mercoledì 24 marzo 2021

SAN FRANCESCO A SAN MINIATO TRA STORIA E TRADIZIONE

a cura di Francesco Fiumalbi

Indice del post:
INTRODUZIONE
IL PASSAGGIO DI SAN FRANCESCO
LA DONAZIONE DEL CONVENTO
LA CHIESA DI SAN MINIATO E IL CONVENTO FRANCESCANO
I NOTABILI A LA CATENA
FRATE ELIA E LA COSTRUZIONE DELLA CHIESA
CONCLUSIONI

INTRODUZIONE
Fra le tante personalità storiche legate a San Miniato, troviamo anche San Francesco. Il Poverello d’Assisi, infatti, sarebbe passato dal nostro territorio nel 1211. Come narra la tradizione, alcuni notabili sanminiatesi sarebbero accorsi incontro al Santo, presso La Catena, donandogli l’antica chiesa di San Miniato, attorno alla quale sarebbe stato edificato il monumentale complesso conventuale. In questo post tratteremo le fonti storiche che documentano tale accadimento e cercheremo riscontri scientifici alla tradizione.

Cimabue, Maestà d’Assisi,
particolare raffigurante San Francesco
Assisi, Basilica Inferiore

IL PASSAGGIO DI SAN FRANCESCO
Innanzitutto, il primo a parlare in un testo a stampa di San Francesco a San Miniato fu Luke Wadding, frate francescano di origine irlandese, vissuto nel XVII secolo e autore degli Annales Minorum, la prima opera a carattere storico dedicata alla vita di San Francesco e allo sviluppo dell’Ordine dei Minori francescani. Nel tomo I degli Annales (Lugduni, 1625, p. 86), riportò tale informazione:

Dilapsus exinde ad castrum S. Miniati, cognomento Teutonis (cui Henricus I Imperator Ecclesiam ad muros Florentiae aedificavit) ad dexteram (sic!) Elsae fluvij extructum, ubi oblatum sibi Conventum admisit, eorumdem hodie Patrum & Provinciae, sed Custodiae Lucensis.

TRADUZIONE: Di là (da Pisa, n.d.r.) raggiunse il castello di San Miniato, detto “al Tedesco” (dove l’Imperatore Enrico I aveva costruito una chiesa presso le mura dalla parte di Firenze) su un’altura alla destra (sic!) del Fiume Elsa, dove gli venne offerto un Convento, che subito fu accettò in quella Patria e Provincia e Custodia Lucchese.

Innanzitutto, va osservato un errore storico circa la fondazione di una chiesa dedicata a San Miniato da parte dell’imperatore Enrico I di Sassonia. Al tempo in cui venne dato alle stampe il volume non era ancora noto il documento (male interpretato) circa la fondazione della chiesa di San Miniato in loco Quarto, assegnabile agli inizi dell’VIII secolo. Infatti, quel documento venne pubblicato da Ludovico Antonio Muratori nel 1742, ripreso da Giovanni Lami nel 1758 e poi da tutti gli storici sanminiatesi fino alla corretta interpretazione elaborata da Paolo Tomei negli ultimi anni. Al tempo del Wadding poteva essere nota soltanto la tradizione scaturita da Lorenzo Bonincontri nel XV secolo, circa la fondazione del castello di San Miniato da parte dell’Imperatore Ottone I di Sassonia intorno all’anno 961. Dunque, siamo di fronte ad una tradizione, forse ancora più antica? L’autore ha fatto confusione? Con le informazioni disponibili non possiamo saperlo. Tuttavia, sicuramente, siamo di fronte ad un’informazione erronea, non corrispondente ai dati storici. Osserviamo poi un secondo errore, stavolta geografico: San Miniato viene collocato alla destra dell’Elsa, quando invece si trova a sinistra. Infatti, nella successiva edizione del 1737, questo aspetto viene corretto.

La chiesa di San Francesco a San Miniato
Foto di Francesco Fiumalbi

LA DONAZIONE DEL CONVENTO
In ogni caso, dal testo di Wadding apprendiamo gli spostamenti che effettuò San Francesco, muovendosi da Pisa verso Siena nell’anno 1211. Tuttavia, non c’è nessun riferimento all’incontro fra il Poverello e i notabili sanminiatesi. Genericamente parla di un Conventum che offrirono (oblatum sibi) e che venne accettato immediatamente, in quello stesso giorno (eorumdem hodie), nella Provincia Toscana (Patrum & Provinciae), specificando nella Custodia di Lucca (sed Custodiae Lucensis), dal momento che il territorio sanminiatese apparteneva giurisdizionalmente alla Diocesi lucchese. Per quel che riporta il Wadding, San Francesco potrebbe anche non essere passato da La Catena ed essere salito per altre strade sul colle di San Miniato, dove avrebbe ricevuto ed accettato un nuovo convento. Non si parla dell’antico oratorio di San Miniato, ma di una generica “chiesa”.

