↖ RACCONTI DALLO SCIOA
Corso
accelerato... per ricominciare.
"Può
sembrare strano come certi ricordi restino impressi nella mente,
mentre di altri non ne rimanga traccia alcuna. Credo si tratti di un
meccanismo simile o assimilabile a l’istinto di sopravvivenza che
ti fa ignorare o accantonare certi episodi mentre altri te li riporta
alla mente, mondati, rivisti, purgati. Tra questi, un sabato
pomeriggio di tanti anni fa: 23 marzo del ’63, ore 15 del
pomeriggio. Appena uscito dalla porta principale del Seminario per
non tornarvi più dopo una permanenza di cinque anni. Mia madre sa
già che ho rinunciato a farmi prete ... in attesa della reazione di
mio padre, ora che si era abituato a l’idea di venirmi a suonare le
campane!
La
cosa più buffa, sì! Strana! È che non riesco più a camminare da
solo per la strada, abituato come sono ad uscire in gruppo, sempre in
fila indiana. O cammino troppo piano o troppo veloce. Oltre il Comune
davanti alle scuole, prima al centro della strada, poi a rasentare il
muro. In lontananza odo delle grida; sono quelle di gioia di mia
sorella Maurizia e delle mie cugine.”*
...Quasi
mi travolgono, tra domande, abbracci, sorrisi, effusioni più o meno
impetuose, che mi fanno perdere l'orientamento, ma anche quel senso
di smarrimento, solo per strada, preso come sono da mille pensieri e
dai tanti interrogativi sull'immediato e sul domani. È sopratutto
Ginina che, stringendomi a se, sembra quasi volermi proteggere ed
accompagnare, non solo fisicamente per strada, ma anche per un
cammino che ignoro, iniziando da una domanda inespressa - "dove
eravamo rimasti?" - Lei che, più grande di me, sembra voler
recuperare il terreno perso in quei cinque anni. - È vero che non ti
fai più prete? Oh come sono contenta! Ora mi racconti tutto. - E
così sottobraccio, mi accompagna, Maurizia e Daniela trotterellando
ai nostri lati, giù per la discesa del Bagagli fino all'uscio di
casa Brucci, ora al n° 1 di Via Paolo Maioli, dove da quattro anni,
Nonna Livia, con famiglia, si è trasferita. Uscio accanto alla
chiesa di San Rocco. Nonna non riesce a nascondere la sua delusione,
solo una carezza. - Mamma che ha detto? - Domanda alla quale non so e
non me la sento di rispondere. Mi limito a fare spallucce, allargando
le mani, quasi a dire - 'chi lo sa?' - Un saluto a Nonno Musolino,
ora costretto su una sedia, dopo che è stato colpito da ictus, poi a
zia Pia e a zia Berta in attesa.
Quindi,
via a riprendere contatto con la mia casa, con i miei spazi. Ma
quali? Dalla terrazza vedo nonno Nuti nell'orto, seduto sul
muricciolo del primo pianerottolo, cappello in testa, mestolina in
mano. 'Sta piantando qualcosa e ora si sta riposando' il mio
pensiero: lui 92 anni finiti o quasi. E dopo aver dato un bacio alla
'Signora', giù per quelle scale, quasi in punta di piedi, giusto per
fargli una sorpresa, lo raggiungo. Mi guarda meravigliato. Sorpresa
riuscita! Mi soppesa con lo sguardo iniziando dalle scarpe fino al
taglio dei capelli. Mentre mi aspetto una romanzina, lui mi
abbraccia, vinto dalla commozione, lasciandomene tracce visibili
frammiste all'immancabile goccia al naso. Me ne ero quasi
dimenticato! Nonno Nuti, sempre o quasi, con la goccia al naso. È
così che mi benedice e mi incensa sempre.
In
tarda serata arriva babbo, già informato sulle ultime novità. Non
pone domande, ma chiaramente deluso, fà - Domani a lavorare con me!
- più un ordine che una domanda. - Domattina vado a messa - la mia
risposta a reclamare spazi e scelte.
-
Ho parlato con la 'Signora', la camerina buia, di sopra, vicino a
Tetta, è libera. Ti rifaccio il letto. È quella la tua nuova
camera. - È mamma a sviare il discorso, lei è pratica, non fa
domande, cerca di mettermi a mio agio. È così che riprendo il mio
posto in famiglia. La mia prima camera, tutta per conto mio: letto e
comodino, niente altro. Non dormo più con nonno Nuti.
