mercoledì 10 aprile 2013

APRILE - I MESI DI PIETRO BAGNOLI

a cura di Anna Orsi


Idillio tratto da "POESIE VARIE" di Pietro Bagnoli, Can. Samminiatese, Prof. di Lettere Greche e Latine nella R. Università di Pisa, Antonio Canesi, Tomo I, Samminiato, 1833: I PRIMI SEI MESI DELL'ANNO - Idilli, pp. 173-175.

Prato fiorito, primavera a Cusignano
Foto di Giuseppe Chelli


IL PRIMO
DI APRILE

I.
Scaldava il Sol, che a gradi in ciel s'inalza,
Il tergo all'animal dall'aureo vello,
E zeffir per la valie, e dalla balza
Scioglieva il gelo in limpido ruscello;
Quando l'aurora si risveglia e balza
Dal seno dell'amato vecchiarello,
Di Ninfe una gentil schiera amorosa
Levossi a salutar la prima rosa.

II.
Benvenuta sii tu (dicean cantando)
Della Stagion più bella, o prima figlia,
A gara il ciel, la terra in te formando,
T'ornàr d'una leggiadra meraviglia,
Questa il più grato odore a te donando,
Quello la pura sua luce vermiglia,
Che della Dea d'amor dal sangue scese,
E le tue foglie in dolce fuoco accese.

III.
Tu sola ai fior senza contrasto imperi
Regina assisa in tua frondosa reggia,
A te l'emula turba volentieri
La fronte inchina, e te sola vagheggia;
Ti corteggian gli zeffiri leggieri,
L'auretta desìosa ti vezzeggia,
E agli amorosi cor gradita vola
Ricca di quel, che te baciando invola.

IV.
Te cercan le donzelle innamorate
Con tal desìo, che cederian gli amanti,
Per gir di te con seno e tempie ornate;
Tu sulle gemme e l'or riporti i vanti,
Sedendo in petto a sparger l'aure grate.
Te in grembo a Citerea gli amor volanti.
Te sparge innanzi al sol la nuova aurora:
L'aria, l'acqua, la terra, il ciel t'onora.

V.
Così cantando, da un cespuglio folto
Una rosa spiccàr la più gentile,
E ad Amarilli, che nel vago volto
Tutto avea espresso il primo dì d'Aprile,
Cui ne' labbri, negl'occhi, e tra il crin sciolte
Scotean mille amoretti arco e focile,
Ninfa, cui tutte l'altre onor facieno,
Come alla rosa i fior, poserla in seno.

VI.
Ecco sacrato il primo, il più bel fiore
Nell'ara degli Amor (disse Neera
Che a lei poselo in sen); n'abbi tu onore,
Giocando April, sposo di Primavera.
Tinse le belle guance di rossore
La scelta Ninfa, e non si fece altera,
Ma le corse un piacer, che il cor nasconde,
Qual guizza angue tra l'erbe, e pesce in onde.

VII.
Indi sfidarsi ai motti, e colle rime
Gareggiàr le Donzelle, e colla voce;
E mentre un stuol canori detti esprime,
L'altro movea sull'erbe il piè veloce:
A te, novello April, le glorie prime
Cantate fur, poi te, di Borea atroce
Zeffiro successor, poi l'alma Dea
Dei prati, e Amor lodaro, e Citerea.

VIII.
Voi che felici in cielo, o Dei, menate
L'anno, che mai non ha state né verno,
Lungo nei nostri volti ah! Conservate
L'anno di gioventù, se non eterno;
E nuove ognora le stagion passate
Vengano a ristorar con giro alterno;
Questo s'implora, o Dei. Così finiro
I cantici le Ninfe, indi partiro.


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