di Alessio Guardini
In ogni comunità ci sono state, nel corso della storia, persone che si sono distinte per particolari meriti tuttavia, col passare del tempo, il loro ricordo si è perso.
Mentre a illustri scienziati, politici ed artisti vengono giustamente intitolate strade e dedicate pagine di libri, spesso non si considera che per “formare” la loro celebrità c’è stato il lavoro di altrettanto meritevoli individui il cui nome, tuttavia, non vale una sola citazione.
In casi eccezionali, può capitare che di questi personaggi “minori” rimanga un documento nelle mani di un discendente, il quale, tuttavia, conosce poco o nulla del proprio antenato perché, oltre al documento, non gli sono state tramandate testimonianze.
È il caso di Angiolo Buonaguidi, maestro alle scuole elementari di San Miniato a cavallo tra il XIX e il XX secolo, di cui un suo pronipote ha ritrovato in casa propria un “attestato di stima, riverenza ed affetto da parte dei suoi colleghi, discepoli ed amici”. Vi si apprende come tale maestro fosse stato “decorato della medaglia dei benemeriti dell’istruzione popolare nel quarantesimo del suo insegnamento” durante il quale “per intelligenza, zelo, virtù, eccelse nell’alta missione di educatore civile”. In calce, una lunga lista di nomi più o meno noti.
Il documento, datato 16 giugno 1907, ha stimolato la nostra curiosità e ci siamo messi alla ricerca di notizie per dare un’identità al benemerito.
Anzitutto, per dare una precisa collocazione temporale al soggetto, siamo partiti da ricerche anagrafiche dalle quali è risultato che Angiolo Ambrogio Buonaguidi nacque ad Orentano, nel comune di Castelfranco di Sotto, il 14 gennaio 1842 da Giuseppe e Anna Buoncristiani.
Della sua famiglia di origine, si apprendono interessanti notizie dal censimento granducale del 1841 secondo il quale, nel popolo di San Lorenzo Apostolo ad Orentano, risultava iscritta la famiglia di Giuliano Buonaguidi (il nonno di Angiolo) composta dai figli Gabriello (lo zio) e Giuseppe (il padre), la nuora Anna (la madre), i nipoti Rosa ed Elena (le sorelle) oltre a tre garzoni.
La casa colonica dove abitò la famiglia esiste tuttora ad Orentano in località “Corte Dori” e sulla lunetta del portone si possono ancora vedere forgiate le iniziali “GB” di Giuliano Buonaguidi.
Portone della casa dove vissero i Buonaguidi
Foto gentilmente fornitaci dal discendente
Si trattava di una famiglia di agricoltori possidenti, dunque in condizione economica agiata, nella quale Gabriello e Giuseppe risultavano censiti come capaci di leggere e scrivere.
Il terzogenito Angiolo, primo maschio di Giuseppe e Anna, fu avviato agli studi magistrali, che gli fecero ottenere il suo primo incarico di maestro in una piccola scuola rurale di Orentano.
Nel 1867 avvenne la svolta della sua vita. Il merito della sua “scoperta” fu dell’allora sindaco di San Miniato, Annibale Pelleschi il quale, come egli stesso ebbe a narrare anni dopo, si recava spesso per motivi di lavoro nel piccolo paese tra i boschi delle Cerbaie ed ebbe occasioni di conoscere il giovane maestro rimandendo impressionato dalla sua dedizione, al punto di volerlo portare assolutamente nel nostro comune.
Fu così che nel 1867 Angiolo Buonaguidi ottenne l’incarico di maestro alla scuola elementare de La Scala, nel comune di San Miniato.
Va ricordato che all’epoca, da poco compiuta l’unità d’Italia, le scuole elementari erano sotto la gestione diretta del comune e lo restarono fino al 1911, quando passarono sotto il controllo dello Stato col Ministero dell’Istruzione.
Nell’archivio storico del comune di San Miniato si trovano numerosi protocolli di deliberazioni riguardanti il Buonaguidi. Il più lontano nel tempo è quello riferito alla delibera del Consiglio Comunale del 4 novembre 1872 in cui il maestro ottenne un’importante “promozione” venendo trasferito dalla scuola elementare de La Scala a quella del capoluogo.
