martedì 10 dicembre 2013

IN PILLOLE [020] - LA “BERLINA” DEI CONDANNATI IN PIAZZA DEL SEMINARIO A SAN MINIATO

di Francesco Fiumalbi
Quante volte si usa dire “mettere alla berlina”? E' un'espressione che ha una connotazione negativa, anche se spesso viene usata senza conoscerne il significato originario. Come spiega Ottorino Pianigiani (Dizionario Etimologico della Lingua Italiana, Roma, 1907, p. 147), fino a qualche secolo fa la “berlina” era una sorta di tavola o di palco, o comunque qualcosa di elevato, su cui veniva posizionato il condannato di turno per essere esposto al pubblico scherno. Insomma si trattava né più né meno di una specie di “gogna”.
Ebbene, anche San Miniato aveva la sua “berlina”. D'altra parte la Città della Rocca era sede dal 1370 di un Vicario fiorentino, con annessi tribunale, carcere e luoghi per le esecuzioni (vedi il post LE FORCHE DI SAN MINIATO BASSO).
Questo luogo dove i condannati venivano esposti alla pubblica gogna si trovava nell'odierna Piazza del Seminario, ovvero in quella che un tempo veniva chiamata “Piazza della Cittadella”, per la presenza di un vero e proprio quartiere militarizzato e controllato dai Fiorentini.
La “berlina” si trovava precisamente accanto alla fontanella, oggi restaurata ma non funzionante. Quindi di fianco al passaggio che conduce in Piazza del Duomo. Doveva trattarsi di una sorta di colonna, abbastanza spessa, ad uso piedistallo. Al di sopra veniva alloggiata una specie di gabbia con all'interno il condannato rinchiuso. Di questo ce ne parla Giuseppe Piombanti:

«Nel mezzo di questa piazza sorgeva la statua della granduchessa Maria Maddalena d'Austria; aveva difaccia, sotto il palazzo del vescovo, una fontana, ora abbandonata, alla quale veniva l'acqua dal soprastante colle, e accanto alla fonte era la colonna della berlina, dove stata seduto ed esposto il condannato, mentre sul palazzo della pretura suonava una campana».
[Giuseppe Piombanti, Guida della Città di San Miniato al Tedesco. Con notizie storiche antiche e moderne, Tip. Ristori, San Miniato, 1894, p. 76]

La “berlina” a San Miniato
Disegno di Francesco Fiumalbi

Non è dato sapere per quanto tempo sia stata praticata la “berlina” a San Miniato. Probabilmente era già in uso nel medioevo e continuò forse fino al XVII o XVIII secolo. Piombanti questo non lo dice, così come non dice da dove abbia tratto l'informazione. Probabilmente raccolse una memoria popolare. E se l'immagine della “berlina” era ancora presente nei ricordi dei sanminiatesi alla fine dell'800, non doveva essere stata abolita in epoche tanto remote.
Inoltre, facendo attenzione, nella porzione di muro sulla destra della fontana si possono notare ancora oggi alcuni elementi in ferro del tutto singolari: un anello disposto in alto, una specie di reggi-torcia, e un altro elemento a forma di “W”, una sorta di staffa, che probabilmente serviva per legare una fune. Non sappiamo a cosa servissero esattamente, ma potrebbero avere a che fare proprio con la “berlina”. Vediamo come.
Per issare la gabbia del condannato serviva una fune, collegata all'altro capo alla sella di un cavallo o ad un bove. Facendo passare la fune da un anello posto in alto, l'animale muovendosi avrebbe tirato la corda e fatto salire la gabbia. Una volta in posizione, la corda sarebbe dovuta essere opportunamente fermata e legata ad una staffa per evitare che il condannato, dimenandosi, rischiasse di cadere. Se poi tale operazione doveva svolgersi di notte, una torcia avrebbe fatto comodo. Ecco che tutti quegli elementi, apparentemente privi di logica, potrebbero acquistare un significato ben preciso.
Significativo poi che dal “palazzo della Pretura” (oggi Hotel Miravalle), che era stato la sede dei vicari fiorentini fino a tutto il '700 si elevasse il suono di una campana, che serviva semplicemente per attirare la popolazione e segnalare la presenza del condannato “messo alla berlina”.

L'area dove si trovava la “berlina”
Foto di Francesco Fiumalbi

Alcuni elementi in ferro che forse erano utilizzate per la “berlina”
Foto di Francesco Fiumalbi


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