SOMMARIO
DEL LIBRO:
PREMESSA-INTRODUZIONE
a cura di Francesco Fiumalbi
Di
seguito è proposta la trascrizione della pubblicazione curata da
Antonio Maria Vannucchi, dal titolo Ragionamento storico al nobil
giovane Gio. Battista Gucci gentiluomo samminiatese sopra la nobiltà
della sua patria e della sua famiglia,
edito presso la stamperia fiorentina di Gaetano Albizzini, nel 1758.
Si
tratta di un libriccino molto interessante, uscito a pochi anni di
distanza dagli studi pubblicati da Giovanni Lami nelle cosiddette
Deliciae
Eruditorum.
Da sottolineare come, a partire proprio dai temi e dalle informazioni
rese note da Giovanni Lami, negli ambienti eruditi sanminiatesi si
andasse costituendo la necessità di raccogliere e divulgare la
storia della comunità per poi rivendicare, attraverso di essa, la
“nobiltà” della “terra”. Tutto questo per sottolineare la
legittimità del suo essere “città”, titolo che aveva ricevuto,
come è noto, nel 1622. Quello del Vannucchi è forse il primo
tentativo dato alle stampe. Alcuni decenni dopo comparirà il più
dettagliato e certamente più maturo, lavoro di Damiano
Morali, Un
cenno sulle Memorie di Sanminiato,
pubblicato in San Miniato da Antonio Canesi nel 1834.
In
questa ottica occorre osservare come il pretesto della pubblicazione
sia quello di raccontare la storia sanminiatese e la sua nobiltà, il
suo essere città, al giovane Giovan Battista Gucci, di famiglia
agiata, iscritta alla nobiltà sanminiatese. E' un pretesto: in
realtà Vannucchi sembra rivolgersi agli eruditi dei paesi e dei
borghi circonvicini che, probabilmente, tendevano a canzonare San
Miniato per il titolo cittadino ottenuto grazie a sottilissimi
intrecci politici, piuttosto che per una condizione de
facto.
Non si spiega altrimenti, il complesso e ridondante panegirico a
proposito delle condizioni utili ad un centro abitato per essere
chiamato “città”. Occorre ricordare che, in questo periodo,
centri come Empoli, Castelfiorentino e forse anche Fucecchio, avevano
superato da un punto di vista della consistenza demografica e della
vivacità economica la “città” sanminiatese. Non è un caso che
San Miniato rincorra per circa due secoli il suo essere “città”,
basti pensare agli interventi del Vescovo Poggi nei primi decenni del
'700, fino ai progressi della prima metà del '800, ottenuti grazie
al profondo legame tra il Granduca
Leopoldo II e il sanminiatese Pietro
Bagnoli.
Un
ulteriore aspetto del fatto che Vannucchi si rivolga al rampollo di
casa Gucci potrebbe essere letto anche come un invito, per le giovani
generazioni sanminiatesi, a coltivare il mito della “città”,
affinché, una volta raggiunta l'età adulta, potessero a loro volta
contribuire a renderlo una condizione concreta ed effettiva.
Infine
c'è poi la dedica a Giovanni Pietro Tellucci, nobile, avvocato e
giurista presso il foro fiorentino, ma originario di San Miniato.
Dunque sembra esserci anche la volontà di risvegliare nei
sanminiatesi che avevano trovato fortuna in Firenze, una città
“vera”, a ricordarsi della loro origine, a non disdegnarla. Anzi
sembra essere proprio un invito a rinverdire e rivendicare le
“nobili” origini. Il fatto che Vannucchi, o chi per lui, abbia
scelto nella persona del Tellucci il suo main
sponsor,
come si direbbe oggi, fu dovuto, molto probabilmente, al fatto che
l'avvocato era ben inserito all'interno dell'alta società
fiorentina, e quindi aveva certamente legami e contatti con altri
sanminiatesi che si erano “fiorentinizzati”. Con coloro che,
dunque, potevano essere interessati alla divulgazione del lavoro del
Vannucchi, e quindi tendenzialmente ben disposti a finanziarne la
pubblicazione.
La
cosa curiosa è che questa operazione fu condotta, come detto, da
Antonio Maria Vannucchi, prete, insegnante presso il Seminario
Vescovile, che in realtà era di Castelfiorentino. Insomma, il
compito fu lasciato ad un “forestiero”. Non sappiamo se tale
circostanza fosse dovuta all'intraprendenza dello stesso Vannucchi,
all'insipienza degli eruditi sanminiatesi, oppure se sia stata il
risultato di un faticoso compromesso. Rimarrà forse un piccola
curiosità irrisolta, ma di fatto così andarono le cose. Certamente
indicativo, tuttavia, il fatto che questa pubblicazione fosse
maturata nell'ambiente ecclesiastico di San Miniato, proprio
nell'ambito, quello diocesano, forse più di tutti legato al titolo
nobiliare di “città”.
Un
libro da leggere, lasciando un po' da parte le considerazione
strettamente storiche, che risentono della precocità. Da leggere
però facendo attenzione al tono e tenendo presenti le considerazioni
sopra proposte, per comprendere la questione a proposito del titolo
di “città”. Questo è l'aspetto certamente più interessante e
significativo.
Antonio
Maria Vannucchi, Ragionamento
storico al nobil giovane Gio. Battista Gucci gentiluomo samminiatese
sopra la nobiltà della sua patria e della sua famiglia,
Stamperia Gaetano Albizzini, Firenze 1758, frontespizio.
SOMMARIO DEL LIBRO:
Insomma vorresti dire che non importava fare tanto clamore ora perchè già da allora era città. E' quello che ho sempre creduto, salvo sentirmi usurpatore del titolo di cittadino quando ho appreso la notizia dell'usurpazione. Meno male che è durato poco: mi risento CITTADINO!
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