Curiosa è la circostanza che determinò quella decisione: pare che gli scolari di San Miniato fossero molto numerosi e che il loro profitto scolastico fosse piuttosto scarso a causa della presenza di un unico maestro, tale Simone Mancini. Il Consiglio decise, perciò, di incaricare un secondo maestro e la scelta cadde sul Buonaguidi che già a La Scala si era distinto per le sue capacità. Addirittura, egli fu incaricato di mantenere altresì la direzione della scuola de La Scala sul nuovo giovane maestro Cesare Rossi.
Lo stipendio annuo di tale incarico ammontava a Lire 700 del quale, cinque anni più tardi, il Buonaguidi chiese un aumento ma l’istanza gli fu rigettata e dovette aspettare il 1888 per ottenerlo.
Il maestro risiedeva in affitto presso un quartiere di proprietà del comune, per il quale aveva fatto domanda nel 1886, ma evidentemente l’alloggio non doveva trovarsi in buone condizioni di manutenzione, tant’è che più volte il Buonaguidi fece richiesta per lavori di miglioria necessari.
Il 19 ottobre 1895 il consiglio deliberò la sua nomina a vita e si può supporre che questo riconoscimento abbia segnato l’apice di una lunga carriera d’insegnamento, durante la quale il maestro ebbe senz’altro modo di conoscere e contribuire ad un progressivo miglioramento delle condizioni sociali della comunità, all’epoca prevalentemente rurale, ed in particolare del livello di istruzione.
Si arriva così al tempo dell’attestato che ha suscitato questo studio e dall’archivio storico comunale apprendiamo che l’evento fu preceduto da una delibera di Giunta avente ad oggetto “Voti di plauso al Maestro Buonaguidi Angiolo per il conseguimento della medaglia d’oro” in data 11 marzo 1907 che così recitava:
Visto come di recente il maestro Buonaguidi Angiolo insegnante della Scuola Elementare di questa Città e incaricato della Direzione Didattica nelle nostre Scuole, sia stato per Decreto della Pubblica Istruzione insignito della medaglia d’oro come insegnante benemerito con oltre 40 anni di lodevole insegnamento.
Considerato come l’insegnamento suddetto sia stato per la massima parte eseguito dal detto Maestro in questo Comune, con piena soddisfazione di questa Amministrazione Comunale e del Pubblico.
Ritenuta giustamente decretata la onorificenza che sopra.
La Giunta
Esprime vivi voti di plauso al detto Insegnante per la onorifica e meritata onorificenza testé conseguita incaricando il Sig. Sindaco di comunicare tali voti al Sig. Maestro Buonaguidi.
La cerimonia per la consegna della medaglia d’oro si svolse la mattina del 16 giugno 1907 nella sala maggiore del municipio, gremita di cittadini, alla presenza delle autorità e dei colleghi inseganti.
I giornali dell’epoca riferiscono di grandi manifestazioni d’affetto da parte del pubblico al benemerito maestro e del commovente discorso che fu tenuto da Annibale Pelleschi, già sindaco e a quel tempo assessore alla pubblica istruzione. All’uscita, la banda cittadina intonò una marcia in onore del maestro, grato e commosso, con la medaglia d’oro appuntata al petto e con in mano quel fatidico attestato che, per nostra fortuna, si è conservato ai giorni nostri.
L’attestato al maestro Angiolo Buonaguidi
Foto gentilmente fornitaci dal discendente
Tra i sessantanove “colleghi, discepoli e amici” firmatari del documento, spiccano nomi celebri di personalità sanminiatesi; si pensi che ce ne sono oltre venti citati nel “Dizionario Biografico dei Sanminiatesi” di Roberto Boldrini (ed. Pacini 2001). Tra tutti, spicca quello del barone Giorgio Sonnino (1844-1921), all’epoca già senatore della Repubblica (eletto nel 1886) nonché consigliere comunale ed ex Sindaco.
