a
cura di Francesco Fiumalbi
Ancora
una notizia curiosa tratta dal Diario
di
Giovanni di Lemmo da Comugnori il notaio e cronista sanminiatese,
originario di Comugnori (località al confine con il Comune di
Montopoli), autore di una cronaca che abbraccia i primi due decenni
del '300.
In
occasione del Natale, il 25 dicembre del 1307, una compagnia formata
da uomini di Santa Croce sull'Arno aveva organizzato uno spettacolo
di svago attraverso giochi e divertimenti. A quel tempo la comunità
santacrocese era sottoposta al governo di Lucca, la cui giurisdizione
interessava anche la regolamentazione di manifestazioni di questo
tipo. E, a quanto pare, sembra che le regole lucchesi fossero più
restrittive rispetto a quelle dei territori vicini, come quello di
San Miniato.
Colpita dal precetto di non esibirsi, la compagnia non volle rinunciare alla festa. Attraversato l'Arno, probabilmente dal porto presso la chiesa di San Vito, la compagnia giunse al borgo di Santa Gonda dalla Strata de Santa Cruce (Statuti, IV, 106 <111>), che corrisponde per buona parte con l'attuale via Giuseppe Montanelli a La Catena. Giunsero quindi nei pressi dell'abbazia dedicata a Santa Gioconda, dove esisteva almeno dal XII secolo una comunità di monaci benedettini appartenenti alla Congregazione Camaldolese. Intorno al complesso abbaziale doveva trovarsi un nucleo abitato, indicato nel '300 come un vero e proprio “borgo”, probabilmente abbastanza ampio, tenuto conto dell'epoca.
Colpita dal precetto di non esibirsi, la compagnia non volle rinunciare alla festa. Attraversato l'Arno, probabilmente dal porto presso la chiesa di San Vito, la compagnia giunse al borgo di Santa Gonda dalla Strata de Santa Cruce (Statuti, IV, 106 <111>), che corrisponde per buona parte con l'attuale via Giuseppe Montanelli a La Catena. Giunsero quindi nei pressi dell'abbazia dedicata a Santa Gioconda, dove esisteva almeno dal XII secolo una comunità di monaci benedettini appartenenti alla Congregazione Camaldolese. Intorno al complesso abbaziale doveva trovarsi un nucleo abitato, indicato nel '300 come un vero e proprio “borgo”, probabilmente abbastanza ampio, tenuto conto dell'epoca.
Gli uomini santacrocesi
pensarono bene di portarsi dietro un bel toro. Non sappiamo come
erano entrati in possesso dell'animale, che fu condotto a San Miniato
e offerto ai Signori Dodici, probabilmente a titolo di ringraziamento
per aver permesso loro l'esibizione. L'assemblea dei Dodici era la
più alta istituzione collegiale del Comune.
Il giorno successivo,
il bovino fu condotto nuovamente a Santa Gonda dove, coperto da un
panno di colore rosso con un leone bianco (ovvero l'emblema del
Comune di San Miniato), fu venduto. Parte del ricavato andò proprio
alla compagnia, che dopo, probabilmente, se ne tornò a Santa Croce
sull'Arno.
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Di
seguito le parole usate da Giovanni di Lemmo da Comugnori nel suo
Diario
per
descrivere l'episodio:
«[…]
§
Quedam societas hominum de Sancta Cruce Vallis Arni venerunt in
Paschate nativitatis Domini, que fuit die lune XXV decembris, ad
ludendum et iocandum apud Sanctam Condam in districtu Sancti Miniatis
quia preceptum fuit eis ut (non)
luderent
in Sancta Cruce a Comuni Lucano, et propter ea venerunt ad ludendum
ibi. Et habeant unum torum quem duxerunt ad Sanctum Miniatem, et
fuerunt (largiti a) domini[s] Duodecim et Comuni. Et postea (sequenti
die predicti mensis) pro Comuni Sancti Miniatis induerunt dictum
torum de panno (rubeo cum leonibus albis) antagliatis (et inverunt)
ad Sanctam Condam et vendiderunt dictum torum. Et fuerunt largiti eis
etiam libras vitingi denariorum in popolinis. (Et predicta fuerunt)
sub anno MCCCVIII, indictione sexta
[...]».
Ser
Giovanni di Lemmo Armaleoni da Comugnori, Diario
(1299-1319),
edizione a cura di Vieri Mazzoni, Deputazione di Storia Patria per la
Toscana, Documenti di Storia Italiana, Serie II, Volume XIV, Leo S.
Olschki Editore, Firenze, 2008, cc. 13v-14r, p. 17.
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