Sommario
del post:
PREMESSA
LA
FINE DELLA GUERRA E LA MEMORIA DEI CADUTI
IL
CONTESTO SANMINIATESE DEL DOPOGUERRA
IL
SOCIALISMO E I “FATTI DI EMPOLI”
IL
FASCISMO AL GOVERNO
LA
POLITICA DELLA MEMORIA FASCISTA
LA
NASCITA DEI VIALI DELLA RIMEMBRANZA
L’ALLESTIMENTO
DEL VIALE A SAN MINIATO
L’INAUGURAZIONE
A SAN MINIATO DEL PRIMO VIALE D’ITALIA
PREMESSA
Stando
alle cronache del tempo, quello di San Miniato è stato il primo
viale della Rimembranza realizzato in Italia, inaugurato l’8
febbraio 1923. Coincideva con le attuali via XXIV maggio e viale Don
Minzoni, fra Piazza del Duomo, Piazza San Francesco e Corso
Garibaldi. Oggi è rimasto poco di quel viale, rimaneggiato in varie
occasioni nel corso dei decenni. Tuttavia raccontare la storia della
sua realizzazione ci offre l’occasione per parlare, seppur in
maniera sintetica, anche del clima che si respirava nel primo
Dopoguerra e nei giorni in cui il fascismo prese il potere.
all'intersezione
con Corso Garibaldi
in
un'immagine dell'epoca (anni '20-'30 del '900)
Utilizzo
ai sensi dell'art. 70 c. 1-bis della Legge 22 aprile 1942 n. 633
LA
FINE DELLA GUERRA E LA
MEMORIA DEI CADUTI
«L'Austria
ha capitolato», così il titolo a sei
colonne del Corriere della Sera del 5 novembre 1918. L'Italia aveva
raggiunto i termini sacri che natura pose a
confine della Patria, ma al prezzo di 680
mila vittime militari che affrontarono
impavidi morte gloriosa (01).
Subito la vittoria si rivelò un’epopea di
gloria e di martirio che
è stata scritta col sangue della nostra gioventù più bella (02).
Nessuno poteva dimenticare: i familiari bramavano consolazione
cercando un senso alla morte dei propri cari, ma anche i reduci, che
avevano visto cadere i compagni di battaglia, sopportarono dolore e
sofferenze. Ciò fa comprendere il significato, la dimensione e la
diffusione delle iniziative in memoria dei Caduti nel territorio
sanminiatese – dove il tributo ascese ad oltre 500 uomini – e
riscontrabili attraverso i
“luoghi della memoria” attualmente presenti, più o meno alterati
e modificati, nonché scomparsi. Sono spazi sociali deputati ai
rituali commemorativi, con il loro carico di connotazioni simboliche,
proposti come traduzione materiale del ricordo istituzionalizzato
legato alla guerra – volto ad identificare i tratti preziosi,
fondativi, identitari ed esemplari, come il “sacrificio” dei
Caduti – ma anche come punti d’incontro fra la memoria pubblica e
quella individuale dei reduci, dei familiari dei Caduti e, più in
generale, di tutti coloro che contribuirono alla vittoria in termini
di sacrifici materiali ed affettivi.
Fin
da subito, la memoria dei Caduti fu considerata un tema di rilevanza
statale: presso il Ministero dell'Interno fu istituita una
Commissione per
onorare la memoria dei soldati d’Italia e dei paesi alleati morti
in guerra, che
si occupò dei cimiteri di guerra e, successivamente, del rientro
delle salme nei territori d'origine (R.D. 24-08-1919), mentre le
cerimonie e l'erezione di monumenti commemorativi furono lasciati
alle iniziative delle autorità e delle associazioni locali. In una
prima fase prevalse l’aspetto dell’elaborazione del lutto, della
ricostruzione e del riequilibrio socio-affettivo a partire dal
dolore. In un secondo momento, col fascismo e la pretesa
monopolizzazione del patriottismo, si delineò una strategia politica
con precise formalizzazioni rituali ed iconografiche: la memoria
ufficiale fu proposta come affermazione di valori identitari
indiscutibili e obbligatori,
su cui costruire
una narrazione nazionale priva di complessità e ambiguità,
rimuovendo quei punti di tensione e conflittualità, che pure erano
proposti nell’immediato Dopoguerra (03).