F. M. Galli Angelini, San Francesco
Lunetta di ingresso alla chiesa di San Francesco a San Miniato
Foto di Francesco Fiumalbi

LA CHIESA DI SAN MINIATO E IL CONVENTO FRANCESCANO
Nel 1741 Giovanni Lami pubblicò il testo Charitonis et Hippophili Hodoeporici, Parte Prima, nella collana Deliciae Eruditorum seu veterum anekdoton opuscolorum collectanea, dove ebbe modo di affermare:

[…] si fermò col Bonincontri, che Sanminiato fosse fondato nel DCCCCLXII o lì intorno; onde ancora in quel tempo, o alquanto innanzi, vi fu fondata forse qualche Chiesa dedicata a San Miniato Martire, da cui dee aver preso il nome la Terra. E se la Chiesa antica di San Miniato, è la Chiesa detta in oggi di San Francesco, ampliata, e rifatta, come si dice; è evidente, che questa Chiesa ha mutato nome.

Ancora nel 1758 Giovanni Lami dette alle stampe il primo volume Sanctae Ecclesiae Fiorentinae Monumenta, dove, relativamente alla chiesa di San Miniato, a p. 335 troviamo una sostanziale riaffermazione delle cose dette precedentemente:

Vetustam D. Miniatis Ecclesiam, quae huic oppido initium dedit, fama est eam esse quae nunc refecta et ampliata domini Francisci vocatur et a Minoritis una cum additio monasterio pessieditur.

TRADUZIONE: L’antica chiesa di San Miniato, dalla quale trasse il nome il castello, è tradizione che attualmente sia tenuta dai Minori, ingrandita e dedicata a San Francesco, con annesso il convento.

Giovanni Lami, dunque, non è interessato al passaggio del Poverello d’Assisi, quanto al fatto che l’antica chiesa di San Miniato, sebbene rifatta e ingrandita, corrisponda alla chiesa di San Francesco. A sostegno di questa circostanza, troviamo un’importante conferma negli Statuti sanminiatesi del 1336 (Libro IV, Rubrica 90 <94>). A proposito dei festeggiamenti in onore di San Miniato, si specifica che tutti gli ufficiali eletti (defensoris, capitanei et patroni terre Sancti Miniati […] et alios amnes et singulos officiales terre predicte) avrebbero dovuto recarsi alla chiesa dei Frati Minori (apud locum fratrum minorum) per la funzione di devota reverenza e solenne munificenza che lì si teneva ogni anno (devota reverhenria et solempni munificentia, die solepnitatis sive festivitatis ipsius annis singulis celebratur). Dunque, nella prima metà del XIV secolo, il Comune di San Miniato riconosceva nella chiesa di San Francesco il luogo dove si celebrava l’annuale festa dedicata al martire fiorentino.

A partire da questo collegamento, generazioni di studiosi hanno cercato di individuare all’interno del complesso francescano, il luogo fisico della prima chiesa di San Miniato. Teorie e ipotesi si sono sprecate. Questo o quel locale sotterraneo sono stati indicati come il nucleo originario. Nessuno è riuscito a dimostrare niente, anche perché c’è qualcosa che non torna!
Infatti, nell’atto con il quale il Vescovo di Lucca Corrado allivellò la chiesa di San Miniato e le relative pertinenze ad Odalberto (il capostipite dei Signori di San Miniato), datato all’anno 938, la chiesa viene indicata sita loco infra castello meo, ovvero all’interno (infra) del castello dello stesso Odalberto [Archivio Arcivescovile di Lucca, Diplomatico Antico, *F.89; ed. D. Bertini, Documenti e memorie per servire all’Istoria del Ducato di Lucca, Tomo IV, Parte II, Lucca, 1836, n. LXIV, p. 87].

