di
Francesco Fiumalbi
Post aggiornato:
1° revisione 16 novembre 2014.
2° revisione 7 aprile 2017
3° revisione 1 settembre 2019
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Indice
del post
La
torre campanaria del Duomo è uno degli edifici più suggestivi della
Città. L'altezza di oltre 30 metri, fa del campanile l'edificio più
alto di San Miniato: infatti dal terreno al coronamento la Rocca è
più bassa, almeno nella sua configurazione odierna, forse
originariamente no. Inoltre la struttura racchiude in sé anche altre
caratteristiche, come la solidità e la robustezza date dal corpo
massiccio e dal tipico colore del paramento in laterizio, forse nei
secoli parzialmente intonacato (come risulta da diverse fotografie
dei primi anni del ‘900).
Non
staremo qui a ripercorrere minuziosamente la storia di questa torre,
di cui diremo solo poche parole. Fino a non molto tempo fa l'idea
consolidata all'interno della storiografia sanminiatese in sintesi
era questa: la torre originariamente sarebbe stata una struttura
militare, costruita nell'ambito del rafforzamento difensivo del
castello di San Miniato promosso da Federico I “Barbarossa” nella
seconda metà del XII secolo. Secondo questa interpretazione, la
torre sarebbe rimasta isolata e solo nel 1488, con la riapertura al
culto della chiesa dei SS. Maria e Genesio, sarebbe stata inglobata
dalla pieve, divenendone quindi il campanile (1).
Tale
ricostruzione è stata riportata e ripresa, in seguito, da moltissime
pubblicazioni che non staremo ad elencare. Tra l'altro questa
circostanza è smentita dal fatto che nel 1378, il nuovo governo
fiorentino, affermatosi dopo l'assedio del 1369-70, rese necessaria
la custodia continua delle seguenti strutture: la
Torre del Palagio, che è
nella terra di Samminiato, e che si chiama Palagio del Capitano, il
campanile della Pieve, e la Torre Pallaleonum, che è presso il
palazzo quondam Lodovici de Ciaccionibus (2).
Quindi almeno al 1378 la torre era già campanile.
Soltanto
da alcuni anni si sta facendo strada una nuova ipotesi, completamente
opposta alla precedente, e secondo la quale la chiesa e la torre
campanaria sarebbero il frutto di un progetto unitario. Un punto,
ormai abbastanza consolidato, è l'unitarietà della costruzione
della Cattedrale, dal momento che sui fronti laterali non vi sono
discontinuità nelle murature. E' del tutto ragionevole che la chiesa
si presentasse con la dimensione odierna fin dalla sua costruzione o
ri-costruzione duecentesca, anche soltanto per ovvi motivi
stilistico-compositivi. Una chiesa quadrata è rarissima, mentre il
rapporto più frequente (diciamo il 95% delle chiese) fra larghezza e
lunghezza dell’aula è di 1 a 2. Tuttavia, anche se la composizione
chiesa-campanile non sembra essere casuale, dal momento che la
lunghezza dell’aula è prossima all’altezza della torre, il nodo
sulla questione non può essere ancora risolto completamente (3).
Campanile
della Cattedrale
di
Santa Maria Assunta e San Genesio Martire
Foto
di Francesco Fiumalbi
Lo
studio delle campane della torre, che non ci risulta sia mai stato
fatto fino ad oggi, probabilmente è in grado di aggiungere
un'ulteriore elemento in questo dibattito storico-architettonico:
potrebbe configurarsi con maggiore forza l'idea che la torre abbia
funzionato da campanile almeno dalla seconda metà del XIII secolo,
cioè dal periodo in cui l'antica chiesa di Santa Maria del Castello
di San Miniato divenne la Pieve dei SS. Maria e Genesio,
conseguentemente alla distruzione della chiesa e del borgo di San
Genesio nel 1248 (4). Infatti, le due campane più antiche, dedicate
rispettivamente a Sant'Anselmo Vescovo di Lucca [02]
e a Santa Maria Assunta [05]
riportano quale data di prima fusione l'anno 1279. Ovvero sarebbero
di 5 anni posteriori rispetto alla collocazione nella pieve del
pulpito di Giroldo da Como, avvenuta nel 1274 (5). Il pulpito, così
come le campane, sono elementi di finitura rispetto ad una
costruzione importante come era l'allora Pieve dei SS. Maria e
Genesio, per cui, se da una parte il pulpito fissa un termine ante
quem per la chiesa, le
campane potrebbero fornire una preziosa indicazione relativamente
alla torre campanaria.