IL
CONTESTO SANMINIATESE DEL DOPOGUERRA
Il
ritorno alla vita civile di milioni di soldati e le difficoltà nella
riconversione dell’industria – fino a quel momento interamente
votata allo sforzo bellico – determinarono un netto peggioramento
delle condizioni socio-economiche. Il fenomeno del reducismo,
l'impegno popolare e i riflessi della Rivoluzione Russa, segnarono i
primi due anni dalla fine delle ostilità con gravi tensioni sociali,
scioperi e agitazioni in ogni campo della vita economica, oltre al
progredire violento della reazione fascista (04).
Nel territorio sanminiatese, il settore conciario – attivissimo
durante la guerra per le commesse dell’esercito – fu interessato
da un crollo produttivo che determinò una grave crisi occupazionale
(05).
Contro il “caro-viveri”, il Sindaco di San Miniato Egisto Elmi
dispose la requisizione di generi alimentari, con il coordinamento
prestato anche da “Guardie Rosse” (06).
Dunque il Comune, impegnato a gestire l'emergenza sociale, economica
e sanitaria – dovuta all’influenza “spagnola” – rimase
inizialmente inattivo sul fronte della memoria dei Caduti. Solamente
i funerali che si tennero il 2 marzo 1919 e resi possibili
dall'abrogazione dei provvedimenti
straordinari in materia di pubblica sicurezza del
1915, furono indetti dal
Capitolo unitamente al Municipio e ad altre congregazioni
[…] in
suffragio dei prodi caduti nella recente guerra fatta per la
grandezza della Patria e
pertanto la Giunta deliberò di
intervenire in forma ufficiale ai funerali medesimi, unitamente ai
membri del Consiglio.
all'intersezione
con Corso Garibaldi come si presenta oggi
Foto
di Francesco Fiumalbi
IL
SOCIALISMO E I “FATTI DI EMPOLI”
In
occasione del primo anniversario della vittoria, il Presidente del
Consiglio Nitti vietò ogni manifestazione, in vista delle prime
elezioni politiche del Dopoguerra – fissate per il 16 novembre 1919
– che si svolsero fra violenze, scioperi e tumulti. Il 4 novembre
1919 il marchese Gino Incontri, candidato liberale, rimase vittima di
un'aggressione a San Miniato, dove si era recato per tenere un
comizio presso piazza Taddei (attuale piazza del Popolo) assieme al
candidato Guicciardini. Egli fu circondato
da un gruppo di socialisti e gettato al suolo da un colpo di bastone
alla testa (10).
Visto l’esito delle elezioni, la Sezione Socialista, la Lega
Pellettieri e la Lega Proletaria Reduci chiesero le
doverose dimissioni dell'Amministrazione Comunale sanminiatese,
non rappresentando più questa la maggioranza degli elettori
(11).
La richiesta si rivelò velleitaria, ma alle successive
amministrative del 31 ottobre 1920
i Socialisti
ottennero la maggioranza, forti della capillare organizzazione (12).
Fu eletto Sindaco l’avv. Giovanni Manetti, il quale si disinteressò
alle iniziative patriottiche, poiché distante ideologicamente ed
impegnato a fronteggiare le difficoltà del momento. La situazione
precipitò dopo
i “fatti di Empoli” del 1 marzo 1921
(13):
nella “reazione” scaturita dopo
l'infame macello
(14)
si costituì il fascio di S. Miniato (15),
i cui membri costrinsero il Sindaco e il Consiglio a dimettersi il 21
aprile (16).
Si aprì la crisi politica, tamponata dall’invio del Commissario
Prefettizio Attilio Masiani il 4 maggio successivo.
IL
FASCISMO AL GOVERNO
Nel
1922 le iniziative per l'anniversario della vittoria si intrecciarono
con l'avvento del fascismo al potere. Anche la sezione sanminiatese,
forte di 600 iscritti e 180 squadristi, prese parte alla
mobilitazione nazionale (17)
che si concretizzò, fra il 27 e il 28 ottobre, con la
cosiddetta marcia su Roma a
cui parteciparono anche alcuni sanminiatesi. Come nel resto
d'Italia, furono occupati gli uffici pubblici e venne posto
a fianco del Commissario Prefettizio un fiduciario dei Fasci […],
con l'incarico di collaborare e controllare l'operato del Commissario
e di far pressioni per la sollecita convocazione dei comizi
elettorali amministrativi. Il 30 ottobre
giunse la notizia dell’affidamento del Governo a Mussolini:
immediatamente fu organizzata una manifestazione, con un grande
corteo che da piazza Taddei (attuale piazza del Popolo) sfilò fino
in piazza XX Settembre, dove il Monumento ai Caduti fu salutato
romanamente. Il segretario politico del
fascio di San Miniato Giulio Giani pronunciò un discorso alla folla
festante (18).