La chiesa di San Francesco a San Miniato
Foto di Francesco Fiumalbi

Il castello, con buona ragionevolezza, al X secolo occupava la sommità della collina e forse si estendeva verso sud, ovvero verso l’attuale Piazza del Duomo, arrivando successivamente a comprendere la zona della chiesa di Santo Stefano (XI secolo). La chiesa, dunque, si trovava all’interno, non fuori. Con ogni probabilità era proprio in cima, nel nucleo più antico dell’abitato. Curiosamente, a partire dall’XI secolo, si perdono le tracce della chiesa. Poi sappiamo che l’instaurarsi dell’amministrazione imperiale, determinò lo svuotamento dell’apice della collina e l’allontanamento dell’abitato verso la linea del crinale. All’interno della fortezza imperiale fu costruita una nuova chiesa, dedicata a San Michele Arcangelo. E allora, come è possibile che la chiesa di San Miniato, ormai distrutta o scomparsa nel XII secolo (non è citata nelle due bolle del 1195 e del 1205), sia stata donata a San Francesco nel 1211? E se era dentro al castello, come è possibile che la grande fabbrica francescana sia stata costruita appena fuori da quello che era il circuito delle mura agli inizi del XIII secolo?

La risposta è semplice: ai francescani non è stato donato alcun edificio, bensì un terreno, presso le mura dalla parte nord-orientale della fortezza, ovvero dalla parte di Firenze; qui è stata costruita una nuova chiesa e l’annesso convento, il cui titolo è appunto di San Miniato. In altre parole, ai Minori non fu data materialmente la chiesa, ma il suo titolo, assieme a tutte le connotazioni simboliche di cui era portatore. Infatti, lo ripetiamo, la chiesa è dedicata a San Francesco (come giustamente rilevava Giovanni Lami), ma il convento è intitolato a San Miniato. In altre parole, da quel momento, i Francescani sono stati i depositari e i custodi della memoria religiosa di San Miniato e, per estensione, anche dell’intero abitato, della sua storia, della sua antica origine. Ecco il motivo per cui la celebrazione della festa di San Miniato, alla presenza di tutte le autorità civiche, avveniva presso il locum fratrum minorum.

I NOTABILI A LA CATENA
Per trovare ulteriori informazioni si dovrà attendere la pubblicazione di Giuseppe Conti dedicato alla Storia della Venerabile Immagine e dell’Oratorio del SS. Crocifisso detto di Castelvecchio nella Città di Samminiato (Firenze, 1863). Dopo aver trattato l’argomento principale della pubblicazione, il proposto della Cattedrale di San Miniato aggiunse in appendice alcuni Ricordi di Storia patria e informazioni storiche circa le Istituzioni ecclesiastiche. In questa sezione (pp. 93-94) troviamo le notizie circa il passaggio di San Francesco:

Convento di San Francesco
I Borromei, i Buonincontri, ed i Buonaparte con altri tra i principali Sanminiatesi andarono ad incontrare S. Francesco di Assisi alla Catena, ed invitatolo a Sanminiato gli donarono l’antico Oratorio di S. Miniato, il che avvenne nel 1211. Le abbondanti elemosine, che quelle doviziose e grandi famiglie concessero ai figli di S. Francesco fecero sì, che col disegno di frate Elia venne trasformato l’Oratorio in una vasta basilica […].

La Badia di Santa Gonda presso La Catena
Foto di Francesco Fiumalbi

Non sappiamo da dove, Giuseppe Conti, abbia tratto le informazioni. Probabilmente ha mescolato tradizioni che si tramandavano nel Convento di San Francesco con informazioni riscontrabili nei documenti storici.
Al tempo di San Francesco, non abbiamo alcuna attestazione documentaria relativa a membri delle famiglie Borromei, Buonincontri o Buonaparte. E’ plausibile che l’antichità di tali casate fosse tale, ma sicuramente non appartenevano al rango più elevato della società sanminiatese, poiché non risultano attestazioni, al contrario di altre (Ciccioni-Malpigli, Mangiadori, etc).

Epigrafe sulla parete della Badia di Santa Gonda
collocata nel 1926, in occasione del VII Centenario della morte
Foto di Francesco Fiumalbi

IN QUESTO LUOGO DETTO LA CATENA
PERCHE' VI SI ESIGEVA UN PEDAGGIO
SCESERO I SAMMINIATESI AD INCONTRARE
NEL 1211 SAN FRANCESCO D'ASSISI CHE
PERCORREVA LA TOSCANA PREDICANDO
CONCORDIA E PACE INVITATO DAI MAGGIORENTI
IL SANTO SALI' A S. MINIATO OVE POSE LE
FONDAMENTA DELLO STORICO CONVENTO

Il fatto che l’incontro sia avvenuto a La Catena non è documentato, ma è plausibile. Non tanto perché lì c’era la dogana, anzi, al tempo di San Francesco, probabilmente lì non c’era alcun punto di riscossione del pedaggio, come invece è attestato nel corso del ‘300. A La Catena, infatti, si trovava l’Abbazia dei SS. Bartolomeo e Gioconda, comunemente nota come Badia di Santa Gonda, dove risiedeva una comunità di monaci benedettini camaldolesi. E’ assai probabile che il Poverello d’Assisi, transitando da Pisa verso Siena, abbia trovato ospitalità proprio presso la struttura abbaziale.

