ARCHIVIO DOCUMENTARIO DIGITALE DI SAN MINIATO [ADDSM]
904,
27 ottobre, Beni pieve di San Saturnino di Fabbrica
SPOGLIO «Il
sudd. Vescovo (Pietro) allivella
ad Ursiperto arciprete, e a Domenico prete beni nella pieve di Fabbrica,
appartenenti alla Chiesa di S. Maria presso la porta S. Donato, nell’anno sudd.
904. Arch. Arc. CD.66».
La
zona di San Lorenzo di Villanova, già “Novas”
da
San Miniato e rispetto a Cigoli
Foto
di Francesco Fiumalbi
Il
documento originale è conservato presso l'Archivio Arcivescovile di Lucca,
Fondo Diplomatico Antico, CD.66.
Trascrizione del
testo contenuto in:
D.
Barsocchini, Memorie e Documenti per servire all'Istoria del Ducato di
Lucca, Tomo V, parte III, Francesco Bertini Tipografo Ducale, Lucca, 1841,
doc. MLXXXIV, p. 28.
+
In nom. Omnip. Dei eterni. Berengarius ec. anno ec. septimodecimo, sexto kal.
novembris, indit. octava. Manifesti sumus nos Ursibertus archipresb. filio b.m.
Leutari, et Dominicho presb. filio b.m. Ildimari, quia tu Petrus gratia Dei ec.
per cartula livell. nom. ad censum perexolvendum dedisti nobis, idest
fundamento illo in qua fuit casa, in loco et finibus ubi dicitur Novas,
pertinentes Eccl. vestre S. Marie, sita foras civitate ista lucense prope porta
S. Donati, qui est de subpotestatem ipsius Epis. vestro S. Martini, quas casa
et res ipsa Bertulo ad manus suas abuis. Fundamento ipso cum curte orto terris
vinesi olivetis silvis virgareis pratis pascuis, cultis rebus vel incultis,
omnia quantum unicumque ad ipso fundamento est pertinentes, tam in suprascripto
loco et finibus Nova, quam et in loco et finibus Fabrica, et a silva utque
Plagia, vel ubicumque ad ispo fundamento est pertinentes, in integrum nobis eas
dedisti. Tali ordinem ut in nostra q.s. Usibertus archipresb. et Dominicho item
presb. et de nostis hered. sint potestatem abendi imperandi ec. Nisi tantum pro
omni censum et justitiam exinde tibi vel a subcess. tuis, per sing. annos reddere debeamus hic civitate Luca ad
suprascripto domum Epis. vestro S. Martini per omnem mense octubris, per nos
aut per misso nostro, vobis bel ad ministerialem illum, quasi bi pro tempore
abueritis, vel ad misso vestro, argen den. bon. expend. num. sexaginta tantum.
Et si ad nos vobis hec omnia ec. spondimus nos q.s. Ursibertus archipresb. seo
Dominicho item presb. cum nostris hered. comp. tibi q.s. Petrus Epis. vel ad
subcess. tuis penam argen. solid. sexaginta, quia taliter inter nos convenit,
et duos inter nos libelli Petrum not. et schab. Scribere rogavimus. Actum Luca.
+ Ego Ursiperturs archipresb. in unc libello a nos
facto manu mea sub.
+ Ego Dominicho presb. in unc libello a nos facto manu
mea subs.
+ Ego Cospertus not. et schab. Rogatus ec. me teste
sub.
+ Ego Lambertus rogatus ec. me teste subs.
+ Ego Odalberto rogatus ec. me teste subs.
+ Ego Petrus not. et schab. post tradit ec.
COMMENTO (a
cura di Francesco Fiumalbi)
Il
documento rappresenta una delle numerose testimonianza circa l’influenza
lucchese sul Medio Valdarno Inferiore nel corso dell’Alto Medioevo, con i
numerosi interessi patrimoniali di natura ecclesiastica. Inoltre, vale la pena
di ricordare che l’anno 904 è il medesimo della prima attestazione del
“Castello di San Miniato”, l’unico insediamento incastellato nella zona. Il
territorio, fatta eccezione per il Borgo di San Genesio e la sua pieve
prestigiosa, era caratterizzato da una forma di insediamento di tipo “sparso”,
privo di poli dotati di grande attrattiva.
In
particolare, i beni descritti in questo atto, afferivano all’antica chiesa di
Santa Maria del Corso, situata fuori dalla porta di San Donato a Lucca (S.
