SOMMARIO DEL LIBRO:
In questa pagina è proposta la trascrizione del Capitolo III [Storia e nobiltà della famiglia Gucci] della pubblicazione curata da Antonio Maria Vannucchi, dal titolo Ragionamento storico al nobil giovane Gio. Battista Gucci gentiluomo samminiatese sopra la nobiltà della sua patria e della sua famiglia, edito presso la stamperia fiorentina di Gaetano Albizzini, nel 1758.
AVVERTENZA:
Il carattere azzurro nelle parentesi quadre segnala il numero della
pagina.
§.III.
I.
Vengo
alla vostra Famiglia, della quale non sarò troppo lungo
favellatore; conciosiache dal suolo, in cui s'innaffiò, e crebbe, e
fu nutrita, forsmasi acconciamente un buo giudicio della nobiltà di
una pianta. Il più antico di vostra gente per retta linea trovasi
un tal Cremonese. I domestici ricordi ne dicono, che intorno al 1200
essendo Capitano di cinquanta uomini, al soldo della Repubblica di
Samminiato si fermasse, e dalla sua patria Cremona il Cremonese
venisse nominato. Di vetusto carattere è un tal ricordo, ma io non
ho altri monumenti autentici, onde corredarlo, e perciò amo meglio
di [58]
lasciare a chicchessia la libertà di tenerli credenza, che ad
ornamento vostro adoperare incerti, ed oscuri fregi, laddove non
mancano i certi, e luminosi. Figli di esso furono Negottante, e
Perino, i quali vedonsi ricevuti, siccome Nobili,
all'amministrazione della vostra Repubblica, la quale di Nobili era
composta, e non già popolare, ma Aristocratica. Eccone i documenti.
In più Contratti serbati nell'Archivio del vostro Comune s'incontra
uno di loro Negottante, e viene ivi chiamato Cremonensis,
come quando i Rappresentanti quel Pubblico, fino del 26 di Marzo
1262 dierongli facoltà di conchiudere alleanza con Pisa, Firenze,
ec. per Contratto rogato Guidalotto Guidalotti
d'Ildebrandino: e come quando in altro Contratto per rogito del
medesimo, e sotto dì 11 Aprile 1267 questo Negottante Cremonensis
è uno degli Elettori deputati a creare un sindaco per contrattare
la compra di un Castello, ec. Ma che Negottante sia fratello di
Perino, ed ambedue figli sieno del Cremonese ce lo dimostra un
Istrumento del dì 26 Agosto 1286 Ind. Rom. 14 che si conserva
presso il Nob. Uomo, e vostro Concittadino il Sig. Filippo
Buonaparte, rogato da ser Ubaldo d'Ildino da Mugnana, nel qual
Contratto Negottante dona, e vende a Chele suo nipote, e figlio di
Perino suo fratello, una casa, ec. Ed in altro Strumento serbato
nell'istesse mani del dì 3 Febbrajo, anno, e Indizione suddetta,
[59]
rogato ser Marcovaldo d'Ormanno da Cojano, il mentovato Chele di
Perino di Cremonese, contratta con Buonanotte sua madre, e vedova di
Perino suo padre, e di lei marito respettivamente, per una parte di
casa, ec.
II.
Di
questo Perino nacquero, oltre il sopraddetto Chele, due altri figli,
Guccio, e Compagno, i quali, secondo la costumanza di quei tempi,
diedero il nome loro a due differenti famiglie, e Guccio fu
l'autore, e 'l capo della vostra. Il quale essere stato figlio di
Perino è manifesto, e venendo nominato tale in un Contratto di
vendita di certe terre del dì 8 Ottobre 1322 Indizione quinta,
rogato ser Andrea di Fuccio da Samminiato, comunicatomi anch'esso
dalla cortesia del lodato Sig. Gio. Filippo Buonaparte. Le molte
cose, cui di Guccio, e di Compagno raccontano le private memorie di
vostra casa, io le tacerò. Elleno possono essere sotto i vostri
occhi ad ogni vostra richiesta, e voi sì fattamente a loro vi
affiderete, che non offendiate per verun conto le sacrosante leggi
della verità. La discendenza poi del sopraddetto Guccio per linea
retta fino alla vostra Persona rimane ordinata, e in evidente guisa
confermata nel breve Processo, cui ciascun Nobile ha dovuto fare
secondo la maniera da questo sapientissimo governo stabilita,
davanti alla deputazione di S. M. I.. Ad esso io vi rimetto, del
quale per paterna provvidenza avete copia in forma [60]
autentica in vostra Casa. Aggiungerò solamente alcune cose per
maggiormente appare l'onesto desio, che avete di conoscere i vostri
maggiori, le quali notizie nel mentovato Processetto espresse non
furono e dichiarate.
III.
