di
Francesco Fiumalbi
La Galleria degli Uffizi di Firenze è senza dubbio uno dei musei più importanti del
mondo, che non ha certo bisogno di presentazioni. Nello stesso grande
edificio che conserva opere di Cimabue, Giotto, Leonardo da Vinci,
Michelangelo, Raffaello, Mantegna, Tiziano e Botticelli, possiamo
trovare, piccola piccola, anche San Miniato.
Fra i milioni di
visitatori che ogni giorno varcano l'ingresso degli Uffizi, nessuno
sembra accorgersi della nostra Città, eppure è lì. Anch'io,
qualche tempo fa, ci sono passato molto vicino eppure ho tirato
dritto. Come è possibile?
Purtroppo, per vederla
bisogna guardare verso una direzione insolita, inaspettata: verso il
soffitto! E, sono sincero, se non fosse stato per una pubblicazione
del 1745, non ne avrei avuto notizia. Infatti non ho trovato alcuna
traccia di questa rappresentazione nella, seppur nutrita,
storiografia artistica sanminiatese. Ci sta anche che abbia guardato male, non lo escludo.
Possibile che non se ne sia mai accorto nessuno? D'altra parte agli Uffizi si va per ammirare ben altri capolavori e non certo per guardare i soffitti, anche se sono davvero molto belli e suggestivi.
Possibile che non se ne sia mai accorto nessuno? D'altra parte agli Uffizi si va per ammirare ben altri capolavori e non certo per guardare i soffitti, anche se sono davvero molto belli e suggestivi.
Occorre fare
attenzione, perché questa raffigurazione di San Miniato non va
confusa con quella Allegoria che si trova in uno dei grandi cassettoni del vicino “Salone dei Cinquecento”. Quella è ben nota e pubblicata in diversi testi.
Foto di Francesco
Fiumalbi
L'Allegoria
della Città di San Miniato
degli Uffizi è costituita da tre riquadri dipinti, inseriti
all'interno del controsoffitto ligneo del cosiddetto “Corridoio
Ovest”. Si trova incassato fra due travetti ricalati, binati, e
poco distanti fra loro. Per raggiungerlo bisogna andare quasi in
fondo al corridoio, a pochi metri dal Laoconte
di
Baccio Bandinelli,
e in prossimità dell'ingresso alla Sala n. 45.
Il
“Corridoio Ovest” è quella parte degli Uffizi che fu usato come
galleria fin dalla seconda metà del '600 e qui sono collocate
numerose statue appartenenti alla collezione di Cosimo III de'
Medici. Fra il 1658 e il 1679, per volere del Granduca Ferdinando II de' Medici,
i soffitti vennero arricchiti con il raffinato apparato pittorico,
realizzato da artisti di primo piano nella Firenze dell'epoca, fra
cui Cosimo Ulivelli, Angelo Gori, Jacopo Chiavistelli e altri.
Vennero eseguite varie allegorie, a rappresentazione delle Arti e
delle Virtù (associate di volta in volta ad illustri personaggi
fiorentini), ed anche delle Città del Granducato di Toscana. E qui
troviamo la nostra San Miniato, interposta fra la “Poesia”
e la “Istoria”,
segnalata da apposite iscrizioni collocate ai margini dei lati corti.
Lì vicino poi ci sono Colle Val d'Elsa, Pescia, Volterra, Livorno, e
così via.
Disegno
di Francesco Fiumalbi
Come
detto, la nostra Allegoria
è
costituita da tre parti. Un riquadro centrale più ampio, affiancato
da altri due più piccoli situati alle due estremità.
Nello
spazio centrale troviamo un uomo abbastanza corpulento che, seduto su
di una roccia, tiene con la mano destra lo stemma o l'arme del Comune
di San Miniato, ovvero il leone rampante bianco in campo rosso, con
una spada. Con l'altra mano sostiene quella che sembra una grande
bandiera interamente bianca. Davanti all'uomo, troviamo un'altra
figura maschile, che sembra denunciare un forte stato di decadenza e
debolezza. Nei
due riquadri minori, molto piccoli, sembrano essere rappresentate due
scene di battaglia, difficilmente riconoscibili.
Cosa
potrebbero rappresentare queste immagini? E' difficile comprenderne
il significato, ma ci proviamo. L'uomo corpulento potrebbe alludere
all'antica potenza del Comune di San Miniato, saldamente arroccato
sulla cima di un rilievo roccioso. Da una parte lo stemma, che
qualifica l'appartenenza dell'uomo, e dall'altra una bandiera bianca
che potrebbe alludere ad una resa. Vale a dire, la Città di San
Miniato, nonostante fosse così potente e fiera, fu comunque
costretta ad arrendersi alla supremazia di Firenze. L'altra figura,
infatti, è rappresentata da un uomo che non sembra godere di buona
salute, e potrebbe alludere allo stato di decadenza a cui fu
costretta San Miniato dalla sottomissione fiorentina.
I
due riquadri minori, invece dovrebbero rappresentare la cacciata dei
Vicari Imperiali con l'aiuto della Lega Guelfa, identificata con
Firenze, e la conquista di San Miniato da parte della città
gigliata.
Disegno
di Francesco Fiumalbi
Tuttavia
questa non è la raffigurazione originale dell'Allegoria
della Città di San Miniato.
