martedì 5 luglio 2016

IL BEATO GHESE DA SAN MINIATO

a cura di Francesco Fiumalbi

Indice del post:
INTRODUZIONE
IL BEATO GHESE A SAN MINIATO: STORIOGRAFIA, RELIQUIE E ICONOGRAFIA
IL NOME: GHESE O GENESIO DA SAN MINIATO?
L'URNA SEPOLCRALE E LA TESTA DEL BEATO GHESE
LA “BREVE RELAZIONE” DEL BEATO GHESE DI G. B. CAVALCANTINI NEL 1605
IL BEATO GHESE NELLE “HISTORIE” DI C. FRANCIOTTI NEL 1613
NOTE E RIFERIMENTI

INTRODUZIONE
In questa pagina sono proposte le informazioni disponibili relative un religioso agostiniano di presunta origine sanminiatese, il Beato Ghese da San Miniato. A proposito di questo personaggio vissuto alla metà del 1200, non abbiamo pressoché notizie, tanto che non se ne trova traccia nemmeno sulla pagina dedicata ai Santi e Beati nel sito ufficiale dell'Ordine di Sant'Agostino. Le scarse informazioni sono desunte da due testi seicenteschi, la cui trascrizione è proposta più avanti. La prima pubblicazione è la Breve relazione del Beato Ghese da San Miniato eremita agustiniano, di Giovan Battista Cavalcantini, testo a margine del volume G. Cavalcantini, Vita del glorioso S. Guglielmo, già Duca dell'Aquitania, Conte di Pittania, e poi Eremista Agustiniano etc, per Volemar Timan, pubblicata in Firenze nel 1605. La seconda è una serie di brani desunti dal volume Historie delle miracolose imagini, e delle vite de' Santi, i corpi de' quali sono nella Città di Lucca, scritto dal sacerdote Cesare Franciotti e pubblicato a Lucca presso Ottaviano Guidoboni, nel 1613.
L'unica fonte di informazioni che viene citata dai testi è l'urna sepolcrale che si sarebbe trovata all'interno della chiesa di Sant'Agostino a Lucca, situata nella parte settentrionale della città, anticamente chiamata San Salvatore in Muro e officiata dai Padri Agostiniani dal 1332. E' una chiesa molto conosciuta poiché attualmente ospita il corpo della Beata Elena Guerra, veneratissima a Lucca. Precedentemente a questa collocazione, il corpo fu tumulato originariamente sempre a Lucca, ma nella primitiva chiesa di San Colombano.

G. B. Cavalcantini, Breve relazione del Beato Gheseda San Miniato
eremita agustiniano, Volemar Timan, Firenze, 1605, frontespizio

IL BEATO GHESE A SAN MINIATO: STORIA, RELIQUIE E ICONOGRAFIA
Da un punto di vista storiografico, nessuno sembra aver mai messo in discussione la tesi circa l'origine sanminiatese del Beato Ghese (di San Miniato, volendo non ci sarebbe solo il “nostro”).
Troviamo il Beato Ghese nell'elenco delle personalità raccolto da Damiano Morali all'interno di Un cenno sulle Memorie di Sanminiato, pubblicato in San Miniato da Antonio Canesi nel 1834.
Dalla “Guida” del Piombanti, sappiamo poi che a San Miniato fu fatta trasportare una reliquia da Lucca nel 1623, e più precisamente un braccio, dall'Opera del SS. Crocifisso (01). E' probabile che nelle chiese sanminiatesi vi siano, o vi siano state nei secoli, anche altre reliquie di cui tuttavia non si ha notizia.
Inoltre, nella chiesa di Santa Caterina d'Alessandria in Piazza XX Settembre, officiata fino alla fine del '700 proprio dai Frati Agostiniani, è presente un dipinto raffigurante il Beato Ghese attribuito a Carlo Bambocci, oggi contenuto nel tabernacolo ligneo della Cappella del SS. Sacramento, ma provenienti dal coro della medesima chiesa (02). Difficile capire se il Beato Ghese abbia preso parte alla comunità agostiniana proprio a San Miniato e precisamente nella chiesa di Santa Caterina, dal momento che non ci sono informazioni in proposito.
Per Dilvo Lotti, addirittura, il Beato Ghese avrebbe dato origine al toponimo di “Poggighisi”, con cui veniva indicata tutta la parte orientale di San Miniato in epoca medievale. Tuttavia tale circostanza appare priva di riscontri, certamente suggestiva, ma inverosimile (03).

