di Francesco Fiumalbi
Innanzitutto va detto che a San
Miniato facciamo largo uso di una sineddoche, quella figura retorica per la
quale si prende il tutto per una parte oppure una parte per il tutto. Infatti
per “rocca” si deve intendere una fortificazione d’altura, un complesso
militare difensivo costituito da varie strutture ed edifici, fra cui mura,
torri, fossati, etc… per cui, in virtù della sineddoche, quando a San Miniato
diciamo “rocca” molto spesso intendiamo la “torre”.
La Torre della Rocca di San Miniato Foto di Francesco Fiumalbi
Se consideriamo la definizione di “rocca” come fortificazione militare
d’altura, allora, la prima attestazione di un castello sulla cima del colle
sanminiatese risale all’anno 904. Il documento riguarda il monastero lucchese
di San Ponziano e contiene la “dotazione” patrimoniale dello stesso cenobio,
tra cui la curiam di Faognana, indicata nel territorio giurisdizionale
della pieve di San Genesio, prope castrum Sancti Miniatis (01).
Quindi se facciamo riferimento a
questo, la prima struttura difensiva sanminiatese avrebbe almeno 1119 anni!
Dico almeno, perché la prima attestazione è del 904, ma vuol dire che il
castello è stato costruito precedentemente. Tuttavia non conosciamo l’anno
esatto.
Se poi per “rocca” intendiamo quella
organizzata nell’ambito dell’amministrazione imperiale, allora arriviamo ad un
periodo compreso fra il 1160-63 e il 1174.
Fra il 1160 e il 1163, infatti, a San
Miniato viene insediato il primo vicario imperiale, con il passaggio dal
sistema marchionale a quello vicariale promosso dall’Imperatore Federico I di
Svevia “Barbarossa”. In proposito si veda il post: L’ARRIVO DELL’AMMINISTRAZIONE
IMPERIALE A SAN MINIATO ↗.
Al 1172, invece, risale il giuramento
dei sanminiatesi con i fiorentini ed i pisani, i quali si proponevano di
recuperare il controllo sul centro sanminiatese anche sine superiori
incastellatura, ovvero anche senza la fortificazione d’altura (02).
In proposito si veda il post: IL GIURAMENTO DEI SANMINIATESI E LA
NASCITA DEL COMUNE ↗.
Nel 1172 scoppiò la guerra contro
Pisa, Firenze e San Miniato, da parte di Genova, Lucca e Siena assieme al
cancelliere imperiale Cristiano di Buch, arcivescovo di Magonza, che portò alla
distruzione di San Miniato, come concordano varie fonti (su tutti Bernardo
Maragone). Nel 1174 invece i sanminiatesi sconfitti poterono rientrare a San
Miniato, trovando una situazione ormai normalizzata. Ovvero l’abitato che un
tempo si trovava attorno alla fortificazione d’apice, e che era stato distrutto
con la guerra, fu ricostruito a distanza di sicurezza, lungo la strada di
crinale del colle sanminiatese. In questo modo si creò un’ampia zona,
corrispondente effettivamente con il complesso difensivo di epoca imperiale.
Inoltre, è davvero significativo la circostanza secondo la quale, quattro anni
più tardi, il 20 gennaio 1178 l’Imperatore Federico “Barbarossa” si trovasse a
San Miniato, dove rilasciò un diploma all’Abbazia di San Salvatore ad Isola
nell’odierno Comune di Monteriggioni (SI). L’atto fu registrato im palacio
apud castrum sancti Miniatis, quindi all’interno del “palazzo” presso il castello
di San Miniato, quindi l’amministrazione imperiale aveva provveduto ad
organizzare la rocca. (03).
Come osservato da Emilia Marcori, entro
la rocca va situato poi l’edificio atto ad ospirtare i funzionari imperiali e
la guarnigione di presidio, descritto nelle relazioni cinquecentesche come un
palazzo in grave stato di decadenza (04).
Quindi se facciamo riferimento a
questa seconda fase della fortificazione, la rocca avrebbe all’incirca 850-860
anni, anno più, anno meno.
Ma allora perché sono stati celebrati
gli 800 anni della rocca?
La cosa nasce da una notizia che non
ha una fonte diplomatica, bensì narrativa. Si tratta della Cronica di
Giovanni Villani, vissuto nella Firenze della prima metà del ‘300. Egli scrive
la storia del suo tempo e dei tempi più antichi, a partire dalla fondazione
della città di Firenze. Per gli eventi di cui è testimone diretto è considerato
una fonte abbastanza attendibile, mentre è considerato attendibile solo
parzialmente per tutte quelle informazioni più antiche, e sempre meno
attendibile man mano che si allontanano dal periodo in cui egli visse.
