di
Francesco Fiumalbi
Ai
Giardini Pubblici davanti piazza Dante Alighieri c’è un piccolo, quanto
curioso, monumento. Per la precisione, è situato in prossimità del cosiddetto
“chalet”. Molti di voi lo avranno certamente notato e chissà, fra i più
giovani, in quanti si saranno soffermati a cercare di carpirne il significato.
Il monumento ai Giardini Pubblici di Piazza Dante
Alighieri
Innanzitutto, la prima cosa da chiederci è per quale
motivo sia stato realizzato e da chi. Girandoci intorno, sul lato nord, cioè
quello che guarda in direzione dello chalet si rintraccia una scritta. Seppur
un po’ consumata dal tempo e parzialmente rivestita da una piccola colonia di
muschio, risulta ancora leggibile, anche se non più così chiaramente.
Monumento ai Giardini, particolare dell’epigrafe
Questa scritta, è curioso, non si nota a prima vista. Bisogna
“farci” l’occhio. Vale a dire che se qualcuno vi passa davanti di sfuggita non
la noterà mai, vuoi per la modesta incisione, vuoi perché si trova praticamente
a ridosso di una siepe.
“Ing. Arch. Mario Salvadori, d’antica famiglia sanminiatese,
creò questi giardini decrescenti da questo storico colle verso l’operosa
pianura. Nel centenario i cittadini ricordano grati”.
Ecco,
adesso si spiegano molte cose. E’ quindi il monumento celebrativo per il
centenario dalla costruzione dei giardini. Infatti in prossimità dell’epigrafe
troviamo anche due date 1883 – 1983.
Monumento ai Giardini, particolare
Il progettista, dunque, fu Mario Salvadori, omonimo del Mario
Salvadori ingegnere strutturista della Columbia University negli Stati Uniti,
di qualche decennio più giovane. Si tratta di uno strano caso di omonimia. Chi desidera avere informazioni sull’omonimo Mario Salvadori:
Ma il “nostro” uomo è un altro: è l’artista di questa
composizione. In realtà non vuole farsi chiamare artista, ma più semplicemente
“capo mastro”. Si chiama Silvano Bini.
E’
veramente incredibile come da mani così tozze e consumate da anni di duro
lavoro in cantiere, possano uscire delle piccole/grandi opere di scultura. Come
questa.
Il monumento ai Giardini Pubblici di Piazza Dante Alighieri
Fu Dilvo Lotti che lo contattò per farlo. Silvano Bini accettò e
realizzò per la Città di San Miniato questa sua opera, come detto, nel 1983.
Con questo monumento celebrativo ha sicuramente raggiunto
l’obiettivo di incuriosire, di far avvicinare, di porre delle domande. Cosa
sarà mai? Che significato ha?
Ed è geniale il mix di elementi che attraggono l’attenzione del
passante. Non si può non fare a meno di soffermarsi davanti, anche solo per
un momento. La risposta a tutto sta nella parte retrostante, vicino alla siepe.
Il centenario dei giardini.
Il monumento ai Giardini Pubblici di Piazza Dante Alighieri
In quest’opera si ritrovano molteplici aspetti ludici.
Innanzitutto il puzzle: l’arte di incastrare piccoli tasselli diversi per
costituire un complesso che va oltre al significato di ogni singolo elemento.
Questo accade sia con gli elementi in laterizio del basamento, ma anche fra le
varie parti della composizione: laterizio, pietra, ferro. Materiali da
costruzione. Grezzi, talvolta poveri. Ma sapientemente orchestrati in modo da
creare nuove forme, nuovi significati. Non si può non notare l’aspetto ironico
nell’essere così apparentemente casuale all’interno di un ambiente fortemente
progettato, calibrato, qual è quello dei Giardini Pubblici. Una sorta di
“ciuffo ribelle”, che non si piega, che vuol far vita a sé, ma che dipende dal
contesto, senza il quale la sua rivoluzionaria posizione non sarebbe più tale.