La
mattina dopo, mi ritrovo dopo tanti anni sulla prima panca in chiesa,
accanto a nonno Nuti. Per la prima volta sono io ad accompagnarlo e
non viceversa. All'uscita le espressioni di delusione delle 'pie
donne' che in questi anni hanno accompagnato, con apprezzamenti e
incoraggiamenti, ogni mio passo. Neppure il tempo di accennare una
qualsiasi scusa o un diverso pensiero, che una mano furtiva si
insinua sotto il mio braccio, mi attira a se. - Ora si va 'di là -
Mi sussurra all'orecchio Ginina. Mi conduce per mano, lungo tutta la
via fino in Piazza de' Polli, e su per la salita del Bagagli, a farmi
da guida mentre mi presenta a questo e a quella, tra una chiacchiera
e l'altra. - Ti faccio conoscere anche delle ragazze - Non oso
dissentire, tanto preso ed affascinato, sia dalla sua presenza
invasiva, piacevolmente invasiva, spalla contro spalla, sia dal suo
sorriso, dalla sua gioia evidente nel tenermi stretto, come qualcosa
di perduto e inaspettatamente ritrovato. - È mio cugino,
Giancarlo... - e altro ancora alle ragazze, alle quali mi presenta...
quasi tutte più grandi di me. Fino al bar Cantini, in quella stanza
fronte strada, vetrina aperta allo struscio, biliardino e juke-box in
funzione. - Senti questa! è l'ultima di Celentano. Ce l'hai cento
lire? - È 'Grazie, Prego, Scusi'. Ragazze che arrivano, ragazzi che
vengono, quasi tutti amici o conoscenti di infanzia persi di vista.
Ne riconosco pochi. Poi al bancone del Bar per un aperitivo. Barista
nuovo, è il Desideri. - Limone o senza? - Prima di riprendere la
strada verso casa, passando davanti alla Misericordia per piazza del
Seminario. Mi fa un certo effetto in lontananza l'ultima filata di
seminaristi, tonaca e cotta d'ordinanza, che attraversano la piazza,
di ritorno dal Pontificale in Duomo. Senso di mancanza, come di
vuoto, ma solo un attimo, prima della discesa verso casa. - Ti
aspetto verso le tre. Oggi si va al cinema -
Puntuale,
anzi! anche in anticipo, trovo Ginina già pronta sull'uscio, in
attesa. La guardo attentamente per la prima volta. Bellissima in quel
suo sorriso mentre stretta sotto braccio, mi porta dal Bulleri per un
caffè. A quell'ora è pieno dentro e nei tavoli fuori, come ogni
domenica pomeriggio. Sguardi che si soffermano, anche maliziosi, su
Ginina e con espressione interrogativa su di me. Sguardi che mi
imbarazzano, e ai quali sfuggo rifugiandomi in chiacchiere negli
occhi sorridenti di Ginina, e che mi lascio alle spalle, mentre
riesco facilmente a "prendere il passo" già prima di
iniziare la salita del Bagagli. - Oggi ti porto a vedere un film al
Cinema Roma. - Sono anni che non ci metto piede! Ma prima una sosta
da Baldo, cinque HB col filtro. - Hai mai fumato? Devi imparare. È
facile. Ti insegno come respirare - Non ricordo il titolo, ma tutte
quelle ragazze in costume, al mare, e Marisa Allasio, Lorella De Luca
e altre ancora, tra Ginina e un gruppetto di sue amiche. Quando
usciamo è già buio. Quella prima sigaretta, dopo un primo colpo di
tosse, mi sta facendo girare la testa. È così che si chiude quella
prima domenica, almeno credo. - Alle 9, anche prima, ti aspetto, si
prova a ballare giù in cantina. Ci siamo tutte, viene anche Brunina,
Giuseppe e Orlandino di Gnoppa. Sii puntuale! - Non oso neppure
replicare. Preso come sono da tutte quelle attenzioni e dalla sua
piacevole compagnia, di cui mi ero quasi dimenticato.