Altri nomi di rilievo sono quelli di Fedele Donati (1843-1927) primo presidente del “Ricovero di mendicità” oggi casa di riposo Del Campana Guazzesi, Cornelio Rossi (1881-1958) insegnante e autore della novella su Fonti alle Fate, Francesco Pisano (1872-1961) violinista della Filarmonica Verdi, Enrico Agnoloni (1882-1960) fondatore con i suoi fratelli dello zuccherificio di Granaiolo, Leopoldo Conti (1890-1944) nipote del celebre Augusto, Cesare Elmi (1882-1956) ingegnere delle ferrovie, Mario Mascagni (1882-1948) musicista cugino del celebre Pietro, don Guido Rossi (1880-1962) protonotario apostolico di papa Pio XI, Mario Salvadori (1854-1926) ingegnere comunale. In elenco c’è anche un Francesco Galli che ogni probabilità è il noto don Francesco Maria Galli Angelini (1882-1957) presidente dell’Accademia degli Euteleti.
Tra i meno conosciuti, si citano Vittorio Taviani e Olinto Rondoni, nonni dei famosi registi Paolo e Vittorio Taviani.
Viene da pensare che, tra i nomi in elenco, molti siano stati suoi scolari, ovvero “discepoli”, appunto, come recita l’attestato.
Il maestro Buonaguidi continuò a lavorare almeno fino al 1914 quando fece domanda di collocazione a riposo. Nel 1916 ottenne il pensionamento, mentre l’Italia si trovava nel pieno della Prima Guerra Mondiale nella quale morirono anche alcuni dei firmatari anzidetti.
Anche dopo la fine della carriera scolastica, il Buonaguidi continuò a risiedere nel quartiere presso il ginnasio che il comune gli aveva affittato, nel quale si trovò nuovamente a richiedere lavori di restauro nel gennaio del 1919. Visto tuttavia il rifiuto del comune all’intervento perché ritenuto troppo oneroso, il Buonaguidi provò ad insistere con la richiesta il mese successivo contestando la stima dell’ingegnere comunale e giustificando la necessità di rifare il pavimento della camera per essere stata usata da una persona morta di malattia infettiva; si suppone si tratti della moglie.
A tale richiesta, la Giunta comunale incaricò il Buonaguidi di provvedere direttamente ai lavori mettendogli a disposizione la somma di Lire 200 ed esonerandolo da un aumento dell’affitto.
Ormai annoverato tra le personalità sanminiatesi del suo tempo, il maestro Angiolo Buonaguidi risulta tra gli invitati della solenne inaugurazione dell’Accademia degli Euteleti che avvenne con solenne cerimonia il 1° giugno 1919.
Angiolo Buonaguidi morì il 5 gennaio 1921 all’età di 79 anni. Sull’atto di morte, è indicato come vedovo di Maddalena Buoncristiani ma il nome potrebbe essere errato, considerando che sullo stesso atto sono sbagliati sia i nomi dei genitori che l’età del defunto. Sappiamo tuttavia per certo che non ebbe figli.
La stampa ne diede notizia con ampi articoli. Il giornale “La Vedetta” scrisse che ai funerali tutto il popolo partecipò. Dinanzi al feretro, sostato dopo la cerimonia in piazza del Seminario, parlarono vari rappresentanti delle autorità cittadine e i loro discorsi furono sottolineati con segni di approvazione della folla.
Si verificò tuttavia anche un fatto che il cronista definisce spiacevole e deplorevole. Riferisce, infatti, che le scuole elementari e tecniche, contrariamente alla consuetudine, seguirono il corteo funebre senza mostrare la bandiera tricolore per un divieto categorico imposto dall’avvocato Ernesto Pero, assessore del comune, a quel tempo di schieramento socialista.
Il fatto dimostra come l’Italia del primo dopoguerra fosse attraversata da profonde e insanabili fratture che culmineranno l’anno seguente con l’avvento del fascismo. Ma in tutto questo, chiaramente, non c’entrava nulla il povero Buonaguidi.