La
successiva commemorazione del 4 novembre avvenne senza il concorso
del Municipio, bensì per iniziativa dell’Ass. Combattenti e
Reduci, dei Mutilati e Invalidi e
della sezione del PNF (19).
Il fascismo, attraverso le azioni di violenza e dominio, promosse un
fanatismo per cui lo stesso partito intendeva identificarsi con la
nazione, arrogandosi il monopolio del patriottismo (20).
Dunque, se da una parte approfittò dei sentimenti patriottici,
dall'altra ne corroborò lo spirito attraverso tutte le sue
componenti e in ogni occasione. Completata la
presa di potere, ne risultò l'ideologia per cui
“Vittorio Veneto e la marcia su Roma si
completano l'un l'altra; onore agli artefici delle due Vittorie e
dell'unica Gloria comune! Da oggi incomincia quel nuovo periodo di
storia che determinavano insieme i fanti e le «camicie nere»: il
periodo dell'Italia giovane, produttiva, cosciente e superba della
sua fierezza!”. Queste le parole del
Segretario Politico Giulio Giani, pubblicate all'indomani del 4
novembre 1922 (21).
all'arrivo
in Piazza del Duomo
in
un'immagine dell'epoca (anni '20-'30 del '900)
Utilizzo
ai sensi dell'art. 70 c. 1-bis della Legge 22 aprile 1942 n. 633
LA
POLITICA DELLA MEMORIA FASCISTA
Da
quel momento fu intrapresa una vera e propria “politica della
memoria”: una sorta di “religione della Patria” fondata sui
temi dell'eroismo e del sacrificio (22),
costitutivi della nuova “razza italiana” che
noi vogliamo prendere, sagomare, forgiare per tutte le battaglie
necessarie nella disciplina, nel lavoro e nella fede
– come ebbe a dire Benito Mussolini nel discorso pronunciato a
Sassari l’11 giugno 1923 – e dunque quale preludio alle nuove e
più grandi vittorie a cui l'Italia fascista sarebbe stata destinata.
La successione degli eventi provocò importanti
ripercussioni anche a S. Miniato: il Commissario Prefettizio Attilio
Masiani, il 5 novembre, rassegnò le proprie dimissioni al Prefetto
di Firenze, il quale lo sostituì con Alfonso Afferni, membro del
fascio fiorentino. Masiani fu accusato di immobilismo e di distacco
rispetto al fascismo, e dunque costretto alle dimissioni. Lo dimostra
il componimento anonimo, intitolato “Il 5 novembre 1922”: “Ei
fu. Siccome immobile/dato un fatal sospiro/stette Masiano
immemore/orbo sul reo papiro,/tal S. Miniato attonita/al grande
annuncio sta./Muta pensando all'ultima/che fece quel furbone/né sa
quando una simile/orma di gran pappone/la sua fetente polvere/a
calpestar verrà” (23).
LA
NASCITA DEI VIALI DELLA RIMEMBRANZA
Già
nelle settimane successive alla costituzione del Governo Mussolini,
prese avvio la “politica della memoria” fascista. Infatti, con la
circolare del 27 dicembre 1922 il
Sottosegretario al Ministero dell'Istruzione Pubblica on. Dario Lupi,
sollecitò tutti i Provveditori agli Studi affinché “le
scolaresche d’Italia si facciano iniziatrici dell’attuazione di
una idea nobilissima e pietosa: quella di creare in ogni città, in
ogni paese, in ogni borgata, la Strada o
il Parco della Rimembranza. Per ogni
caduto nella grande guerra, dovrà essere piantato un albero”
(24). Fu dunque
realizzato un piccolo fascicolo contenente le Norme
per i viali e parchi della rimembranza, che
fu inviato alle amministrazioni comunali (25).