Marie, sita foras civitate ista lucense prope porta S. Donati). Annesso alla chiesa di Santa Maria
esisteva un monastero femminile, che dal 1284 passò all'Ordine dei Carmelitani,
prima di essere distrutto dai pisani nel 1341. In particolare si fa
riferimento ad una “casa” situata in località Novas, dunque la stessa unità che fu oggetto di un
altro atto nell’anno 867, che rappresenta la prima attestazione documentaria
della Pieve di San Saturnino di Fabbrica. Nell’atto dell’867 compare
la Badessa Hiudiperga,
mentre in questo documento del 904 troviamo il Vescovo di Lucca Pietro a
gestire il patrimonio della chiesa di Santa Maria, la cui potestà era affida al
presule lucchese (qui est de subpotestatem ipsius Epis. vestro S. Martini) che aveva estromesso la famiglia fondatrice
attraverso un placito dell’897 [P. Tomei, «Locus est famosus». Come
nacque San Miniato al Tedesco (secoli VIII-XII), Edizioni ETS, Pisa, 2018,
pp. 37-38]
I protagonisti. I soggetti
protagonisti di questo documento sono il Vescovo di Lucca Pietro – impegnato a
gestire gli innumerevoli interessi patrimoniali ecclesiastici – l’Arciprete
Ursiberto figlio del fu Leutari e il presbitero Domenico figlio del fu
Ildimari, che ottennero i beni “a livello”. Purtroppo, allo stato attuale degli
studi non è possibile sapere di più circa Ursiberto, qualificato come
arcipresbitero ed evidentemente era un prelato molto importante (arcipresbitero
di quale chiesa?). Sarebbe interessate conoscere quale fosse il legame col
Vescovo: vi erano legami di parentela fra loro? Appartenevano ad una medesima
consorteria?
Di
certo sappiamo che il prete Domenico nell’anno 907 diventerà il rettore dellaPieve di San Saturnino in Fabbrica, ovvero il “pievano” [D. Bertini, Memorie
e Documenti per servire all'Istoria del Ducato di Lucca, Tomo IV, parte II,
Francesco Bertini Tipografo Ducale, Lucca, 1836, Appendice, doc. LVIII, pp. 76-77].
Secondo Paolo Tomei, invece, l’arciprete Ursiberto poteva essere il
predecessore di Domenico, ovvero il pievano di San Saturnino al tempo della
stesura dell’atto, anche se non ci sono attestazioni precise al riguardo [P. Tomei, «Locus est famosus». Come
nacque San Miniato al Tedesco (secoli VIII-XII), Edizioni ETS, Pisa, 2018,
p. 38].
Il tipo di atto. Tecnicamente non si
tratta propriamente di una Cartula
Livelli, ovvero un antico contratto, antesignano dell’odierno contratto di
affitto, poiché i due protagonisti – l’arciprete Ursiberto e il presbitero
Domenico – si limitarono a dichiarare di aver ricevuto a livello dal Vescovo Pietro
i beni. In ogni caso siamo di fronte ad una cessione a livello: i due sacerdoti
ricevono i beni dal vescovo e tale cessione avrà valore tanto per gli eredi dei
due presbiteri, quanto per i successori del presule. I beni vengono ceduti
dietro un compenso annuo fissato nella misura di sessanta “buoni” denari
d’argento, da corrispondere nel mese di ottobre presso l’episcopio della città
di Lucca (per sing. annos reddere
debeamus hic civitate Luca ad suprascripto domum Epis. vestro S. Martini per omnem
mense octubris, per nos aut per misso nostro, vobis bel ad ministerialem illum,
quasi bi pro tempore abueritis, vel ad misso vestro, argen den. bon. expend.
num. sexaginta tantum).
I beni e il territorio sanminiatese. Nell’atto
vengono descritti sinteticamente i beni oggetto del contratto di livello, che
si trovano nel territorio del Comune di San Miniato ed in particolare nella
bassa valdegola, in un’area compresa fra Cigoli, Ponte a Egola e Stibbio. La
“casa” era situata in località Novas ed
era tenuta da un certo Bertulo. In realtà non si trattava di una mera
abitazione, bensì di un complesso patrimoniale, ovvero di un’unità produttiva
agricola che era costituita anche da vari appezzamenti di terreno e di varie
pertinenze, anche se non viene utilizzato il termine di “curtis” (Fundamento
ipso cum curte orto terris vinesi olivetis silvis virgareis pratis pascuis,
cultis rebus vel incultis, omnia quantum unicumque ad ipso fundamento est
pertinentes). Le pertinenze
fondiarie erano sparse fra località Nova e l’insediamento di Fabbrica,
dove era situata la
pieve di San Saturnino, presso l’odierno Molino d’Egola,
e comprendevano un’area boscata in località Plagia,
situata nella zona meridionale di Ponte a Egola, zona Piaggia-La Canonica,
probabilmente presso l’odierna località Farneta (tam in suprascripto loco et
finibus Nova, quam et in loco et finibus Fabrica et a silva utque Plagia). La località Novas o Nova era
situata lungo il crinale collinare che collega Cigoli con San Miniato, dove
alcuni secoli più tardi verrà attestata la chiesa dei SS. Martino e Lorenzo de
Villanova (presso l’attuale casa colonica denominata San Lorenzo).
Indicazione
geografica delle località rammentate nel documento
Base
cartografica Carta Tecnica Regionale (CTR) – Regione Toscana
Tratta
da Geoscopio – Regione Toscana
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