Siamo felicissimi di comunicare in anteprima una scoperta che sembra avere dell'incredibile, di enorme portata e destinata ad aprire nuovi scenari di ricerca per San Miniato.
Ci
ha contattato il Prof. Angelo Russo del Dipartimento di Scienze
Umanistiche dell'Università Federico I Barbarossa di Napoli, per
comunicarci in via preliminare i risultati di una importantissima
ricerca, che in forma ufficiale verranno presentati il prossimo 20
aprile. Inoltre, vista la straordinarietà, stiamo cercando di
organizzare anche una presentazione a San Miniato nel mese di maggio.
Il
Prof. Angelo Russo, assieme agli assistenti del suo gruppo di
ricerca, hanno riportato alla luce uno straordinario documento
all'interno dell'urna sepolcrale di Federico II di Svevia, collocata all'interno della Cattedrale di Palermo. Già fra il 1997 e il 1999
l'urna federiciana era stata oggetto di studi ed esplorazioni, ma
solo nello scorso mese di settembre 2013 è stato possibile
effettuare un'indagine più approfondita, i cui risultati saranno
presentati a Palermo, come detto, il prossimo 20 aprile.
Disegno
tratto da T. A. Arcer e C. L. Kingsford, The
Crusades. The story of the Latin Kingdom of Jerusalem,
New York, 1894, p. 289. A sua volta tratto dal manoscritto De
arte venandi cum avibus,
conservato nella Biblioteca Vaticana (Pal. Lat. 1071)
Fra
i vari reperti, uno di questi sembra far luce su una importante
pagina della storia sanminiatese. Si tratta di una pergamena,
contenuta in un piccolo cilindro marmoreo adagiato sul fianco
sinistro del corpo dell'Imperatore. Il Prof. Russo ci ha brevemente
accennato alla fase di analisi, che non è stata per niente semplice,
e grazie alla quale è stato possibile riconoscere quello che è il
“testamento” di Federico II. Non sembrano esserci dubbi
sull'autenticità. Dall'analisi stilistica e linguistica, il testo è
risultato perfettamente attinente alla metà del XIII secolo e anche
i contenuti sono riferibili ai possedimenti imperiali fin qui
documentati dalla storiografia.
Il
Professore ci ha spiegato che nel documento vengono ordinate le
ultime disposizioni dell'Imperatore, da cui se ne ricava un quadro
molto articolato, composto da una moltitudine di proprietà, mobili e
immobili. Fra queste, colpisce la frase costituita dalle seguenti
parole:
[…]
et Tuscia thesauri sub
ecclesia Sancti Michaelis
in
cassaro imperialis de Sancti Miniatis, et
[…]
pro
abbatia Beati Galgani sita in loco dicto a la rotonda
in
disctrictum senense, pro meo remedio animae.
[…]
e il tesoro della Toscana che si trova sotto la chiesa di San
Michele
nella
fortezza imperiale di San Miniato […]
vada
all'abbazia di San Galgano che si trova alla Rotonda (di
Montesiepi)
nel
territorio senese, per il riscatto della mia anima.
Il
Prof. Russo, ci ha chiesto dell'effettiva esistenza della chiesa di
San Michele all'interno della fortezza sanminiatese, di cui non aveva
trovato riscontri. E noi siamo stati molto felici di comunicare al
docente che in effetti la chiesa esisteva ed era proprio dentro le
mura del castello! Documentata già nell'XI secolo, la chiesa seguì
la sorte del castello e venne unita alla chiesa di Santo Stefano,
prima della demolizione dell'edificio.
Dal
testo, sembrerebbe che il “tesoro” della Toscana fosse custodito
sotto la chiesa di San Michele, in un locale sotterraneo, che doveva
funzionare da cripta, o qualcosa del genere. Purtroppo abbiamo dovuto
spiegare al Prof. Russo che la “rocca” di San Miniato non è mai
stata oggetto di ricerche e indagini archeologiche, per cui non
conosciamo niente della chiesa di San Michele, se non le poche
informazioni desunte dalla documentazione d'archivio.
Il
“tesoro” di San Miniato sembra che fosse destinato, per motivi
spirituali (pro remedio
animae) all'Abbazia cistercense di San Galgano
che si trova nel Comune di Chiusdino (SI). La comunità monastica
venne fondata intorno al 1200. E la chiesa, famosissima per la sua
straordinaria architettura gotica, fu costruita nella seconda metà
del XIII secolo, con la consacrazione che avvenne nel 1288. L'enorme
struttura non sarebbe stata possibile da realizzare senza uno
straordinario intervento economico, ipotizzato da vari storici, ma
privo di riscontri fino ad oggi.
Tra
l'altro è interessante perché il ritrovamento sembra confermare
quanto affermato da Mattew Paris,
monaco benedettino inglese morto nel 1259, autore della Chronica
major, (pubblicata da
Hartmann
Schedel
nel Liber Chronicarum,
Norimberga, 1493). Egli afferma che Federico II, in punto di morte,
avesse voluto indossare l'abito cistercense e dettare le sue ultime
volontà. Fino ad oggi non erano stati trovati riscontri in
proposito, ma questa straordinaria scoperta sembra confermare, almeno
parzialmente, la bontà di tali affermazioni.
La
ricerca tende quindi ad arricchire, indubbiamente, l'importanza di
San Miniato, quale centro per la raccolta dei tributi dovuti dalla
Toscana all'Impero e rilancia l'ormai non più rinviabile campagna
archeologica sulla Rocca. Il Prof. Russo afferma che San Miniato
doveva essere un luogo strategico, di importanza vitale per
l'amministrazione imperiale sull'Italia centro settentrionale, tanto
da essere il luogo dove veniva custodito il “tesoro” toscano, di
cui sappiamo pochissimo. Eventuali scavi archeologici potrebbero
davvero riportare alla luce straordinarie testimonianze
architettoniche e militari, e ci potrebbero dare un'idea dell'entità
stessa del tesoro imperiale.
Per
il momento non possiamo aggiungere altro, e rimandando gli
approfondimenti alla presentazione ufficiale della ricerca, auguriamo
un buon pesce d’aprile a tutti i sanminiatesi e non! E comunque anche se non esiste un documento che lo prova, il tesoro di Federico II esiste davvero, ed è la nostra rocca, che custodisce i suoi segreti, come un enorme forziere ancora tutto da esplorare!
AVVERTENZA: Se ancora non fosse chiaro... questo post è un "pesce d'aprile"! Come si vede in alto è stato pubblicato il 1 aprile 2014.
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