all'arrivo
in Piazza del Duomo come si
presenta oggi
Foto
di Francesco Fiumalbi
L’ALLESTIMENTO
DEL VIALE A SAN MINIATO
Ricevuto
l'opuscolo, il nuovo Commissario Prefettizio fascista Cav. Alfonso
Afferni si mosse
con alacrità e rapidità, probabilmente anche per segnare il cambio
di passo rispetto al predecessore, al fine di realizzare a S. Miniato
il primo Viale della Rimembranza d'Italia. Venne costituito un
apposito comitato esecutivo, presieduto dal medesimo Afferni, che si
adoperò a realizzare il progetto redatto dall'Ufficio tecnico
comunale sulla base di un iniziale schizzo
dimostrativo del 30 dicembre 1922
(26). Il Commissario Prefettizio, con lettera
dell'8 gennaio 1923, informò l'on. Dario Lupi circa la volontà di
realizzare a S. Miniato un viale nei pressi
della passeggiata pubblica che domina tutta la Valle dell'Arno
e, vista la ristrettezza dei tempi e delle risorse economiche a
disposizione dell'Amministrazione Comunale, pregò il Sottosegretario
affinché voglia interessare il Ministero di
Agricoltura per l'invio i 80 piante di pino parasole,
con l'augurio che Ella
voglia fin d'ora accogliere il fervido invito che a nome del Comune
le rivolgo per onorare della sua ambita presenza la cerimonia
inaugurale (27).
Il
10 gennaio Lupi espresse il più vivo
compiacimento per l'opera entusiasta,
manifestando al contempo l'adesione all'invito. Comunicò, inoltre,
di aver immediatamente interessato il Ministero di Agricoltura,
raccomandando la maggior sollecitudine
all'invio (28). Il
giorno successivo, il Ministro Giuseppe De Capitani d'Arzago scrisse
al Commissario Prefettizio di avere disposto
perché l'Ispettore Capo forestale di Roma Le invii sollecitamente,
80 piante di pino marittimo di ottimo stato di sviluppo, in
sostituzione degli 80 pini parasole, chiesti da codesto On. Comitato
per la formazione del Parco della Rimembranza (29).
Il 20 gennaio 1923 l'Ispettore Capo del Corpo Reale delle Foreste,
Dipartimento di Roma, informò Alfonso Afferni dell'avvenuta
spedizione di 80 pini marittimi scelti dal vivaio
forestale di S. Alessio che sarebbero
arrivati presso la stazione di S. Miniato
(Firenze) (30).
Avuta conferma dell'invio anche dall'Ispettore Capo dell'Ispettorato
Forestale di Firenze (31),
il Commissario Prefettizio contattò il Direttore Istituto Archimede
di Roma – facente parte della Società Italiana per il materiale
scientifico-didattico – poiché occorrono a
questo Comune n. 66 ripari per una prima piantata di alberi pel Viale
della Rimembranza, che abbiamo in animo di inaugurare entro il
corrente mese o nei primi giorni del prossimo febbraio (32).
Il 24 gennaio successivo, il Direttore confermò di poter esaudire la
richiesta di Afferni, specificando che la
spedizione avverrà non oltre i 15 giorni, tempo sufficiente per la
preparazione delle targhe (33).
A
questo punto il Comitato Esecutivo ebbe a disposizione tutti gli
elementi materiali per procedere alla realizzazione del Viale della
Rimembranza e il Commissario Prefettizio, assumendo i poteri del
Consiglio e con l'assistenza del Segretario del Comune di S. Miniato
dette la necessaria ufficialità il 25 gennaio 1923:
nell'intendimento di perpetuare il culto della
religione della Patria in un pensiero di riverenza e di gratitudine
alla mestizia dei Caduti nella Grande Guerra di redenzione, creando
anche in S. Miniato il “Viale della Rimembranza”,
deliberò di denominare
“Viale della Rimembranza” il viale attualmente privo di
denominazione, che staccandosi dal viale Garibaldi, sale da un lato
alla Chiesa di S. Francesco e dall'altro al piazzale del Duomo.