Infatti nel 1762 la parte occidentale degli Uffizi fu interessata da
un gravissimo incendio che, oltre a danneggiare molte delle opere
esposte, provocò anche il crollo di buona parte del tetto. E dal
disastro fu attaccata anche quella zona dove si trovava la nostra
Allegoria,
che risultò fortemente compromessa. Una volta ricostruita la
porzione distrutta, gli affreschi del soffitto, furono ripristinati
da Giuseppe del Moro, Giuliano Traballesi e Giuseppe Terreni, nei
modi e con le figure che possiamo vedere ancora oggi.
Per
fortuna, grazie ad una felice iniziativa editoriale, tutti i soffitti
della Galleria degli Uffizi erano stati pubblicati nel seguente
testo, dato alle stampe prima dell'incendio: Domenico
Maria Manni e Giuseppe Menabuoi, Azioni gloriose
degli uomini illustri fiorentini espresse co' loro ritratti nelle
volte della Real Galleria di Toscana,
Stamperia di G. Orsini, Firenze, 1745.
Al numero VIII delle
raffigurazioni troviamo l'Allegoria della Città di San Miniato,
con il testo didascalico di Domenico
Maria Manni, grande erudito del tempo, e del quale abbiamo
proposto il testo descrittivo de Il
Sigillo dei Signori Dodici San Miniato. Siamo
in un periodo in cui la fotografia era ben lontana dall'essere
inventata. E così, la tecnica di rappresentazione dei soffitti della
Galleria degli Uffizi fu quella dell'incisione su rame. I disegni
furono realizzati da Giuseppe Menabuoi, valente incisore dell'epoca.
Notiamo subito che l'immagine originaria era molto diversa da
quella ripristinata post incendio, e che possiamo vedere ancora oggi.
Azioni
gloriose degli uomini illustri fiorentini espresse
co'
loro ritratti nelle volte della Real Galleria di Toscana,
Firenze,
1745, n. VIII.
Ripercorriamo
quindi l'originale composizione, aiutati dalla didascalia scritta dal
Manni.
«La
figura del mezzo accompagnata da varj genj rappresenta in alto
collocata la Città di SAMMINIATO avente sotto di se il fiume d'Arno
fautore della sua dovizia da una parte; dall'altra il Leone coronato,
bianco in campo rosso, colla spada in una branca, sua presente
Divisa».
[D.
M. Manni, Azioni
gloriose degli uomini illustri fiorentini espresse co' loro ritratti
nelle volte della Real Galleria di Toscana,
Firenze, 1745, n. VIII].
Azioni
gloriose degli uomini illustri fiorentini espresse
co'
loro ritratti nelle volte della Real Galleria di Toscana,
Firenze,
1745, n. VIII, particolare centrale.
«Nel
tondino sotto di essa vien rappresentato quando l'anno 1311 i
Fiorentini unitisi co' Samminiatesi, ed altri popoli messero un
presidio di Soldatesca in Samminiato per assicurarlo contra
l'Imperatore Enrico VII. E ciò viene bastantemente individuato dalle
due Armi della Bandiera, cioè il Giglio de' Fiorentini a man dritta,
ed a man sinistra il Leone senza spada, come allora lo faceva
Sammminiato».
[D.
M. Manni, Azioni
gloriose degli uomini illustri fiorentini espresse co' loro ritratti
nelle volte della Real Galleria di Toscana,
Firenze, 1745, n. VIII]. In realtà non ci sono validi elementi per
associare questa particolare immagine all'episodio del 1311. Secondo
il mio parere, in realtà allude alla cacciata dei Vicari Imperiali
del 1288 con l'aiuto e il sostegno della Lega Guelfa, identificata
con Firenze, a cui San Miniato aveva ormai stabilmente aderito.
Azioni
gloriose degli uomini illustri fiorentini espresse
co'
loro ritratti nelle volte della Real Galleria di Toscana,
Firenze,
1745, n. VIII, particolare.
«Nel
tondino di sopra si esprime quando l'anno 1369 questa allora Terra,
dopo disastroso assedio fu presa da' Fiorentini mediante un'apertura
fattavi dal famoso Luperello nelle mura Castellane di essa».
[D.
M. Manni, Azioni
gloriose degli uomini illustri fiorentini espresse co' loro ritratti
nelle volte della Real Galleria di Toscana,
Firenze, 1745, n. VIII]. Non vi sono particolari dettagli morfologici, se non la torre, collocata alla sommità della collina, che qualifica in maniera inequivocabile, la Città di San Miniato.
Azioni
gloriose degli uomini illustri fiorentini espresse
co'
loro ritratti nelle volte della Real Galleria di Toscana,
Firenze,
1745, n. VIII, particolare.
Come
potete osservare, non si tratta di un'opera grandiosa o di un
capolavoro assoluto della pittura italiana, però se vi ricapiterà
di andare in visita alla Galleria degli Uffizi, quando vedete da
vicino il Laoconte
di
Baccio Bandinelli, o mentre state per entrare nella Sala n. 45,
ricordatevi che lì nei pressi c'è una raffigurazione della nostra
Città. E ricordatevi che per cercarla bisogna alzare gli occhi al
soffitto.
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