IL NOME: GHESE O GENESIO DA SAN MINIATO?
Estremamente curiosa, invece, l'interpretazione del nome data da Giovanni Lami nel '700. Egli associa il nome di Ghese a quello di Genesio, derivante dall'antichissima pieve il cui titolo fu poi traslato, proprio alla metà del '200, alla chiesa di Santa Maria nel castello di San Miniato, ovvero l'attuale Cattedrale. Nella prima parte di Charitonis et Hippophili Odeporicon scrive:
«MCCL. Il beato Gesio, o Genesio da Sanminiato, agostiniano fiorisce; ed è sepolto ed è sepolto nella chiesa degli Agostiniani di Lucca, come può vedersi appresso al Cavalcantini, Franciotti e Marchio» (04).
Ed è proprio a quest'ultimo autore, Vincenzo Marchio, che va attribuito l'accostamento fra il nome di Ghese e Genesio, come si legge nel suo volume Il forestiere informato delle cose di Lucca (05). Questa circostanza appare verosimile, data anche la popolarità del nome di Genesio nel territorio sanminiatese, seppur documentata solamente nei secoli successivi. Tuttavia è assai probabile che il Beato Ghese, in realtà, si chiamasse proprio Genesio e che sull'urna sepolcrale fosse indicato un nome in forma contratta o comunque abbreviata, come si vedrà in seguito.

L'URNA SEPOLCRALE E LA TESTA DEL BEATO GHESE
Il “sarcofago” ligneo con i resti mortali del Beato Ghese da San Miniato (ad esclusione della testa) era collocato su di una parete laterale, a mezza altezza, fra l'altare di San Girolamo e l'organo della chiesa, ad una quota da terra di circa 6 braccia (3,5 metri circa). Il fronte dell'urna risultava dipinto, con l'immagine del Beato Ghese da San Miniato, vestito dell'abito dei frati agostiniani, sdraiato e circondato da quattro angeli. Delle quattro figure alate, due risultavano inginocchiate in atto di preghiera e due col turibolo in mano nell'atto di incensare. Sulla superficie dell'urna vi era poi un'iscrizione che avrebbe qualificato il Beato Ghese come “originario” di San Miniato.
La testa, invece, era collocata in una piccola urna d'argento, che veniva esposta solamente in particolari solennità da parte dei Padri Agostiniani di quella chiesa.
E' praticamente impossibile andare a verificare le descrizioni riportate da Giovan Battista Cavalcantini e da Cesare Francioni, dal momento che la chiesa di Sant'Agostino in Lucca è stata fortemente rimaneggiata dagli interventi di adeguamento liturgico operati intorno al 1664. Il Cavalcantini scrive nel 1605, il Franciotti nel 1613. Tuttavia essendo concordi, non c'è motivo per dubitarne l'attendibilità. Ad oggi non è stato possibile rintracciare la testa, forse andata perduta o traslata in un'altra chiesa.

C. Franciotti, Historie delle miracolose imagini,
e delle vite de' Santi, i corpi de' quali sono nella Città di Lucca,
Ottaviano Guidoboni, Lucca, 1613, frontespizio.

LA BREVE RELAZIONE DEL BEATO GHESE DI G. B. CAVALCANTINI NEL 1605
Di seguito è proposta la trascrizione di G. B. Cavalcantini, Breve relazione del Beato Ghese da San Miniato eremita agustiniano, testo a margine del volume G. Cavalcantini, Vita del glorioso S. Guglielmo, già Duca dell'Aquitania, Conte di Pittania, e poi Eremista Agustiniano etc, per Volemar Timan, Firenze, 1605:

pagine non numerate

[I]
BREVE
RELAZIONE
DEL BEATO
GHESE,
da San Miniato,
EREMITA AGUSTINIANO

Descritta da Gio. Batista
Cavalcantini
[II]
[III]
All'Illustrissimo Signore, il Sig. Conte
Cosimo della Gherardesca Degnis-
simo Canonico del Duomo di
Florenza, patron mio
Colendissimo.