C’è anche un aspetto teatrale nelle figure scolpite, in pietra. Sono come
maschere.
Monumento ai Giardini, particolare
Non è un caso che Silvano Bini, si compiaccia del fatto che i
bambini sono i maggiori fruitori della sua opera. E’ molto contento di questo.
Ed ha il solo rammarico per quella siepe sul retro: impedisce ai bambini di
correrci attorno.
Divertente è anche un episodio avvenuto pochi giorni prima del
posizionamento di questo manufatto. Silvano Bini lo racconta come se fosse
avvenuto ieri. Arrivò nel suo laboratorio “l’architetto Piampiani del Comune” e
chiese spiegazioni riguardo ai ferri arcuati. Evidentemente non erano di suo
gradimento e avrebbe preferito che fossero tolti immediatamente. Silvano Bini,
dal canto suo, si giustificò dicendo che i due ferri servivano per caricare e
calare la sua opera. Il giorno dell’inaugurazione gli elementi metallici erano
ancora al suo posto. E lo sono ancora oggi, con grande compiacimento da parte
di Silvano Bini.
Il monumento ai giardini, particolare
Questo, come tutti gli altri articoli del blog, non può mai
considerarsi opera compiuta. Se qualcuno ha altre informazioni, aneddoti,
particolarità, etc che contraddistinguono questo monumento è invitato a
condividerle con gli altri. Potete farlo commentando qua sotto, scrivendoci su
Facebook, oppure per e-mail all'indirizzo smartarc.blogspot@gmail.com
Ogni contributo significativo sarà aggiunto al post.
Io non sono ne esperto ne intenditore, posso solo dire che sono un ammiratore di quell'opera. L'artista è tale,quando trasmette emozioni, visive nel caso dell'opera. Io quando passo da lì non passo quasi mai senza - buttarci l'occhio.
RispondiEliminaAdesso, grazie alle infomazioni interessanti che hai condiviso con tutti noi, posso dire di apprezzare maggiormente quest'opera!!! Grazie!!!
RispondiEliminaL'aspetto ludico dell'opera...è straordinario!!!
Quando facevo le Medie, spesso la Prof. Ceccatelli, ci portava a correre nei vialetti dei giardini, erano come piste di atletica intramezzate dal pratino e bordate dalle siepi, semplici e smorte. Poi nel 1983, come hai citato tu, comparve quell'opera. Io avevo 16 anni e destò in me curiosità e sconcerto: non la capii, anche perché, mentre il busto di Carducci è posto, altero e centrale nello slargo, quello è posto in un angolo, in una posizione quasi scomoda: non vi si può girare intorno e ammirare come si vorrebbe e se si corre, curvando ti costringe ad aumentare la circonferenza del tragitto, già impedito dallo scalino dello scolo dell'acqua.
RispondiEliminaSecondo me, rappresentava una carrozza, senza il cavalli e le facce erano quelle del cocchiere e dei viaggiatori. Ma perchè proprio lì?
Questo me lo chiedo ancora.
Ancor più, da quando hanno posto lo chalet, in quel punto, per cui i tavoli vengono posizionati a ridosso dell'opera che rimane, così, doppiamente nascosta tra la siepe e le sedie, mentre lo slargo di Carducci, resta solitario e distaccato dal resto della vita cittadina.
Grazie, per questo post.
Rita, la tua interpretazione è davvero molto interessante! Se posso essere indiscreto... si tratta di una tua personalissima interpretazione oppure di qualcosa che hai sentito dire, magari da qualche prof? Faccio per capire, perchè sotto alcuni aspetti questo monumento rappresenta un vero e proprio enigma. Don Luciano ha suggerito anche l'aspetto "primitivo". Secondo lui Silvano Bini avrebbe compiuto un'operazione degna di un uomo di migliaia di anni fa. Avrebbe mischiato elementi e materiali che aveva a disposizione, ha donato loro nuovi significati. Ma sono le facce scolpite nella pietra, quelle che più di altre colgono questo aspetto intuitivo, talvolta ingenuo, proprio di una personalità "primitiva". Senza escludere anche una componente sessuale nelle forme oculari che richiamerebbero quelle dell'organo genitale femmnile (anche se quest'ultima interpretazione mi sembra una forzatura).