La decisione tenne conto dell'impossibilità,
anche per ragioni topografiche, di poter ricordare in un solo tempo
tutti i quattrocentoquarantasette Samminiatesi caduti per la patria e
come convenga in vece limitarsi per ora ai Caduti appartenenti al
capoluogo ed alle contigue frazioni creando di poi, di mano in mano,
Viali o Parchi della rimembranza anche nelle altre frazioni del
Comune. Fu così stabilito di piantare
lungo tale viale tanti pini marittimi quanti sono i caduti in guerra
appartenenti al Capoluogo del Comune ed alle contigue frazioni di
Crocetta e di S. Caterina, Calenzano e Marzana e ascendenti a circa
ottanta complessivamente. Ed inoltre di
apporre ad ogni albero una targhetta recante
il grado, il cognome e il nome del Caduto, la data e il combattimento
in cui dette la sua fiorente giovinezza alla Patria
(34).
lungo
Viale Don Minzoni come si presenta oggi
Foto
di Francesco Fiumalbi
L’INAUGURAZIONE
A SAN MINIATO DEL PRIMO VIALE D’ITALIA
L'inaugurazione
avvenne l'8 febbraio 1923 e trovò ampia eco sulla stampa locale.
Così «La Vedetta»: “Grazie alla lodevole
iniziativa del Commissario Prefettizio Cav. Alfonso Afferni, sarà
oggi inaugurato in questa città un viale della Rimembranza.
Presieduto dal Commissario stesso si è costituito un apposito
comitato che ha scelta la località, e cioè la via soprastante il
Piazzale Dante Alighieri. La cerimonia inaugurale avverrà in forma
solenne ed è già assicurato l'intervento di S. E. l'on. Lupi. Sarà
in questo il primo viale che s'inaugura in Toscana col quale sarà
eternata la memoria dei valorosi caduti della grande guerra. In
tale occasione verrà pure fatta la distribuzione delle medaglie e
delle croci di guerra ai combattenti sanminiatesi”
(35).
Toni
più solenni e moltissimi dettagli sulle colonne de «La Voce
Fascista»: Oggi S. Miniato è in festa. Gli
edifici pubblici e privati sono tutti imbandierati, sulla storica
rocca sventola il tricolore, alle finestre delle abitazioni sono
appesi gli arazzi. […] Ricevuto
alla stazione dal Commissario prefettizio del Comune, Cav. Alfonso
Afferni, arriva S.E. L'On. Dario Lupi Sottosegretario di Stato per la
P. I. accompagnato dal suo segretario particolare avv. Pompeo Ligi”.
Giunsero a S. Miniato molte altre autorità e
innumerevoli associazioni provenienti dalle frazioni e dai comuni
limitrofi, che si radunarono al Piazzale Dante Alighieri. Da qui,
accompagnate dalla “Canzone del Piave”, attraversarono le vie
cittadine e raggiunsero il Teatro “G. Verdi”, che fu presto
gremito. Intervennero il Commissario Prefettizio sanminiatese e l'On.
Dario Lupi: “Non è senza una profonda
commozione che io porto in questa solenne patriottica cerimonia il
saluto e la parola del Governo della rinascita nazionale. In S.
Miniato, oggi si inaugura il primo viale della Rimembranza, il viale
che è il segno di nobiltà che voi avete impresso con la vostra
amorosa sollecitudine alla Patria”.
L'orazione proseguì ricordando l'opera e le
benemerenze del fascismo,
presentato e descritto come ideale attuazione
de il pensiero
di Mazzini e l'azione di Garibaldi. Ma,
soprattutto, espresse come un vero e proprio manifesto ideologico, il
nuovo programma “educativo” del fascismo, che nella coltivazione
della memoria dei Caduti trovava l'elemento fondativo: “vogliamo
innestare i sacrifici dei
morti alle anime più giovani, ecco perché gli alunni di tutte le
scuole, finora abbandonati, dovranno compiere l'atto di riconoscenza.
Sorgeranno gli alberi quali monumenti viventi che in tutte le
primavere daranno i loro fiori. I viali della Rimembranza sono
affidati alle cure di tutte le classi sociali: i morti non hanno
partito! Appartengono al grande patrimonio della razza”.
Conclusi gli interventi, il corteo tornò al Piazzale Dante
Alighieri. La terrazza soprastante il loggiato del mercatale fu
occupata dagli alunni delle Scuole Elementari, i quali, diretti dal
Maestro Francesco Pisano e accompagnati dalla Filarmonica “G.
Verdi”, cantarono la “Canzone degli Alberi” appositamente
composta per l'occasione dello stesso Pisano. Affacciato dalla
medesima terrazza, il Can. Francesco Giuntini Proposto della
Cattedrale impartì la solenne benedizione. Quindi i bambini
ricoprirono gli alberi di fiori e poi cantarono la “Canzone del
Piave” (36).