----------

Essendomi à mesi passati venuto à mia notizia alcune memorie del Beato Ghese Eremita Agustiniano, all'hora che mio Padre, era per dare alla stampa la vita di San Guglielmo, e dedicandole a V.S. Illustrissima, lo pregai, & egli s'è [IV] contentato, ch'io aggiunga, e nel fine di detta opera, ponga le dette memorie dedicandole, & invitandole come fo a lesi mosso da piu cagioni. Prima per gloria di Dio, & di detto Beato. Secondo per quelli stessi, che per l'adietro hanno scritto l'ammirabili azzioni de gl'altri Santi Toscani, che di questo (forse per non haverne notizia) non hanno fatto alcuna menzione, o altri che per l'avvenire si vorranno affaticare intorno ad opere simili, pie, & onorate havendo queste poche notizie si muovino à cercare, e ritrovare cose maggiori intorno alla vita di questo Beato. Terzo per essere stato detto Ghese Coetaneo, e Seguace, o vero imitatore di San Guglielmo, nella vita eremitica, com'assai probabilmente si cava dalle relazioni havute da Reverendi Padri di Santo Agostino di Lucca.
Onde m'è parso bene convenirsi ch'alla [V] vita di San Guglielmo seguino le memorie, che ho ritrovato di detto Beato, che tu (com'io credo, e non penso ingannarmi) quasi novella pianta, & uno de primi parti, & figliuoli spirituali di detto Santo. Ultimo per dare à V.S. Illustrissima questo, che m0è conceduto piccolo indizio del desiderio che tengo di servirla al pari di mio Padre, dal quale ho inteso l'affezione grande, che lei porta alla Terra di San Miniato, Patria del detto Ghese. Nostro Signore favorisca la sua giusta intenzione di Fiorenza, il dì 4 d'Aprile M.D.C.V..

Di V.S. Illustrissima
Devotissimo & umiliss. Servitore.
Gio: Batista Cavalcantini
[VI]
Relazione del Beato Ghese, da
San Miniato.

Riposa il Sacro corpo del Beato Ghese (eccetto la Testa) in un'arca fissa & appoggiata ad una delle pareti de lati principali della Chiesa de Reverendi frati di Santo Agostino di Lucca, e levata da terra circa sei braccia.
Sopra la detta Arca è posto l'organo, e di sotto è l'Altare di San Girolamo. Nella faccia dinanzi della medesima Arca si vede d'assai buona mano dipinta, iacente, e supina l'immagine del detto Beato, in habito d'Eremita Agustiniano, in mezo di quattro Angeli due genuflessi in atto d'adorarlo, e due con turribili in mano, in atto d'incensare detto Sacro corpo. Ma la testa, fuori della detta Arca ritenuta in Reliquiario decente, & ornato sotto la chiave, e buona custodia, che n'ha il Padre Sagrestano di detta Chiesa, si mostra in certi giorni solenni a tutto il popolo, che frequente, e devoto vi concorre per raccomandarsi, e pregare detto Beato, ch'interceda, & impetri da nostro Signore Dio [VII] quelle grazie, che ciascuno in particolare desidera secondo il suo bisogno. Affermano detti Reverendi Padri di Santo Agostino sentirsi fragranza, & odore suave sempre, che s'apre detta Arca dove riposa il sacro corpo di questo Beato, che [secondo referiscano li medesimi Padri] intorno à gl'anni di nostra salute 1250 riposava nella Chiesa de' Padri di Santo Agostino detta di san Colombano posta fuori dele mura di detta Città di Lucca. Di poi [l'anno a punto non si sa] per timore che per i tumulti delle Guerre, o altro sinistro accidente non andassero male, furono trasferite dette sante Reliquie, dentro alla Città in detta Chiesa di Santo Agostino, sì com'è avvenuto d'altri sacri corpi, che pure erono fuori, & oggi sono in diverse Chiese dentro di detta Città, abbondantissima di sì fatti Tesori quan'altra Città di Toscana non comprendendo Roma, & ò vi fussero scritti avanti, ò vero quando fu fatta la detta traslazione si leggono in detta Arca, sotto la detta immagine, li seguenti versi, da quali s'ha chiara notizia del nome proprio, e della Patria di detto Beato, & sono questi.

Hoc Eremitarum Tumulo pie condite Gese
San Miniateasis Christoque Beato Fidelis
Protege precetua Locanos ac Patriotas

Questi versi per sodisfazione di chi non ha [VIII] notizia della Latina, ho voluto tradurre in lingua Toscana, con li seguenti

Da gl'Eremiti qui riposto, o Ghese
Da San Miniato, al buon Giesù Fedele
La tua Patria protegi, & la Lucchese.

