di Francesco Fiumalbi
La facciata del Duomo di San Miniato ha da sempre suggerito particolari stimoli di riflessione. La sua grandezza, il suo fascino. In tutto questo la presenza dei cosiddetti “bacini” ceramici gioca un ruolo decisamente di primo piano.
Si tratta di manufatti prodotti dalla cottura dell’argilla con vari additivi, quali feldspati, allumina, ossido di ferro, quarzo, (1) dalla tipica forma di un recipiente per liquidi e per questo prendono il caratteristico nome di “bacini” (2). Al supporto, di color “cuoio”non uniforme, per le condizioni non costanti di cottura, è applicato uno strato di smalto in diverse colorazioni (3). Si notano vari pigmenti, come il bianco, il bruno, l’azzurro e il verde, frutto dell’utilizzo di minerali come il cobalto e la manganese. Lo strato di finitura non presenta una qualità elevata, in quanto steso in modo parziale o irregolare (4).
Facciata del Duomo di San Miniato
Foto di Francesco Fiumalbi
Questi elementi costituiscono il supporto per affascinanti raffigurazioni: all’interno dei bacini “superiori” si trovano animali, particolari architettonici, motivi decorativi di varia foggia, e presentano una dimensione maggiore rispetto a quelli “inferiori” che, invece, contengono forme ovali riempite da graticci, che richiamano vagamente a certi tipi di conchiglie. Originariamente erano in numero di 32, oggi ne rimangono soltanto 28.
Secondo gli studi effettuati da Berti e Tongiorgi (5), in occasione dei restauri avvenuti fra il 1979 e il 1980, tali manufatti ceramici potrebbero essere di manifattura maghrebina, anche se non si possono escludere provenienze diverse. A tale conclusione sono giunti attraverso l’analisi della materia prima, della fattura delle lavorazioni e dallo studio delle raffigurazioni. Probabilmente, questi elementi furono trasportati da imbarcazioni pisane, che per aumentare la propria capacità di carico, e quindi i guadagni, riempivano lo spazio fra le anfore con tali manufatti ceramici.
La disposizione dei bacini sugli edifici religiosi è una pratica molto antica e, per certi aspetti, ancora molto da chiarire. Questo uso decorativo, almeno nella parte centrale della Toscana, è caratterizzato da due fasi. In un primo tempo, si assiste ad un posizionamento di bacini in stretto rapporto con gli elementi architettonici presenti in facciata, per esempio all’interno degli archetti pensili di coronamento, come nelle chiese di San Zeno, San Piero a Grado e San Martino a Pisa. Successivamente, i bacini assumono una connotazione diversa nell’orchestrazione della facciata: perdono gli schemi più antichi, assumendo un ruolo decisamente indipendente, come nella chiesa di Santo Stefano extra Moenia (Pisa), nella Pieve di San Giovanni Evangelista a Monterappoli, nella Pieve dei Santi Ippolito e Biagio a Castelfiorentino, nella chiesa di San Pietro a Marcignana e, appunto, nel Duomo di San Miniato (6). Per le prime è stata indicata una datazione fra il 1000 e la prima metà dell’XII secolo, mentre per le seconde fra la seconda metà dell’XII secolo e la metà del ‘200.
Per vedere gli edifici a cui si fa riferimento, cliccare sui link qua sotto:
Chiesa di San Pietro, Marcignana, Empoli
Foto di Francesco Fiumalbi
L’esempio costituito dalla facciata del Duomo di San Miniato, fra quelli elencati, è forse uno dei più tardi, in cui i bacini vanno a costituire un preciso disegno. Come notano Berti e Tongiorgi, gli elementi ceramici sanminiatesi sono stati inseriti al momento della costruzione della facciata (7). Questo particolare, già ipotizzato dalla Cristiani-Testi (8), è risultato evidente nel 1979 allorquando i bacini furono rimossi dalla loro collocazione per poter essere sottoposti ad operazioni di restauro conservativo.
Abbiamo visto cosa sono questi bacini, come sono fatti, quali modelli architettonici hanno ispirato la facciata del Duomo di San Miniato. Siamo giunti alla fatidica domanda: quale significato hanno questi elementi ceramici?