Parteciparono
alla cerimonia inaugurale il Comm. Giovanni Garzaroli Prefetto di
Firenze, S. E. il Generale De Marchi Comandante della Divisione
Militare di Firenze, il Cav. Uff. Emanuele Vittorio per
l'Amministrazione Provinciale, l'avv. Carlo Montanelli per il Comune
di Firenze, il Tenente Colonnello Tripopi per la Legione dei R.
Carabinieri. Gli ospiti d'onore furono ricevuti in Municipio e poi
accompagnati al Circolo Ricreativo adiacente al Teatro “G. Verdi”
dal Commissario Prefettizio Afferni. Qui erano presenti altre
autorità come il Sottoprefetto di S. Miniato Marchese Incisa di
Camerana, l'avv. Giulio Franchi Pres. del Tribunale, il Cav. Avv.
Oscar Muzzi Procuratore del Re, il Pretore avv. Rocco Martorano, il
Capitano dei R. Carabinieri Giulio Gamucci, il Conciliatore Cav.
Antonio Pucci, il Generale Briccola, i commissari prefettizi del
Comune di S. Croce sull'Arno avv. Torquato Lami, del Comune di
Certaldo Colonnello Luchini Garibaldo, del Comune di Fucecchio avv.
Alberto Dondoli, del Comune di S. Maria a Monte rag. Caciafaglia,
l'Ufficiale di Ordinanza dell'on. Lupi Carlo Sestini, Giulio Dal
Canto, il Comandante di Corte Tenente Bracci, Raffaello Suggi in
rappresentanza del R. Provveditore agli Studi, Giuseppe Chiti
Delegato ufficiale di Stato Civile, l'ing. Comunale Gino Ostorero.
Il corteo delle associazioni era composto dal Corpo dei Pompieri,
dalla Filarmonica “G. Verdi” di S. Miniato, dai familiari dei
Caduti, dalle sezioni sanminiatese e fucecchiese dell'Ass. Naz.
Combattenti e Reduci, dalla locale sezione dell'Associazione Mutilati
e Invalidi di Guerra, e poi il Tiro a Segno nazionale, il R.
Conservatorio di S. Chiara, la Scuola Tecnica pareggiata, le Scuole
Elem. di S. Miniato e di Fucecchio, il Patronato Scolastico,
l'Accademia degli Euteleti, gli Spedali Riuniti, la Congreg. di
Carità, le Società Operaie di S. Miniato e del Pinocchio, l'Asilo
“Umberto I”, il Ricovero di Mendicità, le Misericordie di S.
Miniato, Ponte a Egola e Pinocchio, le Pubbliche Assistenze di S.
Miniato, Isola, Ponte a Elsa, Corazzano, l'Ass. Magistrale, l'Unione
“Tommaseo”, la Cassa di Risparmio di S. Miniato, il Monte dei
Paschi, la Banca Popolare, il Comizio Agrario, il Consorzio Agrario,
il Delegato antifillosserico Ing. Ciampini, in rappresentanza anche
del Partito Popolare, la Società degli Industriali, le Cooperative
di Consumo di Bucciano, Balconevisi e Pinocchio, l'Unione Sportiva, i
Circoli Ricreativi di S. Miniato, Isola, La Scala, Ponte a Elsa, le
Filarmoniche di La Scala e di Cigoli. Oltre al Gonfalone del Comune
di S. Miniato erano presenti le rappresentanze dei comuni di
Fucecchio, S. Maria a Monte, Certaldo, S. Croce sull'Arno. Vi erano
poi le squadre fasciste di S. Miniato con il Segretario politico
Giulio Giani ed i Comandanti di centuria Tenente Adolfo Bondi e il
Sottotenente Antonio Rigatti, il fascio femminile di S. Miniato con
l'avanguardia fascista sanminiatese. A questi si aggiunsero il
Segretario politico del fascio di Ponte a Egola Carlo Giusti,
accompagnato dal Comandante di centuria Giuseppe Giusti e i
rappresentanti dei fasci di Ponte a Elsa, Fucecchio, Capraia e
Montopoli, oltre ai Ferrovieri fascisti di S. Romano
(37).
L'inaugurazione
del viale doveva essere uno degli ultimi atti del Commissario
Prefettizio, poiché il 18 febbraio si tennero le amministrative.
