ARCHIVIO
DOCUMENTARIO DIGITALE DI SAN MINIATO [ADDSM]
902,
18 luglio, Prima attestazione della chiesa di San Miniato
SPOGLIO «Pietro
Vescovo concede a livello per anni 29 a Ghiselfridi notaro e scabino una casa e
beni della Chiesa di S. Maria a Monte, posta presso la Chiesa di S. Miniato e
la pieve di S. Ginese, nell’anno sudd. 902».
La
porzione orientale di San Miniato
Foto
di Francesco Fiumalbi
Il
documento originale è conservato presso l'Archivio Arcivescovile di Lucca,
Fondo Diplomatico Antico, †† F.42.
Trascrizione del testo contenuto in:
D. Barsocchini, Memorie e Documenti per servire all'Istoria del Ducato di Lucca, Tomo V, parte III, Francesco Bertini Tipografo Ducale, Lucca, 1841, doc. MLXI, p. 15.
+ In Dei nom. Regnante dn. nostro Hludowicus ec. anno ec. secundo, 15 kal. augusti, indit. quinta. Manifestum sum ego Ghiselfridi not. et scab. filio b.m. Ruffridi, quia Petrus gratia Dei ec. per cartula lvell. nom. ec. dedisti mihi, idest casa et res illa in loco ubi dicitur Castellione prope Eccl. S. Miniati et prope plebem S. Genesi, in qua abitantes gui qd. Jordannis, et modo abitare videtur filio ipsius Jordanni: casa et res ipsa pertinentes Eccl. beate S. Marie sita loco et finibus ubi dicitur a Monte, et Beati S. Ipoliti qui sunt de suppotestate Epis. vestro S. Martini: casa vero ipsa cum fundamento et omne edificio suo, seo curte ec. cultus rebus vel incultis, omnia ec. ubique ad suprascripta casa est pertinentes in integrum.
Trascrizione del testo contenuto in:
D. Barsocchini, Memorie e Documenti per servire all'Istoria del Ducato di Lucca, Tomo V, parte III, Francesco Bertini Tipografo Ducale, Lucca, 1841, doc. MLXI, p. 15.
+ In Dei nom. Regnante dn. nostro Hludowicus ec. anno ec. secundo, 15 kal. augusti, indit. quinta. Manifestum sum ego Ghiselfridi not. et scab. filio b.m. Ruffridi, quia Petrus gratia Dei ec. per cartula lvell. nom. ec. dedisti mihi, idest casa et res illa in loco ubi dicitur Castellione prope Eccl. S. Miniati et prope plebem S. Genesi, in qua abitantes gui qd. Jordannis, et modo abitare videtur filio ipsius Jordanni: casa et res ipsa pertinentes Eccl. beate S. Marie sita loco et finibus ubi dicitur a Monte, et Beati S. Ipoliti qui sunt de suppotestate Epis. vestro S. Martini: casa vero ipsa cum fundamento et omne edificio suo, seo curte ec. cultus rebus vel incultis, omnia ec. ubique ad suprascripta casa est pertinentes in integrum.
Tali ordinem ut ab ac die usque in anos viginti et
nove expleti proximi venturi, in mea vel de meis hered. vel de illus persona
hominum, cui nos eas livell. nom. dederimus, vela abere ec. sint potestatem eas
abendi ec….. Nisi tantum pro omni censum ec. ad pars jam dicte Eccl. S. Marie
per nos ec. vobis vel ad ministeriale illo, quas in ipsa Eccl. S. Marie pro
tempore fuerit, argen. den. bon. expend. numero viginti quattuor tantum q.s.
Ghiselfridi not. et scab. Quam hered. Meis, vel illas personas hominum cui nos
suprascripta casa et res dederimus. Et si a nos vobis ec. spondeo ego qui supra
ec. cum illa persona hominum cui nos ec. comp. tibi. q.s. Petrus Epis. vel ec.
penam argen. Solidos quinquaginta, quia ec. et duas ec. Leo not. scribere ec. Actum Luca.
+
Ego Ghiselfridi not. et scab. qui ec.
+ Ego Cunimundo rogatus ec.
+ Ego Millo rogatus ec.
+ Ego Himalfridi rogatus ec.
+ Ego Johannes rogatus ec.
+ Ego Himalfridi rogatus ec.
+ Ego Vito rogatus ec.
+ Ego Leo not. post traditam ec.
COMMENTO (a cura di Francesco
Fiumalbi)
Il
documento rappresenta la prima attestazione documentaria della chiesa di San
Miniato. Abbiamo visto, infatti, che
il documento dell’anno 783 si riferisce ad una chiesa omonima, ma situata entro
le sei miglia di Lucca.