Non è assolutamente facile rispondere. Innanzitutto occorre precisare che esistono due interpretazioni molto diverse fra loro: una lega i bacini ceramici alla simbologia cristiana, mentre l’altra si limita al dato puramente estetico-decorativo. Analizzeremo entrambe e proveremo a trarre una conclusione.
1. SIMBOLOGIA TEOLOGICA:
“La stella bianca e verde al sommo del fastigio sta per la Stella Polare, punto di riferimento e guida ai naviganti, ai fedeli; ed i bacini delle due zone sono raggruppati secondo il disegno delle costellazioni, dei carri delle Orse; quindi se la facciata, battuta dal sole, doveva riverberare per la cristallina dei bacini, gli splendori della volta celeste. La Chiesa terrena, come il Regno eterno, la stella polare e le Orse, poste a trasfigurante similitudine e concetto”.
Canonico Lorenzo Cavini, 1969 (9).
2. DECORAZIONE ESTETICA:
“I bacini architetturali articolano direttrici di visuale divergenti e di nuovo convergenti rispetto all’asse della facciata (…) secondo una composizione apparentemente di totale libertà inventiva, nella quale invece l’estro giocoso dell’apertura pluridirezionale e del cromatismo più raffinato non esorbitano mai da una rigorosa e sorvegliata intenzione formale. (…) Si soddisfa così al duplice scopo di porre gli archetti degli spioventi laterali come passaggio necessario alla comprensione di questa originalissima concezione architettonica, ed insieme di predisporre un’ulteriore convergenza verso il fastigio superiore.”
Maria Laura Cristiani Testi, 1967 (10).
Bacini ceramici della facciata del Duomo, particolare
Foto di Francesco Fiumalbi
Queste sono le due interpretazioni relative alla disposizione dei bacini ceramici sulla facciata del Duomo di San Miniato. Come avrete notato, le due tesi sono state sviluppate nella seconda metà degli anni ’60 del ‘900. Chi ha scritto sulla Cattedrale, negli anni successivi, come si è comportato?
Dilvo Lotti nel 1981 afferma che l’ipotesi del Canonico Cavini sia quella corretta, sostenendo che gli schemi della Cristiani Testi siano decisamente troppo fantasiosi e privi di coerenza formale con la reale apparecchiatura muraria (11).
Berti e Tongiorgi, sempre nel 1981, affermano l’esatto contrario: l’ipotesi della Cristiani Testi è plausibile, definendo la sua analisi “brillante” (12).
Nel 2004, Onnis basa la trattazione dei bacini ceramici su quanto aveva precedentemente affermato la Cristiani Testi, definendo la sua opera “fondamentale” (13).
Ad oggi, sul sito internet del Comune di San Miniato, si afferma che i bacini si trovano addirittura sulla facciata della Torre di Matilde, riportando poi l’ipotesi del Cavini relativa all’Orsa Maggiore e l’Orsa Minore.
Stessa interpretazione riportata anche in altri siti internet:
In questi altri, invece, si tace prudentemente sull’argomento:
Ma come stanno veramente le cose? Quale significato attribuire ai bacini ceramici della facciata del Duomo si San Miniato? Teologia o formalismo estetico?
Iniziamo dalla tesi avanzata dalla Cristiani Testi. L’allieva di Ragghianti, propone uno schema compositivo della facciata, all’interno del quale andrebbero ad inserirsi i bacini ceramici.
La Facciata del Duomo di San Miniato
secondo lo schema compositivo proposto dalla Cristiani Testi
Ricostruzione a cura di Francesco Fiumalbi
Occorre precisare che nel 1967, al momento in cui scrive, la Cristiani Testi non disponeva dei mezzi avanzati per il raddrizzamento fotografico che abbiamo oggi. E così, un po’ per imprecisione e un po’ per corroborare la sua tesi, afferma che i bacini ceramici si dispongono secondo precisissimi assi convergenti, nella parte superiore, e divergenti, in quella inferiore. Come invece appare evidente dalla nostra immagine, tale circostanza non avviene, almeno non nei termini avanzati dalla Cristiani Testi. Addirittura la griglia che propone, tenendo fermi i nodi superiori, non va a coincidere esattamente con il basamento. Si tratta, è evidente, di una forzatura grafica.
