INTRODUZIONE
Il 21 aprile 1921 i
fascisti sanminiatesi costrinsero alle dimissioni l’amministrazione comunale
socialista, l’ultima democraticamente eletta. Cominciava, anche a San Miniato,
quel processo che portò al regime totalitario. Si chiudeva una stagione, quella
dell’Italia liberale, e se ne apriva un’altra, bagnata dal sangue della Grande guerra
e da un generale clima di violenza (la Guerra Civile, il Biennio rosso e il
Biennio nero), anche se il fascismo andò al governo solo dopo la
marcia su Roma. Per
trovare una nuova amministrazione democraticamente eletta si dovrà attendere il
1946.
L’AMMINISTRAZIONE SOCIALISTA
Alle elezioni amministrative del 31
ottobre 1920, venne eletto, per la prima volta, un Consiglio Comunale a
maggioranza socialista. [«La Vedetta», anno II, n. 46 del 7 nov. 1920, p. 1].
La vittoria di San Miniato è stata festeggiata con una grandiosa manifestazione di giubilo. Un corteo imponente ha percorso le vie della città. Sono intervenute numerose organizzazioni politiche ed economiche del circondario ed erano rappresentati i comuni socialisti di Empoli, Fucecchio e Santa Croce sull'Arno. Sono pure intervenute le bande di Fucecchio e San Miniato e le fanfare di Cigoli e Ponte a Elsa. Il corteo, composto di parecchie migliaia di persone ha sostato dinnanzi al palazzo comunale. Dal balcone hanno parlato applauditissimi i compagni avv. Giovanni manetti, avv. Ernesto Pero, il neo consigliere provinciale Luigi Genzini, Cecconi per il Comune di Fucecchio e Raffaele Busoni per il Comune di Empoli. [Avanti, anno XXIV, n. 264 del 4 novembre 1920, p. 1]
Sconfitto
il blocco popolare, guidato da Alfredo Conti, Durante la prima seduta
consiliare fu eletto sindaco l’avv. Giovanni Manetti, appartenente all’ala moderata
e riformista del partito. La vittoria socialista, sebbene netta nei numeri, non
era stata così schiacciante come negli altri territori circonvicini. Per questi
motivi, l’azione di governo ne risultò più moderata che altrove e il passaggio
dalla giunta liberal-conservatrice di Egisto Elmi a quella socialista guidata
da Manetti non fu troppo traumatico. Anche la scissione di Livorno (21 gennaio
1921), che sancì la nascita del Partito Comunista d’Italia, non provocò
significative ripercussioni nel governo municipale.
IL CLIMA DA GUERRA CIVILE: I FATTI DI
EMPOLI
Dopo i fatti di Palazzo d’Accursio a
Bologna, si erano
moltiplicati gli episodi di violenza, soprattutto nelle città, che videro
contrapporsi i fascisti ai socialisti. Nel febbraio 1921 la crescente tensione
divampò anche a Firenze, dove il 27 di quel mese venne ucciso il sindacalista Spartaco Lavagnini. Per protesta di fronte all’uccisione del
sindacalista da parte di squadristi fascisti, il giorno successivo, i
ferrovieri entrarono in sciopero e bloccarono tutte le linee ferroviarie del
nodo fiorentino. La situazione non accennava a sbloccarsi e il clima rimaneva
estremamente teso. Il 1 marzo vennero inviati a Firenze alcuni marinai
caldaisti, in modo da riattivare la circolazione ferroviaria senza i
ferrovieri. I marinai caldaisti, vestiti in borghese, erano scortati dai
carabinieri e procedevano su due camionette. Durante la strada da Livorno a
Firenze, entrati in Empoli, vennero aggrediti dalle “Guardie Rosse”. Fu una
strage: 9 morti e 18 feriti. Per anni, nella storiografia ufficiale, si è
parlato di uno drammatico scambio: i marinai e i carabinieri sarebbero stati
scambiati per squadre fasciste [J. Busoni, L’eccidio di Empoli del 1° marzo
1921. Cronistoria e testimonianze di uno dei protagonisti, Partito
Socialista Italiano, Roma, 1945]. Tuttavia, negli ultimi anni, si è fatta avanti
la drammatica verità: gli organizzatori dell’agguato sapevano benissimo che si
trattava di marinai e carabinieri, chiamati per sbloccare lo sciopero
fiorentino, ma avrebbero fomentato la folla per evitare il fallimento dello
sciopero, con lo spauracchio dei fascisti, in un clima di esasperazione e paura
collettiva [G. Lastraioli, R. Nannelli, Empoli in gabbia, le sentenze del
processone per l'eccidio del 1º marzo 1921, Nuova IGE, Empoli, 1995].