A
questo punto è lecito porsi alcune domande. Le due campane sono
state collocate fin dalla loro origine nell'apposita cella sulla
torre? E se si, la torre è nata effettivamente nella seconda metà
del '200, oppure è una costruzione precedente ed è stata riadattata
in quel periodo? Infine, oltre alle due campane documentate nella
seconda metà del XIII secolo, ce n'erano altre? A tutte queste
domande, ad oggi, non è possibile fornire una risposta certa.
Se
effettivamente la grandezza delle due campane sopraindicate fosse
stata uguale a quella odierna fin dalla loro prima fusione, appaiono
inverosimili tutte le altre soluzioni di alloggiamento al di fuori
della torre. Infatti le campane duecentesche hanno una dimensione
considerevole (circa 130 cm di diametro quella di Santa Maria
Assunta, circa 85 cm di diametro quella di Sant'Anselmo), inducendo a
scartare eventuali strutture di alloggio staticamente più modeste,
come un ipotetico campanile a vela. D'altronde un elemento
architettonico come questo sarebbe risultato conveniente solamente
per campane molto più piccole. Mentre, per elementi di tale
dimensione, solo una vera e propria torre campanaria avrebbe potuto
opporre, con la sua mole, un adeguato smorzamento all'energia
cinetica, prodotta dal moto armonico delle campane.
Dalle
iscrizioni presenti sulle altre campane, queste sembrerebbero
risultare più recenti, tuttavia non è possibile stabilirlo con
certezza. Infatti, pur riportando datazioni successive (due del 1488
e l'altra del 1619), non possiamo escludere che queste
originariamente fossero più antiche e che il loro ipotetico
rifacimento abbia cancellato eventuali iscrizioni contenenti
informazioni della primigenia fusione. D'altra parte la sensibilità
per la memoria storica è un fatto relativamente moderno. In mancanza
di documentazione, non possiamo fare altro che considerare, seppur
con la dovuta cautela, quelle datazioni come originarie. Lo stesso
discorso non può che valere anche per le due campane più antiche,
dal momento che niente ci è dato sapere relativamente all'apparato
campanario della più antica chiesa di Santa Maria, documentata per
la prima volta nella bolla di Celestino III del 1195 (6).
Le campane, collocazione all’interno della cella
Schema di Francesco Fiumalbi
Le campane, descrizione sintetica
Schema di Francesco Fiumalbi
Schema di Francesco Fiumalbi
3 - L'INAUGURAZIONE DELLE CAMPANE NEL 1842
L'apparato delle sei campane della Cattedrale di San Miniato è rimasto pressoché inalterato dal 1842, anno in cui vennero tutte completamente rifuse da Giovanni Battista Stefani di Fontanaluccia (Modena) e sotto la supervisione dei Canonici Silvio Risi (1807-1860) (7) e Carlo Pescini (1808-1880) (8). L'inaugurazione, il primo "doppio", avvenne in occasione del Natale dell'anno 1842. Di tale circostanza è rimasto anche un resoconto pubblicato nella Gazzetta di Firenze n. 5 del 12 gennaio 1843, la cui trascrizione è proposta di seguito pp. 3-4:
Di seguito l'elenco delle campane:
L'apparato delle sei campane della Cattedrale di San Miniato è rimasto pressoché inalterato dal 1842, anno in cui vennero tutte completamente rifuse da Giovanni Battista Stefani di Fontanaluccia (Modena) e sotto la supervisione dei Canonici Silvio Risi (1807-1860) (7) e Carlo Pescini (1808-1880) (8). L'inaugurazione, il primo "doppio", avvenne in occasione del Natale dell'anno 1842. Di tale circostanza è rimasto anche un resoconto pubblicato nella Gazzetta di Firenze n. 5 del 12 gennaio 1843, la cui trascrizione è proposta di seguito pp. 3-4:
Samminiato
29. Dicembre
Divoto
affollato concorso di Fedeli rese in quest'anno più brillanti i
Natalizj festeggiamenti, e l'eucaristiche Esposizioni nella nostra
Cattedrale. Cagione della non ordinaria frequenza furono le nuove
Campane, che annunziarono il principio della Festa, e di cui a
onoranza dell'egregio Artefice sig. Gio. Battista Stefani di
Fontanaluccia, nello Stato Modenese, vuolsi fare giusto e meritato
elogio. Grande era l'aspettazione del nuovo Doppio, la cui fusione in
presenza di altri reptati Artisti allo Stefani era stata affidata, e
da lui maestrevolemente eseguita in Samminiato sotto gli occhi della
dotta, e della volgare curiosità. I Deputati Capitolari Rev. Sigg.