Estinto
insieme colla libertà di vostra Patria il Magistrato dei dodici
Governatori, e Difensori del Popolo Samminiatese, d'ordine della
Repubblica Fiorentina formossi una borsa, dalla quale di due in due
mesi traevasi il Gonfaloniere. Ed il nono Gonfaloniere di Samminiato
fu appunto Giovanni di ser Piero ascendente vostro per retta linea,
come si giustifica dal libro delle Tratte. In secondo luogo vi
riduco alla memoria quel Lodovico Gucci, di cui molto favella il
Buonincontri, uomo di toga, e di spada, il quale essendo Governatore
di Pisa al tempo del Gambacorta, si congiunse con i Mangiadori, e
fatto il sanguinoso sacrifizio del Prefetto Fiorentino, tentò di
restituire alla primiera libertà la Patria. Egli non mancò poi di
sostenere virilmente l'assedio, che i Fiorentini facevano di Pisa, e
di combatterli unitamente con Francesco, e Bartolommeo Mangiadori
(sono questi inoggi i Signori Pallavicini di Vicenza). Ma vendendosi
vilmente dal Gambacorta la Pisana libertà, provvide ancora egli
avvedutamente alla sicurezza di sua persona, ed ottenne di poter
ritornare alla Patria si veramente, che in essa non pernottasse
giammai, e la sua stanza fosse [61]
bensì nel Territorio Samminiatese, ma tre miglia discosto dalla
Città. Tanta paura di un povero vecchio!
IV.
E
conciosiacosaché la vostra famiglia sia stata congiunta per
affinità con altre nobilissime e famose, né alcuna distinta
notizia per me si sia data delle Case illustri e ragguardevoli di
cotesta Città, di una almeno di esse mi conviene l'accennarvi
qualche memoria, e questa sarà la tanto celebre famiglia dei
Borromei, della quale una donna fu maritata al vostro proavo
Bartolommeo. Quel Filippo dunque di Lazzerino di Francesco Borromei
sì crudelmente vituperato, e straziato dai Fiorentini, sposato avea
Talda dei Conti di Tenda, la cui sorella Beatrice si sposò con
Faccincane Generale dei Visconti, e dopo la morte di esso passò a
seconde nozze, una dote recando seco da gran Principessa, con
Filippo Maria Duca di Milano. Ai quattro figli di Lazzerino,
chiamati Borromeo, Giovanni, Alessandro, ed Andrea, riuscì
felicemente, insieme colla madre, e la sorella Margherita, e molti
de' loro concittadini, di sottrarsi alle arrabbiate mani dei superbi
vincitori. Eglino si ripararono a Milano tra quelle lor parentele,
ed amistadi, e vivo colà trovarono, benché vecchissimo, il famoso
Buonincontro Buonincontri (Personaggio distinto dallo Storico) primo
Ministro di quei Duchi. Ivi raccolti i quattro fratelli grandissime
ricchezze in breve tempo accumilarono. Gli Storici [62]
di lor famiglia giungono a raccontare, che nelle divise fatte
per Istrumento di Giorgio Ghibellini (comunque creder si debba sopra
di ciò) toccasse a ciascheduto un millione. Certissimo egli è
però, che la famiglia era eziandino per lo innanzi ricca di
quarantamila fiorini, come l'attesta Piero Buoninsegni. E non è
necessario il dire, come, ed a qual segno di valentuomini in armi,
in lettere, in governo, in santità ella fosse producitrice. Che
opulenta fosse, e gran comparsa facesse nel mondo, lo prova un
articolo della Pace, seguita nel 1392 tra Francesco Carrarese, ed i
Visconti, quale il Baldo leggesi al vol. 2. dopo il consigl. 147
in questi termini: che
si restituisca l'occupato al Sig. Borromeo Borromei da Samminiato.
La Margherita loro sorella detta di sopra si maritò a Giacomino
Vitaliani di Padova, il cui figlio Vitaliano venne adottato da quel
Giovanni Borromei, che uno è dei quattro fratelli, e da questi
deriva la linea de' Borromei Milanese. Quella poi, che nel 1727 si
estinse a Samminiato erasi diramata da Francesco padre del mentovato
Lazzerino. Ella mostrato avendo, come in tempo delle turbolenze se
n'era stata assente dalla Patria, per decreto della Repubblica
Fiorentina, come scrive ancora l'Ammirato, fu a Samminiato
restituita.
V.