L’episodio in questione risale al 1220, quindi alcuni decenni prima della sua
nascita e della compilazione della sua cronica, che inizia nel 1300 e
porta avanti fino alla morte nel 1348.
In particolare Villani scrisse «Negli
anni di Cristo MCCXX, il dì di santa Cecilia di novembre, fue coronato e
consecrato a Roma a imperadore Federigo secondo re di Cicilia, figliuolo che fu
dello ’mperadore Arrigo di Svevia […] Questo Federigo regnò XXX anni
imperadore, e fue uomo di grande affare e di gran valore, savio di scrittura e
di senno naturale, universale in tutte cose; […] E più altre notabili
cose fece fare: il castello di Prato, e la rocca di Samminiato, e molte
altre cose, come innanzi faremo menzione.» (05)
Anche altri autori, contemporanei del
Villani, riportano la medesima notizia, più o meno con gli stessi termini, come
nel caso di Ricordano Malispini. Tuttavia questi autori, tutti fiorentini, sono
debitori del testo di Giovanni Villani. I cronisti lucchesi, pisani, senesi,
pistoiesi o di altri centri, non riportano questa notizia. E questo in qualche
modo ci dovrebbe far suonare un campanellino. Si noti poi che si parla
genericamente di rocca, del complesso fortificato d’altura, senza mai parlare
di una torre. D’altra parte il binomio rocca e torre non è affatto scontato:
esistono rocche senza torri, ma anche torri senza rocca.
In ogni caso, nel 1223, l’accordo
commerciale fra il Comune di San Miniato e quello di San Gimignano, venne
stipulato in cassaro sancti Miniatis ante ecclesiam beati Michaelis,
ovvero nel cassero della rocca, davanti alla chiesa di San Michele Arcangelo (06).
Anche in questo caso si parla della fortificazione genericamente, senza
documentare la presenza di una torre.
A partire dalla fonte narrativa di
Giovanni Villani e considerando il termine “cassaro”, attestato per la prima
volta nel 1223 in luogo di altri termini come castello o incastellatura,
Maria Laura Cristiani Testi, ha proposto di inquadrare fra il 1220 e il 1223 il
periodo in cui Federico II avrebbe promosso un considerevole intervento
edilizio che avrebbe portato la fortificazione sanminiatese, ovvero la rocca,
completa anche della torre, nella sua configurazione definitiva (07).
Tuttavia non ci sono attestazioni documentarie certe, ma labili informazioni
(provenienti solo da un autore e dai suoi seguaci) e ragionamenti più o meno
sofisticati. Come detto esistono anche rocche senza torri.
E la faccenda non finisce qua. Se volessimo essere pignoli e
trovare la prima attestazione documentaria relativa alla torre (indicata modernamente
come Torre di Federico II) dobbiamo arrivare al XIV secolo…. Quindi,
addirittura, allo stato attuale degli studi e delle informazioni documentarie
disponibili, potrebbe anche darsi che Federico II con la torre non c’entri
nulla!
Nel 1258, fra la morte di Federico II
(1250) e la battaglia di Montaperti (1260), si ha notizia di come i lucchesi
avessero la custodia, pagata a loro spese, della rocca di San Miniato (08).
Ancora una volta si parla di rocca ma non della torre.
Nel Diario di Giovanni di
Lemmo da Comugnori, che copre un arco temporale fra il 1299 e il 1319, ancora
una volta non si parla mai di torre della rocca, bensì di fortiam Comunis,
ovvero di fortezza comunale, del comune di San Miniato. (09).
Negli Statuti del 1337 si parla della campana rocche da suonare per radunare il
Consiglio del Popolo nel nuovo palazzo comunale (domo nova leonis) (10).
Negli stessi Statuti si dice anche di quando, in caso di incendio, i
custodi della rocca debbano pulsare campanellam minorem que est super arce
(11). Si potrebbe ammettere che un tale apparato campanario, costituito
da una campana più grande ed una più piccola, non possa che avere come naturale
collocazione la cella campanaria in cima ad una torre. In realtà esistono anche
altri sistemi, come i cosiddetti campanili a vela. Tuttavia, in tutti gli Statuti
del 1337, non è mai, e sottolineo mai, citata la torre della rocca. E’ invece
attestata la turrim vel palatium populi – la torre o palazzo del
Capitano del Popolo, con relativa campana, che corrisponde alla porzione
occidentale dell’attuale palazzo vescovile (12).