Can. Silvio Risi, e Can. Carlo Pescini non avean risparmiato
diligenza al buon effetto, sorvegliando la provvista di ottimo genere
di metalli, e cercando negli stessi restauri della Torre Campanaria,
diretti con grande intelligenza dal Capomaestro Antonio Vannini
Samminiatese, di combinare colla sicurezza della Fabbrica ogni cosa,
che valesse a rendere la collocazione medesima dei bronzi armonica.
All'aspettazione dei cittadini si aggiungeva il desiderio di vedere
interrotto un lungo silenzio. Ma se grande era l'aspettazione, e
forte il desiderio, l'effetto superò l'aspettazione, e il desiderio.
Suonarono, e accorse il Popolo in folla; suonarono ed ogni animo
restò compreso di gioja, non sapendo, se più doveva ammirarsi la
forma, l'abbondanza, il tuono grave e maestoso dell'armonia, o la
dolcezza e soavità. L'accordo perfetto di sei Campane, la prima in
Cisolfaut, la seconda in Delasolré, la terma in Elami, la quarta in
Fafault, la quinta in Gisolreut, e la sesta in Gisolreut ottavo,
genera un'insieme, ed un'avvicedamento di armonia che rapisce. Onore
facciasi al Rev. Capitolo che accrebbe così l'esterior decoro della
sua Chiesa; onore ai suoi Deputati che adoperarono con tanto zelo;
onore e applauso all'abile Artefice, a cui questo elogio rendutogli
per giustizia desideriamo che possa procacciare altri lavori, giacché
colla somma abilità egli possiede una prerogativa, che non va sempre
coll'arte congiunta, l'onestà, la quale è però una gran virtù dei
grandi Artisti. (A. C.)
Di seguito l'elenco delle campane:
+
D.O.M. AC D: FORTUNATO M: PATR: MIN: PRINC: CIVIT: AN: D: MDCXIX
ITERUM DICATUM MDCCCXLII
Come
risulta dall'inscrizione all'interno del toro superiore, la campana è
dedicata a San
Fortunato Martire,
indicato come Patrono Principale della Città di San Miniato.
L'elemento originario risalirebbe al 1619, quindi pochissimi anni
prima dell'erezione della Diocesi. Fu poi rifusa nel 1842 da Giovanni Battista Stefani, originario di Fontanaluccia (Modena), e sotto
la direzione dei Canonici Silvio Risi (1807-1860) e Carlo Pescini
(1808-1880). Quest'ultimi furono eletti deputati per conto del
Capitolo a sovrintendere le operazioni di rifacimento dell'intero
gruppo di campane, come si legge nell'inscrizione al centro della
superficie laterale, detta mantello. Quarta in ordine di grandezza,
con un diametro che sfiora i 100 cm, la campana di San Fortunato
Martire è collocata sull'apertura di sinistra del prospetto
occidentale della torre, quindi quello che si affaccia verso Piazza
del Duomo.
Inscrizione
presente sul mantello:
JO.
BAPT. STEPHANI
EUD:
A:D: MDCCCXLII
CAN:
SILVIUS: RISI: DEP:
CAN:
CAROLUS PESCINI DEP:
Bassorilievi
presenti sul mantello:
-
Stemma Stefani
-
Figura di San Fortunato Martire
-
Crocifisso
-
Madonna orante
+
D.O.M. AC D: ANSELMO EPISC: PATR: MIN: PRINC: AN: MCCLXXIX IAM DICATA
TERTIA
VICE FUSA A.D. MCMLX EP. FELICE BELCARO
La
campana è dedicata a Sant'Anselmo
Vescovo di Lucca
(Milano, 1035 – Mantova, 1086), Patrono Principale di San Miniato.