Anche il “Il Piccolo”, corriere del Valdarno e della Valdelsa, pubblicò un lungo articolo senza tuttavia far menzione del caso denunciato dal “La Vedetta”. Tale articolo si apre con il ricordo della cerimonia del giugno 1907 riportando integralmente il noto discorso dell’Annibale Pelleschi che, solo per la graziosità della prosa, vale la pena di leggere:
Quando negli anni della mia giovinezza, per ragioni professionali, mi recava spesso in Orentano, in quel di Castelfranco, più volte ebbi l’occasione di passare dinanzi ad una scoletta rurale, quasi perduta fra i boschi. Un giorno volli fermarmi e trovai che lì insegnava un giovanissimo maestro. Potei ammirare la disciplina che ivi regnava, dovuta certo più alla bontà che alla severità dell’insegnante; osservai in tutto ordine perfetto, e specialmente nella tenuta dei registri scolastici, e pensai subito che quel giovane maestro sarebbe stato un ottimo elemento per il nostro Comune.
Alla prima occasione, mettendo in opra tutta l’autorità che la carica di Sindaco mi conferiva, e superate non lievi difficoltà, potei averlo infatti fra noi. Nella vicina borgata della Scala prima e, dopo un breve periodo di anni, nelle scuole elementari di questa città. Di qui, esulò per breve tempo, ma, ritornatovi dopo appena diciotto mesi, fra noi è rimasto fino ad oggi. E se la riuscita che ha fatto il maestro Angiolo Buonaguidi abbia corrisposto alla mia aspettativa, lascio a voi giudicarlo. Ne fa fede del resto l’alta onorificenza conferitagli dal Ministro per la Pubblica Istruzione; ne fa fede questa folla di popolo accorsa a festeggiare il maestro decorato; ne fa fede la bontà dei suoi colleghi, degli alunni e degli amici, i quali han voluto provvedere a proprie spese alla medaglia d’oro per gli otto lustri di lodevole insegnamento, giacchè il R. Governo, fra le pieghe del bilancio dello Stato, non sa trovare nemmeno cento lire per ricompensare un maestro che ha speso i migliori quarant’anni della propria esistenza fra i banchi della scuola, e si limita a conferirgli il decreto che lo autorizza a fregiarsene.
L’attuale Istituto Sacchetti con le scuole medie (ex Ginnasio) ed elementari
Foto di Alessio Guardini
Un’ultima curiosità: la casa dove aveva abitato, segnata al numero civico 18 del popolo della Cattedrale, fu subito affittata, ad un mese appena dalla morte, al maestro Simone Mancini, proprio quel collega a cui Angiolo Buonaguidi era stato affiancato nel 1872 nel compito, perfettamente riuscito, di risollevare il profitto degli scolari di San Miniato.
In conclusione, possiamo dire che questa ricerca storica ci ha restituito la figura di un uomo che ha dedicato tutta la sua vita all’insegnamento e, anche se il suo nome non è passato alla storia di San Miniato, ci piace pensarlo implicitamente legato a quello dei famosi discepoli a cui insegnò a leggere e scrivere.
Prima di tutto un grande complimento a chi ha scritto l'articolo e a chi l'ha pubblicato. Persone come il M° Angiolo sono un retaggio di quell'affetto, passione e dedizione che maestri e maestre per decenni hanno dedicato ai "loro" alunni. Non voglio dire che oggi gli insegnanti non abbiano pari sentimenti, ma la pluralità di figure non stabilisce quel legame che correva tra alunni e maestri. Io ho avuto come insegnante di latino e greco un maestro che abitava a La Scala e di cognome faceva Guidi. Era maestro elementare autodidatta che finì il sui servizio come responsabile degli alunni dell'Istituto Magistrale "Carducci" nel tirocinio didattico. Siamo alla fine degli anni cinquanta. Non credo che i due Maestri possano avere avuto rapporti di parentela, ma l'assonanza dei cognome e la località di residenza ne fanno una certa affinità, certamente culturale e professionale. Mi permetto di fare due domande di precisazione su il testo: Giorgio Sonnino come poteva essere eletto "senatore della Repubblica" nel 1886? Guido Rossi, Proposto del Duomo, credo che sia stato nominato protonotario apostolico tra il 1940 e 1950 sotto il Papa Pio XII.
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