domenica 11 maggio 2014

MAGGIO - I MESI DI PIETRO BAGNOLI


a cura di Anna Orsi


Idillio tratto da "POESIE VARIE" di Pietro Bagnoli, Can. Samminiatese, Prof. di Lettere Greche e Latine nella R. Università di Pisa, Antonio Canesi, Tomo I, Samminiato, 1833: I PRIMI SEI MESI DELL'ANNO - Idilli, pp. 177-179.


Panorama di San Miniato da Cusignano nel mese di Maggio
Foto di Francesco Fiumalbi


IL PRIMO
DI MAGGIO

I.
A festeggiar di Maggio il primo giorno
In un vago pratel s'era adunata
Col seno e crin di fresche rose adorno
Di liete Pastorelle una brigata.
Un'ara in mezzo al bel pratello alzorno
A Zeffiro ed a Flora dedicata,
E conducea le Ninfe innanzi ad essa
Amarilli gentil Sacerdotessa.

II.
Non già bagnò di bianca agnella il sangue
Il sacro altar, né le verdi erbe tinse;
Non avria cor di rimirarla esangue,
E la man pia ferro crudel non strinse.
Dell'amoroso stuol, che geme e langue,
Due tortorelle d'un bel laccio avvinse,
E in un Cestel di rose aì Dei le offerse,
né già le vene al gentil collo aperse.

III.
Ma colla bianca man sciogliendo il laccio,
Disse: agli Dei dei fior vi sacro e dono;
Libere andate e sciolte d'ogn'impaccio
A gemer coi ruscelli in flebil suono,
Sicure ai vostri Dei posando in braccio
Ove l'erbette più odorate sono,
Né mai paura, lor mercè, vi pigli
Di reo sparvier ch'apra i crudeli artigli.

IV.
Ite felici tortorelle (il coro
Dell'altre Ninfe replicò giulivo)
A voi rapace man crudo martoro
Non rechi mai, né mai laccio furtivo;
Non vi scompagni Austro fremente o Coro,
Siate al fonte a baciarvi, o presso al rivo,
Voi tra l'immenso stuol dei volatori
Sacre agli Dei ciascun distingua e onori.

V.
Ciò finito, volar le tortorelle
Quasi superbe dell'avuto onore,
E intorno si volgean, per farsi belle,
Ingemmandosi incontro allo splendore.
Si misero a danzar le pastorelle,
Accompagnando al piè voci canore;
Altre spargendo di bei fiori un nembo
Faceano a gara a ripararlo in grmbo.

VI.
Altre correano a un destinato loco,
Premio ponendo alla vittrice un serto;
Altre giunte per man faceano un gioco
D'aimprigionarsi in mezzo al campo aperto.
Tinte le guance di soave foco;
Indi giacean col seno mezzo scoperto
Anelanti e non stanche, al fresco cielo
Ricomponuendo il crin diffuso e il velo.

VII.
Poi cominciar con voci elette un canto
Al Dio, per cui l'aura novella spira:
O sei tu, Amor, nume fecondo e santo,
Il cui poter dentro alle cose spira,
Che vesti i prati di fiorito ammanto,
E fai che ogni animal sente e desidera;
O sei tu stessa, ch'hai potenza, e cura
Di rinnuovar le cose, alma Natura.

VIII.
Chiunque sei, ricevi il nostr'omaggio,
Supremo Nume, e fai che ognor ritorni
Così rifente il giovinetto Maggio,
A cui di nuovo il sacro altar s'adorni;
E del suo primo dì dal chiaro raggio
Tutti dell'anno prendan norma i giorni.
Ciò detto a schiere se n'andar divise,
E il ciel sereno ai loro voti arrise.

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