Infine, la prima attestazione
documentaria certa della presenza della torre è contenuta nella riforma
degli Statuti del 1354, in cui si parla della custodia della rocca e
della relativa turris roche, che per tre anni veniva affidata ad una
guarnigione fiorentina (13).
Va detto, poi, che molti studiosi,
negli anni, hanno osservato numerose assonanze formali fra la torre della rocca
di San Miniato e la cosiddetta torre di Arnolfo, che campeggia sopra Palazzo
Vecchio a Firenze e che fu costruita intorno al 1310. In almeno un paio di
occasioni ho sentito dire che la torre sanminiatese avrebbe fatto da modello a
quella fiorentina. Ora, considerando che la prima attestazione documentaria
della torre di San Miniato è del 1354, potrebbe anche darsi che la situazione
sia opposta: le forme della struttura sanminiatese potrebbero dipendere da
quelle della torre fiorentina. Chi può escluderlo?
Infine, nei documenti trecenteschi, a
partire proprio dagli atti di riforma degli Statuti datati 1354, si
parla sempre di “torre della rocca” o “torre del castello”. Per trovare la
torre associata all’imperatore Federico II si dovrà attendere la produzione storiografica
della seconda metà del XIX secolo (prima Lami, Fontani e Repetti non accostano
Federico II alla costruzione della rocca). È curioso osservare come si evolve
la storia attraverso gli autori ottocenteschi… si passa dalle parole del
proposto Giuseppe Conti, che parla della chiesa di San Michele dentro la
fortezza (come dice il documento del 1223), alle parole più decise ma anche al
punto interrogativo di Giuseppe Rondoni, fino alle certezze di Giuseppe
Piombanti, ma ancor di più del Can. Francesco Maria Galli Angelini, per il
quale la rocca e quindi anche la torre fu costruita per volontà di Federico II.
Una circostanza che non è mai stata messa in discussione, ma, come abbiamo
visto, priva di adeguati riscontri documentari.
Così il Conti nel 1863:
«1218. Corrado Spirense vicario di
Federigo II (Tommasi, Storia di Siena) risiedeva in Sanminiato (Boninc. Hist.
Sic. P.2) munisce a guisa di fortezza la chiesa di S. Michele. Ricordano
Malaspina, Villani e Buoninc. All’anno 1226. Federigo II nel mese di Luglio di
detto anno trovavasi in Sanminiate, come apparisce da un privilegio conceduto
alla chiesa di S. Salvatore di Fucecchio, Datum apud S. Miniatum, e pubblicato
dal Soldani nella storia di Passignano.» (14)
Così il Rondoni nel 1876:
«Corrado [di Spira] suo prefetto [di
Federico II] innanzi di passare nell’Umbria, aveva munita a guisa di
fortezza la chiesa di S. Michele posta sulla cima del poggio di S. Miniato, e
vi faceva innalzare una rocca (1236?) che rimane anche oggi, benché quasi in
rovina, e donde lo sguardo corre su mezza Toscana.» (15)
Così il Piombanti nel 1894:
«Concedeva [Federico II] quindi al nostro comune la terza parte delle
alluvioni dell'Arno nel territorio samminiatese; ordinava vi risiedesse stabilmente
il giudice degli appelli per la Toscana tutta; faceva circondare a guisa di
fortezza, sulla cima del poggio, la chiesa di S. Michele, sopra edificandovi
l'eccelsa rocca, d'onde tu puoi vedere mezza la Toscana.» (16).
Così il Galli Angelini nel 1928:
«Sulla vetta del colle Federico II fece costruire nel 1218 da
Corrado da Spira la celebre rocca [intesa come torre per sineddoche), oggi monumento
nazionale.» (17).
Quindi, per concludere, cosa
rispondere alla domanda:
quanti anni ha la rocca di San
Miniato?
Io personalmente risponderei:
bella domanda! Ma non ho una risposta
certa!
Sicuramente c’era un castello nel 904,
che diventa sede dell’amministrazione imperiale fra il 1160 e il 1163,
strutturato e organizzato entro il 1174, al tempo di Federico Barbarossa. Il nipote
Federico II non si sa bene cosa abbia fatto costruire, forse anche niente. Di
sicuro la storia va fatta con i documenti, non con le chiacchiere o con le
speculazioni storiografiche. E se si bada ai documenti la rocca (intesa come
fortificazione d’altura) è sicuramente precedente al 1223. Mentre la torre (chiamata
come rocca per sineddoche) è attestata per la prima volta nel 1354!
Quale data scegliereste?
NOTE E RIFERIMENTI
(01) Archivio di Stato di Lucca, Diplomatico,
San Ponziano, 904; ed. Memorie e documenti per servire all’Istoria del
Ducato di Lucca, Tomo V, parte III, a cura di D. Barsocchini, Lucca, 1841,
n. MLXXXV, p. 29.