Particolare dello schema compositivo proposto dalla Cristiani Testi per la facciata del Duomo di San Miniato
Come possiamo vedere nel particolare proposto, nessuno dei bacini si inserisce perfettamente all’interno della griglia. Non si riscontra nemmeno quella raffinata geometria a cui allude la Cristiani Testi, se non, in modo del tutto parziale, soltanto nei bacini “inferiori”.
Negli anni ’60 del secolo scorso, era molto frequente la ricerca di griglie distributive, sia per i progetti di nuove costruzioni, sia per lo studio dei monumenti più antichi. SI tratta per lo più di inutili e fuorvianti costrizioni grafiche. Con l’affermarsi di metodi di controllo fotografico tecnologicamente avanzati, molti delle ipotesi basate su presunti schemi sono venute a cadere. In un certo senso, non è del tutto fuori luogo l’affermazione sulla scarsa attendibilità dello schema, avanzata da Dilvo Lotti (14). Anche perché uno schema compositivo del genere non tiene conto minimamente di cosa succede al coronamento, vale a dire in quella parte della facciata prossima alla copertura, sia centralmente che lateralmente, e risulta impensabile che, ammettendo il rigore geometrico dell’ignoto progettista, queste parti non siano coerentemente orchestrate col resto della facciata.
Passiamo ora a verificare la tesi “teologica” avanzata dal Canonico Lorenzo Cavini, secondo la quale, i bacini “superiori” andrebbero a disporsi formando il disegno dell’Orsa Maggiore da una parte e di quella Minore dall’altra.
Rappresentazione schematica della tesi del Canonico Lorenzo Cavini
Polaris, NASA, ESA, N. Evans (Harvard-Smithsonian CfA), and H. Bond (STScI), Hubble, 2006
Immagine di pubblico dominio, secondo le disposizioni sulla licenza NASA:
Come possiamo vedere, confrontando lo schema proposto dal Cavini con la reale conformazione celeste detta “Polaris”, ovvero il sistema della Stella Polare, i due modelli non sono neanche lontani parenti. Tralasciamo il discorso sulla rotazione del sistema stellare, in quanto chi avrebbe progettato la disposizione dei bacini ceramici potrebbe aver adottato un diverso sistema di riferimento. Tuttavia le incongruenze sono molteplici. I bacini ceramici sono 8 per parte, più la Stella Polare, per un totale di 17. Le due Orse, quella Minore e quella Maggiore, ne hanno soltanto 7, compresa la stella polare: 14 in tutto.
Ammettendo che l’Orsa Minore sia alla parte sinistra e quella Maggiore sulla destra, uno dei metodi per riconoscere la Stella Polare è quello di prolungare la linea individuata da due precisi elementi del Carro Maggiore, che per questo prendono il nome di “Puntatori” (15). Come invece appare evidente nello schema sulla facciata del Duomo, prolungando l’asse dei due puntatori, si arriva ad un punto privo di qualsiasi significato. La stessa circostanza avviene anche considerando i due sistemi a parti invertite.
Qualcuno potrebbe avanzare la critica a questa verifica affermando che in fondo la composizione dei bacini ceramici è una raffigurazione simbolica e che non ha certo la pretesa di avere una qualche precisione scientifica. E invece no. Se l’anonimo progettista dello schema distributivo delle ceramiche avesse compiuto un ragionamento di così alto livello teologico, secondo voi, sarebbe poi caduto in una rappresentazione scadente, incongruente e del tutto approssimativa? Senza contare che le raffigurazioni all’interno dei bacini denotano immagini che non hanno niente a che vedere con l’astronomia o la teologia. In più questa tesi non propone nessuna spiegazione riguardo alla disposizione dei bacini “inferiori”. E allora come è possibile che gli elementi superiori abbiano un significato così elegante e complesso mentre quelli inferiori non ne abbiano alcuno?
E’ stato ipotizzato dalla Cristiani Testi, con buona ragione, che la costruzione di questa facciata sia da attribuirsi a maestranze federiciane (16). E come è possibile che Federico II di Svevia, così attento all’astronomia (17) (18), avrebbe poi lasciato un’opera così maldestramente orchestrata?