Tuttavia i contrasti fra i fasci di Ponte a Egola e S. Miniato
determinarono lo scioglimento del Consiglio Comunale e il
prolungamento del mandato di Afferni. Il Viale della Rimembranza fu
rimaneggiato in varie circostanze, che portarono all’attuale
sistemazione di piazza del Duomo, viale XXIV Maggio e viale Don
Minzoni. Ad esempio, all'intersezione con Corso Garibaldi era
collocata un'iscrizione oggi scomparsa:
PER
RIVENDICARE
I
TERMINI SACRI
CHE
NATURA POSE
A
CONFINE DELLA PATRIA
AFFRONTARONO
IMPAVIDI
MORTE
GLORIOSA
Utilizzo
ai sensi dell'art. 70 c. 1-bis della Legge 22 aprile 1942 n. 633
NOTE
E RIFERIMENTI
(01)
Le parole sono tratte dall'iscrizione
che era presente all'inizio del Viale della Rimembranza di S.
Miniato.
(02)
«La Rocca», anno I, n. 6 del 25 mag.
1919, p. 1.
(03)
Per una complessiva riflessione a
proposito dei “luoghi della memoria” da un punto di vista
antropologico si rimanda a F. Dei, Antropologia
Culturale, 2° Ed., Il Mulino, Bologna, 2016,
pp. 197-203; 264-267.
(04)
F. Fabbri, Le
origini della guerra civile. L'Italia dalla Grande Guerra al
fascismo, 1918-1921, UTET, Torino, 2009.
(05)
«La Rocca», anno I, n. 14 del 6 apr.
1919, p. 4; n. 11 del 10 ago. 1919, p. 3. Cfr. S. Ficini, Il
comprensorio del cuoio nella bufera: dalla rivoluzione al regime
(1918-1922), Bandecchi & Vivaldi,
Pontedera, 1998, pp. 24-31.
(06)
«Il Piccolo», anno XIV, n. 14 del 13
lug. 1919, p. 2.
(07)
Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, n. 127 del 23 maggio 1915. Furono vietate le riunioni pubbliche, le
processioni civili e religiose, le passeggiate in forma militare con
o senza armi e gli assembramenti in luogo pubblico o aperto al
pubblico.
(08)
Archivio Storico del Comune di San Miniato,
Deliberazioni della Giunta Comunale,
F200S020UF024, n. 49 del 22 feb. 1919; n. 225 del 17 mar. 1919. «La
Rocca», Anno I, n. 1 del 16 mar. 1919, p. 4; «La Riscossa», Anno
I, n. 3 dell'11 mag. 1919; «Il Piccolo», Anno XIV, n. 7 del 30 mar.
1919, p. 2
(09)
E. Gentile, E fu
subito regime. Il fascismo e la marcia su Roma,
Editori Laterza, Roma-Bari, 2012, p. 16.
(10)
«Il Corriere della Sera», anno 44, n. 305
del 5 novembre 1919, p. 2.
(11)
«Vita Nuova», anno XIV, n. 14 del 12 dicembre 1919, p. 3.
(12)
«La Vedetta», anno II, n. 46 del 7 novembre 1920, p. 1.
(13)
In proposito P. Pezzino, Empoli
antifascista: i fatti del 1 marzo 1921, la clandestinità e la
resistenza, Pacini Ed., Pisa, 2007; cfr. S.
Ficini, Il comprensorio del
cuoio nella bufera: dalla rivoluzione al regime (1918-1922),
Bandecchi & Vivaldi, Pontedera, 1998, pp. 171-179.
(14)
Così titolava «Il Piccolo», Anno XVI, n. 6
del 13 marzo 1921 all'indomani dei cosiddetti “Fatti di Empoli”.
(15)
«La Voce Fascista», anno I, edizione straordinaria a supplemento
del n. 6 del 24 marzo 1921, p. 2.
(16)
«La Vedetta», anno III, n. 17 del 1 maggio 1921, p. 2.
(17)
«La Voce Fascista», Anno I, n. 21 del 4
novembre 1922, p. 1.
(18)
«La Voce Fascista», Anno I, n. 21 del 4
novembre 1922, p. 2.
(19)
Archivio Storico del Comune di San Miniato,
Carteggio per Categorie,
Anno 1922, F200S062UF006, Cat. 6, Cl. 3, lettera del Comitato al
Commissario Prefettizio Masiani del 2 novembre 1922.
(20)
E. Gentile, E fu
subito regime. Il fascismo e la marcia su Roma,
Editori Laterza, Roma-Bari, 2012, p. 75-77.
