a cura di Francesco Fiumalbi
INTRODUZIONE
In epoca medievale,
più o meno tutti i maggiori centri urbani avevano una suddivisione interna.
Genova, Milano, Firenze e Venezia erano suddivise in “sestieri” (6 parti), Pisa e Arezzo in “quartieri” (4 parti), Siena
e Lucca in “terzieri” (3 parti). A cosa servivano queste suddivisioni interne?
Erano un modo per garantire una certa misura di omogeneità alla partecipazione
alla vita politica e militare della città. Da un certo punto di vista
funzionavano come i moderni “collegi elettorali”, ovvero i rappresentanti delle
maggiori assemblee civiche venivano eletti proporzionalmente fra i vari
cittadini di ciascuna contrada. Tuttavia avevano anche altre funzioni, come
quella di provvedere alla guardia delle mura: ogni “settore” organizzava il
servizio di guardia fra i propri cittadini e doveva provvedere al controllo di
uno specifico tratto del sistema difensivo. Oppure doveva provvedere alla
manutenzione di alcune opere pubbliche, principalmente le strade, ma anche
scoli, fossi e quant’altro.
LA VITA CIVICA A
SAN MINIATO NEL XIV SECOLO
San Miniato era
suddivisa in 3 terzieri, che a loro volta erano suddivisi in 7 contrade.
Interessante notare come le giurisdizioni amministrative coincidessero con
quelle ecclesiastiche: le 7 contrade corrispondevano ad altrettante parrocchie.
Negli Statuti del 1337 (1336) abbiamo una completa descrizione delle
circoscrizioni cittadine e del loro ruolo nella composizione delle principali
istituzioni civiche che erano il Consiglio del Popolo e la Società di
Giustizia. Il primo, convocato attraverso il suono della campana situata
sulla torre della rocca, si riuniva nel nuovo edificio appositamente
realizzato, la domus nova leonis (l’odierno Palazzo Comunale), ed aveva
il compito di legiferare su qualsiasi materia, fra cui le regole statutarie e
le opere pubbliche, oltre sull’assegnazione degli emolumenti destinati agli
ufficiali forestieri. Dai membri di tale assemblea venivano eletti i Signori
Dodici, in relazione alla popolazione delle varie contrade cittadine (4 per
ogni terziere). I Dodici, fra le altre cose, avevano il compito di nominare il
Podestà e il Capitano del Popolo, di norma due forestieri, la cui investitura
doveva comunque essere confermata dall’assemblea riunita in forma plenaria. La
Società di Giustizia, come suggerito dal nome, si occupava dell’amministrazione
della giustizia, con giurisdizione sulle liti pubbliche e private, e della
somministrazione delle pene. Tale organo era investito anche del potere di
polizia, e più in generale del mantenimento dell’ordine costituito, oltre alle
mansioni relative alla manutenzione e all’accrescimento delle fortificazioni
difensive. Si componeva di 100 membri, in proporzione fra le varie contrade
cittadine, fra cui venivano eletti il Priore e il Gonfaloniere. Ogni contrada
aveva un luogo di ritrovo, che generalmente coincideva con uno spazio pubblico.
[ASCSM, Preunitario, Comune di San Miniato, n. 2247. Edizione a cura di
F. Salvestrini, Statuti del Comune di San Miniato al Tedesco (1337),
Comune di San Miniato, ETS, Pisa, 1994., Libro IV, rubrica <13>, p. 295;
Libro IV, rubrica 84 <88>, p. 376].
Nel caso di San
Miniato occorre osservare anche un’altra cosa. Il centro si era sviluppato a
partire dal “Castelvecchio”, per poi svilupparsi anche in Poggighisi e in
Fuoriporta. Avendo probabilmente mantenuto le antiche porte di Castelvecchio,
in caso di invasione nemica, all’occorrenza ciascun terziere poteva essere
chiuso, in modo che il nemico non potesse occupare tutto l’abitato. E’ una
tecnica largamente diffusa e che oggi possiamo ritrovare nelle
compartimentazioni che vengono utilizzate nelle navi o nei sistemi antincendio degli edifici.
Le contrade
e i terzieri di San Miniato
Schema di
Francesco Fiumalbi
L’estensione dei terzieri di San Miniato nel ‘300
Schema di Francesco Fiumalbi
Base Cartografica: CTR Regione Toscana
L’estensione
delle contrade di San Miniato nel ‘300
Schema di
Francesco Fiumalbi
Base
Cartografica: CTR Regione Toscana
CASTELVECCHIO
Il Terziere di Castelvecchio comprendeva la parte più antica della città, corrispondente al poggio della Rocca e alla zona di Piazza del Duomo, dell’odierna Piazza della Repubblica (Seminario), di via Vittime del Duomo e di via Pietro Rondoni. Il terziere, al suo interno, era ulteriormente suddiviso in due contrade: la contrada della Pieve o di Santa Maria e la contrada di Santo Stefano che corrispondevano alle rispettive circoscrizioni parrocchiali.