Estratto da Il Corriere della Sera, 4 marzo 2021, p. 1.
LA NASCISTA DELLE SEZIONI FASCISTE
Se l’azione empolese doveva, nelle
intenzioni, frenare i fascisti, in realtà ottenne l’effetto opposto, innescando
una violenta repressione. Squadre del fascio fiorentino imperversarono ad
Empoli e nei territori limitrofi. Poiché collegati con l’eccidio empolese, erano
stati arrestati i sindaci di Santa Croce e di Montopoli, mentre il sindaco di
Fucecchio si era reso irreperibile. Ad Empoli, e in tutti i comuni limitrofi,
nacquero sezioni locali del partito fascista. Prima di quel momento sono
attestati gruppetti o personalità isolate, ma niente di organizzato.
Immediatamente costrinsero alle dimissioni i Consiglieri Comunali socialisti e
nei vari comuni furono inviati altrettanti commissari prefettizi.
Nei primi giorni di marzo, i fascisti
si costituirono in sezione anche a San Miniato, sebbene l’amministrazione
socialista della città non fosse stata toccata dai fatti di Empoli. A San
Miniato, le dimostrazioni conseguenti all’eccidio empolese furono incanalate
entro un clima relativamente pacifico. Ad una settimana dal tragico episodio,
l’8 marzo 1921 a San Miniato si svolse una manifestazione, dove non si
registrarono violenze, ma dove comparirono pubblicamente i primi fascisti.
Di
seguito l’articolo de «La Vedetta», anno III, n. 11 del 13 marzo 1921, p. 3:
Il tricolore in Rocca
In protesta per i fatti luttuosi di
Empoli, martedì scorso tutta S. Miniato si è levata spontanea in una
manifestazione entusiastica di italianità-
Il tricolore issato da pochi animosi
in Rocca è stato il segnale e la parola d’ordine. In un batter d’occhio ogni
casa ha liberato ai venti la bandiera d’Italia, quella bandiera che ieri
sembrava delitto esporre.
Anche dalla terrazza del Comune
sventolava il tricolore.
Sono avvenute in Città scene
gustosissime. Individui rossi scarlatti sono scesi nella strada a gridare e
documentare il loro patriottismo: s’è veduto perfino il semibolscevico assessore
mostrare in piazza la croce di guerra. Per tutta risposta i ragazzi, che
giravano al canto di inni patriottici, hanno posto il tricolore alle finestre
delle case del Sindaco e degli assessori socialisti.
Alla sera s’è improvvisato un
imponente corteo con numerose bandiere preceduto dalla fanfara cittadina sorta
per l’occasione. Il corto ha percorso tutte le vie della Città al suono ed al
canto d’inni patriottici sotto una pioggia di fiori che cadevano dalle
finestre. Le signorine della città son poi scese, ricoperte di infiniti nastri
tricolori, ad ingrossare il già numerosissimo corteo che ha finalmente sostato
in piazza Giovacchino Taddei dove hanno parlato applauditissimi il Maestro
Salvadori, il prof. Novi, il cav. uff. Egisto Elmi, il signor Bencini a nome
dei fasci di combattimento di Firenze.
Tutti gli oratori hanno avuto parole
di esecrazione per i feroci assassini empolesi che hanno gettato nel fango per
oltre sette generazioni il gentil nome della nostra regione. Alle vittime della
selvaggia imboscata hanno mandato il saluto reverente della intiera
cittadinanza commossa.
On. signor Sindaco! On. sigg. Assessori
socialisti di S. Miniato! i vostri corti con i neri vessilli della morte, con i
rossi vessilli della strage fratricida, avevano mai unito tutta la Città in un
palpito grande di sì sano e festante entusiasmo come avvenne martedì sera?
Ricordate l’aspetto tetro di S.
Miniato otto giorni prima, il mercoledì specialmente, quando sbarrate le porte
delle case e delle botteghe, quando chiuse ermeticamente le finestre i vostri
organizzati della campagna, muniti di nodosi bastoni, scorrazzavano per la
nostra città in un silenzio agghiacciante di tomba?
