lunedì 17 dicembre 2018

ADDSM – 999, 8 SETTEMBRE – SAN MINIATO, TERRA DI TETBALDO



ARCHIVIO DOCUMENTARIO DIGITALE DI SAN MINIATO [ADDSM]
999, 8 settembre – Tebaldo San Miniato

SPOGLIO «Milone del fu Teuperto, e Sighiberto del fu Ildebrando vendono a Tebaldo prete figlio della fu Rozia la loro porzione di una pezza di terra che aveano nel luogo Battuta per venti soldi, nell’anno sudd. 999. Arch. Arc. + G. 57».

San Miniato, vista panoramica da sud
con uno scorcio della valle del rio Ensi
Foto di Francesco Fiumalbi

Il documento originale è conservato presso l'Archivio Arcivescovile di Lucca, Fondo Diplomatico Antico, † G.57.

Trascrizione del testo contenuto in:
D. Bertini, Memorie e Documenti per servire all'Istoria del Ducato di Lucca, Tomo V, parte III, Francesco Bertini Tipografo Ducale, Lucca, 1841, doc. MDCCXLV, pp. 615-616.

+ In nom. S. et individ. Trinitatis. Otto gratia Dei imp. augusto filio b. m. Ottoni imp. et nepus b. m. Ottoni imp. anno imp. ejus in Italia quarto, sexto idus septembris, indit. tertiadecima. Manifesti sumus nos Milo filio b. m. Teuperti, qui Teutio vocabatur, et Sighiberto filio b. m. Ildibrandi, qui Ilditio vocabatur, quia per hanc cartulam venundavimus et tradimus tibi Tetbaldo presb. filio b. m. Rotie, idest nostra portionem ex integra de una petia de terra illa, que esse videtur in loco et finibus ubi dicitur Battuta, tenentes uno capo in terra S. Salvatoris, et in aliquantulo de ispo capo tenet in terra Tetbaldi et Fraolmi et Ughi gg. et alio capo tenet in terra suprascripti Tetbaldi, et de suprascripti germani, et alio lato tenet similiter in terra predicti Tetbaldi, et in terra Raineri filio b. m. Walteri. De has suprascripta petia de terra qualiter circundata est per designatas locas conpeti exiunde nobis quarta portionem, ipse vero ex integra nostra portionem cum inferioribus et superioribus suis, seo cum accessionibus et ingressoras suas, tibi eas venundamus, et tradimus. Pro quibus ad te pretium recepimus argen. solid. viginti in prefinito: unde repromittimos nos q. s. Milo, et Sighilberto una cum nostris hered. tibi q. s. Tetbaldo presb. vel ad tuis heredes aut eidem homini, cui vos suprascripta nostra venditio dederitis, vel abere decreveritis, ut si nos vobis eas aliquando tempore in aliquod exinde intentionaverimus aut retolli vel subtrafi quesierimus, nos vel ille homo cui nos eas dedissemus, aut dederimus per quoliber ingenio, et eam vobis ab omnis homines defendere non potuerimus et non defensaverimus: spondimus nos vobis componere suprascripta nostra venditio in duplum infer quidem loco sub estimarionem, quales tunc fuerit. Sic tamen si nos exinde autores nec defensores querere nec dare nolueritis, licentiam abeatis asque nostra persona, si vestra fuerit voluntas exinde causas agendi, responsum reddendi, finem ponendi, modis omnibus vobis eas defensandi cum cartula ista, qualiter justa legem melius potueritis, quia in tali ordinem hanc cartula Hubertam not. et judex dn. Imp. scribere rogavimus. Actum in loco et finibus ad castello et monte ubi dicitur S. Miniato.
Signum + ms. suprascr. Mili et Sighiberti qui hanc cartulam fieri rogaverunt.
Signum + ms. Teudici et Lamberti, qui Tetbaldo vocatur gg. filii Tetbaldi testes, et pretio dante viderunt.
+ Ego Tetbaldo rogatus testis, et pretio dande vidi.
+ Ego Hubertus not. et judex dn. Imp. post traditam ec.


COMMENTO (a cura di Francesco Fiumalbi)

Tecnicamente si tratta di una cartula venditionis, ovvero di un atto di compravendita: da una parte i venditori, Milo del fu Teuperti, chiamato Teutio, e Sighiberto del fu Ildibranti, detto Ilditio; dall’altra il compratore, Tetbaldo, sacerdote, figlio di una donna, la fu Rotie. Questo dettaglio relativo all’indicazione della madre, omettendo il nome del padre, lascia intendere che Tetbaldo fosse figlio di un alto prelato, probabilmente nella cerchia dei sacerdoti appartenenti al Capitolo della Cattedrale, o comunque fra i più vicini al Vescovo di Lucca, che all’epoca era Gherardo II. Purtroppo non conosciamo praticamente niente di Tetbaldo se non il fatto, acclarato dai documenti superstiti, che avesse interessi patrimoniali nel territorio sanminiatese.

Come mai un atto di compravendita fra privati è finito nell’Archivio Arcivescovile di Lucca? Semplicemente perché i medesimi beni indicati in questo documento furono nuovamente oggetto di un passaggio di proprietà e l’atto precedente era probante dell’effettiva proprietà. Infatti, il 22 luglio 1026 Tetbaldo offrì i suoi beni al Monastero di San Salvatore, fondato dai Cadolingi intorno all’anno 1000 e situato presso al Ponte di Bonfiglio, nelle vicinanze di Fucecchio, salvo poi riottenerli, almeno parzialmente, a livello. [A. Malvolti, L’abbazia di S. Salvatore di Fucecchio nell’età dei Cadolingi, in La Valdinievole tra Lucca e Pistoia nel primo medioevo, Atti del Convegno, Fucecchio 19 maggio 1985, Società Pistoiese di Storia Patria, Pistoia, 1986, pp. 35-64: 48]. In proposito ADDSM 1016, 22luglio - Tetbaldo, Monastero di San Salvatore ↗

Tornando al documento si apprende che l’oggetto di compravendita è la quarta parte di una petia de terra, venduta per 20 soldi d’argento, situata in località Batuta, che dal documento del 1026 apprendiamo che si trovava a sud di San Miniato, “in Ensi”, ovvero nella valle del rio Ensi, un affluente di destra del torrente Egola. Difficile individuare la precisa posizione di Batuta in quanto non vi sono altri riferimenti e la valle del rio Ensi si distende fra San Quintino e La Serra.
L’indicazione geografica viene completata con l’elenco delle proprietà contermini: da una parte un terreno di proprietà di San Salvatore (Monastero di San Salvatore di Fucecchio? Monastero di San Salvatore di Sesto di Lucca, che aveva proprietà nella zona?); da un’altra parte c’era la terra di Raineri figlio del fu Walteri  e, infine, confinava col terreno di Tetbaldi, Fraolmi, e Ughi, ovvero i dei Lambardi o “Signori” di San Miniato. Si tratta in particolare di Teobaldo I e dei suoi due figli Fraolmi I e Ugo I. Nel documento del 1026, invece figurano i nipoti di Teobaldo. [P. Tomei, Locus est famosus. Come nacque San Miniato al Tedesco (secoli VIII-XII), Edizioni ETS, Pisa, 2018, pp. 84-85; 144].

Infine, è interessante l’indicazione del luogo in cui venne stipulato l’atto: in loco et finibus ad castello et monte ubi dicitur S. Miniato.


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