Secondo l'iscrizione presente sul toro della campana, risalirebbe al
1279, poi rifusa nel 1842 da Giovanni Battista
Stefani, sotto la direzione dei Canonici
Silvio Risi (1807-1860) e Carlo Pescini (1808-1880). Quinta in ordine
di grandezza, con un diametro di circa 85 cm, insieme a quella
dedicata a Santa Maria Assunta, è una delle due campane più antiche
documentate. Con il passaggio del fronte bellico, la mattina del 22
luglio 1944, la torre campanaria fu colpita gravemente da diversi
colpi d'artiglieria da parte dell'esercito Alleato. Un proiettile
colpì la struttura fra la prima e la seconda campana, danneggiandole
entrambe. Tuttavia, mentre la campana di San Fortunato Martire poté
essere facilmente riparata, la campana di Sant'Anselmo risultò
praticamente inservibile, con il suono irrimediabilmente compromesso
e, per questo motivo, fu rifusa per la terza volta. Il
riposizionamento avvenne nel 1960, alla presenza del Vescovo Mons.
Felice Belcaro, in occasione del Secondo Convegno Eucaristico. La
nuova campana fu realizzata dalla Ditta Francesco Broili di Udine che
la rifuse direttamente in Piazza del Duomo, utilizzando il metallo di
quella danneggiata.
Inscrizione
presente sul mantello:
O
CRUX AVE SPES UNICA
O
SALUTATI HOSTIA AN / SECUNDI EUCARISTICI CONVENTUS
Bassorilievi
presenti sul mantello:
-
Marchio ditta Broili
-
Sant'Anselmo Vescovo
-
Crocifisso
-
SS. Sacramento
[03]
– CAMPANA DEI SS. CARLO BORROMEO E ROCCO PELLEGRINO
E’ la più piccola fra quelle collocate all'interno della cella campanaria, con un diametro che supera di poco i 60 cm. Non presenta iscrizioni sul toro ed è dedicata a San Carlo Borromeo e a San Rocco Pellegrino. Si trova nell'unica apertura sul lato settentrionale della torre ed è stata fusa, o rifusa, assieme alle altre nel 1842 per iniziativa della comunità sanminiatese.
E’ la più piccola fra quelle collocate all'interno della cella campanaria, con un diametro che supera di poco i 60 cm. Non presenta iscrizioni sul toro ed è dedicata a San Carlo Borromeo e a San Rocco Pellegrino. Si trova nell'unica apertura sul lato settentrionale della torre ed è stata fusa, o rifusa, assieme alle altre nel 1842 per iniziativa della comunità sanminiatese.
Inscrizione presente sul mantello:
D.O.M.
AC: DIVIS: CAROLO
NEC: NON: ROCHO
CIVES: MINIATENSES
PER: AMANTIBUS
A:D: MDCCCXLII
AC: DIVIS: CAROLO
NEC: NON: ROCHO
CIVES: MINIATENSES
PER: AMANTIBUS
A:D: MDCCCXLII
DICATUM
Bassorilievi presenti sul mantello:
- Crocifisso
- Figura orante
- Stemma Stefani
- Stemma Stefani
JO. BAPT. STEPHANI
EUD: A:D: MDCCCXLII
CAN: SILVIUS: RISI: DEP:
CAN: CAROLUS PESCINI DEP:
+
D.O.M. ET AD HON: B: V: MARIAE AC D: GENESII M: CIVIT: ET DIOEC:
MINIAT: PATRONI MAIORIS AN: MCDLXXXVIII
Dedicata
a SS. Maria Beata Vergine e Genesio Martire (Patroni Maggiori della
Città e della Diocesi di San Miniato), con gli oltre 140 cm di
diametro è la campana più grande. Per questo motivo i sanminiatesi
la chiamano affettuosamente “Il Campanone”. L’elemento
originario risalirebbe al 1488 (assieme a quella dedicata a S.