A proposito! sapreste, egregi
Signori, dirci chi adunò tanta grazia di Dio mercoledì sera in S. Miniato e con
quali scopi? Le voci insistenti che corrono sarebbero poco benevole al vostro
riguardo e noi chiediamo all’autorità competente un’inchiesta in proposito
perché la luce si faccia.
LA STRAGE DEL DIANA: I FASCISTI SI
SCOPRONO POTENTI
Il 23 marzo 1921, un gruppo di
anarco-individualisti posizionò un ordigno all’interno del Circolo Kursaal
Diana, oggi in Viale Piave, a Milano. L’obiettivo dell’attentato era quello di
colpire il questore Giovanni Gasti. Il funzionario rimase incolume, ma a terra si
contarono 21 morti e circa 80 feriti. Ciò provocò un’ondata di indignazione che si diffuse in
tutto il territorio nazionale. Anche a San Miniato, la locale sezione del
fascio di combattimento cercò di imporre una manifestazione contro il tragico
attentato milanese. I fascisti sanminiatesi, giunti in municipio, chiesero ed
ottennero di esporre il tricolore “abbrunato”, ovvero cinto dal nastro bruno o
nero, in segno di lutto. La facilità con cui l’amministrazione socialista fece
la concessione stupì gli stessi fascisti: scoprirono così la fragilità dei
socialisti. Da quel momento i fascisti prepararono il colpo di mano. Questione
di giorni e i socialisti sarebbero caduti.
Estratto da Il Corriere della Sera, 25 marzo 1921, p. 1.
Di seguito l’articolo de «La
Vedetta», anno III, n. 14 del 3 aprile 1921, p. 2:
Lutto Nazionale
Per invito pubblico del locale Fascio
di Combattimento, Venerdì 25 Marzo u.s. il tricolore abbrunato fu esposto su
quasi tutte le case ed alle sedi delle associazioni ed istituzioni cittadine in
segno di lutto per i fatti criminali di Milano.
Un gruppo di fascisti si diresse
anche al Comune, ove fra numeroso intervento di popolo si teneva consiglio, per
ottenere dall’amministrazione socialista l’esposizione del tricolore abbrunato.
Ciò fu concesso con una strabiliante remissività che onorerebbe gli attuali
amministratori del Comune se questo non si risolvesse in un comodo e poco leale
adattamento al nuovo vento che spira.
IL NATALE DI ROMA: LA CADUTA DEI
SOCIALISTI
In un clima di continua esasperazione
e nonostante la presenza di militari in città (dopo i fatti di Empoli si
alternarono il 1° Reggimento Fanteria e l’8° Bersaglieri di Firenze), i
fascisti sanminiatesi decisero di passare all’azione e far cadere la sempre più
fragile amministrazione socialista.
Scelsero, non una data qualsiasi, ma
un giorno particolare: il 21 aprile 1921, in cui tradizionalmente si fa
risalire la fondazione dei Roma. Il 3 aprile 1921, infatti, lo stesso Benito
Mussolini, durante il discorso per la cerimonia inaugurale del primo convegno
dei Fasci dell’Emilia e della Romagna a
Bologna, aveva proclamato il Natale di Roma quale festa ufficiale del fascismo:
Altro elemento di vita del fascismo è l'orgoglio della nostra italianità. A
questo proposito sono lieto di annunziarvi che abbiamo già pensato alla
giornata fascista: se i socialisti hanno il 1° maggio se i popolari hanno il 15
maggio se altri partiti di altro colore hanno altre giornate noi fascisti ne
avremo una: ed è il Natale di Roma il 21 aprile. In quel giorno noi nel segno
di Roma Eterna nel segno di quella città che ha dato due civiltà al mondo e
darà la terza noi ci riconosceremo e le legioni regionali sfileranno col nostro
ordine che non è militaresco e nemmeno tedesco ma semplicemente romano. Noi
anche così abbiamo abolito e tendiamo ad abolire il gregge la processione: noi
aboliamo tutto ciò e sostituiamo a queste forme di manifestazioni passatiste la
nostra marcia che impone un controllo individuale ad ognuno che impone a tutti
un ordine ed una disciplina. Perché noi vogliamo appunto instaurare una solida
disciplina nazionale perché pensiamo che senza questa disciplina l'Italia non
può divenire la nazione mediterranea e mondiale che è nei nostri sogni. [Opera
Omnia di Benito Mussolini, a cura di E. e D. Susmel, Vol. XVI, La Fenice,
Firenze, 1955, p. 44].