Intanto
la Casa vostra non s'inalzava sopra lo stato di mediocre fortuna,
atteso la continua divisione de' beni, mentre quanti erano i maschi,
tante famiglie si diramavano. Ma Pier [63] Maria morto senza aver
lasciato figli di Lucrezia sua moglie, arricchì del suo patrimonio,
e della metà di un altro il suo fratello, e vostro tritavo
Francesco: poiché caddero nel vostro ramo, non solo i beni di esso,
ma ancora una parte di quelli di Bernardo Gucci padre della
Lucrezia, mentre l'altra parte andò in Casa dei Signori della Stufa
dietro ad Agnoletta di lei sorella. Ed in conferma dell'agiato, ed
ottimo stato del vostro tritavo, posso contarvi, che egli nel 1530
anno dell'assedio di Firenze, e perciò tanto calamitoso ai paesi a
quella Città vicini, comprò quattro barili, e mezzo di vino per il
prezzo di scudi trentadue Fiorentini, come leggesi nel Contratto di
essa compra, rogato ser Bernardo Grifoni; né ciò allora avere
effetto poteva, se non in persone, che avessero assai denari. Anche
Benedetto suo figlio, ed atavo vostro, accrebbe notabilmente l'asse
domestico, essendo stato coerede di Niccolajo Ruffoli dell'istessa
consorteria dell'illustre famiglia Buonincontri. Poiché avendo
sposata la Francesca figliuola del medesimo, questa conseguì la
terza parte della pungue eredità paterna, dopo la morte della
Caterina sua madre, e sorella di Monsignor d'Altopascio Ugolino
Grifoni. Trovandosi adunque sì ben provveduto di facoltà Francesco
suo figlio, vostro abavo, fece la perniciosa risoluzione di
abbandonare il paterno nido, e trasportare la sua stanza in Firenze,
dove già aveva comode abitazioni, e dove [64]
sposò Caterina del Turco, quale recogli in dote 4500 scudi, somma a
quei tempi molto considerabile. Quivi egli pertanto abitò, e visse
con isplendore, e sembrava incamminarsi a maggiori fortune, sì per
la qualità della persona, sì per le copiose ricchezze, ond'era
fornito, quando, mentre sostenea l'impiego di Provveditore d'uno di
quei Magistrati, sul primo albore delle più belle speranze,
fomentare dalla benevolenza della Real Casa dei Medici, e sul fiore
dell'età sua, il colpì la morte nel 1608.
VI.
Or
siamo all'epoca fatale della decadenza di vostra Casa. Bartolommeo
vostro proavo, nacque ricco in Firenze, e 'l manifesta l'Inventario
fatto dai Tutori per i rogiti di ser Iacopo Ambrogi, e morì povero
in Samminiato, ove sposò Leonora della nobilissima famiglia
Borromea. Non dimandate, né vi curate di sapere, come, e dove in sì
corto tempo si perdessero tante ricchezze. Le vere ricchezze sono un
bel cuore e generoso, uno spirito colto ed ornato delle dotte arti e
signorili, un animo pronto e fedele in obbedire alla ragione, alle
divine Leggi, ed al Principe, un cumulo di opere commendevoli e
degne della vostra nascita, e della buona educazione, procacciatavi
attentamente. La fortuna, anzi la provvidenza vi diede solo
mediocrità di averi; ma se averete virtù, sarete ricco abbastanza.
Ella vi dié nobiltà per incitarvi appunto, e confortarvi a questo
colla considerazione de' vostri maggiori, cui [65]
vergognosa cosa, e troppo abominevole farìa fare arrossire con
degenerarne. Ed essi, quantunque in sette, ed otto numerose famiglie
alla volta divisi fossero, e perciò godessero talora di un assai
mediocre ed augusto patrimonio, seppero nondimeno vivere e giusti, e
saggi, e cari, ed onorati, colle azioni proprie distinguendosi, non
coi beni della fortuna. Testimonio ne rendono i pubblici affari alla
prudenza loro, alla discretezza, alla lealtà sovente affidati. Ed
anche i Signori Senesi si servirono dell'opra, ed attenzione di
vostra gente per la direzione, ed avanzamento dello Spedale, che in
Samminiato fondarono, degl'Innocenti. Testimone è pure quel
Marchionne Ruffelli, che avendo nel 1519 istituita un'opera a
decoro, ed utilità della Patria da procedere sotto il reggimento di
sei de' Signori, egli tra i primi elesse, nominò, e deputò per
amministrare l'eredità sua, tre di Casa Gucci, e tutto ciò lor
vita durante, e non essendo a veruno di loro congiunto di parentela.
Adunque ciocché possiate, e dobbiate imitare, lo avete in casa
medesima, lo avete quindi d'intorno a voi nella Patria, tanto una
volta segnalata, e pregiata. Onde io mi persuado, che quanto da
questi oggetti ricevete d'ardore, tanto s'abbia a diffondere a
gloria vostra, ed in altrui vantaggio, e quanto dagli avoli, e dalla
Città, donde traete origine, ricevete di lustro e di ornamento,
tanto a loro ne renderete [66]
con opere di virtù piene, di merito, di sapienza, di gentilezza, e
di valore.
Quanto
io brevemente favellato vi ho della Patria vostra, e di vostra Casa,
il tutto cavato ho da pubblici documenti; per il che vi conforto, ed
efficacemente vi esorto a farne una raccolta per poter convincere
qualche incredulo, ed anche bisognando darli tutti alla luce con
altre maggiori notizie di quelle sopra narrate; conciosiaché molte
ne averò tralasciate, che alla memoria non mi saranno state
presenti; e forse leggendosi queste poche, si troverà chi ne
suggerirà molte altre: avvertendovi che molti dei documenti
accennati già pubblicati furono dal sempre lodatissimo Sig. Giovanni
Lami.
IL
FINE
Antonio
Maria Vannucchi, Ragionamento
storico al nobil giovane Gio. Battista Gucci gentiluomo samminiatese
sopra la nobiltà della sua patria e della sua famiglia,
Stamperia Gaetano Albizzini, Firenze 1758, frontespizio.
SOMMARIO DEL LIBRO:
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