venerdì 5 luglio 2013

FONTANI - LE VEDUTE DI SAN MINIATO

a cura di Francesco Fiumalbi


La “Veduta della Città di San Miniato” e la “Veduta della Cattedrale di S. Miniato” sono inserite nella più vasta opera “Viaggio Pittorico della Toscana”, compilata dall'erudito fiorentino Francesco Fontani (1748-1818), e data alle stampe in Firenze per la prima volta fra il 1801 e il 1803 in tre volumi. Fu poi ristampata nel 1817 in sei tomi, così come la terza edizione, postuma, negli anni 1827-1834.
Non staremo ad indugiare sulla vita e la formazione di Francesco Fontani, tuttavia vale la pena sottolineare alcuni dei motivi che portarono il suo “Viaggio Pittorico della Toscana” ad avere un'ampia e felice diffusione. Innanzitutto, l'opera viene predisposta alla fine del '700 e raccoglie molti aspetti dell'Illuminismo e del pensiero scientifico, come ad esempio la catalogazione sistematica e razionale, in questo caso dei luoghi della Toscana, proposti secondo alcuni itinerari da seguire. Tale operazione conoscerà il suo apice, pochi anni più tardi, con il fortunatissimo “Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana"di Emanuele Repetti


Tuttavia, rispetto al “Dizionario”, il “Viaggio” del Fontani è concepito anche per chi volesse intraprendere, o ripercorrere un viaggio. E, guarda caso, sempre in questo periodo conosce la sua massima diffusione il cosiddetto Grand Tour. Si trattava di una sorta di grande viaggio d'istruzione attraverso i Paesi mediterranei e vedeva protagonisti i giovani delle classi abbienti d'Europa: Inglesi, Francesi e Tedeschi in particolar modo. Una delle tappe irrinunciabili, oltre a Roma, Pompei ed altre celebri località italiane, era certamente Firenze e la Toscana. Al ritorno nel proprio Paese, i giovani erano soliti portare con sé opere d'arte, pezzi d'antiquariato, reperti archeologici. Ma non solo, anche opere letterarie e fra queste, quelle che noi oggi potremmo considerare un po' le antesignane delle nostre guide turistiche. E in questa categoria può ben rientrare anche il “Viaggio Pittorico della Toscana”. Infatti, la particolare fortuna dell'opera di Francesco Fontani, non va ricercata solamente nelle notizie di tipo storico, cronachistico o aneddotico, ma anche e soprattutto nella presenza delle cosiddette “Vedute”, ovvero incisioni che raffigurano scorci panoramici o caratteristici delle città toscane, ed anche dei centri cosiddetti “minori”. Un po' come le moderne cartoline. Questa modalità comunicativa, attraverso il disegno, trova sicuramente in Giovanni Battista Piranesi un illustre precedente. Certamente meno elaborate delle incisioni del Piranesi, le tavolette furono predisposte dai fratelli Antonio e Jacopo Terreni per corredare l'opera delle illustrazioni.
A San Miniato, Francesco Fontani dedica due vedute: quella complessiva e generale della Città, con la dissertazione storica, e quella dedicata alla Cattedrale dove ripercorre la storia dell'edificio, ma anche brevemente quella della Pieve di San Genesio terminando con l'erezione della Diocesi.
Le fonti a cui attinge il Fontani per la sue dissertazioni delle “Vedute” sono praticamente le stesse utilizzate da Domenico Manni, nel suo saggio a corredo del Sigillo dei Signori Dodici: le cronache di Giovanni Villani, Niccolò Macchiavelli e di Lorenzo Bonincontri (edito da Giovanni Lami), oltre alle Istorie Fiorentine di Scipione Ammirato il Vecchio con l'aggiunte del Giovane.
Più in dettaglio, questa rappresenta, probabilmente, la prima “Storia di San Miniato” redatta in forma organica e sintetica (a differenza delle molte informazioni pubblicate dal Lami), anche se la dissertazione contiene notizie incomplete e spesso imprecise. Ha inizio dalle ipotesi sulla fondazione del castello di San Miniato, prosegue con le vicende del libero comune fino alla dominazione fiorentina, per terminare all'elevazione a Città e l'erezione della Diocesi. Tace invece sugli avvenimenti a lui più recenti.
Superate nel 1843 dalla ben più completa opera del Repetti (la voce “S. Miniato” si trova nel quinto volume), le “Vedute sanminiatesi ebbero maggior fortuna da un punto di vista illustrativo, specialmente quella panoramica, meno quella della Cattedrale. Le incisioni dei Terreni furono ristampate in diverse occasioni, anche per farne delle cartoline. Non mancarono nemmeno modifiche e adattamenti più o meno interessanti, come nel caso di alcune ristampe de “La Presa di Samminiato” di Ippolito Neri, dove alla “Veduta” panoramica viene aggiunto l'esercito empolese con in testa le famose capre.




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