(02) Archivio di Stato di Firenze, Diplomatico,
San Miniato, n. 1, 1172, maggio 5; ed. Documenti dell’antica costituzione
del Comune di Firenze, a cura di P. Santini, Documenti di Storia Italia,
tomo X, Firenze, 1895, pp. 363-364.
(03) Archivio di Stato di Siena, Diplomatico,
S. Eugenio di Siena, 1178 gennaio 20; ed. T. von Sickel, Friderici I.
Diplomata inde ab a. MCKXVIII ad a. MCLXXX., Monumenta Germaniae Historica,
Diplomata regum et imperatorum Germaniae, Tomo X, Parte III, Hannoverae,
1985, n. 726, pp. 263-264.
(04) E. Marcori, Difesa da Santi, leoni
e un Crocifisso. Appunti sull’origine civile e militare di San Miniato al
Tedesco, in «Bollettino dell’Accademia
degli Euteleti della Città di San Miniato», n. 78, San Miniato, 2011, p. 163.
(05) Croniche di Giovanni, Matteo e
Filippo Villani secondo le migliori stampe e corredate di note filologiche e
storiche, Vol. I,
Trieste, 1857, pp. 75-76.
(06) Archivio di Stato di Firenze,
Diplomatico, Comune di San Gimignano, 15 gennaio 1223; ed. J.
Ficker, Forschungen zur reichs und rechtsgeschichte Italiens, Innsbruck,
1874, n. 304, pp. 338-339.
(07) M. L. Cristiani Testi, San Miniato
al Tedesco. Saggio di Storia Urbanistica e Architettonica (Firenze, 1967,
pp. 58-67.
(08) Archivio di Stato di Lucca, Diplomatico,
Archivio di Stato, Tarpea, 1258 febbraio 26.
(09) Ser Giovanni di Lemmo da Comugnori, Diario
(1299-1319), a cura di V. Mazzoni, Leo S. Olschki Editore, Firenze, 2008, c.
36v, p. 48.
(10) Archivio Storico del Comune di San
Miniato, Fondo Comune di San Miniato, Atti Vari, Statuti, n. 2247, Libro
IV, rubrica <13>, c. 116v; ed. Statuti del Comune di San Miniato al
Tedesco, a cura di F. Salvestrini, Centro Studi sulla Civiltà del Tardo
Medioevo, Comune di San Miniato, Edizioni ETS, p. 295.
(11) Archivio Storico del Comune di San
Miniato, Fondo Comune di San Miniato, Atti Vari, Statuti, n. 2247, Libro
V, rubrica 42 <43>, c. 198r; ed. Statuti del Comune di San Miniato al
Tedesco, a cura di F. Salvestrini, Centro Studi sulla Civiltà del Tardo
Medioevo, Comune di San Miniato, Edizioni ETS, p. 443.
(12) Archivio Storico del Comune di San
Miniato, Fondo Comune di San Miniato, Atti Vari, Statuti, n. 2247, Libro
IV, rubrica 48 <51>, c. 139r; ed. Statuti del Comune di San Miniato al
Tedesco, a cura di F. Salvestrini, Centro Studi sulla Civiltà del Tardo
Medioevo, Comune di San Miniato, Edizioni ETS, p. 337.
(13) Archivio di Stato di Firenze, Statuti
delle comunità autonome e soggette, n. 734, Statuti di S. Miniato, Riforme
di S. Miniato dall’Anno 1354 al 1496, c. 8v; ed. Statuti del Comune di
San Miniato al Tedesco, a cura di F. Salvestrini, Centro Studi sulla
Civiltà del Tardo Medioevo, Comune di San Miniato, Edizioni ETS, Appendice II,
p. 482.
(14) G. Conti, Storia della venerabile immagine
e dell'Oratorio del SS. Crocifisso detto di Castelvecchio nella città di
Sanminiato, M. Cellini, Firenze, 1863, p. 86.
(15) G. Rondoni, Memorie storiche di S. Miniato
al Tedesco con documenti inediti e le notizie degl’illustri samminiatesi,
Tip. Massimo Ristori, San Miniato, 1876, p. 47.
(16) G. Piombanti, Guida della Città di
San Miniato al Tedesco. Con notizie storiche antiche e moderne, Tipografia
M. Ristori, San Miniato, 1894, p. 20.
(17) F. M. Galli Angelini, San Miniato.
La sveva città del Valdarno, Le Cento Città d’Italia, fasc. 86, Casa
Editrice Sonzogno, Bergamo, 1928, p. 3.
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