposti dai grandi artisti attivi nei cantieri pisani nell'ultimo scorcio del XII secolo, come Bonanno, Guglielmo e Biduino (4). Tuttavia, inserendo la costruzione dell'edificio nel contesto storico-geografico sanminiatese del tempo, non si può nemmeno escludere una riproposizione in chiave “provinciale”, ed al tempo stesso isolata, di forme più antiche provenienti da modelli elaborati anche in contesti molto lontani e difficilmente riscontrabili.

Elemento [n-01]
Foto di Marco Mancini

In ogni caso, i tre elementi sono da assegnare, con ogni probabilità alla medesima mano. Le cavità oculari a forma di mandorla, e la stessa conformazione della parte bassa del volto, le labbra sottili e stirate orizzontalmente, gli zigomi celati dalla carne che si apre a ventaglio sulla bocca, sono elementi comuni a tutte e tre le sculture. Si tratta di caratteristiche somatiche ben accentuate, evidenti, grazie anche al fatto che due delle tre testine presentano un ottimo stato di conservazione. Anche il terzo elemento marmoreo, seppur con una superficie decisamente più degradata per effetto di continui fenomeni di dilavamento, in origine sembra aver avuto i medesimi tratti salienti.
Altra caratteristica comune è la dimensione in alzato, pari ad una “testa” di mattone. Infatti, in tutti e tre i casi, gli elementi hanno un'altezza che corrisponde a quella di due mattoni stesi di piatto, che, idealmente uniti, formano una “testa”, una misura che corrisponde a 12-13 cm circa. Nel mattone moderno una “testa” corrisponde a 12 cm, ma in passato poteva variare anche significativamente.

Elemento [n-02]
Foto di Marco Mancini

In conclusione, di questi elementi abbiamo solo quelle informazioni che possiamo ricavare dai manufatti stessi. Difficile operare una datazione con precisione, forse impossibile risalire alla collocazione, e quindi alla funzione decorativa, originaria. Rimangono tre piccole sculture, che indubbiamente solleticano la curiosità degli osservatori più attenti. Anche perché un po' per la modesta dimensione, un po' per la presenza dei bacini ceramici che attirano maggiormente l'attenzione, i tre piccoli volti rischiano di passare del tutto inosservati alla vista del passante miope o frettoloso.

Elemento [n-03]
Foto di Marco Mancini
NOTE E RIFERIMENTI
(1) F. Onnis, Biografia di una architettura, in AA.VV., La Cattedrale di San Miniato, CRSM, Pacini Ediotore, Pisa, 2004, p. 58.
(2) M. L. Cristiani Testi, San Miniato al Tedesco. Saggio di storia urbanistica e architettonica, Marchi & Bertolli, Firenze, 1967, p. 38.
(3) Per gli esempi altomedievali si veda: I. Belli Barsali, Corpus della scultura altomedievale, I, La Diocesi di Lucca, Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo, Spoleto, 1959; M. L. Cristiani Testi, Corpus della scultura altomedievale, XIX, La Diocesi di Pisa, Fondazione Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo, Spoleto, 2011.
(4) Sulla scultura medievale pisana si veda: M. L. Cristiani Testi, Arte medievale a Pisa tra Oriente e Occidente, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Roma, 2005; L. Cartelli e C. Giometti, Pietre vecchie ma non antiche. Compendio di scultura medievale pisana fino all'età di Giotto, Banca di Credito Cooperativo di Fornacette, Pacini Editore, Pisa, 2010.

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