Il Terziere di Castelvecchio comprendeva la parte più antica della città, corrispondente al poggio della Rocca e alla zona di Piazza del Duomo, dell’odierna Piazza della Repubblica (Seminario), di via Vittime del Duomo e di via Pietro Rondoni. Il terziere, al suo interno, era ulteriormente suddiviso in due contrade: la contrada della Pieve o di Santa Maria e la contrada di Santo Stefano che corrispondevano alle rispettive circoscrizioni parrocchiali.
La contrada della
Pieve o di Santa Maria
La Contrada della
Pieve aveva come simbolo un giglio d’oro, circondato da fiori e su campo azzurro
(lilium giallo cum florettis in campo açurro). In alcuni disegni compare un albero (Vensi), ma si tratta di un'interpretazione
priva di attendibilità. Nella trascrizione degli Statuti del 1337 curata da Francesco Salvestrini, l'autore trascrive librum anziché lilium, mentre negli Statuti del 1359 è perfettamente leggibile ed è stata correttamente riportata da Giuseppe Rondoni. Giurisdizionalmente comprendeva la porzione dell’abitato
fra la Portam Fundi e la Portam Gargoççii, ovvero inglobava
l’interno poggio della Rocca e le odierne piazza del Duomo e piazza della
Repubblica (Seminario), oltre al primo tratto dell’antica via di Castelvecchio,
oggi via Vittime del Duomo, fino allo sdrucciolo di Gargozzi. Gli abitanti
dovevano radunarsi in platea Sancte Marie et iuxta palatium capitanei,
ovvero in Piazza del Duomo o presso il Palazzo del Capitano del Popolo,
corrispondente alla porzione occidentale dell’odierno episcopio [Statuti,
Libro IV, rubrica 22 <24>, 24 <26>, pp. 315-317; Statuti 1359, Libro IV, rubrica XLII].
Emblema
della Contrada della Pieve
Ipotetica ricostruzione
di Francesco Fiumalbi
L’Estensione
della Contrada della Pieve
Schema di
Francesco Fiumalbi
Base
Cartografica: CTR Regione Toscana
Contrada di Santo
Stefano
Alla contrada di Santo
Stefano, negli Statuti del 1337, non risulta attribuito alcun blasone. Tuttavia negli Statuti del 1359 viene specificato cruce rubea in campo albo, come riportato anche da Giuseppe Rondoni. La contrada si estendeva dall’odierna
Piazza Buonaparte fino alla Portam Gargoççii, sovrapponendosi al
territorio curato dell’omonima chiesa. Gli uomini di Santo Stefano dovevano
radunarsi presso il palatium potestatis, ovvero presso il Palazzo del
Podestà che occupava il corpo orientale del fabbricato che attualmente ospita
la Scuola Secondaria di Grado Inferiore dove, nell’atrio, sono ancora visibili
tracce di decorazione pittorica.
Emblema
della Contrada di Santo Stefano (sconosciuto)
Ipotetica ricostruzione
di Francesco Fiumalbi
L’Estensione
della Contrada di Santo Stefano
Schema di
Francesco Fiumalbi
Base
Cartografica: CTR Regione Toscana
FUORIPORTA
Il terziere di
Fuoriporta comprendeva la porzione occidentale della città, sviluppatasi lungo
tutto il XIII secolo. Comprendeva l’abitato che si affacciava sulle odierne via
Augusto Conti, via Ser Ridolfo, via IV novembre, piazza del Popolo, via Cesare
Battisti, via Francesco Guicciardini, vicolo dell’Inferno, costa dei SS. Cosma
e Damiano. Il terziere, al suo interno, era ulteriormente suddiviso in due
contrade: la contrada di Fuoriporta e la contrada di Faognana, corrispondenti
rispettivamente alle giurisdizioni parrocchiali della chiesa dei SS. Jacopo e
Lucia e della chiesa di San Martino.
Contrada di
Fuoriporta
Lo stemma della
contrada di Fuoriporta era un leone rampante, sbarrato con una fascia rossa (leonem
balçanum cum sbarra rubea). La contrada coincideva con il perimetro
parrocchiale della chiesa dei SS. Jacopo e Lucia, ed andava dalla Portam
Fundi fino alla Portam Ser Rodulfi in direzione de Le Colline,
ovvero dall’arco all’ingresso di Piazza del Seminario fino alla discesa della
Nunziatina dove si trovava la Porta di Ser Ridolfo. Il luogo di raccolta della
popolazione era la platea iuxta ecclesiam Sancti Iacobi, la piazza
davanti alla chiesa di San Jacopo, ovvero l’odierna Piazza del Popolo.
Emblema
della Contrada di Fuoriporta
Ipotetica ricostruzione
di Francesco Fiumalbi
L’Estensione
della Contrada di Fuoriporta
Schema di
Francesco Fiumalbi
Base
Cartografica: CTR Regione Toscana
Contrada di
Faognana
La contrada di
Faognana, che comprendeva il territorio parrocchiale della chiesa di San
Martino e si estendeva dall’omonima porta fino all’odierna Piazza del Popolo.