Anche questa tesi non sta in piedi.
Bacini ceramici della facciata del Duomo, particolare
Foto di Francesco Fiumalbi
Le due interpretazioni sono affascinanti, ma non per questo altrettanto corrette. Alla luce di tutte queste considerazioni che hanno, di fatto, messo in discussione oltre 40 anni di ricerche, quale significato hanno davvero i bacini ceramici?
Probabilmente nessuno. O meglio, non hanno un preciso significato teologico e nemmeno così fortemente compositivo. La soluzione dell’enigma è forse più semplice di quanto si pensi.
Verosimilmente i bacini vanno a “mitigare” quella che altrimenti sarebbe stata percepita come una cortina muraria possente. Troppo possente per una chiesa. Si tratterebbe quindi di opere di “alleggerimento” formale e di impreziosimento materico. Non si spiega altrimenti. Sia i bacini che gli elementi marmorei sarebbero, secondo questa ipotesi, incastonati per conferire eleganza, slancio, armonia. Non è un caso che il colore chiaro contrasti col rosso vivo del laterizio, che la disposizione sia, di fatto, libera da costrizioni geometrico-distributive della facciata. Mera decorazione.
Diverso è il discorso riguardo all’intarsio marmoreo (con alcuni incavi per alloggiare pietre preziose o forse elementi in metallo) che il Canonico Lorenzo Cavini ha riconosciuto come la stella polare. Probabilmente indica un altro corpo celeste: il Sole. Non è un caso che la Stella Polare nella simbologia più diffusa sia rappresentata da otto punte (19) mentre questo elemento non ha “punte”, ma piuttosto dei “raggi”. E non 8, ma 14.
Diverso è il discorso riguardo all’intarsio marmoreo (con alcuni incavi per alloggiare pietre preziose o forse elementi in metallo) che il Canonico Lorenzo Cavini ha riconosciuto come la stella polare. Probabilmente indica un altro corpo celeste: il Sole. Non è un caso che la Stella Polare nella simbologia più diffusa sia rappresentata da otto punte (19) mentre questo elemento non ha “punte”, ma piuttosto dei “raggi”. E non 8, ma 14.
La composizione marmorea che indicherebbe la “Stella Polare” secondo la tesi del Canonico Lorenzo Cavini. Forse si tratta di un simbolo legato al Sole.
Foto di Francesco Fiumalbi
Riferimenti biblici al simbolo del sole legati a Dio o a Gesù ne troviamo a decine. Di seguito si riportano due fra i più significativi.
“La mia giustizia sorgerà come un sole e i suoi raggi porteranno la guarigione...il giorno in cui io manifesterò la mia potenza, voi schiaccerete i malvagi...”
Libro di Malachia, 3, 20-21
“Grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace”
Luca 1, 78-79
Il “sole” e la “croce passante”
Foto di Francesco Fiumalbi
Le parole del Vangelo di Luca “un sole che sorge” sono molto significative. Come si nota dalla foto, al di sopra dell’intarsio che abbiamo indicato come il Sole vi è una croce “passante”, ovvero un vero e proprio buco nella muratura. Considerando che l’orientamento della chiesa è pressoché disposto lungo l’asse est-ovest è facile verificare come la luce del Sole passi direttamente dal buco nei momenti che seguono l’alba. La luce del Sole che filtra attraverso la croce. Purtroppo durante il giorno la facciata, seguendo il moto terrestre, ruota e si dispone in una diversa posizione rispetto al Sole, vanificando il simbolo che invece si viene a creare all’alba. Ed ecco che al di sotto viene posizionato proprio un Sole. Proprio quel sole che indica, come abbiamo visto, la Passione e la Resurrezione, quindi la vita di Gesù, il vero sole che non tramonta mai.
"Di nuovo Gesù parlò loro e disse: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita»". Gv 8,12
"Di nuovo Gesù parlò loro e disse: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita»". Gv 8,12
Non è un caso neppure che il giorno festivo dedicato alle celebrazioni religiose sia la domenica, ovvero il giorno anticamente dedicato proprio al Sole. Di questo rimane nella cultura anglosassone la dizione di Sunday, il giorno del Sole. Nella tradizione cristiana la domenica è invece la Pasqua settimanale, infatti Gesù è risorto il giorno dopo il sabato.
