di
Francesco Fiumalbi
La
facciata della Cattedrale dei SS. Maria Assunta e Genesio Martire di
San Miniato, è ricca di spunti e di dettagli. Dopo aver diffusamente
parlato del cosiddetto “labirinto” (anche se in realtà si tratta di una“triplice cinta”) e aver osservato le teorie sul significato della composizione dei bacini ceramici,
in questo post parleremo delle tre figure in marmo che si stagliano
nel paramento in laterizio della chiesa.
Si
tratta di tre facce maschili, realizzate in rilievo su altrettanti
elementi di marmo bianco. La prima si trova in posizione centrale,
fra l'archivolto e il lembo superiore dell'oculo centrale più basso,
entrambi tamponati [n-01].
Il secondo elemento è posizionato alla sinistra del medesimo
archivolto centrale, quasi a concludere idealmente l'orchestrazione
del gruppo di sinistra dei bacini ceramici inferiori [n-02].
Il terzo si trova prossimo al limite sinistro della facciata, sotto
alla mensola che sostiene una protome leonina di dubbia fattura
[n-03].
Le
tre faccine sulla facciata del Duomo di San Miniato
Particolari,
foto di Marco Mancini
Facciata,
foto di Francesco Fiumalbi
Francesco
Onnis ha osservato che molto probabilmente siamo di fronte ad
elementi di reimpiego (da una chiesa precedente? dalla Pieve di San
Genesio distrutta nel 1248?). In ogni caso, tale circostanza è
evidenziata anche dalla posizione, tutto sommato casuale, di questi
elementi rispetto alla complessiva orchestrazione compositiva della
facciata. Onnis propone di riconoscere questi elementi come
appartenuti alla decorazione di altrettante colonnine inserite a
delineare l'apertura di finestre a bifora, ma la dimensione
estremamente modesta da una parte, e l'assoluta mancanza di esempi
similari nella zona dall'altra, lasciano ampio margine di incertezza
(1). Non precisabile nemmeno la datazione, che secondo Maria Laura
Cristiani Testi deve essere assegnata al XII secolo (2). In effetti,
stilisticamente le testine sembrano essere molto distanti sia dagli
esempi altomedievali riscontrabili fra Pisa e Lucca (3), ma al tempo
stesso arcaici, rispetto ai modi decisamente più plastici ed
espressivi, proposti dai grandi artisti attivi nei cantieri pisani
nell'ultimo scorcio del XII secolo, come Bonanno,
Guglielmo
e Biduino
(4). Tuttavia, inserendo la costruzione dell'edificio nel contesto
storico-geografico sanminiatese del tempo, non si può nemmeno
escludere una riproposizione in chiave “provinciale”, ed al tempo
stesso isolata, di forme più antiche provenienti da modelli
elaborati anche in contesti molto lontani e difficilmente
riscontrabili.
Elemento
[n-01]
Foto
di Marco Mancini
In
ogni caso, i tre elementi sono da assegnare, con ogni probabilità
alla medesima mano. Le cavità oculari a forma di mandorla, e la
stessa conformazione della parte bassa del volto, le labbra sottili e
stirate orizzontalmente, gli zigomi celati dalla carne che si apre a
ventaglio sulla bocca, sono elementi comuni a tutte e tre le
sculture. Si tratta di caratteristiche somatiche ben accentuate,
evidenti, grazie anche al fatto che due delle tre testine presentano
un ottimo stato di conservazione. Anche il terzo elemento marmoreo,
seppur con una superficie decisamente più degradata per effetto di
continui fenomeni di dilavamento, in origine sembra aver avuto i
medesimi tratti salienti.
Altra
caratteristica comune è la dimensione in alzato, pari ad una “testa”
di mattone. Infatti, in tutti e tre i casi, gli elementi hanno
un'altezza che corrisponde a quella di due mattoni stesi di piatto,
che, idealmente uniti, formano una “testa”, una misura che
corrisponde a 12-13 cm circa. Nel mattone moderno una “testa”
corrisponde a 12 cm, ma in passato poteva variare anche
significativamente.
Elemento
[n-02]
Foto
di Marco Mancini
In
conclusione, di questi elementi abbiamo solo quelle informazioni che
possiamo ricavare dai manufatti stessi. Difficile operare una
datazione con precisione, forse impossibile risalire alla
collocazione, e quindi alla funzione decorativa, originaria.
Rimangono tre piccole sculture, che indubbiamente solleticano la
curiosità degli osservatori più attenti. Anche perché un po' per
la modesta dimensione, un po' per la presenza dei bacini ceramici che
attirano maggiormente l'attenzione, i tre piccoli volti rischiano di
passare del tutto inosservati alla vista del passante miope o
frettoloso.
Elemento
[n-03]
Foto
di Marco Mancini
NOTE
E RIFERIMENTI
(1)
F. Onnis, Biografia di una
architettura, in AA.VV.,
La Cattedrale di San
Miniato, CRSM, Pacini
Ediotore, Pisa, 2004, p. 58.
(2)
M. L. Cristiani Testi, San
Miniato al Tedesco. Saggio di storia urbanistica e architettonica,
Marchi & Bertolli, Firenze, 1967, p. 38.
(3)
Per gli esempi altomedievali si veda: I. Belli Barsali, Corpus
della scultura altomedievale,
I, La Diocesi di Lucca,
Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo, Spoleto, 1959; M. L.
Cristiani Testi, Corpus
della scultura altomedievale,
XIX, La Diocesi di Pisa,
Fondazione Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo, Spoleto,
2011.
(4)
Sulla scultura medievale pisana si veda: M. L. Cristiani Testi, Arte
medievale a Pisa tra Oriente e Occidente,
Consiglio Nazionale delle Ricerche, Roma, 2005; L. Cartelli e C.
Giometti, Pietre vecchie
ma non antiche. Compendio di scultura medievale pisana fino all'età
di Giotto, Banca di
Credito Cooperativo di Fornacette, Pacini Editore, Pisa, 2010.← TORNA ALL'INDICE DELLE “PILLOLE”
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