In
ogni caso sappiamo che la chiesa di San Miniato non era in una posizione
isolata, poiché due anni più tardi, nell’anno 904, è documentato per la prima
volta il castello di San Miniato. Non sappiamo se sia nata prima la chiesa o il
castello, o se debbano inquadrarsi in un medesimo processo insediativo di cui
al momento si ignorano i contorni. Non vi sono altre attestazioni e allo stato
attuale degli studi non è possibile saperne di più.
La
“casa” oggetto dell’atto era pertinente alla chiesa di Santa Maria a Monte, a
cui era pervenuta per mezzo della
cartula offersionis del 30 giugno
861, dal dignitario lucchese Eriprando di Ildebrando della casata degli Aldobrandeschi.
Che si tratti della medesima “casa” è acclarato dal fatto che viene rammentato lo
stesso conduttore, un tale di nome Giordano (Jordanni), che poi aveva trasmesso al figlio i suoi diritti di
utilizzo. Infine, è significativo che la “casa” sia indicata in località
Castiglione, “presso” la chiesa di San Miniato e “presso” la pieve di San
Genesio. Ricordiamo che Castiglione era una località situata lungo il crinale
fra San Miniato e Calenzano, all'altezza dell’incrocio per Scacciapuce. Qui nei
secoli successivi verrà edificata una chiesa dedicata a San Martino e diventerà
una “canonica” (XII secolo), ovvero la sede di una comunità religiosa,
costituita da membri del clero secolare dediti alla vita comunitaria normata da
un apposito canone. Da questa comunità trarrà origine il convento degli
Agostiniani, sorto all’interno del centro urbano di San Miniato presso la
chiesa di Santa Caterina (XIII secolo). Al momento in cui gli Agostiniani
lasciarono l’antica residenza per la nuova sede urbana, a Castiglione di
insedierà una nuova comunità religiosa femminile, ancora agostiniana, che darà
vita al Monastero di Santa Monaca di Firenze (XV secolo).
Da questo documento, una cartula livelli, è chiaro che l’oggetto non sia solamente una “casa”, cioè una abitazione in senso stretto, bensì un’unità produttiva, una sorta di “curtis” (seo curtis, come viene indicato nel documento). Questa era costituita sì da una casa cum fundamento, ma anche da varie pertinenze, da terreni coltivati e da incolti. Il fatto che nel documento sia specificato che l’abitazione fosse cum fundamento è significativo del fatto che l’insediamento fosse “stabile” e “ben fondato” e che non avesse caratteri di provvisorietà ed estemporaneità. Inoltre, l’unità produttiva doveva avere una certa consistenza, tale da consentire al nuovo livellario, Ghiselfrido figlio del fu Roffredo, di pagare un censo annuo fissato nella misura di 24 “buoni” denari d’argento.
Da questo documento, una cartula livelli, è chiaro che l’oggetto non sia solamente una “casa”, cioè una abitazione in senso stretto, bensì un’unità produttiva, una sorta di “curtis” (seo curtis, come viene indicato nel documento). Questa era costituita sì da una casa cum fundamento, ma anche da varie pertinenze, da terreni coltivati e da incolti. Il fatto che nel documento sia specificato che l’abitazione fosse cum fundamento è significativo del fatto che l’insediamento fosse “stabile” e “ben fondato” e che non avesse caratteri di provvisorietà ed estemporaneità. Inoltre, l’unità produttiva doveva avere una certa consistenza, tale da consentire al nuovo livellario, Ghiselfrido figlio del fu Roffredo, di pagare un censo annuo fissato nella misura di 24 “buoni” denari d’argento.
E’
interessante notare come Ghiselfrido sia indicato come “notaio” e “scabino”,
ovvero un esperto di diritto legislativo ed era il fratello del Vescovo di Lucca Pietro! Nello stesso
anno 902, ritroviamo il medesimo Ghiselfrido coivolto nel tribunale indetto dal
Vescovo di Lucca Pietro che condannò il presbitero Ghisperto a rilasciare il
possesso della chiesa di San Gervasio (Palaia), da lui detenuta illegalmente.
Infine
il documento rivela, ancora una volta, come il territorio sanminiatese fosse
direttamente sotto l’influenza dei dignitari laici ed ecclesiastici lucchesi.
La medesima “casa” di Castiglione, da essere di pertinenza del vassus domini imperatoris – vassallo dell’Imperatore
– Eriprando, passò alla chiesa di Santa Maria a Monte che a sua volta era
pertinente all'episcopio lucchese. Quindi, nel giro di qualche decennio, la “casa”
torna di nuovo nella disponibilità di un altro dignitario lucchese, Ghiselfrido
notaio e scabino, sebbene tramite la forma contrattuale del “livello”, fratello del Vescovo di Lucca [P. Tomei, «Locus est famosus». Come nacque San Miniato al Tedesco (secoli VIII-XII), Edizioni ETS, Pisa, 2018, pp. 39-40].
La
porzione orientale di San Miniato
con
l'indicazione di Castiglione
Foto
di Francesco Fiumalbi
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