Anche la data del Natale di Gesù, la festa in cui i cristiani celebrano il mistero dell'Incarnazione era, in epoca pagana, la festa del Sol Invictus, il Sole Invicibile, con chiaro riferimento al solstizio d'inverno. Infatti, dopo tale data il Sole, anche se di pochi minuti, riprendeva campo sulle tenebre. Nel IV secolo, non avendo ancora fissato una data precisa per la festa del Natale, l'Imperatore Costantino ufficializzò questa data simbolica, rafforzando la figura di Cristo come vero Sole, che porta la vera vita.
Come si è precisato in molti altri articoli, anche questo non può definirsi un’opera esatta, né tantomeno compiuta. Potrebbero esserci approssimazioni, errori di valutazione, come solo chi tenta di dare risposte alle continue domande può commettere. Invito quindi chiunque abbia qualcosa da dire a farsi avanti. Il bello di questo blog è che si può anche criticare chi scrive. Vorrei che ciascuno di voi si ponesse le stesse domande che qui vengono proposte. Interpretare l’ambiente che ci circonda non è mai facile e la possibilità di un sereno dibattito non può che far crescere ciascuno di noi.
Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, allora tu ed io abbiamo sempre una mela per uno. Ma se tu hai un'idea, ed io ho un'idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee.
(Inizialmente si era supposto un collegamento con il simbolo del sole con 14 raggi con il numero delle stazioni tradizionali della via Crucis, dove la 15-esima, il cerchio centrale, sarebbe stara ad indicare la Resurrezione. Passione e Resurrezione di Cristo, che si è fatto vero uomo per la Salvezza del mondo. Questa tesi è erronea in quanto il rito della via Crucis ebbe inizio sul finire del '200 e si diffuse in Europa solo a partire dal 1342. Tale datazione contrasta con quella della realizzazione dell'intarsio (20))
NOTE BIBLIOGRAFICHE:
NOTE BIBLIOGRAFICHE:
(1) http://it.wikipedia.org/wiki/Ceramica
(2) http://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/B/bacino.shtml
(3) Berti, Tongiorgi, I Bacini ceramici del Duomo di San Miniato, Sagep Editrice, Genova, 1981, pag. 13
(4) Ibidem, pag. 15.
(5) Ibidem, pag. 16.
(6) Ibidem, pag. 14.
(7) Ibidem, pag. 16.
(8) Cristiani-Testi Maria Laura, San Miniato al Tedesco, Marchi e Bertolli, Firenze, 1967, pag. 43.
(9) Lotti Dilvo, San Miniato nel Tempo, Pacini Editore, Pisa, 1981, pagg. 84-85.
(10) Cristiani-Testi Maria Laura, Op. Cit., pag. 44-45.
(11) Lotti Dilvo, Op. Cit., pagg. 84.
(12) Berti, Tongiorgi, Op. Cit. pag. 7.
(13) Onnis Francesco, Biografia di una architettura, in AAVV La Cattedrale di San Miniato, Pisa, 2004, pag
(14) Lotti Dilvo, Op. Cit., pag. 84.
Questo è l'articolo più bello, ricco di particolari, ed interessante, che è stato pubblicato fin'ora!!! Bellissime le varie riflessioni, straordinarie le domande e le risposte a cui si è giunti!! Ne è emersa un'analisi strabiliante e particolareggiata della facciata del Duomo di San Miniato,che solo SMARTARC poteva fare!!! Ogni nuovo articolo ci arricchisce sempre di più!!! Meraviglioso il collegamento alle stazioni della Via Crucis ed alla resurrezione di Cristo.
RispondiEliminaApprezzo molto la confutazione delle ipotesi fanta-cervellotiche sul significato dei bacini e sulla loro disposizione. Non sempre è corretto, per evitare una "lectio facilis", andare a imbastire interpretazioni arzigogolate. Pur senza avere mai approfondito la ricerca sulle implicazioni storiche e architettoniche della Cattedrale, concordo pienamente sulla lettura "solare" del tondo raggiato e sulla sua interpretazione cristologica.
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