FRATE ELIA E LA COSTRUZIONE DELLA CHIESA
Il Conti, poi, si pronuncia anche sull’autore del progetto della nuova fabbrica francescana a San Miniato: addirittura Frate Elia!
Elia da Cortona fu Vicario Generale dell’Ordine dal 1221 al 1227, mentre l’anno successivo risulta impegnato nella costruzione della Basilica di Assisi, dove, nel 1230 fu traslata la salma di San Francesco. Non sappiamo per quale motivo, ma nel 1239 abbandonò l’Ordine francescano per trovare rifugio presso l’Imperatore Federico II di Svevia, all’epoca già colpito dalla scomunica. Rimase accanto a Federico negli anni successivi, seguendolo ovunque, e arrivando in Oriente nel 1243 proprio per incarico imperiale. Rientrato in Toscana, si ritirò a Cortona dove si impegnò nella costruzione della chiesa di San Francesco.

Assisi, Basilica di San Francesco
Foto di Francesco Fiumalbi

Effettivamente, osservando l’edificio cortonese, notiamo una serie di somiglianze con la fabbrica sanminiatese: la facciata a capanna con un grande oculo al centro, sebbene costruita in pietra e non in laterizio; l’interno con un presbiterio caratterizzato da tre cappelle e le pareti laterali scanditi da finestroni oblunghi con terminazione acuta. Tuttavia sono elementi abbastanza comuni fra le chiese conventuali due-trecentesche. Volendo essere pignoli, ci sono maggiori e più evidenti assonanze nella chiesa di San Francesco di Pisa, i cui lavori di ampliamento furono diretti da Giovanni di Simone (1265-1270).
L’accostamento con Frate Elia, molto probabilmente, è venuto fuori considerando la sua vicinanza con Federico II di Svevia che è stato a San Miniato in varie occasioni, una nel 1240. E’ plausibile che Elia da Cortona abbia contribuito alla costruzione della chiesa e del convento sanminiatese? Temporalmente e geograficamente, in teoria, sarebbe possibile, ma non abbiamo nessun riscontro in tal senso.

Va detto che, comunque, rispetto alla prima metà del XIII secolo, la chiesa ha avuto nei decenni successivi una serie di interventi e di ampliamenti che l’hanno portata alla dimensione odierna, a partire dal provvedimento del Vescovo di Lucca Paganello nel 1276 (indulgenza per la costruzione della nuova chiesa di San Francesco), fino all’ampliamento del 1343. Insomma se anche Frate Elia ci avesse messo del suo, di certo è rimasto poco o niente.

Epigrafe sulla parete del convento di San Francesco
collocata nel 1926, in occasione del VII Centenario della morte

+ SU QUESTA BALZA OVE NEL 783 SEDICI DEVOTI LONGOBARDI
AVEVANO DEDICATA UNA CHIESA AL MARTIRE S. MINIATO
SALI' NEL 1211 SAN FRANCESCO PER FAR RISUONARE AI PIE' DELLA
ROCCA SVEVA LA DOLCE PAROLA DI CONCORDIA E DI PACE
FONDO' IL SANTO QUESTO STORICO CONVENTO CHE DETTE
ALL'ORDINE SERAFICO I BEATI BORROMEO BONINCONTRO E
GHERARDO UOMINI DI GRANDI VIRTU' ALLE UNIVERSITA' DI BO-
LOGNA, PADOVA, PARIGI, OXFORD MAESTRI INSIGNI IN
SCIENZA E DOTTINA
NEL SETTIMO CENTENARIO DELLA MORTE DI S. FRANCESCO

CONCLUSIONI
In conclusione, la tradizione francescana a San Miniato affonda certamente le sue radici nel XIII secolo. Tuttavia, almeno da un punto di vista storico-scientifico, non vi sono evidenze tali da confermare o smentire nessuno dei vari punti toccati. L'elemento più improbabile pare essere il nome dei notabili sanminiatesi che scesero ad incontrare San Francesco. A quel tempo, infatti, non risultano membri di quelle casate fra i maggiorenti di San Miniato. L'altra incongruenza pare essere la donazione dell'antico oratorio altomedievale dedicato al martire fiorentino e da cui trasse il nome l'intero insediamento fin dal X secolo. E' molto più plausibile che si sia trattato, non tanto di una donazione materiale, quanto del trasferimento del titolo, con tutte le connotazioni simboliche di cui era portatore. Per il resto, tutto è possibile.


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