(21)
«La Voce Fascista», Anno I, n. 21 del 4
novembre 1922, p. 2.
(22)
In proposito V. Gigante, L. Kocci e S.
Tanzarella, La grande menzogna. Tutto quello
che non vi hanno mai raccontato sulla I guerra mondiale,
Edizioni Dissensi, Viareggio, 2015.
(23)
«La Voce Fascista», Anno I, n. 22 del 19
novembre 1922, p. 3.
(24)
D. Lupi, Parchi e
viali della Rimembranza, Bemporad, Firenze,
1923.
(25)
Archivio Storico del Comune di San Miniato,
Carteggio per categorie,
Anno 1923, F200S062UF16, “Parco della Rimembranza” dove è
conservata una copia D. Lupi, Norme per i
viali e parchi della rimembranza, Ministero della Pubblica
Istruzione, Tip. Operaia Romana Cooperativa,
Roma, 1922.
(26)
Schizzo Dimostrativo della parte a
Tramontana del Prato del Duomo, trasmesso
all'Ing. Comunale Gino Ostorero il 30 dicembre 1922. Archivio Storico del
Comune di San Miniato, Carteggio per
Categorie, Anno 1923, Cat. 6, Cl. 3,
F200S062UF16, inserto “Parco della Rimembranza”.
(27)
Archivio Storico del Comune di San Miniato,
Carteggio per Categorie,
Anno 1923, Cat. 6, Cl. 3, F200S062UF16, inserto “Parco della
Rimembranza”, lettera
del Commissario Prefettizio Afferni al Sottosegretario di Stato On. Dario
Lupi dell'8 gennaio 1923. Nel medesimo fascicolo è contenuta ampia
corrispondenza con vari enti per il reperimento degli alberi e di
altre attrezzature.
(28)
Archivio Storico del Comune di San Miniato,
Carteggio per Categorie,
Anno 1923, Cat. 6, Cl. 3, F200S062UF16, inserto “Parco della
Rimembranza”, lettera
del Sottosegretario di Stato on. Dario Lupi al Comm. Prefettizio
Alfonso Afferni dell'10 gennaio 1923.
(29)
Archivio Storico del Comune di San Miniato,
Carteggio per Categorie,
Anno 1923, Cat. 6, Cl. 3, F200S062UF16, inserto “Parco della
Rimembranza”, lettera
del Ministro dell'Agricoltura Giuseppe De Capitani d'Arzago al
Commissario Prefettizio Alfonso Afferni dell'11 gennaio 1923.
(30)
Archivio Storico del Comune di San Miniato,
Carteggio per Categorie,
Anno 1923, Cat. 6, Cl. 3, F200S062UF16, inserto “Parco della
Rimembranza”, lettera
dell'Ispettore Capo del Corpo Reale delle Foreste di Roma al
Commissario Prefettizio Alfonso Afferni dell'20 gennaio 1923.
(31)
Archivio Storico del Comune di San Miniato,
Carteggio per Categorie,
Anno 1923, Cat. 6, Cl. 3, F200S062UF16, inserto “Parco della
Rimembranza”, lettera
dell'Ispettore Capo dell'Ispettorato Forestale di Firenze al
Commissario Prefettizio Alfonso Afferni dell'22 gennaio 1923.
(32)
Archivio Storico del Comune di San Miniato,
Carteggio per Categorie,
Anno 1923, Cat. 6, Cl. 3, F200S062UF16, inserto “Parco della
Rimembranza”, lettera
del Commissario Prefettizio Alfonso Afferni al Direttore Istituto
Archimede di Roma del 23 gen. 1923.
(33)
Archivio Storico del Comune di San Miniato, Carteggio
per Categorie, Anno 1923, Cat. 6, Cl. 3,
F200S062UF16, inserto “Parco della Rimembranza”,
lettera del Direttore Istituto Archimede di
Roma al Comm. Prefettizio Alfonso Afferni del 24 gen. 1923.
(34)
Archivio Storico del Comune di San Miniato,
Deliberazioni del Consiglio Comunale,
F200S010UF16, delibera n. 11 del 25 gennaio 1923.
(35)
«La Vedetta», anno V, n. 3 del 4 febbraio
1923, p. 3.
(36)
«La Voce Fascista», Anno II, n. 2 dell'11
febbraio 1922, pp. 1-2.
(37)
Ibidem.
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