Miniato Martire, poi rifusa nel 1842 da Giovanni
Battista Stefani, con la supervisione dei canonici
Silvio Risi e Carlo Pescini. Nel 1488 la chiesa fu riaperta al culto,
dopo l'interdizione del 1378. In quel periodo furono effettuati
lavori di risistemazione e adeguamento, da un punto di vista
architettonico, decorativo e liturgico, che probabilmente
interessarono anche l'apparato campanario.
Questa
campana è collocata all’interno dell’apertura di sinistra sul
fronte orientale del campanile.
Inscrizione
presente sul mantello:
JO.
BAPT. STEPHANI
EUD:
A:D: MDCCCXLII
CAN:
SILVIUS: RISI: DEP:
CAN:
CAROLUS PESCINI DEP:
Bassorilievi
presenti sul mantello:
-
Stemma Stefani
-
Figura di San Genesio Martire
-
Crocifisso
-
Maria Assunta
+
D.O.M. ET AD HON: B:
V: MARIAE IN COELUM ASSUMPTAE CATHED: TITUL: MCCLXXIX IETRUM AN:
MDCCCXLII DICATUM
Seconda
in ordine di grandezza, con i suoi 130 cm di diametro, questa campana
è dedicata alla Beata Vergine Maria Assunta in Cielo, a cui è
intitolata la Cattedrale. Si trova nell’apertura destra del fronte
orientale della torre e, secondo l’iscrizione contenuta nel toro,
la campana originaria risalirebbe all’anno 1279. Fu poi rifusa nel
1842 da Giovanni Battista Stefani, con la supervisione dei canonici Silvio Risi e Carlo
Pescini.
Inscrizione
presente sul mantello:
JO.
BAPT. STEPHANI
EUD:
A:D: MDCCCXLII
CAN:
SILVIUS: RISI: DEP:
CAN:
CAROLUS PESCINI DEP:
Bassorilievi
presenti sul mantello:
-
Stemma Stefani
-
Maria Assunta
-
Crocifisso
+ D.O.M. HAC D: MINIATI: M: PATR: MIN: PRINC: AN: MCDLXXXVIIII ITERUM DICATUM A.D. MDCCCXLII
La campana è dedicata a San Miniato Martire, Patrono Principale di San Miniato. L’elemento originario risalirebbe al 1488 (assieme a quella dedicata ai SS. Maria Assunta e Genesio Martire), poi rifusa nel 1842 da Giovanni Battista Stefani con la supervisione dei canonici Silvio Risi e Carlo Pescini. Nel 1488 la chiesa fu riaperta al culto, dopo l'interdizione del 1378. In quel periodo furono effettuati lavori di risistemazione e adeguamento, da un punto di vista architettonico, decorativo e liturgico, che probabilmente interessarono anche l'apparato campanario. La campana è collocata nell’unica apertura del lato meridionale.
Inscrizione presente sul mantello:
JO. BAPT. STEPHANI
EUD: A:D: MDCCCXLII
CAN: SILVIUS: RISI: DEP:
CAN: CAROLUS PESCINI DEP:
Bassorilievi presenti sul mantello:
- Stemma Stefani
- Figura di San Miniato Martire
- Crocifisso
Con un diametro di circa 70 cm, è collocata nel
campanile a vela che si erge dal terrazzo alla sommità della torre.
E’ collegata all’orologio, realizzato nel 1438 al tempo di Piero di Andrea Ronci e di Paolo di Lodovico, come si legge anche nell'iscrizione collocata sul mantello. Il suo ruolo è quello di scandire il trascorrere delle ore (9). Non vi sono di inscrizioni sul toro. Fu rifatta assieme alle altre nel 1842, al tempo in cui fu Gonfaloniere del Comune di San Miniato Vincenzo Migliorati.