Dunque, i fascisti sanminiatesi,
corroborati da un gruppo di Fucecchio e sospinti dal discorso mussoliniano, la
mattina del 21 aprile 1921 si recarono per le vie cittadine in una vera e
propria “caccia al socialista”. Sotto la minaccia della violenza, costrinsero
il Sindaco, la Giunta e i Consiglieri comunali alle dimissioni. Di seguito
l’articolo de «La Vedetta», anno III, n. 17 del 1 maggio 1921, p. 2:
Dimissioni
Il 21 c.m. i fascisti samminiatesi,
coadiuvati da quelli di Fucecchio, si son messi in giro alla ricerca del
Sindaco e dell’intero Consiglio Comunale per chiedere le dimissioni. Nessuno ha
opposto la minima resistenza alle ingiunzioni fasciste, neppure coloro che si
scalmanavano protestando di voler essere espulsi soltanto morti dal palazzo
comunale.
Dove si dimostra il coraggio e la
buona fede di certi caporioni arbitri fin qui d’una folla incosciente ed
ubbriacata.
Il buon senso popolare così commentava
e commenta le dimissioni dei socialisti: «Con
la violenza conquistarono l’Amministrazione Comunale, con la violenza ne sono
stati scacciati. Chi semina vento raccoglie tempesta»
L’INVIO DEL COMMISSARIO PREFETTIZIO
Le dimissioni dell’Amministrazione
comunale portarono alla nomina di un Commissario Prefettizio. I militari
presenti a San Miniato non mossero un dito, così come il Sotto-Prefetto e le
autorità di pubblica sicurezza. I fascisti sanminiatesi potevano cantare
vittoria.
Relazione di S.E. il ministro
segretario di Stato per gli affari dell’interno, presidente del Consiglio dei
Ministri, a S.E. il Re, in udienza del 12 maggio 1921, sul decreto che scioglie
il Consiglio comunale di S. Miniato (Firenze).
SIRE!
in seguito alle dimissioni presentate dal sindaco e dalla Giunta del comune di
S. Miniato la civica azienda è stata affidata ad un commissario prefettizio.
Non potendo detta gestione
provvisoria protrarsi per lungo periodo di tempo, si rende indispensabile, per
ragioni di ordine pubblico, lo scioglimento del Consiglio comunale con la
conseguente nomina di un Regio commissario.
A ciò provvede l’unito schema di
decreto, che ho l’onore di sottoporre all’augusta firma di Vostra Maestà.
VITTORIO EMANUELE III
per grazia di Dio e per volontà della
Nazione
RE D’ITALIA
Sulla proposta del Nostro ministro segretario
di Stato per gli affari dell’interno, presidente del Consiglio dei ministri:
Visti gli articoli 323 e 324 del
testo unico della legge comunale e provinciale, approvato con R. decreto 4
febbraio 1915, n. 148.
Abbiamo decretato e decretiamo:
Art. 1
Il Consiglio comunale di S. Miniato
in provincia di Firenze è sciolto.
Art. 2
Il sig. cav. dott. Attilio Masiani è
nominato commissario straordinario per l’amministrazione provvisoria di detto
Comune, sino all’insediamento del nuovo Consiglio comunale, ai termini di
legge.
Il Nostro ministro predetto è
incaricato della esecuzione del presente decreto.
Dato a Roma, addì 12 maggio 1921
VITTORIO EMANUELE
GIOLITTI
«Gazzetta Ufficiale del Regno
d'Italia», anno 1921, n. 135 del 9 giu. 1921, Parte Seconda, p. 794.
SINTESI CRONOLOGICA
1 marzo 1921 – I fatti di Empoli
3 marzo 1921 – Costituzione del
fascio di combattimento a San Miniato
8 marzo 1921 – Commemorazione fatti
di Empoli, compaiono i primi fascisti in pubblico
25 marzo 1921 – I fascisti
sanminiatesi costringono l’amministrazione socialista ad esporre il tricolore a
lutto per la strage del Circolo Kursaal Diana a Milano.
3 aprile 1921 – Costituzione del
fascio femminile.
21 aprile 1921 – I fascisti
costringono il sindaco, la giunta e i consiglieri socialisti alle dimissioni.
12 maggio 1921 – Viene inviato un commissario prefettizio nella persona di Attilio Masiani.
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