RispondiEliminaPurtroppo, in questo momento non ricordo di aver sentito niente su questa scultura. Ciò che ho riferito sono solo le mie impressioni personali.
RispondiEliminaC'è un particolare inquietante e allo stesso tempo, ancora più interrogativo, di quel periodo storico: 1983.
Circa un anno dopo, avvenne la colossale Beffa del ritrovamento delle Teste di Modigliani a Livorno, anche in quel caso si celebrava un centenario 1884-1984, dalla nascita di Amedeo Modigliani, e le sculture di Bini somigliano tanto alle Teste di Modigliani.
Un altro caso?
Ti metto il link della Beffa:
http://www.instoria.it/home/teste_modigliani.htm;
ed un libro che sarebbe interessante leggere (anche x me)
http://www.polistampa.com/asp/sl.asp?id=3503
che si intitola "LA BEFFA DI MODIGLIANI tra falsari veri e falsi" di Giovanni Morandi.
Ora, secondo il mio modestissimo parere, sicuramente nei primi anni '80, si parlava molto di questo artista livornese e delle sue opere e in un certo qual modo, può aver influenzato anche l'estro del "capo mastro", seppur resta la sua individualità creativa, anche nell'aggregazione di materiali diversi.
Una domanda: Dove si possono trovare note biografiche su Silvano Bini?
Grazie. Ciao. Rita
Guarda, io non so davvero come fai a fare dei collegamenti, talvota astrusi... ma che contengono una parte di verità. Ti spiego. In effetti sono a conoscenza di un episodio curioso di Silvano Bini... pare che anche lui abbia scolpito le sue teste di Modigliani... però essendo un tipo molto divertente, invece che nel Fosso Reale a Livorno le gettò nel Canal Grande di Venezia.
RispondiEliminaRealtà o immaginazione? Chissà... conoscendo il tipo, tutto può essere.
Credo che una biografia di Silvano Bini non si trovi da nessuna parte. Bisogna parlarci.
In qualche modo questo "monumento" l'ho visto nascere. Negli anni settanta Silvano Bini si era aggregato al gruppo dell'Orcio d'oro. Dopo che fu eseguito, io stesso preparai una scheda a commento dell'opera. Silvano la dovrebbe conservare ancora... Mi complimento ancora una volta per l'apporto che dai per la scoperta dei piccoli tesori nascosti qui nella nostra San Miniato. "Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta": credo che si tratti di una citazione di Hubert Reeves, astrofisico canadese.
RispondiEliminaSilvano Bini è uno di quei veri "A"rtisti che sono e sono stati troppo sottovalutati, anzi piu corretto dire troppo snobbati da una San Miniato che punta e investe ad una cultura, ad un arte da salotto (buono).
RispondiEliminaPer l'artista,la persona e il "personaggio" che è Silvano Bini...meriterebbe moto più spazio.
Francesco perchè non vediamo di organizzare appunto un'incontro allora con Silvano Bini?!
Dove abitavo da bambino (davanti al Bar Cantin)i...in cucina avevo una parete tutta interamente lavorata da lui!)...
-W-
Molto volentieri Walter! Cercherò di rintracciare il suo numero telefonico, perchè il mio incontro con lui fu del tutto casuale.
RispondiEliminaLuciano, Abbas Nullius, la frase di Hubert Revees è davvero significativa. Mi piacerebbe aggiungere una riflessione: non importa di cosa andiamo in cerca, l'importante è cercare!! Troveremo sempre qualcosa, spesso molto più di quello che pensavamo di ottenere. E non mi riferisco solo alle cose storico/artistiche, ma anche alle persone.