domenica 11 novembre 2012

SAN MINIATO NE "LE CRONICHE" DI SERCAMBI 22/41

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CCCCXIX. Come lo dicto Benedecto gictò giù dalla finestra lo vicario e 'l figluolo morti [anno 1397]

Angelo Ardinghi, disegno tratto dall'originale
del Sercambi, conservato all'Archivio di Stato di Lucca
Edito in Salvatore Bongi (a cura di), Le Croniche di
Giovanni Sercambi, Vol. 1, Tip. Giusti, Lucca, 1892, p. 365.
Pubblicazione ai sensi L. 22 aprile 1941, n. 633, art. 70.

Esforsando alcune guardie, trovando il dicto vicario in ella sala e co lui uno suo figluolo, il predicto Benedecto com quelli che erano co lui uccisero il dicto vicario col figluolo, et morto lo gictò fuori della finestra del palagio, acciocché quelli di Saminiato potessero ciò vedere. E cominciò a romoreggiare, dicendo: muoia la signoria fiorentina et viva libertà; a quale romore tucto il populo di Saminiato armato trasse al dicto palagio. E quelli che serènno stati contenti di tal cosa, vedendo che altre brigate che solo quelli XVIII non traeano, tucti a una funno contrarli al dicto Benedecto, combactendolo. E perchè il palagio è forte, coni ponti levatoi e molto sospeso, non poteono quello avere d' assalto. Diche romoreggiando e già ita la novella alle genti di Firenza, faccendo il dicto Benedecto molti segni di soccorso, sopravenne la nocte, sempre difendendosi con quelli che avea con secho. E vedendo che il soccorso che dovea venire non venia, e dubitando quine non esser costrecto in forma che di quine non si fusse potuto partire, e ancho vedendo il populo di Saminiato esserli contra et maximamente alcuni de' quali avea alcuna speranza che si tenessero con lui; ma chome v' ò dicto non viddero il modo, che se avessero vedute le genti preste, tal dicea : viva Firenza, che are' dicto : muoia. E stando il dicto Benedecto in questo dubbio e dubitando, prese uno canapo della colla e con quello si collònno giù dalle mura, per forma che n' andaron salvi a Pisa la nocte. E molto l'ebbe a male messer Iacopo d'Appiano e quelli ch'era in Pisa per lo dugha di Milano che le brigate non chavalcòron lae.
Ma Idio che sempre ripara al molto male, diliberò che dovesse esser cosi. E avuta la novella, il comune di Firenza subito a tucte loro brigate, quine u'erano, fenno comandamento, e scrissero a Lucha che tucte loro brigate e simile quelle di Luccha e di Bologna si rapresentassero a Saminiato. E comandato a tucte genti da pie, pensando avere perduto la dieta terra, e cosi tucte le diete brigate cavalcarono. E come il comune di Firenza sentio la novella dieta, in contenente fecie prendere messer lohanni Mangiadori fratello del dicto Benedecto, il quale per suoi faccende era andato a Fiorenza, lui collaudo et tormentando di diversi tormenti, per sapere se di tal tractato avesse avuto alcuno sentimento, e im fine a qui neuna cosa à comfessato dover sapere. E giunte le brigate fiorentine apresso a Saminiato, ebbero sentimento che le inimiche s'acostavano a Saminiato per entrare all'ordine dato; ma fu tardo, che già il dicto Benedecto s' era partito com' è dicto, e il populo di Saminiato aveano la terra presa per lo comune di Firenza. Di che le genti di Pisa tornòron "verso Pisa e acamparsi di là da Arno. E quelle di Firenza si risteon a Saminiato. E entrati dentro, quine steron tanto che per lo comune di Firenza fu mandato per loro.

Salvatore Bongi (a cura di), Le Croniche di Giovanni Sercambi, Vol. 1, Tip. Giusti, Lucca, 1892, pp. 365-366.

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