giovedì 25 dicembre 2014

G. PIOMBANTI – GUIDA DI SAN MINIATO – PALAZZO COMUNALE, LORETINO, CHIESA DI S. GIUSTO E CLEMENTE



Estratto da G. Piombanti, Guida della Città di San Miniato al Tedesco. Con notizie storiche antiche e moderne, Tipografia M. Ristori, San Miniato, 1894, pp. 97-100.

[097] PALAZZO COMUNALE, LORETINO, CHIESA DI S. GIUSTO E CLEMENTE

Il presente palazzo comunale sorse per avventura nel secolo XIV. Come abbiamo accennato. Volendo i samminiatesi, dice il proposto Conti, dopo il loro [098] ingresso nella lega guelfa toscana, fabbricare per detta lega un nuovo palazzo del popolo, saviamente divisarono di comprendere nella sua pianta anche l’oratorio del SS. Crocifisso. Fassi anzo ricordo nella municipali provvisioni, che occupando l’area, dove doveva essere eretto l’oratorio, la casa di un tal Niccoluccio di Maso, questi per bramosia di trarne maggior danaro, ricusava osinatamente di cederla; ma di lì a poco la detta casa sfasciossi in rovine, e scampatone il padrone quasi per miracolo, non volle più venderla, ma donarla al Crocifisso. Quindi riguardo al pensiero dei padri nostri di mettersi il SS. Crocifisso, dirò così, in casa, era costume dei magistrati d’allora di farsi la cappella in palazzo, sì perché fino a tanto che duravano in uffizio non era loro permesso di escire in pubblico che pei bisogni del comune, onde non essere distratti da la cura dei pubblici negozi per cagione dei domestici e dei privati; sì perché conoscevano esser la religione la base di ogni pubblica e ben regolata amministrazione; e perciò in tutti i palazzi delle repubbliche del medio evo tu trovi la cappella con pitture di antichi pennelli, dove quei magistrati, ad un tempo principi e condottieri di popoli, si addimostravano altrettanto pii, quanto erano valorosi, ed anco fieri nel mantenere i propri diritti; ed in tal guisa il Cristo regnava sopra una generazione robusta, ricca d’idee e di affetti... Il palazzo, come narra [099] anche il diario di Lemmo, era già abitato dai dodici di governo nei primi anni del secolo XIV. Anco l’oratorio venne quindi condotto a termine, senza aggravio del comune, perché il popolo vi concorse con limosine ed offerte; e ai 18 ottobre 1399, la veneranda immagine vi fu riposta. – Il palazzo, ingrandito e rimodernato, è assai ampio e ben distribuito. Ha una grande sala al primo piano, con terrazzo, rimpetto alla chiesa del Crocifisso e all’antica torre di Federigo. Contiene due archivi, che aspettano chi abbia la vocazione di studiarli ad illustrare e completare la storia di S. Miniato. V’ha inoltre l’esattoria e l’ufficio del telegrafo. La sala del consiglio sta sul vecchio oratorio, e ambedue sono adorni di dipinti della scuola dei giotteschi. Si vedono nella prima stemmi di antiche famiglie del paese e dei Vicari, in pietra e dipinti; ma alcuni di questi non son riconoscibili perché dal tempo guastati. V’è dipinta a fresco un’immagine della Vergine (1393) colle sette principali virtù, in onore di un tal vicario Guicciardini, la cui arme sta sulla pittura, e sotto vedesi uno scritto, che, studiato, si riduce a sonetto (23) [VAI ALLE NOTE ↗]. Havvi pure un quadro coll’intero ritratto della granduchessa Maria Maddalena d’Austria, e i due busti in marmo dello Spagliagrani e del Ruffelli benemeriti dell’istruzione. – Il palazzo ha comunicazione coll’oratorio antico, in cui leggonsi alcune iscrizioni latine, [100] relative alla storia del S. Crocifisso. Sta sull’altare una tavola dorata, a scompartimenti ed ornati, ov’è dipinta l’Annunziata con angeli, e ai lati tu vedi S. Genesio e S. Miniato e il loro martirio. Nel sottostante gradino e nelle pareti laterali son rappresentati i fatti principali della vita e della passione del Redentore. E’ pur da osservare il cancelletto di ferro, che in due parti divide la cappella, con molta grazia lavorato da Conte di Lello senese. Essa ha arredi sacri antichi e pregevoli. – Della chiesa distrutta di S. Giusto e Clemente, che sorgeva difaccia allo sdrucciolo di Gargozzi, pochissime notizie si hanno. Il Lami afferma che non fu mai pieve; ma solo provvisoriamente, e nel tempo che i fiorentini tenner chiusa la propositura, come dicemmo. Quivi posero e venerarono in principio i samminitesi il SS. Crocifisso; e di essa fa parola n’iscrizione latina, che nel battistero della cattedrale si legge. Scavando intorno ai suoi fondamenti si trovarono antiche monete romane.

Palazzo Comunale
Foto di Francesco Fiumalbi

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