Credo io fermamente, ch'egli [com'ho detto] fussi Coetaneo del detto San Guglielmo per le relazioni date da detti Reverendi Padri, & uno di quelli primi Eremiti dell'Ordine di Santo Agostino, che ne tempi che viveva esso San Guglielmo già molto declinato fu da esso risorto, e sollevato come nella sua vita da mio Padre, è stato detto, il che benissimo dimostra l'abito nero Agostiniano, nel quale in detta Arca si vede dipinto detto Beato Ghese. Et questo è quanto ho possuto raccorre della notizia di questo Santo, il quale preghi per noi accioche quando che sia, siamo fatti partecipi della gloria Celeste ch'egli insieme con gl'altri Santi ora si gode e goderà eternamente per grazia di nostro Signore Dio al quale sia lode e gloria in sempiterno.
Amen
IL FINE

IL BEATO GHESE NELLE “HISTORIE” DI C. FRANCIOTTI NEL 1613
Di seguito è proposta la trascrizione di C. Franciotti, Historie delle miracolose imagini, e delle vite de' Santi, i corpi de' quali sono nella Città di Lucca, Ottaviano Guidoboni, Lucca, 1613, pp. 506, 513, 545-546.

[506] Nella Chiesa di S. Agostino vi è un'Altare verso la parte di Settentrione, sopra 'l quale è una cassa di legno, ornata di pittura, nella maniera che molte casse si vedono di corpi Santi & in una parte di essa si leggono questi versi in stile e carattere antico.

Hoc eremitanu tumulo pie condie Gezi
Samminiatensis Christias Beate fidelis
Protege praecetua Lucanos ac Patriotas

I Padri di S. Agostino, che ivi hanno il Convento, conservano alcuni inventarij antichi del loro monastero intorno alle reliquie, e fino dell'anno 1402 e 1416 n'hanno due, ne' quali si puose la Testa di S. Geze, & in ogni luogo delle loro antiche scritture se ne fa mentione con nome di Santo. Conservano questa Testa om urna di argento, & il suo corpo è nella cassa, che s'è detto. Ma vedasi quel che si scrive à basso intorno alla Chiesa di S. Agostino.

[…] [513] Il B. Gesio Agostiniano religiosi, da Samminiato, all'hora dello stato di Lucca, di cui si è scritto, & appresso si scriverà, mentre si farà memoria della Chiesa di S. Agostino di Lucca.

[…] [545] Questa Chiesa di S. Agostino […] ha le seguenti reliquie. […] Tra queste reliquie hanno ancora questi Padri il corpo del B. Gesio, ò Gese come si vede sopra l'altare posto sotto l'organo della Chiesa; Fù questi dell'ordine loro, nativo di Samminiato, come si comprende dall'iscrittione, e dalla pittura; e tra gl'inventarij antichi sopradetti si trova nominata la sua testa in argento con titolo di Santo; & hoggi anco la conservano. [546] Hanno tradizione che fosse già sepolto nella Chiesa di S. Colombano, e poi trasferito in quella di S. Agostino.

NOTE E RIFERIMENTI
(01) G. Piombanti, Guida della Città di San Miniato al Tedesco. Con notizie storiche antiche e moderne, Tipografia M. Ristori, San Miniato, 1894, p. 92.
(02) Archivio dell'Accademia degli Euteleti della Città di San Miniato, Fondo Morali, n. 58, Memorie della città di San Miniato, inserto n. 18; cfr. G. Piombanti, Guida della Città di San Miniato al Tedesco. Con notizie storiche antiche e moderne, Tipografia M. Ristori, San Miniato, 1894, p. 125; cfr. B. Pasqualetti, Carlo bambocci pittore del Seicento Fiorentino (1632-1697), in «Bollettino dell'Accademia degli Euteleti della Città di San Miniato», n. 79, 2012, pp. 241, 267; cfr. B. Bitossi, 8) Ottaviano da Montone Nozze mistiche di santa Caterina d'Alessandria, e 9) Pietro Santi Bambocci San Michele Arcangelo – L'Angelo Custode schede contenuta in Visibile Pregare. Arte Sacra nella Diocesi di San Miniato, volume III, a cura di R. P. Ciardi e A. De Marchi, CRSM, Pacini Editore, Pisa, 2013, pp. 44 e 48.
(03) D. Lotti, San Miniato. Vita di un'antica città, SAGEP Editrice, Genova, 1980, p. 211.
(04) G. Lami, Deliciae Eruditorum, vol. IX, Charitonis et Hippophili Odeporicon, pars prima, Firenze, 1741, p. 177.
(05) V. Marchio, Il forestiere informato delle cose di Lucca, per Salvatore e Giandomenico Marescandoli, Lucca, 1721, p. 82.

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