Io
che sono abituato alla mia cantina, quella di Casa Vannini, piena di
sorprese, tutte in ordine sparso, quasi si trattasse di impegnarsi in
una quotidiana 'caccia al tesoro', in quella cantina su due livelli,
di cui uno sotto il piano stradale, fino a sentire quasi le
chiacchiere di chi è seduto sull'uscio davanti a 'Mandorlino'. Io,
quando per la prima volta mi avventuro, condotto per mano da Ginina,
in quei primi scalini al buio che mi portano nella cantina di Nonna
Livia, quasi resto deluso nell'imbattermi in un ordine irreale,
oserei dire fuori luogo. I primi scalini, a mezzane per ritto
consunte dall'uso, scavati nel mezzo ed anche al buio fino al primo
pianerottolo, illuminato, questo ultimo, da una lampadina messa lì
ciondoloni, giusto ad illuminare quell'angolo. E sull'angolo, uno
sportello di legno a mezza altezza, a chiudere la cisterna, ancora
attiva in quella casa, come in quasi tutte le case di San Miniato. -
È da questo sportello che tiriamo su l'acqua piovana, sia per
cuocere fagioli e verdure, sia per lavare i panni a mano. Nonna Livia
su questo è inflessibile. E questa è la porta che una volta dava
nella cantina vera e propria. Sembra che una volta venisse usata come
dispensa, ma anche come nascondiglio contro eventuali invasioni. -
Così dicendo, con Ginina ci affacciamo su quella sorta di cantina,
diversi scalini a scendere, che assomiglia più ad un antro vuoto,
come lo è. Calpestio e parete a monte in tufo, le altre pareti in
terrapieno, senza finestre. Così disadorna, dall'altezza innaturale
di quasi 5 metri, e dal piano di calpestio in tufo vergine, a
malapena illuminata da una lampadina sopra la soglia, evitiamo di
scendere fino in fondo. Facciamo invece gli ultimi quattro scalini
che conducono alla cantina, a quella che ora viene usata come tale;
una finestrella con inferriata che dà in giardino ed una porta a
toppa che si chiude dall'interno con una nottola, ma che una volta
doveva essere la cucina di casa. Un Camino ancora funzionante
nell'angolo, una vecchia madia, un acquaio di pietra sotto la
finestra ed, in un angolo, una piattaia corrosa dalle tarme, con
ancora appesi alcuni ciottoli di rame e di zinco; puliti e lustri
ancora lì per figura. Il tutto perfettamente in ordine, pavimento a
mattoni tirato a lucido, comprese la serie di mensole disposte sulla
parete opposta, sopra le quali, vasi di pomodori, di carciofi, di
capperi, di melanzane, di conserva, preparati dalla primavera e
dall'estate avanti. Ordine e pulizia dovute alla mano quasi maniacale
di zia Pia, forse con l'aiuto di zia Berta, anche di Ginina
probabilmente, ma imputabile a colei che di fatto è la 'donna di
casa', dopo che nonna Livia è andata in pensione.
-
Le prove si fanno qui. Lì c'è una presa della luce. Il giradischi
lo porta Giuseppe di Gnoppa. Viene anche lui con Orlandino. - È
Ginina che mi vuole insegnare a ballare - Se vuoi conoscere delle
ragazze – come dice lei!
È
Orlando che, puntuale, arriva per primo, con il giradischi e
l'appoggia sul piano del camino insieme ad un mazzetto di dischi a 45
giri. Nel giro di 10 minuti ci siamo tutti, non manca nessuno. Si
comincia con la "Partita di Pallone", e con Orlando che
cerca di insegnarmi il twist: ginocchia piegate, tentennando a tempo
di musica. Ma Ginina ha anche altro in mente. Mi prende per mano, un
braccio intorno alla vita. - Questo è un tango! Vienimi dietro,
leggero... Sei legnoso. Cerca di fare gli stessi miei passi.. Così!
- Poi sta a me, mano destra a guidare, sinistra intorno alla vita -
Stringi di più, più vicino! Bravo.. - Poi un lento e di nuovo un
tango, di nuovo un twist, a rotazione, ballando e cantando insieme.
Cantuccini e biscotti fatti per l'occasione da nonna Livia, e una
bottiglia di spuma della Generosa. I dischi: 'Stai Lontana da me' e
'Sei rimasta sola' di Celentano, un tango e un lento. 'La Partita di
Pallone' della Pavone e 'Andavo a cento all'ora' di Morandi, due
twist. Tutti qui i dischi e le canzoni disponibili, retro compresi,
che abbiamo, e che ci portano fino all'ora limite di mezzanotte, ora
di chiudere i giochi. È Ginina che mi accompagna... che mi vuole
accompagnare fino a casa. Ha voglia di parlare, ha voglia di
raccontarsi, ha voglia di confidarsi: occhi i suoi che brillano anche
al buio, il cuore il suo che palpita... (omissis). Aveva proprio
voglia di confidarsi!
È
tardo pomeriggio, appena due giorni dopo, e babbo non è ancora
tornato dal lavoro. Con nonno Nuti, appena seminato le patate, seduti
su uno scalino, ci facciamo un riposino e due chiacchiere. Nonno che
chiede del mio domani: a studiare o a lavorare? Interrogativo che mi
porto dentro, anche se in cuor mio ho già deciso quando... -
Giancarlo vieni su, ci sono le tue zie che ti vogliono parlare! - È
mamma che chiama. Quasi una sorpresa! Zia Rosanna e Zia Gina insieme
'in missione'... per convincermi non tanto di studiare, quanto di
fare le Magistrali; loro che sono maestre! Nel giro di quella stessa
settimana la decisione definitiva: cambio scuola, dal Classico a
Ragioneria, seguendo anche i consigli di due amici dell'età dei miei
genitori, Giovanni impiegato del Registro e Fiorenzo impiegato di
banca. Sono finite le vacanze! È ora di riprendere il cammino anche
se per una strada diversa, iniziando da Gino il Dainelli, per le
misure del vestito, 'Principe di Galles', per il mio primo vestito da
borghese.
*
(Da I RACCONTI DELL'ORTO, l'Incipit da 'La vita del seminarista')