a cura di Anna Orsi
Idillio tratto da "POESIE VARIE" di Pietro Bagnoli Can. Samminiatese, Prof. di Lettere Greche e Latine nella R. Università di Pisa, Antonio Canesi, Tomo II, Samminiato, 1834: GLI ULTIMI SEI MESI DELL'ANNO - Idilli, pp. 173-175.
Ottobre a San Miniato
Foto di Francesco Fiumalbi
IL
PRIMO
D'OTTOBRE
I.
Dicon che noi col
nostro cinguettio
Facciam sviar gli augei
dal paretaio,
Dicea Dorina a un stuol
di Ninfe, ed io
Da questi discortesi mi
dispaio,
Uomini che non vanno a
genio mio,
Cui perduta una preda è
maggior guaio,
Che un amante, e le
spose fredde in letto
Lascian, che della
caccia han più diletto.
II.
Siam pur noi
cacciatrici. Amiche, udite,
Andianne a caccia di
quel colle in vetta.
Si mise in via, la
seguìr quelle unite.
Era in cima del colle
una piazzetta.
Fùr le parti da lei
distribuite;
Pose dei rami: è
questa la fraschetta;
Io tenderò, voi fate
da zimbelli,
E voi qui intorno da
canori augelli.
III.
Voi che avete più
snelle i piè leggeri,
Figuratevi aver l'ali
volanti;
Scorrete intorno
com'augei stranieri
Allettati al boschetto
e a'dolci canti;
Risponderete ai versi
lusinghieri
Col chioccolar, per
l'alto volo erranti.
Sarete quanti sete
augelli maschi.
Alcun non se ne salvi,
ognun s'infraschi.
IV.
Poi fingea trar le
reti, e venian fuori
Più donzelle alle
prede d'improvviso.
Schiacciamo il capo ai
nostri sprezzatori,
Dicean, ciascuna il suo
fingendo ucciso.
Ma alfin nel paretaio
degli amori
L'uccisione un bacio
era nel viso.
Fingendo altrove poi la
gruccia e il fischio
Altra caccia facean di
verghe e vischio.
V.
Rapide fughe e
repentini assalti
Facean di cani e
schioppi in altra caccia,
Con iscoppi di voce or
bassi or alti
Come in aria ad
augelli, a fere in traccia;
Poi risi e balli e
canti, e tresche e salti,
Pur come stuol, che
gran fracasso faccia,
Per farsi udire, ad
agitar si diero
In quel ch'era
d'Ottobre il dì primiero.
VI.
Turba di cacciator, che
di lontano
Gli occhi e gli orecchi
a'suoni e a'moti intese,
Vider le Ninfe, e
l'additàr con mano
Ad altri: ognun la
caccia sua sospese.
Venivan chi da colle e
che dal piano,
Lasciavano capanni e
reti tese;
E spettator di quel
femineo giuoco
Un drappol se ne
accolse in erto loco.
VII.
Se n'avvidero scaltre,
e maggiormente
Si misero a adescarli
le donzelle.
Quei rapiron la strada,
e ponean mente
Alla più corta, per
recarsi ad elle.
Ma quando mossi fur,
rapidamente
Se ne fuggiron via le
Ninfe snelle,
Ch'essi non eran pur
giunti alla valle,
Quand'esse risalirono
un altro calle.
VIII.
E dopo quella ancora
un'altra costa
Superata, fermarsi in
erta cima,
Da lor sicure, perocchè
frapposta
V'era una valle assai
scoscesa ed ima,
E di lassù dalla
collina opposta,
Per farli vello vello e
lima lima,
Ver lo stuol, che
lasciato avean schernito,
Steser le man, fregando
dito a dito.
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