Gli abitanti, che si riconoscevano sotto l’insegna del dragone coronato di
rosso su sfondo bianco (draconem choronatum rubeum in campo albo). Si
raccoglievano in loco dicto a La Crociata, località oggi non
individuabile, ma comunque all’interno del perimetro urbano. Probabilmente si
trattava dell’incrocio fra l’attuale via Cesare Battisti e la Costa dei SS.
Cosma e Damiano.
Emblema
della Contrada di Faognana
Ipotetica ricostruzione
di Francesco Fiumalbi
L’Estensione
di Faognana
Schema di
Francesco Fiumalbi
Base
Cartografica: CTR Regione Toscana
POGGIGHISI
Il terziere di
Poggighisi corrispondeva alla porzione orientale dell’abitato, sviluppatasi nel
XIII secolo. Comprendeva parte dell’attuale Piazza Buonaparte e andava da una
parte fino alla Porta San Benedetto, che si trovava in via Francesco Ferrucci,
estendendosi in via Paolo Maioli e via Pietro Bagnoli. Dall’altra arrivava fino
alla Porta di Sant’Andrea che si trovava proprio sotto San Francesco,
comprendendo viale Giacomo Matteotti, via San Francesco e via Angiolo Del Bravo.
Il terziere, al suo interno, era ulteriormente suddiviso in tre contrade: la
contrada di Sant’Andrea, la contrada di Pancole e la contrada di Poggighisi, corrispondenti
rispettivamente alle giurisdizioni parrocchiali delle chiese di Sant’Andrea,
dei SS. Jacopo e Filippo di Pancole e di Santa Caterina.
Contrada di
Poggighisi
Seguendo i limiti
giurisdizionali della parrocchia di Santa Caterina, la contrada di Poggighisi
si estendeva dal limite orientale del centro abitato fino alla portam Pancoli,
situata alla metà presso l’odierna Piazzetta di Pancole, alla confluenza fra
via Pietro Bagnoli e via Paolo Maioli. In caso di necessità, gli abitati della
contrada dovevano riunirsi nella piazza vicino alla Turrim Manardorum,
cioè presso l’odierno monumento ai Caduti di Piazza XX Settembre. L’arme di
Poggighisi era una lonza, cioè un felino di grandi dimensioni, colorata d’oro e
punteggiata di nero (quindi molto simile ad un leopardo), su sfondo azzurro (lonçam
ad aurum puntatam de nigro in campo açurro).
Emblema
della Contrada i Poggighisi
Ipotetica ricostruzione
di Francesco Fiumalbi
L’Estensione
della Contrada di Poggighisi
Schema di
Francesco Fiumalbi
Base
Cartografica: CTR Regione Toscana
Contrada di Pancole
La Contrada di Pancole
comprendeva la porzione dell’abitato posto lungo la via di Poggighisi fra la
Porta di Pancole e l’odierna Piazza Buonaparte corrispondente all’attuale via
Paolo Maioli. Coincideva con i limiti parrocchiali della chiesa dei SS. Jacopo
e Filippo di Pancole che si trovava esattamente dove adesso c’è la Casa di
Riposo “Del Campana-Guazzesi”. Gli uomini di questa contrada dovevano radunarsi
presso la chiesa suddetta, e come blasone avevano un grifone dorato (creatura
leggendaria con il corpo di leone, la testa e le ali d’aquila) su sfondo
azzurro (grifonem aureum in campo açurro).
Emblema
della Contrada di Pancole
Ipotetica ricostruzione
di Francesco Fiumalbi
L’Estensione
della Contrada di Pancole
Schema di
Francesco Fiumalbi
Base
Cartografica: CTR Regione Toscana
Contrada di
Sant’Andrea
La Contrada di
Sant’Andrea comprendeva i limiti della cura d’anime dell’omonima chiesa,
situata al di fuori del centro abitato in Loc. Il Riposo, e cioè dall’odierna
Piazza Buonaparte fino alla Porta di Sant’Andrea che si trovava in asse con
l’asse tergale della chiesa francescana. Gli abitanti della contrada dovevano
raccogliersi presso la cruciatam, un incrocio di strade (attuale
incrocio fra via Pietro Rondoni e via Angiolo del Bravo?) o, in alternativa
presso la casa di Ser Bindi Baroncini. L’arme si presentava con una vipera
azzurra su sfondo giallo (viperam aççurram in campo giallo).
Emblema
della Contrada di Sant’Andrea
Ipotetica ricostruzione
di Francesco Fiumalbi
L’Estensione
della Contrada di Sant’Andrea
Schema di
Francesco Fiumalbi
Base Cartografica: CTR Regione Toscana
Letto con piacere. Mi ricordo la mi bisnonna dire: si i tale stava in Santandrea, mentre la su moglie era di Pancole ecc.ecc.
RispondiEliminami garba parecchio
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