Inscrizione presente sul mantello:
AL TEMPO DE' DISCRETI UOMINI
DOTT: PAOLO DI LODOVICO E SER
PIERO DI SER ANDREA RONCI SPETTABILI
AMMINISTRATORI DEL COMUNE DI SAMMINIATO
MCCCCXXXVIII
ANNO MDCCCXLII RIFUSA
VINCENZO MIGLIORATI GONFALONIERE
DOTT: PAOLO DI LODOVICO E SER
PIERO DI SER ANDREA RONCI SPETTABILI
AMMINISTRATORI DEL COMUNE DI SAMMINIATO
MCCCCXXXVIII
ANNO MDCCCXLII RIFUSA
VINCENZO MIGLIORATI GONFALONIERE
Bassorilievi presenti sul mantello:
- Stemma Stefani
JO. BAPT. STEPHANI
EUD: A:D: MDCCCXLII
CAN: SILVIUS: RISI: DEP:
CAN: CAROLUS PESCINI DEP:
[08] - CAMPANA DEL CORO
Oltre alle sette campane collocate sulla torre, era presente anche un'ottava campana collocata sul campanilino a vela situato sui tetti delle sacrestie settentrionali, dove adesso c'è il Museo Diocesano. Non conosciamo la sua dedicazione, ma era detta anche la “Campana del Coro” perché serviva a richiamare i Canonici della Cattedrale, quando dovevano entrare nel “Coro”, ovvero nelle apposite sedute collocate dietro l’altar maggiore. Quando tutti i canonici erano pronti all’interno della Sacrestia, suonavano una campanella più piccola, collocata nel piccolo campanile a vela che si vede sbucare dal tetto del Museo Diocesano. Era il segnale per il sagrestano che poteva smettere di suonare la campana, dal momento che erano tutti pronti (10).
[08] - CAMPANA DEL CORO
Oltre alle sette campane collocate sulla torre, era presente anche un'ottava campana collocata sul campanilino a vela situato sui tetti delle sacrestie settentrionali, dove adesso c'è il Museo Diocesano. Non conosciamo la sua dedicazione, ma era detta anche la “Campana del Coro” perché serviva a richiamare i Canonici della Cattedrale, quando dovevano entrare nel “Coro”, ovvero nelle apposite sedute collocate dietro l’altar maggiore. Quando tutti i canonici erano pronti all’interno della Sacrestia, suonavano una campanella più piccola, collocata nel piccolo campanile a vela che si vede sbucare dal tetto del Museo Diocesano. Era il segnale per il sagrestano che poteva smettere di suonare la campana, dal momento che erano tutti pronti (10).
NOTE
E RIFERIMENTI
(1)
Per citarne solamente alcuni: Antonio Vensi, Materiali
per servire ad una Storia di San Miniato al Tedesco,
1874, Archivio dell'Accademia degli Euteleti, c. 314; Giuseppe
Piombanti, Guida
della Città di San Miniato al Tedesco con notizie storiche antiche e
moderne,
Tip. Ristori, San Miniato, 1894, p. 85; Carocci Guido, Gli
edifizi monumentali di San Miniato,
in Miscellanea Storica della Valdelsa, n. 32, 1904, p. 76; Maria
Laura Cristiani Testi, San
Miniato al Tedesco. Saggio di storia urbanistica e architettonica,
Marchi & Bertolli, Firenze, 1967, p. 41.
(2)
C.
Guasti (a cura di), I
Capitoli del Comune di Firenze. Inventario e Regesto,
2 voll., Tipi di M. Cellini e C, Firenze, 1866, Tomo I, V, n. 19, p.
237, 4-6 aprile 1378.
(3)
Francesco Onnis, Biografia
di una architettura,
in AA.VV., La
Cattedrale di San Miniato,
CRSM, Pacini Editore, Pisa, 2004, pp. 62-63.
(4)
Giovanni Villani, Nuova
Cronica (La prima parte delle Historie universali dei suoi tempi di
Giovan Villani Cittadino Fiorentino),
Nicola Bevilaqua ad istanza de' Giunti, Venezia, 1559 (prima edizione
Zanetti, Venezia, 1537) Libro VI, Cap. XXXII, p. 123; Giunti Filippo
e Giunti Iacopo (a cura di), Historia
Antica di Ricordano Malespini Gentil'huomo Fiorentino.
Dall'edificazione di Fiorenza per infino all'anno MCCLXXXI. Con
l'aggiunta Giachetto suo nipote dal detto anno per infino al 1286.
Nuovamente posta in luce, Staperia
de' Giunti, Firenze, 1568, p. 93.
(5)
Annamaria Ducci e Letizia Badalassi, Tesori
Medievali nel territorio di San Miniato,
CRSM, Pacini Editore, Pisa, 1998, pp. 165-173.
(6)
Giovanni Lami, Charitonis
et Hippophili Hodoeporici pars prima,
in Deliciae
eruditorum seu veterum anekdoton opusculorum collectanea,
Tomo X, Firenze, 1741, pp. 164-173; Migne J. P., Patrologie
Cursus Completus sive bibliotecha universalis, integra, uniformis,
commoda, aeconomica, omnium SS. Patrum, Doctorum scriptorumque
ecclesiasticorum
(Patrologia Latina), Vol. 206, n. CCV, coll. 1085-1086.
(7)
Silvio Risi, nato nel 1807 e morto nel 1860. Fu canonico della
Cattedrale dei SS. Maria Assunta e Genesio Martire di San Miniato,
all'interno della quale è collocata una epigrafe in suo ricordo.
Cfr. Boldrini Roberto, Dizionario
Biografico dei Sanminiatesi (secoli X-XX),
Comune di San Miniato, Pacini Editore, Pisa, 2001, p. 241, v. Risi,
Silvio.
(8)
Carlo Pescini, nato nel 1808 e morto nel 1880. Fu dottore in
Teologia, rettore della chiesa dei SS. Stefano e Michele di San
Miniato, canonico della Cattedrale e Vicario Generale della Diocesi
una fase di vacanza. Fu anche direttore delle Scuole Regie nel 1854,
docente di Catechistica presso il Seminario Vescovile e Protonotario
apostolico. Cfr. Boldrini Roberto, Dizionario
Biografico dei Sanminiatesi (secoli X-XX),
Comune di San Miniato, Pacini Editore, Pisa, 2001, p. 224, v.
Pescini, Carlo.
(9)
D. Lotti, San
Miniato, vita di un’antica Città,
SAGEP, 1980, Genova, p. 360.
(10) La notizia ci è stata riportata da Giuseppe Chelli a cui va il nostro ringraziamento.
(10) La notizia ci è stata riportata da Giuseppe Chelli a cui va il nostro ringraziamento.
A dirti che è un capolavoro è come scoprire l'acqua calda conoscendo chi sei: seri un fenomeno! Ma il Vescovo lo vedrà? Perchè alla vicenda delle campane è molto sensibile. Pensa che per un video dove proponevo il suono delle campane di poco conto, incontrandomi per San Miniato si fermò per dirmi che aveva visto e apprezzato il "doppio" del I° dell'anno. Credo che tu abbia ragione te a dire che la campana del coro è più grande della diana dell'orologio, però vado a ricordi molto lontani. Per completare il tuo lavoro potresti trovare perchè alle 6 del mattino e alle 22 di sera suona la campana ad est? Io ho sempre sentito dire che quella del mattino si chiama La Campana dell'alba ( ma suona anche d'inverno a quell'ora) quella delle 22 La Campana dei dispersi. Forse è un legato lasciato da qualcuno, ma a che scopo? Per ricordare di alzarsi? Per ritrovare un riferimento per chi è in giro di notte? Ah! dimenticavo: se vuoi dare un po' di colore alla campana del coro puoi dire che la suonava il Luglioli, sacrestano-campanaro e lo faceva due volte al giorno ; la mattina alle 10 per il coro della mattina con la messa conventuale dove venivano recitato il mattutino; la sera alle 15 per il vespro e compieta. Ho avuto inoltre la richiesta da un sito Artecampanologia di fornire notizie sulle campane ( ecco perchè ti avevo chiesto) però vorrei che il tuo lavoro lo potessero leggere. Ho detto loro di andare su Smartarc, ma se non ci riuscissero come posso fare per inviarglielo per condivisione, sempre te permettendo? Ciao
RispondiEliminaTi ringrazio Beppe, per i complimenti, ma soprattutto per il fatto che se quel giorno non c'eri tu che mi chiamavi, questo post non sarebbe stato possibile! Ti ringrazio anche per le integrazioni.
EliminaInoltre, sono venuto a conoscenza che Carlo Fermalvento e Fabrizio Mandorlini avevano fatto un articolo sulle campane, ma a quanto ho capito solo da un punto di vista "armonico", su La Domenica di una decina d'anni fa. Cercherò di recuperalo!